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Autore: ChiaKairi    14/09/2012    5 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. A new me
 

“Tu…” sibilò Taemin. Una strana inclinazione nel suo tono però, inquietò Minho: Taemin sembrava spaventato.
“Perché diavolo non l’ho sentito arrivare?” si chiese Kibum, a voce alta.
Il ragazzo si fermò a pochi passi da loro e alzò il viso, per guardarli. Aveva dei lunghi occhi a mandorla e le labbra piene.
“E’ uno di loro.” Gli sussurrò Jonghyun: erano giunti alla stessa conclusione nello stesso istante.
“Vi mischiate con gli umani, adesso? Non pensavo sareste caduti così in basso.”
“Yah!” gridò Jonghyun, facendosi avanti. Si mise al fianco di Kibum. Minho esitò, ma poi si costrinse a raggiungerlo. C’era qualcosa negli occhi ghiacciati di quel ragazzo che lo terrorizzava.
Gli occhi azzurri del giovane balenarono su ognuno di loro e poi inchiodarono Jonghyun.
“Umano… e rumoroso anche. La peggior specie.”
“Onew, cosa vuoi.” Chiese Kibum, la voce bassa e tagliente.
“Niente, fratello. Mi mancavate.”
Fratello.
Gli occhi azzurri di Onew si fissarono su Taemin e Minho lo vide rabbrividire. Aveva la mascella serrata. La cosa gli procurò un crampo allo stomaco.
“Voi mi conoscete?” chiese a Minho e Jonghyun. Aveva un’aria quasi… amichevole. Se non fosse stato per il colore innaturale degli occhi, nessuno avrebbe creduto che quel ragazzo dai tratti gentili costituisse una minaccia.
Nessuno osò rispondere.
“No? Non riesco a capirlo perché i miei amati fratellini vi stanno oscurando la mente, nel caso voi non lo sapeste.”
“Non lo sanno. E tu devi andartene subito.” Rispose Kibum.
“Come? Voi potete fare quello che volete ed io no? Avrò il diritto di farmi un giro anche io.”
Nessuno parlò. Minho guardò Jonghyun e incontrò il suo sguardo interrogativo. Onew sorrise e si scostò una ciocca dei lisci capelli dal viso, con un gesto del capo.
“Beh, tanto vale che mi presenti.” Si avvicinò a Minho e gli tese una mano. “Lee Jinki, ma chiamatemi Onew, lo preferisco. Sono il Primo Fratello. Il signorino qui è il Secondo, mentre Taemin è il Terzo. Vi credevo più informati.”
Minho non si mosse.
Non si ricordava di aver mai sentito parlare di lui…
“Basta coi giochetti, tanto sappiamo chi ti manda.” Kibum si mise tra Minho e Onew, le mani sui fianchi. Onew spostò il capo all’indietro, sorpreso. Gli posò una mano su una spalla.
“Kibum-ssi… non ti vergogni?” Kibum non si mosse. “Quando il Maestro ha sentito quello che hai fatto… è andato su tutte le furie. Per un pelo non se la prendeva con me, sono riuscito a farlo ragionare giusto in tempo.”
Minho sentì Jonghyun irrigidirsi al suo fianco.
“Ti sei divertito, con quello lì?” Onew indicò il ragazzo moro con un gesto del capo. “Sei davvero una…”
Kibum gli diede un sonoro schiaffo prima che potesse concludere. Minho ebbe uno scatto, la tensione che cresceva. Sentiva il cuore battergli all’impazzata.
Onew si allontanò di qualche passo e si massaggiò la mascella.
“…una puttana.” Jonghyun ringhiò e Minho gli poggiò una mano su un braccio.
“Io faccio quello che voglio della mia vita.” Ribatté Kibum, a denti stretti. “Sempre meglio che essere il suo burattino per l’eternità.” Onew rise.
“Perché, adesso cosa sei?”
“Non sono più suo.”
“Stupido!” un altro scoppio di risa, ma poi Onew tornò serio. “Stupidi, tutti e due. Noi siamo sempre suoi. Se siete ancora qui è solo perché il Maestro ve lo ha concesso. Ma ora, dopo quello che tu hai fatto…” scosse il capo. “Che gli adolescenti vogliano vedere il mondo è normale, ma bisogna anche che tornino a casa, alla fine. Soprattutto se rischiano di mischiarsi con cattive compagnie.” E scoccò uno sguardo allusivo a Jonghyun.
Onew tornò completamente rilassato, distolse l’attenzione da Kibum e si avvicinò a Taemin. Quando gli sorrise e gli mise una mano su una guancia, Minho lo trattenne, d’istinto, stringendogli un pugno intorno al polso.
Il solo pensiero che quel ragazzo potesse sfiorarlo, l’aveva fatto rabbrividire. Gli occhi del giovane lo inchiodarono e Minho desiderò solo fuggire il più lontano possibile. Poi, con uno spintone, Onew lo fece indietreggiare. Tornò a Taemin e gli baciò una guancia.
“Fratello… mi dispiace che lui ti abbia reso così. Vedrai, non dovrai più soffrire. Tornerà tutto come prima. Il Maestro non è arrabbiato con te… vuole solo che tu torni.”
Taemin tremava.
“Basta! Lascialo in pace.” Kibum si frappose tra i due e abbracciò Taemin, che nascose subito il viso fra le sue braccia.
“Ascoltami bene adesso Onew: noi non torneremo. Io non lascerò che quel mostro lo torturi di nuovo. Non lascerò mai più che lo tocchi, in nessun modo.” Le parole di Kibum non ammettevano repliche. La sicurezza del ragazzo diede nuova forza anche a Minho, che si riscosse e si avvicinò a lui. Sentì la mano fredda di Taemin sfiorargli il palmo, e gliela strinse, intrecciando le loro dita.
Non tremare.
Onew sospirò e drizzò le spalle, una mano sulla fronte e il volto in ombra.
“Speravo di non doverlo fare… quindi ve lo ripeto: il Maestro vuole che torniate. Subito. È già passato troppo tempo.”
“Né Kibum né Taemin mi sembrano molto intenzionati a seguirti.” Rispose Jonghyun. Aveva ritrovato la baldanza di sempre, un mezzo sorriso gli increspava le labbra. “Forse è meglio se davvero te ne vai. E dì al tuo ‘maestro’…” sottolineò la parola, con disprezzo. “di farsene una ragione.”
Onew continuava a fissare Taemin.
“Tu non sei degno nemmeno di parlare, umano. Non sei per nulla interessante. Un essere inutile.” Gli occhi azzurri di Onew, guizzarono alle dita intrecciate di Taemin e Minho. “Tu invece… Choi Minho, vero? Sarei molto curioso di dare un’occhiata a te. Sono sicuro che nascondi segreti inconfessabili, dietro quel bel viso.”
Taemin ebbe un sussulto e si liberò da Kibum. Minhò lo sentì gridare: “Ah no, non ci provare!”, prima di essere spinto con forza all’indietro, sulla sabbia.
Taemin si parò davanti a lui come aveva fatto quando Yuri aveva tentato di ucciderlo, e Kibum fece lo stesso con Jonghyun, a pochi passi di distanza. Onew, Taemin e Kibum si fissavano, ogni muscolo dei loro corpi in tensione.
C’era qualcosa di strano, nel poco spazio che li separava… Minho aguzzò la vista: era come se l’aria si muovesse in modo innaturale, come se ci fosse qualcosa di trasparente, come una…
“Che succede?” disse Jonghyun.
Kibum urlò “Ah, dannazione!” e si morse un labbro, iniziando a stringere gli occhi. Il suo viso si contorse, come se stesse provando dolore.
Un’altra manciata di secondi e cadde in ginocchio. Poi ringhiò e con uno sforzo sovrumano, si ritirò su.
Boccheggiava. Onew era concentrato, ma non sembrava per niente turbato. Minho notò che non sbatteva le palpebre. Il suo sguardo guizzò da Kibum a Taemin, e il ragazzino ebbe un brivido. Fece un passo indietro.
“No… smettila…” sussurrò.
“Taemin, non lo ascoltare!” gridò Kibum.
“Lascialo stare, lui non c’entra niente… lascialo stare!” Taemin tremava, sembrava fuori di sé.
Il sangue di Minho gli si ghiacciò nelle vene.
“Bastardo, provaci con me se hai il coraggio! E’ facile prendersela con lui!” gridò ancora Kibum. Con un ringhio di frustrazione, interruppe il contatto visivo con Onew e si voltò verso Taemin, poggiandogli una mano su una spalla. Si concentrò su di lui mentre il ragazzino sembrava completamente assorbito da Onew, senza nessuna possibilità di liberarsi dai suoi occhi ghiacciati.
“Taemin…” sussurrò Minho, in preda al panico.
Che ti succede.
Jonghyun stringeva i denti, impotente quanto lui.
“Non sei in grado di proteggerlo Taemin, lo sai anche tu… è tutta colpa tua. Arrenditi e basta.” Disse Onew, in tono calmo. “Il Maestro ve l’ha sempre detto. Gli umani rendono deboli.”
Il ragazzino biondo emise un gemito e cadde in ginocchio. Faticava a respirare.
Fu allora che Minho la sentì: era una pressione strana, lo faceva sentire nudo. Con orrore, si accorse che c’era qualcosa che premeva nella sua testa.
In preda al panico, chiamò Jonghyun, ma quello non capì. La sua stessa voce gli parve distante… le sue orecchie non funzionavano più bene.
Si rese conto che gli occhi azzurri di Onew erano ora fissi su di lui.
“No… Minho…” gli sembrò di sentire la voce di Taemin.
Minho sbatté le palpebre, tentando di liberarsi da quella oppressione. Ora sentiva freddo, gli sembrava che nevicasse, e tutto il gelo partiva da quel viso, da quel viso che oscurava tutto il resto. Sembrava dolce, ma pungente, pericoloso.
Una lama ghiacciata nella testa, che si insinuava dappertutto, sempre più a fondo, sempre più grande…
“Ora basta.” Disse Onew, una voce lontana, quasi indistinta nella sua mente.
Taemin urlò.
Gelo. Gelo ovunque.
E buio. Anche Minho urlò ma non se ne accorse.
Non provava più niente.
Non era più lui.
Capì che era sdraiato sulla sabbia perché vedeva la luna, un alone quasi impercettibile in mezzo a delle macchie scure.
Fu allora, che il mondo di Minho divenne nero, mentre la coscienza di Onew lo soffocava completamente.
 
 
 
 
 
È così, che si muore?
Probabile.
O per lo meno deve essere qualcosa di molto simile.
È freddo, e buio.
Non c’è più lui, a dare un senso. Niente ha un senso, perché tu non esisti più.
Sei solo.
Anzi no, non sei.
Qualcuno che non è, per forza è solo.
Solo col nulla.
 
Un fischio nella testa.
Freddo.
Aprire gli occhi… ah sì, eccoli gli occhi.
No aspetta, fa troppo male.
Fate smettere questo dannato fischio…
 
Dov’è, dov’è la lama?
È ancora nella testa?
“Non fare così…”
“No… è colpa mia… poteva…”
“Shh…”
Taemin.
Quel nome gli era familiare.
Chi è che parla…
Fate silenzio, devo capire se è ancora nella mia testa…
 
Che strano.
Sembra quasi di avere ancora un corpo.
Adesso provo a vedere se trovo le mani…
Ah si ecco, un dito. È un letto, quello sotto di me?
“Minho?”
Quella voce…
“Hyung! Hyung si è mosso! Minho…”
“Mmm…”
“Svegliati, fai uno sforzo… per favore…”
Ma fa male.
Uno scossone.
“Avanti Minho!”
Jonghyun.
Onew. Dov’era Onew?
Ah, la testa…
Quell’urlo…
“T… Taemin. Come sta Taemin…”
“Hyung, hyung sono qui!”
Una mano.
 
Minho aprì lentamente gli occhi, molto lentamente.
Gli pulsava la testa così forte che il dolore era accecante. Anche se non era nulla in confronto alla lama.
Li aveva tutti addosso, gli oscuravano la visuale: Taemin davanti, Jonghyun appoggiato alle sue spalle e dall’altro lato Kibum.
Erano lacrime, quelle sulle guance di Taemin?
Provò a toccarle.
“Perché…”
“Mi dispiace! E’ tutta colpa mia, non sarei mai dovuto rimanere! Minho…”
“Basta! Ormai è successo, è inutile piangere.” Kibum lo prese per le spalle e lo fece spostare.
Rimase Jonghyun.
“Che…?” balbettò Minho. Tentò di mettersi a sedere e la testa gli rimbombò. Strinse i denti.
“Bentornato.” Gli disse Jonghyun. “Sono lieto di informarti che il nostro caro Onew si è fatto un bel giro nel tuo cervello, contento?”
Minho soppresse un conato di vomito. Sentiva i singhiozzi sommessi di Taemin da qualche parte, dietro le spalle di Jonghyun.
“Come ti senti?”
“Mmm…”
“Di merda, ho capito.”
“La testa…” Jonghyun indietreggiò un poco e da una sua spalla spuntò Kibum.
“Ci dispiace Minho, c’era il Maestro a comandarlo e quindi era più forte di quanto ci aspettassimo. Non siamo riusciti a proteggerti gran che.”
“Tranquillo… voi state bene?” Kibum annuì, guardandolo dolcemente. Minho fece viaggiare lentamente lo sguardo sul suo corpo, per accertarsi di essere ancora intero e che tutto si muovesse come doveva. A parte l’emicrania, sembrava tutto a posto.
“Che è successo?”
“Onew ha frugato ben bene nella tua testa, ha parlato un po’ attraverso di te e poi se ne è andato. Il Maestro gli ha ordinato così e ci ha dato tre giorni di tempo per tornare.”
“E se non lo farete?”
Kibum non rispose subito.
“E’ ovvio no? Manderà di nuovo il fratellino e allora saranno guai.” Esclamò Jonghyun. Si tirò su dal capezzale di Minho e si buttò in un angolo. Al suo posto comparve Taemin, gli occhi pieni di lacrime.
“E’ colpa mia…”
“Ah, di nuovo! Taemin la pianti?” sbottò Kibum.
“Avevo così paura che ti facesse del male! Se non ci fossi stato io, Kibum avrebbe resistito! Invece Onew ha trovato i miei punti deboli e ha iniziato ad attaccare solo me… è stato un gioco da ragazzi oltrepassarmi per entrare nella tua mente, così spaventato com’ero! Sono uno stupido.”
“Va tutto bene, dai non piangere…” gli disse Minho. Non che avesse molta forza per parlare.
“Adesso loro sanno tutto di te. Stai attento, Minho.” Gli disse Kibum, guardandolo negli occhi.
Tutto.
Bel problema.
Batté un pugno sul letto e imprecò. Guardò Jonghyun, che ricambiò con un’occhiata mesta.
“Ne parliamo dopo, ok? Adesso riposati e fatti passare il mal di testa.” Disse Kibum, rialzandosi. Jonghyun salutò Minho con un sorrisetto, mentre Taemin veniva trascinato via dal fratello.
Il ragazzino non smetteva di piangere.
“Aspetta… lascialo.” Kibum gli rivolse uno sguardo interrogativo, poi capì e lasciò il polso di Taemin.
“Poco, devi dormire.” Si raccomandò il biondo, poi lui e Jonghyun li lasciarono soli, nella penombra della camera di Minho.
Il ragazzo batté una mano sul letto, accanto a sé, facendo segno a Taemin di sedersi. Gli pulsava la testa e se apriva la bocca temeva che non sarebbe riuscito a reprimere un conato.
“Minho…” il ragazzino  gli si gettò addosso, stringendo forte la sua t-shirt con le mani.
“Dai… calmati adesso. Non è niente.” Le spalle di Taemin erano scosse da tremiti.
Rimasero così per qualche minuto. Poi il più piccolo tirò su col naso e si scostò.
“Scusa, ti ho bagnato la maglietta.” Minho sorrise, continuando a passargli una mano tra i capelli, sulla fronte.
“Tranquillo.”
“Mi dispiace.”
“Non è colpa tua.”
“Avrebbe potuto farti fare qualsiasi cosa. Mi  è sembrato di morire.”
“Voleva solo spaventarti. Non dargliela vinta così facilmente.” Taemin alzò piano lo sguardo.
“Se avesse deciso di far sì che tu mi ammazzassi… te l’avrei lasciato fare, hyung. Giuro che ti avrei lasciato fare qualsiasi cosa, purché lui non ti facesse del male.”
Il cuore di Minho si strinse.
“Non dirle nemmeno per scherzo, queste cavolate.” Gli diede un bacio sulla fronte, d’istinto. “Hai capito?” Taemin continuava a stringere le mani sulla sua maglietta, stropicciandola.
“Aveva ragione Kibum: dovevamo andarcene, subito. Cancelleremo i vostri ricordi e vi lasceremo in pace, per sempre.”
Le mani di Minho si strinsero attorno ai polsi del più piccolo, il cuore che aumentava i battiti. Ed erano esattamente come se li era sempre immaginati: sottili e fragili.
“Taemin. Adesso guardami, ok? Guardami. Io non voglio dimenticarti. Non voglio, è chiaro? Non ti permettere. E non voglio nemmeno che voi ve ne andiate. Penseremo a qualcosa. Insieme.”
“Hyung… quella macchia scura che ho visto dentro di te… lo so che c’è, non ho potuto fare a meno di vederla. Ora loro sanno esattamente di cosa si tratta. Io non voglio che tu mi dica niente, ma sappi che la useranno contro di te in ogni modo. Faranno leva sul tuo passato, per conquistarti. Il Maestro è in grado di legare a sé una persona per sempre, in modo che non possa mai più opporsi al suo volere. Ti prego, ti prego non lasciarti prendere da lui. Non potrei sopportarlo.”
Minho lasciò andare i polsi di Taemin e prese un respiro profondo.
Forse è giunto il momento.
Se ne andava della sua vita, e di quella di Taemin… forse era meglio se provava a superarlo. Forse se ne parlava con lui…
Davvero voglio rivelarlo a…
A chi.
Chi sei tu per me?
Gli prese il viso tra le mani.
“Taemin, tu ti fidi di me?”
“Certo hyung.”
“E che persona sono, secondo te?”
“Sei intenso.” Minho si allontanò, incuriosito. Il più piccolo non aveva avuto la minima esitazione.
“In che senso?”
“Tutto ciò che fai, lo fai con il cuore. Perfino i tuoi occhi sono intensi, hyung. Dal tuo sguardo si capisce che hai sofferto, e anche se fai l’indifferente per te ogni piccola cosa è importante. Cerchi qualcosa che ti manca. La cerchi mettendoci tutto te stesso.”
Nel sentire quelle parole, gli occhi di Minho divennero lucidi.
Davvero lo capiva così a fondo?
“Prima che arrivassi tu, la mia vita era senza senso.” Taemin abbassò lo sguardo e arrossì. “Mi hai dato qualcosa per cui lottare. Il tuo modo di pensare, di vedere il mondo… è bello. Voglio imparare anche io, a vedere le cose in modo diverso. Voglio diventare un altro.”
“Tu sei già un altro.” Rimasero a guardarsi, soppesando l’importanza delle parole che si erano appena scambiati. Poi le labbra di Minho si mossero, e tutto uscì fuori, come un torrente che non si può arginare.
“Mio padre era un violento. Gli unici ricordi di lui sono di quando picchiava mia madre. Quando non ce l’ho fatta più, ho provato ad uscire da quell’incubo attraverso la droga. Volevo solo scomparire. Se non ci fosse stato Jonghyun, ci sarei riuscito.” Minho si massaggiò un avambraccio, provando un brivido.
Ricordi lontani, brutte sensazioni.
“Non l’ho mai raccontato a nessuno. È la prima volta che le parole ‘padre’ e ‘droga’ escono dalle mie labbra.” Sorrise amaramente. “Alla fine lo hanno arrestato, mio padre. E grazie a Jonghyun, sono riuscito ad uscirne. Ho cambiato città e vita, ed ora sono qui. Ho seguito colui che mi ha salvato, e che continua a sostenermi. Se sono così come mi vedi, e non con il cervello spappolato dalla droga… è solo grazie a Kim Jonghyun. E quell’ombra che hai visto… è grande perché io continuo ad avere paura. Di me. So di essere debole, anche se non l’ho mai ammesso. Temo che se riprovassi quella paura che avevo da ragazzino, probabilmente non avrei la forza di combatterla, come non la ebbi allora.” Minho si fermò, per respirare.
Non gli sembrava vero di stare dicendo quelle cose.
Era una strana sensazione.
Si sentiva la testa sempre più pesante. Chiuse gli occhi per un attimo e cacciò indietro i fantasmi che minacciavano di assalirlo, e che per tanto tempo aveva rinchiuso negli angoli più bui del suo cuore.
Li riaprì quando sentì Taemin che lo abbracciava.
“Due deboli, possono diventare forti.” Gli sussurrò il ragazzino. “Non sei più quello che eri, Minho.”
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Seraaa! Sto crollando dal sonno ma voglio postare questo capitolo, che è importante ma precede qualcosa di ancora più cruciale, qualcosa che tutti aspettate XP
Sappiate che siamo al giro di boa! Abbiamo superato la metà della fanfic. Allora, come vi è sembrato questo viaggio fino a qui? Spero sia stato piacevole. D'ora in poi, non ci sarà più nessuna possibilità di tornare sui propri passi....
Concludo dicendo ancora una volta GRAZIE RORY CHAN, TI ADORO. Grazie per tutti i commenti, per le correzioni, per la gentilezza e per aver detto che sei orgogliosa di me e che tutto quello che faccio è bello. Ti voglio bene, davvero...
BUONA SERATA...
<3
Chiara

  
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