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Autore: Doherty21    15/09/2012    1 recensioni
Ancora non mi capacito di come sia potuta finire così. Il destino ci aveva legati, io ci credo nel destino. Perché mi fa questo ora? Perché inseguo il mio sogno più grande per la seconda volta, ma non lo raggiungo mai?..
"Siamo l'eco di parole intrappolate infondo al cuore" Subsonica.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Devo convincerti che capirai che il cielo è bello perché infondo fa da tetto ad un Mondo pieno di paure e lacrime. E piangerai, oh altroché, ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile, e così, fragile, ricomincerai."
Stavo per spegnere la radio, quando un cantautore cantava queste parole.
Me l'hai insegnato tu l'italiano. Una delle lingue più difficili al mondo credo.
Queste parole le hai scritte tu, vero Zora?
Metto in valigia una foto ritrovata per caso nel tuo cassetto in ospedale.
Hai il viso candido, disteso su un filo di labbra sorridenti, gli occhi socchiusi e brillanti, il capo poggiato sul mio petto. I capelli scuri legati dietro il collo scendono lunghi sul tuo piccolo seno, avvolto da un dolce vestitino color pesca, il mio preferito. Siamo ai piedi del nostro albero di sempre, quello del parco vicino casa tua, a Los Angeles. Te lo ricordi vero?
Avrei voluto tanto sposarti, farti indossare l'anello che è nel taschino della mia giacca. Ce l'ho da tre anni e non ho mai avuto il coraggio di dartelo. 
Che stupido. 
Avrei voluto vederti per un giorno intero nel vestito bianco, con il corpetto di pizzo e cristalli e la gonna di tulle a sbuffo, appena fin sotto il ginocchio, come piaceva a te.
Io avrei indossato uno smoking grigio chiaro, con un bel papillon blu, e tutti e due avremmo messo le nostre vans scucite. 
Ho rinunciato all'amore solo perché non ne avevo avuto mai. Tu me l'hai dato, ed io ho capito dopo che l'amore non è un sentimento, ma vera e propria materia.
L'amore sei tu, è il contatto coi tuoi capelli e la tua pelle sempre liscia, il vederti perdere nei miei occhi e sentirti sospirare, essere parte della tua carne. 
Fa così male...
Eppure non posso arrabbiarmi con te.
Mi daresti un pugno sul braccio, mi guarderesti chiedendomi cosa non va, mi prenderesti in giro. Mi faresti tornare il buon umore in un secondo e ti bacerei. Ti bacerei fino a farti rimanere senza fiato. Fino all'ultimo respiro mio ed all'ultimo goccio di saliva. Cercherei di farti capire senza dire poi molto, come ho sempre fatto.
Voglio farmi un viaggio con te. Sono sempre stati tutti perfetti, mi manca la sensazione di esser stanchi sul letto dopo una lunga doccia ed una giornata intera spesa in giro per strade sconosciute e mai viste.
Avrei dovuto portarti al mare a fare il bagno al tramonto, come abbiamo fatto non troppo tempo fa, come mi hai chiesto di rifare perché t'era piaciuta un sacco quella sensazione di tranquillità.
Sto bene con te. Mi sento un altro, i pensieri scivolano lenti via, con te riesco a dire 'cosa importa?' ed anche a convincermi che sia vero.
Il fatto è che tutto ha preso una tonalità molto più scura adesso.
Metto in valigia una delle camicie a quadri che mi rubavi dall'armadio ogni mattina prima di scendere a fare colazione.
Il cuscino sul letto di questo albergo ha ancora la tua forma, proprio come il lenzuolo. Riesco ad immaginarti a dormire, trasparente.
C'è un tuo capello nero a contrastare quel candore delle lenzuola.
C'è il tuo profumo buonissimo impregnato.
C'è anche la boccetta sul mobile accanto alla porta del bagno. La prendo.
Due spruzzi sui polsi.
Chiudo gli occhi e respiro.
Sei di fronte a me e mi prendi le mani, ti abbraccio.
Finché qualcuno non bussa alla porta e mi rendo conto che abbracciavo dell'aria.
Eppure io la notte dormo ancora con te mentre ti stringo da dietro. 
"Jared, dobbiamo andare ora."
I miei passi riecheggiano limpidi nella stanza ormai vuota, ho preso tutto.
Io e Shannon andiamo silenziosi all'ascensore in fondo al corridoio.
E' proprio ora che si aprono le porte che mi rendo conto, di fronte allo specchio, che mio fratello non ha tolto ancora gli occhiali scuri, tace in un angolo ed ha un espressione triste, mentre sul mio volto risplende un sorriso sereno e gli occhi lucidi brillano sotto la luce dei faretti dorati.
Perché?..
Nei miei pensieri vedo noi camminare sui ciottoli grigi di qualche piazza, mano per la mano, con gli anfibi scricchiolanti sulla breccia sottile. Sorridiamo entrambi, non parliamo, tu mi guardi e poi abbassi lo sguardo, felice. Il vento fa volare leggiadri i tuoi capelli, ti prendo per un fianco e dop una giravolta poggio un bacio casto sulle tue bellissime labbra rosate. 
Dinnn..
Si aprono le porte, un'orda di giornalisti ci assale. Un classico.
Un sacco di domande, la più frequente è dove sei.
Mi fermo e me lo chiedo anche io.
Ma che stupido..
Sei qui. Nel mio cuore. Nella mia mente. Nella mia anima. 
Tu e tutti i momenti passati assieme, che non posso fare a meno di rivivere come fotogrammi d'epoca. 
Momenti belli e brutti, momenti difficili, momenti distanti e momenti passati troppo vicini.
Ora che salgo le scale mi rendo conto che ho la pelle d'oca ed ancora il sorriso impresso sul viso.
L'emozione mi gioca ogni volta brutti scherzi.
E quindi è tutto qui quello che volevo?
Sì.
Volevo che i nostri giorni si consumassero insieme per un motivo chiaro e preciso: non c'è vita senza te.
E dal momento in cui hai deciso che non c'era più spazio per noi in questo mondo e sei andata via, okay, va bene. 
Ma sappi che ti raggiungerò tra non molto, Zora.
Giusto il tempo che l'asfalto sotto di me blocchi sonoramente la mia caduta da questo grattacielo.
Riesco già a vederti..
 
   
"E quando parti? Poi dove vai e quando torni?  Quanto manchi?
Quand'è che torni di preciso, quanti giorni, che hai deciso, dove dormi?
Quanto manchi?
Quanto manchi..."
   
 
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