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Autore: Camelia_Calliope    15/09/2012    2 recensioni
C’è un’aria che punge gli occhi e brucia i polmoni.
Lieve la fuliggine cade tra i roghi di Konoha.
Konoha è una pira funebre quella mattina.
Gli scheletri di legno sono stati sistemati al centro della città. Sono due oggi; il secondo più piccolo del primo - ogni volta è sempre più ampio.
Questa, è la quarta volta in una sola settimana.
L’aria, pregna delle ceneri funerarie, racconta del dolore e delle lacrime perse nel fuoco maledetto.
È una guerra senza fine quella che si consuma negli occhi di chi continua a vivere.
La cenere cade e continua a coprire.
Ma cosa?
Il villaggio è distrutto e della gloria di un tempo non resta che la grande montagna a est.
La storia e la salvezza del villaggio è racchiusa tutta in quella grande montagna; ultimo baluardo a difesa dal nemico.
E la cenare continua a cadere, rendendo tutto un po’ più grigio, un po’ più morto.
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Oggi è il mio compleanno; il quarto da quando è iniziata questa maledetta guerra.
Non ho la voglia né la forza per festeggiare.
A dire la verità non ho più la forza per niente. Potrei morire anche domani, ma non farebbe differenza.
A me almeno.
Solo Naruto sembra avere ancora l’energia necessaria per sorridere. Ma, il suo è un sorriso stanco, vuoto.
Di quei sorrisi falsi che non si espandono agli occhi.
 
 

 
 

Cenere negli occhi
 

 
 
 
C’è un’aria che punge gli occhi e brucia i polmoni.
Lieve la fuliggine cade tra i roghi di Konoha.
Konoha è una pira funebre quella mattina.
Gli scheletri di legno sono stati sistemati al centro della città. Sono due oggi; il secondo più piccolo del primo - ogni volta è sempre più ampio.
Questa, è la quarta volta in una sola settimana.
L’aria, pregna delle ceneri funerarie, racconta del dolore e delle lacrime perse nel fuoco maledetto.
È una guerra senza fine quella che si consuma negli occhi di chi continua a vivere.
 
La cenere cade e continua a coprire.
Ma cosa?
Il villaggio è distrutto e della gloria di un tempo non resta che la grande montagna a est.
La storia e la salvezza del villaggio è racchiusa tutta in quella grande montagna; ultimo baluardo a difesa dal nemico.
E la cenare continua a cadere, rendendo tutto un po’ più grigio, un po’ più morto.
 
 
 

Tsunade sensei oggi è morta.
Il nemico ha attaccato la porta est di Konoha; l’ultima barriera rimasta a difendere il villaggio dai continui assalti del nemico.
La Tsunade sensei è caduta difendendo la nostra ultima difesa. Dando tutta se stessa alla protezione del villaggio si è annientata da sola.
Ha smesso solo quando in corpo non aveva più chakra a reggerla in piedi.
 

 
 
 
Sakura alza gli occhi al cielo.
I suoi occhi verdi – quei magnifici occhi verdi smeraldo- hanno assunto lo stesso colore del cielo. Grigi e smorti guardano la pira vacui, come se non la vedessero nemmeno.
Su quel legno, riposa una salma – candida – vestita di rosso e bianco.
Il suo corpo è cosparso di camelie bianche. Ha il candore dei morti e insieme delle spose. Sebbene il suo abito non corrisponda alla tradizione, a vederla si direbbe che stia andando a raggiungere il suo promesso.
Lei che non ha mai potuto amare in terra, forse finalmente potrà farlo in un altro mondo.
È un augurio e una presa in giro insieme.
Riderebbe Sakura se solo ricordasse come farlo. Ma Sakura, ormai, è morta.
Dentro e fuori.
 
 

Sono vuota dentro.
Un cadavere che cammina senza la pace delle membra.
Vorrei gridare e manifestare il mio dolore, ma non ci riesco.
Io - la noiosa, la fronte spaziosa, la kunoichi inutile fuorché a espellere liquidi corporei - non riesco a piangere.
Com’è ingiusto il mondo.

 
 
Sakura, lentamente vede passare avanti a lei tutti gli abitanti del villaggio.
Tutti sono venuti a porgere il loro ultimo saluto al quinto Hokage.
Ninja – quelli che possono stare in piedi sulle proprie gambe - e civili si mescolano tra loro e presto non si ha più la capacità di distinguere l’uno dall’altro.
Ognuno lentamente depone sul corpo bianco del leader una camelia bianca.
Non ci sono lacrime e grida quel giorno. La guerra ha prosciugato ogni cosa, portando con sé anche il dolore.
La maggior parte di loro, non sono che bambole vuote.
 
 
 

È morta tra le mie braccia, la Tsunade sensei.
Non erano servite le cure datele.
Illusa - Sakura fa il medico.
Sapevo già da subito che ogni gesto sarebbe stato nullo.
È spirata sorridendo, serena.
Forse il suo solo desiderio è stato quello di raggiungere finalmente i suoi compagni dall’altra parte.
 

 
 
Della salma, presto, non resterà più nulla.
La guerra non consente sepolture; non basterebbero i campi santi.
 
Il tempo passa e lentamente il sole arriva al suo inizio.
Si potrebbe dire il contrario, tuttavia.
Del calore del signore del cielo non c’è che una pallida sensazione sulla pelle degli abitanti di Konohagakure no Sato.
La cenere intanto, continuava a scendere.
 
Sakura è l’ultima a dare gli ultimi omaggi al suo Hokage, al suo maestro.
Nessun fiore porta con sé.
Lentamente con passi piccoli e condensati si avvicina alla pira funebre.
È con quegli occhi così vacui che dona l’ultimo saluto a Tsunade – sensei.
Una carezza appena accenna sul capo.
La pelle così fredda e raggrinzita non la stupisce neanche più.
Sulla fronte prima di andare nota frammenti di cristallo acquamarina.
Ancora oggi, Sakura si domanda come Naruto abbia fatto a ritrovarli.
 
 

La guardai fino a quando il fuoco non la precluse al mio sguardo.
Fino a quando Sasuke non richiamò lo sharingan.
Fu allora che non resistetti.
Quando la pira funebre si accese di fuoco vivo, girai lo sguardo; non avrei mai potuto sopportare anche la sua definitiva scomparsa.

 
 
 
 
Accanto a se, Sakura vide Naruto.
I suoi grandi occhi ceruli non smisero un secondo di guardare il nero fuoco maledetto.
Sakura, allora, sentì di invidiarlo.
Continuò a osservare fina a quando di Tsunade non rimase che cenere.
Solo allora, anche lui, distolse lo sguardo.
Nei suoi occhi, Sakura giurò di vedere lacrime.
Fu per quel quello, forse, che agì.
 
 

Mi allontanai, senza dire nulla.
Sarei anche potuta scomparire, se una mano non mi avesse fermato.

 
 
Di colpo Sakura non percepì più i piedi contro la terra. Unica testimonianza del mondo era la ruvidezza di una maglia contro la sua guancia.
Qualcuno l’aveva attira a se dolcemente, stringendomi in un abraccio.
Non ebbe bisogno di verificare di chi si trattava.
 
 

Non ne ebbi mai bisogno.
 

 
 
Come una muta risposta, Sakura cinse il collo del compagno, ancorandosi alle sue spalle forti.
Aveva bisogno di un sostegno.
 
 

Ancora una volta non ero capace di cavarmela da sola.
 

 
Pianse Sakura, stretta in quel caldo abraccio.
Pianse tutte le lacrime trattenute in quegli anni di lotta.
Pianse tutte quelle lacrime che credeva di aver perso.
 
 
 
   
 
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