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Autore: Grotesque    15/09/2012    1 recensioni
Aveva appena piovuto e l'aria era impregnata dall'odore di terra bagnata, così rilassante, eppure così triste e malinconico per un bambino delle terre assolate spagnole trasferitosi in un posto dal cielo perennemente plumbeo come l'Inghilterra.
Genere: Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Antonio guardò l'uomo sconcertato, mentre l'individuo stava tranquillamente seduto su uno
degli scatoloni polverosi del solaio, davanti alla finestra, di spalle.

La figura in penombra, manteneva i suoi occhi brillanti e smeraldini fissi su quelli così simili del ragazzo,
che non riusciva a sbloccarsi, a muovere alcun muscolo, a parlare o semplicemente a riflettere.

Riusciva solo a continuare a guardare l'uomo misterioso di fronte a lui, che stava ora iniziando a corrugare le sopracciglia, probabilmente innervosito dall'assenza di risposta alla sua domanda.

Il ragazzo decise di mobilitarsi, fornendo una risposta allo sconosciuto.
-Emh...io sono Antonio, ma credo che tu mi stia confondendo con qualcun'altro...l'ultima volta che sono venuto qua avevo sei anni...più o meno. Piuttosto che ci fai tu nella mia soffitta? E' violazione di domicilio...-
cerco di assumere un aria più minacciosa -Potrei denunciarti!-
Il bizzarro personaggio non sembrò intimidito, anzi.
La sua fronte si corrugò nuovamente, e il suo sguardo diventò più severo.
-Oltra a frugare fra le cose di altri ti diverti ad annunciare tue cose che non lo sono?-
La voce era ancora piuttosto roca, e questi tossì, schiarendosi la voce.
Tornò tranquillo e ricominciò a parlare:
-Beh...anche se sono passati undici anni non sei cambiato molto...vero?-
Prese un oggetto da uno scatolone, che Antonio non riusciva bene a distinguere,
ma cercò di osservarlo meglio.
E capì.
Quello era...
 
Un coniglietto di pezza rosa.
 
                                                                                     ***
Antonio iniziò a correre, correre piangendo, in modo disperato.
Non voleva guardare indietro, voleva soltanto trovare la mamma e il papà.
Ma qualcosa di orribile accadde...
Lui cadde a terra. Il suo bellissimo coniglietto di pezza rosa cadde, e Antoniò si fermò per raccoglierlo,
ma quando si girò per prenderlo, vide l'ombra. L'oscurità che divorava la stanza, diventando più grande,
nutrita dalla paura e dalla sua fantasia. E, ora che l'aveva vista, non importava più. Il suo coniglietto si sarebbe sacrificato. L'infante ricominciò a correre, sempre più veloce e finalmente, coi suoi passi corti da bambino, raggiunse la porta d'ebano, grande e pesante, e iniziò a cercare di aprirla.
Con un po' di sforzo l'aprì senza problemi. 

Ma prima non era chiusa?

Non si fermò a chiederselo e corse giù dalle scale schricchiolanti, e, correndo, sordo alle grida della casa per colpa della paura, raggiunse la madre ed il padre e li abbracciò, li strinse piangendo. Non sarebbe più tornato nella soffitta senza loro.
                                                                                ***
A quel punto Antonio pensò che tutto ciò, tutta questa storia, fosse solo un incubo.
Che probabilmente quando era piccolo aveva solo immaginato di vedere qualcosa.
Si torturava mentalmente di non ricordarselo e si rimproverava per la sua suggestività che era la causa di quel sogno. Ma, quando guardò nuovamente gli occhi di Arthur, tutto tornò reale e concreto.
Perchè quegli occhi, tristi e severi, malinconici ma duri, non potevano essere frutto della sua immaginazione.
Erano lì, davanti a lui, che lo scrutavano.

E, a quel punto, Antoniò scappò.

Impaurito, intimorito, corse via, attraversando la siffitta, attraversando l'eterna danza, e aprendo la porta di legno nero.
Iniziò a scendere le scale che lo portavano al corridoio, ma qualcosa lo bloccò.

Sentì le grida della casa.
No, non solo gli scricchiolii che lo avevano tormentato i suoi primi anni di permanenza lì, ma delle vere e proprie grida. Urla di una voce femminile e disperata.
Urla agghiaccianti.
Corse nella sua stanza.
E le grida cessarono.
Ma, subito dopo che la calma era tornata a regnare della casa, si udì qualcosa in corridoio.
Antonio, che si era messo dentro alle sue amate coperte, sentì dei passi felpati che si avvicinavano alla sua porta...
che si spalancò violentemente.
Antonio urlò di nuovo, con tutta la voce che aveva.
I passi contunuavano.
Poi il rumore di una lama urtata.

                                                                                         E poi il silenzio.
  
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