Il freddo del mattino mi sveglia di colpo e mi ritrovo distesa sulla panchina abbracciata a Justin. Quanto può essere bella una persona mentre dorme? Io sembro un misto tra un procione e un panda, lui è bellissimo. Ha quei capelli che mi fanno venire un po’ di malinconia, mi fanno ricordare tutti i momenti ormai svaniti nel nulla: i capelli a caschetto, il video di One Time, il suo odioso hair flick, la sua risata da bambino. Ora è grande, basta quel taglio, basta voce da bambino. Ha quegli occhi che riescono a emozionarmi anche se chiusi, sono perfetti. Sul sopracciglio ha una cicatrice. Come può essere perfetto anche con un difetto? E quelle labbra, dio, le più belle che io abbia mai visto.
Distolgo il mio sguardo dal suo, mi alzo e prendo la borsa. Cerco i trucchi per sistemarmi un po’, sembro davvero un misto tra un procione e un panda. Mi rimetto l’eyeliner, un po’ di matita e di fard, ora sto leggermente meglio. Mi siedo a terra, lo fisso aspettando che si svegli. O forse potrei fare come nei cartoni animati, vado lì, lo bacio e ci sposiamo. Sarebbe bello, già. Rido tra me e me come una scema, si sveglia.
-Giorno- gli dico sorridente.
-Sì anche a te, mmh- mugugna. Molto simpatico al mattino, eh.
-BUONGIORNO!- gli urlo vicino all’orecchio, modo molto utile per finire al cimitero.
Si alza di colpo confuso.
-Ah, scusa, buongiorno anche a te- inizio a ridere, menomale che pensavo fosse perfetto appena sveglio. Ha i capelli ovunque, gli occhi ancora assonnati, è buffo.
-Fa freddo- gli dico soffiandomi il naso.
-Prendi la mia felpa, dev’essere qui da qualche parte- ha freddo anche lui, trema peggio di una foglia.
-No tranquillo, forse è meglio che ora torni a casa, mi aspetta una bella sgridata da mia mamma.- cerco di non sembrare tanto preoccupata, ma in realtà lo sono eccome.
-Okay, aspetta che ti accompagno- si alza in piedi e si avvicina a me, mi guarda dritta negli occhi e sorride.
-E’ molto gentile da parte tua, ma forse è meglio che vado da sola, sai se mia madre mi vedesse con un ragazzo la prenderebbe peggio del previsto-
-Hai ragione. Beh, allora poi ci sentiamo, il mio numero ce l’hai, no?- posa la sua mano sulla mia spalla, è gelida.
-Sì, dovrei avercelo qui- tiro fuori un foglietto dalla tasca dei jeans.
-Benissimo, allora..- non gli faccio finire la frase e lo abbraccio forte a me. Subito non capisce, ma poi ricambia. Non è più la felpa a riscaldarmi, ora è lui. Riesco a sentire i battiti del suo cuore in contemporanea con il mio e no, non c’è sensazione più bella di questa.
-Allora ci rivedremo- finisco io.
-Esatto-
-Io vado allora. Ciao- sorrido, lui ricambia, dopodiché si allontana.
Sto per piangere, mi manca già. È stata una notte indimenticabile, mi sono sentita me stessa per una volta. Faccio un passo, poi un altro ancora, mi fermo, mi giro, sospiro e poi continuo per la mia strada. Questo per altre cinque o sei volte. Sì, ho il suo numero di telefono, però lo vorrei qui con me ancora. Non per un secondo, non per cinque minuti, non per due o tre anni: per sempre.
Vorrei svegliarmi tra 40 o 50 anni e trovarlo ancora vicino a me, vorrei raccontare ai miei nipoti che l’uomo che ho tanto amato nel passato è lì vicino a me, vorrei fare l’uncinetto davanti al fuoco mentre lui è seduto sulla poltrona a leggere il giornale. Ma so che non capiterà mai, lui è un cantante e io una ragazzina, devo farmene una ragione.
Arrivo davanti a casa spegnendo tutti i miei pensieri, busso alla porta aspettando che qualcuno mi venga ad aprire.
-Chi è?- sento urlare dall’altra parte della casa.
-Io, Zoey!-
Si apre la porta.
-Amore!-
-Zia?!-
Ah sì, ora ricordo. Oggi è il compleanno di mio fratello, chissà quanti altri parenti arriveranno!
-Come mai sembri così sorpresa di vedermi? Dai vieni di là che ci sono tutti gli altri- mi mette il braccio intorno alla schiena e mi accompagna in cucina, come se non sapessi dove fosse.
-La mamma è tanto arrabbiata con me?- chiedo tanto preoccupata.
-No, tranquilla, le è passato tutto. Infondo ti capisce, anche lei ha fatto queste scemate da ragazza, quindi non c’è motivo di preoccuparsi!-
L’ha detto davvero? Siamo sicuri che non sia la mia vera madre ma un semplice alieno?
La vedo, è seduta in una sedia vicino alla finestra, guarda fuori mentre si tocca il braccialetto che le avevo regalato qualche anno fa. Non l’ho mai vista così, davvero.
-Vai a salutarla, dai!- mi incita mia zia. Annuisco e vado verso di lei; si gira, la guardo, mi guarda e scoppiamo in una risata. L’abbraccio, non dovevo comportarmi così con lei.
-Non farlo mai più, okay?-
-Promesso mamma-
Sento la felpa bagnata, sta piangendo. Un attimo, la felpa?! Oddio, mi sono dimenticata di restituirla a Justin!
-Ma questa non è tua- aggiunge mia madre con sguardo furtivo.
-Ah, ehm, storia lunga mamma, poi ti racconterò-
-Okay, dai. Ti voglio bene piccola.-
-Anche io, mamma, tantissimo-