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Autore: nikita95    15/09/2012    1 recensioni
E se John non trovasse un modo per fare sopravvivere le cara figliola Elena come umana, e Klaus accettasse lo scambio di Stefan con la zia Jenna? Se Damon non fosse stato morso da Tyler?Vi piacerebbe conoscere un risvolto alternativo della storia? Continuate a leggere!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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POV ELENA
Quella mattina Elena non ci pensò proprio di svegliarsi presto.
E quando lo fece fu piacevolmente coccolata dalla consapevolezza di avere accanto a sé Damon.
Gli occhi chiusi i capelli nero corvino scompigliati, un flebile sorriso disegnato sul volto.
Gli si mise di fronte, e con una mano gli spostò un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Amore, sveglia” gli sussurrò avvicinandosi delicatamente all’orecchio.
“Amore” disse di nuovo, ma Damon non si mosse.
Elena si stava per arrendere quando improvvisamente il vampiro aprì gli occhi e le si sedette di sopra facendola spaventare a morte.

“Ma sei pazzo?” disse ridendo.
“Sì di te” rispose lui con un sorriso sghembo, di quelli suoi.
“Mi fa piacere” rispose complice lei, che nel frattempo si stava riprendendo dallo spavento.
Damon iniziò a baciarla ed Elena rispose in quello che non era sicuramente un bacio casto.
L’uno sorrise sulle labbra dell’altra quando Elena invertì le posizioni.
Damon iniziò a esplorare il corpo della compagna senza ancora separare le bocche.
Quando, all’improvviso Elena si allontanò e scese dal letto.
“Vuoi caffè per svegliarti?” chiese lei sorridendo sotto i baffi.
“Può aspettare” rispose lui malizioso ancora sdraiato sul letto con il petto nudo.
Lei non rispose, ma uscì dalla stanza sorridendo.
 
Elena passò dalla sua stanza per prendere i vestiti e lì indossò in tutta fretta, poi scese dirigendosi in cucina.
Attraversò il salone e poi infilò senza batter ciglio la porta della cucina, ma quando vide Jasper trafficare con la macchinetta del caffè per poco non emise un urlo.
Non  si aspettava certo di trovarlo ancora in casa figuriamoci in cucina senza parlare del fatto che a parte i pantaloni bassi sulla vita non indossava nulla.
La ragazza si impose di stare calma.
“Non startene lì, mica mordo” disse subito quello mentre prendeva a sorseggiare il caffè.

Una cosa era sicura Elena aveva bisogno di affinare i suoi sensi di vampira, del resto non poteva farsi prendere sempre di sorpresa in questo modo e rimanere come una scema davanti la porta.
Si affrettò a ricomporsi, entrò avvicinandosi alla macchinetta, e preparò il caffè in tutto silenzio.
Lo prese e lo poggiò sul tavolo, poi si avvicinò alla credenza e si allungò per prendere lo zucchero.
Non fece in tempo a sentire la consistenza solida e fredda del barattolo, che avvertì un corpo vicino al suo che l’aiutava ad afferrare l’oggetto.
Alla fine Elena fu costretta a girarsi.
In quel momento si trovò incastrata tra il mobile alle sue spalle e il petto perfettamente scolpito dell’originale, che sorridente teneva in mano lo zucchero.
Elena lo afferrò quasi di malagrazia poi si svincolò tornando al tavolo.

“Pensi ancora che ti possa mangiare?” chiese con un tono canzonatorio.
Elena non si voltò a guardarlo, ma era praticamente sicura che Jasper stesse ridendo di lei, o per lo meno della situazione.
Lei non rispose.
Invece si avvicinò alla porta con il caffè nelle mani.
Stava per uscire quando si girò appena per guardare l’espressione del vampiro.
“Porto il caffè a Damon” poi si rigirò e percorse in tutta fretta le scale, ansiosa di ritrovarsi tra braccia confortanti e sicure.
 
Damon ed Elena scesero alcuni minuti dopo sorridenti mano nella mano.
La loro espressione morì però nell’attimo in cui trovarono Jasper e Charlotte seduti nel salotto, con lo sguardo di chi ha tanto da dire.
I due vampiri si sciolsero dalla loro intimità e si avvicinarono al divano per poi prendere posto.
Charlotte fissava i due, mentre Jasper iniziò a guardare attorno con aria assente mentre sorseggiava un bicchiere di quello che doveva essere bourbon.
Damon lo guardò contrariato, ma la voce di Charlotte lo riportò all’urgenza della situazione.
“Abbiamo deciso che è arrivato il momento che voi sappiate tutto”fece una pausa  significativa, si schiarì la voce poi iniziò a parlare, mentre tutti raccoglievano ogni parola come gemme preziose.
“Sapete già che il mio nome è Charlotte Tania Petrova e sono la prima doppelganger.
Sono nata circa mille anni fa in un villaggio americano, la mia era una di quelle poche famiglie umane, tutti gli altri erano licantropi.

Crebbi, nonostante le difficoltà di un posto colonizzato solo da lupi.
Ero una ragazza come tante altre, giocavo con gli altri bambini, nonostante non fossi una di loro, solo nelle notte di luna piena mio padre esigeva che dormissi chiusa in casa o meglio in una cantina insieme alle mie due sorelle e a nostra madre per sopravvivere all’ira sanguinarie di quelle bestie immonde.” Il suo tono era grave e gli occhi lucidi sembravano scorrere le immagini di una vita che non si sente più propria.

“Si ma perché ci stai raccontando di te, tu cosa c’entri in tutto ciò?” chiese Elena ancora più confusa.
Improvvisamente Jasper si riscosse dai suoi pensieri, rivolse uno sguardo triste ad Elena, poi sorrise, un sorriso quasi inquietante.
“Come ancora non l’avete capito? Lei è mia madre”
Lo disse con una naturalezza che sconvolse Damon come Elena, ma ormai i due vampiri erano pronti a sentire tutto e non lasciarono trasparire nessuno emozione né confusione né incredulità.
“Continua Charlotte” fu Elena ad incitare la doppelganger affinché continuasse il doloroso racconto.

“All’età da marito fui data in moglie ad uno dei pochi esseri umani, che vivendo in quel posto sperduto, osavano tanto come la mia famiglia.
Ma per quanto io cercassi di amarlo lui per me era solo un estraneo, non riuscivo a provare neanche un po’ di affetto, ma nonostante ciò dalla nostra unione nacque una bellissima bambina.
Dopo questo evento mi stavo arrendendo alla mia nuova vita, e l’amore per questa bambina ormai era la mia unica ancora di salvezza.
Ma rimaneva comunque un’ancora instabile e ben presto incontrai qualcosa che non mi facesse prendere il largo per sempre, o meglio qualcuno.

Conobbi così per caso un ragazzo anche lui in età da marito, umano, o almeno così credevo, me ne innamorai ed ebbe così inizio la mia fine.
Ogni volta che stavo con mio marito, che giacevo con lui una parte di me moriva, non sapevo perché, ma era così.
Ma quando sentivo il corpo del mio amante vicino allora sentivo di poter vivere ancora, e ciò mi dava la forza di resistere.
Una notte però successe una cosa inimmaginabile e il mondo mi crollò addosso” tacque un attimo e i ricordi di quella notte tornarono prepotenti.
 
FLASHBACK
Un rumore impercettibile, ma che la fece destare immediatamente, come se qualcuno la stesse chiamando.
Come un automa poggiò i piedi sul pavimento in legno e con indossò solo una camicia  da notte scese le scale che portavano alla cucina.
Charlotte sbadigliò piano nel silenzio.
La finestra era aperta e la tenda svolazzava mandando ombre inquietanti nella stanza.
La ragazza si affrettò a chiuderla.

La luna era alta nel cielo, quasi piena, l’indomani i lupi si sarebbero risvegliati, ma ancora quella notte lei e la sua famiglia avrebbero potuto dormire sonni tranquilli.
Abbassò la maniglia, poi si volse per risalire le scale.
Ma appena poggiò lo sguardo sul primo scalino, una figura ammantata si mosse nell’ombra.
Charlotte sgranò gli occhi e aprì la bocca pronta ad urlare.
Ma la figura si fece avanti manifestandosi alla luce tenue della luna.
La ragazza riconobbe subito la persona che le stava di fronte.
“Ayana...” disse in un sussurro Charlotte.
“Sì , piccola mia, sono io”
Charlotte corse ad abbracciare la donna.

“Ma perché sei entrata così, potevi venire alla luce, non c’era bisogno di farmi spaventare” disse Charlotte quasi commossa.
Rivedere la sua tutrice e levatrice, colei ce l’aveva fatta nascere e tenuta in braccio sin dalla più tenera età, dopo tanto tempo era un’emozione indescrivibile.
Il volto di Ayana cambiò bruscamente quando le venne rivolta quella domanda.
“E’ meglio se ti siedi” disse prendendo posto nel piccolo tavolo della cucina, aspettò che Charlotte la raggiungesse poi iniziò a spiegare attenta a non svegliare gli altri.
“Io so tutto, Charlotte, so che tu non ami l’uomo con cui condividi il letto tutte le notti, ma so anche che non è l’unico.”

Charlotte per un attimo temette di svenire, ma si riprese subito, Ayana non era venuta a farle una visita di cortesia, né a dirle che aveva scoperto le marachelle di una moglie poco fedele dietro c’era altro, non era il momento di abbattersi.
La ragazza abbassò lo sguardo incapace di sostenere quello della donna, che per lei era come una seconda madre.
“Ma io non sono qui per farti giurare che non lo rivedrai più, a questa conclusione ci giungerai da sola”
A Charlotte si era gelato il sangue nelle vene, cosa c’era di tanto terribile che lei dovesse sapere?
Tacque ancora incapace di pronunciare anche una sola parola.
“La madre di Niklaus vuole trasformare i suoi figli e suo marito in creature più forti dei licantropi, la scorsa luna piena infatti uno dei suoi figli è stato sbranato e adesso Esther vuole proteggere il resto della famiglia.

“Charlotte” disse con slancio la donna, afferrandole le mani   ”esiste un incantesimo, che trasforma i canini in zanne, fa diventare gli occhi del colore del sangue, e ti fa bramare l’essenza degli esseri umani, come acqua nel deserto, Esther sta trasformando i suoi figli in vampiri”
Charlotte si alzò di slanciò dalla sedia facendola quasi cadere e lasciando le mani della tutrice.
“Non è possibile, queste cose non esistono” disse cominciando a percorrere nervosamente il perimetro della stanza.
“E poi io in tutto questo cosa c’entro, vuoi che non lo riveda più, vuoi che non mi specchi più negli occhi di Klaus, vuoi che reprima il mio amore, bè, non te lo posso promettere.”
Ayana emise un forte sospiro.
“Non è tutto qui”
A quelle parole Charlotte provò a calmarsi e a riprendere posto spazzando tutte le incertezze che avevano invaso la sua mente già provata.
“Dimmi” disse cercando di apparire decisa e calma, ma la voce appena scossa la tradiva.
“Niklaus non è figlio di suo padre, Esther tradì e generò un figlio con un licantropo” disse senza distogliere gli occhi da quelli della ragazza.
Charlotte semplicemente scivolò dalla sedia si piegò sulle ginocchia e le lacrime iniziarono scendere sul suo volto.

Ayana la segui e le prese il volto tra le mani.
“Devi ascoltarmi, per favore, devi sapere”
Charlotte non smise di piangere, ma riprese ad ascoltare.
“Lei non può permettere che da questo incantesimo nasca un abominio, ma non può neanche permettere a suo marito di scoprire il tradimento, così quando ha saputo della vostra relazione ha preso la sua decisione.”
Tacque per fare in modo che ogni parola si incidesse a fuoco nella mente della ragazza.
“Ora ascoltami bene, Esther vuole utilizzare il tuo sangue per sigillare il licantropo che c’è in suo figlio, ma per fare ciò tu devi morire”

Per Charlotte quelle parole furono come una stilettata dritta al cuore, perché poteva succedere tutto, ma lei non voleva morire, quella era la sua unica certezza.
“Io non voglio morire” disse in un sussurro, appena udibile.
“Lo so e non accadrà” aggiunse subito Ayana.
Dal mantello che portava estrasse una piccola ampolla, di vetro chiusa da una tappo in sughero.
Dentro vorticava un liquido vischioso, alla luce della luna appariva rosso come sangue.
Charlotte rimase ammaliata da quel liquido che si muoveva placidamente e incurante di ciò avveniva attorno.

La ragazza come ipnotizzata l’afferrò.
“Brava ragazza mia, adesso devi solo berlo, è un po’ di sangue a cui ho applicato il giusto incantesimo, bevilo tutto, domani quando Esther verrà a prenderti non spaventarti, morirai, ma quando ti risveglierai ti basterà bere altro sangue e potrai vivere per quanto tempo vorrai, promettimi che lo farai, promettimelo!” esclamò Ayana infervorata.
“Si te lo prometto” rispose biascicando.
Poi Ayana scomparve, così come era entrata.
Charlotte aveva fatto quella promessa senza neanche rendersi conto della gravità della cosa che aveva detto.

Ancora fissava il liquido rosso, che vorticava sotto i fremito della sua mano.
Ayana era una strega, Niklaus, l’unico uomo che aveva amato, un mostro e lei era destinata a morire, a lasciare sua figlia per sempre.
La sua vita ormai stava andando a pezzi.
Così lo fece di slanciò senza neanche pensarci, stappò la bottiglietta, e verso il suo contenuto nella gola.
Orami era finita, la scelta era stata compiuta, non le rimaneva che aspettare.
Si alzò dal pavimento, bagnato dalle sue lacrime si sistemò la vestaglia.
“Mamma, mamma, stai bene?” l‘inconfondibile vocina di sua figlia che le veniva incontro.
Charlotte si abbassò per abbracciarla.

“Che ci fai qui?” le chiese.
“Ho fatto un brutto sogno, una donna ti diceva delle cose e ti faceva piangere tanto, ho avuto paura”
La ragazza cullò la bambina.
“No, sto bene, vai su, torna a letto è tutto a posto, piccola mia”
FINE FLASHBACK

“La notte successiva Esther mi venne a prendere, prese il mio sangue, e io morì.
Mi risvegliai alcune ore dopo, come mi aveva detto Ayana e bevvi il sangue per completare la transizione.
Ma da quel momento, per me divenne tutto come una droga, le vittime cadevano ai piedi una dopo l’altra, Klaus, mio marito, la mia bambina divennero ombre inquietanti che vegliavano su di me, ma che appartenevano ad un’altra vita.
Mi sentivo spenta, ma non capivo perché, finchè un giorno non scoprì di essere incinta.” Continuò Charlotte.
“Cercai Ayana dovunque dovevo sapere, capire.
Alla fine la trovai e lei rimase più sconvolta di me, non sapeva come, ma il bambino, che portavo inconsapevolmente in grembo prima di morire, era sopravvissuto e continuava a crescere dentro di me.” Sorrise mesta.

“Quel bambino era l’unico ricordo di una vita ormai passata, ma era anche l’inizio di una nuova vita, la mia ancora di salvezza.
Nacque una notte, tra dolori e lacrime, sempre con l’aiuto di Ayana, quando lo vide, mi disse che appena avesse raggiunto l’età adulta avrebbe smesso di crescere, sarebbe diventato un vampiro originale, poiché aveva compiuto la transizione con me, e dato che suo padre era un licantropo sarebbe stato per metà anche un lupo, un ibrido in altre parole.
Lo crebbi nonostante tutto e gli diedi il nome di Jasper.”
Ecco chi era realmente Jasper, il figlio del loro acerrimo nemico.
Questo cambiava irrimediabilmente tutto.
“Klaus non sa niente di Jasper?” chiese Elena.
“No, e come non sa nulla di lui, non sa nulla di me, dopo la mia morte decisi di non farmi più viva, un po’ come aveva previsto Ayana.

Qualche anno dopo, però, provai a cercarlo perché mi mancava, ma scoprì che aveva ucciso tutta la famiglia e scappava dal padre che desiderava solo vederlo morto, decisi di scomparire per sempre, a parte voi nessuno sa che la prima doppelganger è viva né tanto meno che abbia un figlio da Klaus, e quando intendo nessuno intendo nessuno.”
Disse Charlotte con la voce adesso più ferma.
“E il tatuaggio che hai alla nuca?” chiese Damon.
“Questo?” fece Charlotte alzandosi i capelli castani e lucenti in una crocchia.
Poi continuò.

“Questo non è un tatuaggio, è il marchio della prima doppelganger, una goccia rossa, per ricordarti che il tuo sangue è sempre prezioso e che la tua discendenza lo è ancora di più” disse mesta.
Un destino crudele insomma che aveva marchiato tre ragazze innocenti nell’anima e nel corpo.
Elena si sentì vicina a quella donna che già prima di morire aveva vissuto come lei tante battaglie, che però adesso anche dopo secoli non erano ancora state né vinte né perse.
“E adesso che facciamo? Andiamo da Klaus gli presentiamo suo figlio, facciamo un test di paternità tanto per essere sicuri, poi la dolce famiglia dopo secoli si ricongiunge, e vissero tutti felici e contenti?” esclamò Damon.
Jasper in un attimo fulminò il vampiro, che ricambiò con uno sguardo di ghiaccio.
“Damon” sbottò Elena con un tono indignato, sempre lui con le sue battute sconvenienti.
Il vampiro alzò le mani in segno di resa, si alzò dal divano, si versò un bicchiere di bourbon, poi uscì dall’ingresso per dirigersi sul portico sorseggiando il liquido fatiscente.
 
Elena si passò una mano tra i capelli sospirando.
“Lo so che questo cambia tutto, ma voi dovevate sapere” disse Charlotte nel vano tentativo di scusarsi.
Elena sospirò ancora, mentre tutti i pezzi come in un puzzle si assemblavano.
“Perché non è tutto qui, vero Charlotte, c’è dell’altro” disse alla fine più sicura che mai.
“Si, c’è dell’altro” confermò.

buonasera a tutti i miei lettori, e ricominciata la scuola, ma quest'estate ho scritto parecchio quindi non vi preoccupate continuerò a pubblicare possibilmente anche con più puntualità.
ed ecco la storia tanto attesa del nostro originale, ecco come è successo tutto, come tutto sia possibile, ma il problema è che tutto non è stato detto, l'ultima parola ancora non è stata pronunciata.
cos'ha ancora da dire Charlotte? questo lo scoprirete nel prossimo capitolo.
spero di avervi incuriosito almeno un pò con tutte queste storie del passato che sono uno dei punti di forza di questo fantastico show.
ringrazio come sempre i miei lettori che sono comunque  numerosi nonostante le apparenze.
mi farebbe piacere comunque leggere dei vostri commeni si a belli che brutti, vi aspetto con ansia, e ovviamente un ringraziamento speciale ad  AnemoneFZ
che come sempre puntuale recensisce i miei capitoli, un ringrazziamento di cuore.
Nikita95 - A New Life

   che sempre         che

 

   
 
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