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Autore: franceskik    15/09/2012    1 recensioni
Sono un'adolescente che vive e pensa come ogni altro suo coetaneo: stanca di non esser capita, stanca di ciò che la circonda.
Ho scritto questo sfogo per far capire a coloro che stanno soffrendo come me che beh, non sono soli.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica è quella leggera linea, quasi impercettibile all'occhio umano, che riesce a portarci in un altro mondo se oltrepassata.
Si dice, che è molto più facile fuggire che affrontare i problemi, guardarli in faccia, urlargli contro: la musica è la mia interminabile fuga.

Sono Francesca, una normale quattordicenne toscana, intrappolata in quel famoso buco nero chiamato adolescenza.
Premetto che, sarà una lettera a tutti coloro che stanno vivendo un periodo difficile, ad ognuno di voi che sta leggendo, sappiate che siete speciali ed unici.

Quando due occhi puntano i miei, senza timore o paura, la persona che li sta guardando mi vede piccola, debole e fragile.
'Stupida adolescente' pensa tra sè e sè, come se lei fosse nata adulta, matura, vissuta.
Forse, inconsapevolmente, è questo ciò che mi da più noia: non vengo capita, magari per colpa mia, magari per colpa degli altri.
 
Ma diciamocelo, molto spesso vorremmo solo qualcuno che ci abbracciasse forte, senza il bisogno di spiegare la causa di quel finto sorriso forzato.
E troviamo questo "qualcuno", molto spesso, tra tutti quegli amici che si sono rivelati sempre in prima fila, pronti per tenderti una mano qualora tu cadessi.
E quando cadi poi, quando la ferita è evidente loro sono lì: pronti con il loro sorriso sul volto lucente, il cerotto in una mano, l'altra che asciuga le tue lacrime.

Siamo in quel periodo in cui niente è stabile, si sceglie di salire sulla giostra, eppure dopo un po' la testa inizia a girare, vorresti scendere ma il turno ancora non è finito.
Ti senti in bilico: tra le tue paura, le tue incertezze, il tuo disagio.
Ti senti, in poche parole, sola, inutile ed abbandonata.
Vorresti scappare dal tuo mondo, nasconderti al buio di un angolino isolato, chiudere gli occhi e liberare la mente da tutto ciò che fa soffrire il cuore.

Tutto diventa incredibilmente un problema, sembrano poi moltiplicarsi, diventanto sempre più dolorosi.
La tua casa diventa un campo di concentramento, una prigione di domande inopportune, apprensioni inutili e dialoghi sconvenienti.
La scuola ti lacera l'anima, ti porta al limite.
Le tue amiche sembrano non riuscire a comprendere il tuo dolore, ridono e scherzano alle tue battute, quelle che fai per restare "il più normale possibile", ma non capiscono quante lacrime nascoste e sussurrate ci siano dietro quegli occhi grandi che sorridono.

E come se non bastassero queste incomprensioni, in questa vita imposta e noiosa, subentra silenziosamente la tua prima vera cotta.
Sembra la fine, è la fine.
Sei spaesata in un mondo dedicato solo a quella persona, ti perdi nei tuoi pensieri, non trovi via di uscita.
Ti chiedi se il tuo sentimento possa farti stare bene, e solitamente, quasi sempre, la risposta è negativa.
Concentri la tua giornata sui suoi occhi: li immagini incontrare i tuoi, li sogni la notte, li vuoi vedere sorridere.
Odi il fatto di aver creato intorno a te, quell'indipendenza che criticavi quando ad esserne malati erano gli atri.
Inizi ad autoconvincerti che no, non è niente, è solo un'infatuazione.. ma passano gli anni, i momenti in cui scontri il suo sguardo e ormai il tuo cuore è suo.

Quando poi capita la fase peggiore, vorresti solo esplodere in lacrime, sfogarti in silenzio sotto la federa, profumata di pulito, del tuo cuscino.
Ricevi il "no" più odioso, pronunciato dalla stessa bocca che mille volte hai sognato di baciare, dolcemente, come solo tu avresti potuto saper fare.
E' la fine. Inizi ad imporre a te stessa di tornare a vivere, ma diciamocelo, non si torna indietro.
Che poi, la cosa più odiosa è la sua capacità di modellare il tuo stato d'animo. Sorridi, sei felice ma lo rivedi e l'unica cosa che vorresti fare è scappare, ancora.
Diventi debole, ti trasformi, l'immagine che si riflette nello specchio in camera tua sembra irriconoscibile, inizi ad odiare te stessa, ed è questo l'errore più grande.

E niente ha più lo stesso sapore, o forse no.
Riesce a rimanere così importante ed indelebile solo il sorriso delle tue migliori amiche, solo la loro capacità di farti star bene.
Ringrazi te stessa, Dio e tutti i santi, allora, di averti fatto cambiare idea: non c'è motivo di scappare.

Ti svegli la mattina, con un velo di malinconia che ricopre gli occhi. Le labbra piegate verso il basso non sorridano.
Altro pessimo giorno, passato con le cuffie all'orecchie, a leggere isolati dalla realtà, a scrivere per liberarsi dai propri pensieri.
E non è il primo, non sarà l'ultimo.

Non si puù assaporare il dessert se prima non si è mangiata la verdura.
Non si può avere il tramonto degno di dipinto, se prima non è passata la solita giornata noiosa.
Non si può godere dell'atmosfera poetica dell'arcobaleno, se prima non si è avuto paura della tempesta.
Non si può godere del "Felici e contenti", senza guerre, lacrime e dolori all'inizio del romanzo.

Siamo solo all'inizio del film, dobbiamo finire in bellezza, per guadagnare l'oscar che tanto abbiamo bramato.

Una mattina, ci sveglieremo col sorriso migliore mai sfoggiato, felici di non aver abbandonato, orgogliosi di aver raggiunto la serenità.
Non capiranno mai il nostro dolore, nonostante siano stati adolescenti anche loro, nonostante tutto, passeremo per i piccoli bimbetti che fingono la sofferenza.
Non capiranno il nostro tentativo di voler voltare pagina, non capiranno quanto per noi sia importante ogni dettaglio.
Non capiranno niente, mai.

Ma vedranno felici il nostro meraviglioso sorriso, non ci sarà vittoria più grande o premio più prezioso.
Saremo adulti, con tanta esperienza alle spalle, lacrime versate, pigiama-party con le amiche e libri letti e riletti.
Saremo lì, pronti a giudicare il primo quattordicenne che lamenta i suoi problemi, definendolo "Il piccolo ragazzo che soffre."
In fondo è una giostra che gira, un circolo che continua industurbato.

Dobbiamo solo trovare il biglietto per la prossima fermata: Lo chiamano paradiso.
No, non è quello che immaginate: con le nuvole bianche e la gente migliore.
Il paradiso non sarà altro che il nostro riflesso allo specchio: sorridente e felice.
E con gli occhi lumisonosi sussurreremo un lieve "Finalmente..."





Non so cosa sia, scusate.
Allora avevo il bisogno di liberarmi e sfogarmi, ho iniziato a scrivere e non so cosa abbia fatto, non è niente, in fondo, ma okay.
E' un po' il nostro mondo: l'adolescenza, nè bambino nè adulto. Troppo piccolo per alcune cose ma troppo grande per altre.
E' un burrone, rischiamo di cadere troppo spesso, ma siamo davvero tanto forti.
Beh, non so che dire, questa "cosa" è il caos totale, ma volevo far sapere ad ogni ragazza/o nella mia situazione che beh, non sono affatto soli.
Vi abbraccio forte, fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci,
Fra <3.

  
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