Miss
Iceberg
Capitolo 3
Fredda come il ghiaccio
La settimana seguente riuscii
a dare i miei esami, e finalmente potei godermi l'unico mese di vacanza che mi
era concesso.
Me ne stavo sul mio balcone a
leggere un libro appena acquistato, con gli occhiali da sole e con il costume
da bagno e una veste leggera che mi arrivava alle cosce di un bianco quasi
accecante. Nonostante fossimo in paese potevo vantare un balconcino interno
alla casa quindi nessuno mi avrebbe visto nel mio ozio totale. I miei erano
usciti per andare a pescare e l'unico rumore erano le urla di mio fratello e
dei suoi amici intenti a giocare alla play station,
abilmente soffocate dalle note del mio I-Pod che suonava nelle mie orecchie la
mia musica preferita.
La casa era appena stata
pulita, mia nonna era da mia zia, la mia cola con ghiaccio era sul tavolino al
mio fianco, e l'ombra delle piante di mia madre mi proteggeva dal caldo. Entro
due ore sarebbero arrivate le mie amiche, e sarei tranquillamente andata a
cambiarmi, e poi sarei uscita sotto il sole delle cinque del pomeriggio, non più
caldo sebbene
non fosse nemmeno fresco.
Voltai la pagina e scorsi
velocemente le varie frasi appassionandomi a quel racconto. Parlava di un
ragazzo che scopriva di avere dei talenti nascosti e che presto avrebbe
scoperto d'essere membro di una tribù di ninja... tra vari complotti e
uccisioni.
Afferrai il bicchiere
rinfrescandomi al tocco con il vetro ghiacciato e sorseggiai la bevanda. Faceva
un caldo terribile.
Ad un certo punto vidi
un'ombra passare e uno strano ronzio nelle orecchie. Ignorai e ripresi a
leggere fino a che non mi vidi la testa di Marco sporsi lentamente sopra la mia
e la sdraio che lentamente si abbassava sotto di me per il peso eccessivo.
Istintivamente ingoiai di
botto il liquido ghiacciato e quasi soffocai.
Mi staccai dalle orecchie le
cuffie e tutta la splendida atmosfera fu inesorabilmente rovinata.
-Cosa cazzo ci fai tu qui!
Non dovevi andare in vacanza con i tuoi?- sibilai acida mettendo il muso.
-Poi ho deciso di non
partire, ho lasciato il biglietto a mia cugina.- se fossi stata in un cartone
animato, molto probabilmente delle lacrimone giganti
sarebbero sgorgate, assieme alla mia disperazione, dai miei occhi.
Invece non fu così.
Rimasi semplicemente immobile e disperata a fissare un punto della parete, con
una gran voglia di piangere dal nervoso; mentre vedevo il mio "caro"
ospite servirsi da solo del ghiaccio e della cola davanti ai miei occhi, per
poi sedersi a gambe spalancate di fianco a me sulla sedia di plastica bianca.
Sospirai rassegnata. -Scusa,
ma nessuno ti ha detto che potevi servirti...- dissi in tono piatto, quasi
depresso.
-Beh ormai, già che ci
sono, tu leggi pure, io mi godo lo spettacolo...- sorrise angelico sorseggiando
la sua cola ghiacciata.
Lo fissai chiedendomi a quale
spettacolo si riferisse... solo dopo mi ricordai che
cosa avevo e cosa NON avevo
addosso.
-MANIACO!- strillai tirando a
me le ginocchia e coprendomi tirando giù la sopravveste.
-Tanto è trasparente,
vedo lo stesso... - sorrise lui estremamente divertito dalla cosa. -Mai pensato
al topless?- chiese malizioso.
-Fottiti!- sibilai a denti
stretti.-
-Tanto dovrai alzarti per
andare a cambiarti... e lì avrò anche la visione posteriore!-
incrociò le braccia dietro la testa e sorrise. Si mosse solo per calarsi
sugli occhi gli occhiali da sole e quindi tornò a fissarmi divertito.
-Ti detesto...- sussurrai
appena, poi vidi il ghiaccio nel secchiello ed ebbi l'idea.
La mia espressione si
mutò in un sorriso diabolico. Lui scattò sull'attenti
preoccupato.
Mi alzai, lasciando pure che
mi vedesse. Lo vidi sorridere compiaciuto mentre mi
guardava avvicinarmi a lui, sebbene non potevo leggere nei suoi occhi date le
lenti nere, capii da altri movimenti che la cosa gli era gradita.
Mi fermai davanti a lui,
spostando appena le sue gambe e incastrandomi, quindi sorrisi di nuovo, questa volta angelica.
-Cosa stai tramando?- chiese
lui sospettoso, ma senza muoversi.
-Io? Niente, volevi la tua
visione no?- chiesi con falsa aria innocente. Mi chinai su di lui, spingendolo
a tirarmi a sè. A malincuore gli presi la mano e la posai sul mio
fondoschiena, l'altra sul mio fianco.
-No... non può
essere... è troppo bello per essere vero...- sospirò lui, poi mi
avvicinai per baciarlo. La mia mano staccatasi dalla sua, ancora sul mio
fondoschiena, aveva raggiunto il secchiello del ghiaccio, quindi aveva
afferrato due cubetti ancora integri.
Con l'altra iniziai a giocare
con l'elastico dei suoi pantaloni. Sfiorai appena le mie labbra con le sue,
quindi prima che lui potesse approfittarne, presi velocemente l'elastico lo
scostai e ci buttai dentro i due cubetti.
Mi allontanai di corsa mentre lo vedevo urlare per il contatto freddo nelle
parti intime e risi diabolica anche dopo essere entrata nella mia stanza.
-Tu! Piccola!... Ah....- lo sentii gridare da fuori.
Quando uscii di nuovo dalla
stanza, con delle vesti decisamente più coprenti, fui cauta. Lo trovai
davanti alla porta a guardarmi decisamente furioso.
Dall'altra stanza gli amici
di mio fratello, che si erano goduti tutta la scena ridevano come delle iene.
Sorrisi angelica, ma lui non
fu altrettanto divertito.
-La pagherai cara signorina
per il tuo scherzetto!- sibilò furente con una venuzza che gli pulsava
sulla fronte.
-Davvero?- chiesi sempre
angelicamente, portando un dito alle labbra, ma senza staccarmi dalla maniglia
della porta, pronta a richiudermi dietro di essa.
Poi lo vidi avanzare e
spingersi verso la porta.
Scappai subito indietro
cercando di chiudere la porta a chiave, ma purtroppo non ero abbastanza forte e
ora si che ero effettivamente nei guai.
Lui mi spinse lontano dalla
porta e la richiuse a chiave.
Poi sorrise diabolico,
aprì l'elastico dei pantaloni come avevo fatto prima e ci infilò
dentro la chiave. -Ora vieni a prenderla...- sorrise di nuovo.
Io sprezzante incrociai le
braccia. Poi guardai l'orologio alle mie spalle. -Tra due ore circa arriveranno
i miei... cosa credi che penseranno se mi trovassero
in camera chiusa a chiave con una persona che non conoscono?- fui io a
sorridere e lui cambiò immediatamente espressione.
-Non ti arrendi mai tu eh?-
chiese acido.
-Mai- risposi angelica.
-In ogni caso mi importa poco
di quello che penseranno i tuoi, non riuscirai a scappare adesso...- lo vidi
avanzare di tre passi e io indietreggiai a mia volta, ritrovandomi spalle al
muro.
Cercai di mantenere la mia
solita freddezza e sgusciai verso la mia parte di camera, dovevo avere del profumo
nei cassetti...
Appena arrivai alla sponda
del letto a fianco del comodino lui scattò avanti e mi spinse contro il
materasso.
Era sopra di me... potevo
sempre tentare un calcio nelle parti intime, ma evidentemente lui aveva intuito
il mio piano e mi bloccò le gambe con le sue.
-No signorina-
sussurrò guardandomi.
-Mollami o urlo! Se provi a
toccarmi ti denuncio!- sibilai con il poco fiato che mi restava.
Cercai di divincolarmi
ma mi bloccò le braccia sopra la testa e rimase a fissarmi con i
suoi occhi scuri. Ero seriamente preoccupata da quello sguardo e decisi di
ricorrere ad un metodo decisamente scorretto e infimo...
Iniziai a far finta di
piangere. Le mie doti di attrice e i saggi fatti in passato mi avevano aiutato
a imparare a piangere a comando.
-Ti prego... lasciami...- mi
lasciai sfuggire un singhiozzo e volsi la testa in
modo che le lacrime bagnassero le lenzuola.
Le lacrime non piacevano agli
uomini, infatti lui mi mollò e si
staccò. Prese la chiave dai pantaloni e me la porse.
-Non voglio averti
così...- sibilò irritato.
Un po' schifata afferrai la
chiave e corsi verso la porta, poi dopo averla aperta mi voltai sorridente
verso di lui.
-Sei un boccalone!- gli feci
la linguaccia e lui rimase a guardarmi completamente spiazzato. Fuggii fuori dalla stanza e non appena uscii riconobbi le voci
delle mie amiche arrivare dal fondo della strada.
Mi bloccai come se mi
avessero colpito, e una strana idea mi fece sobbalzare lo stomaco. Tornai
indietro in camera e mi richiusi la porta alle spalle. Mi diressi verso la mia
parte di letto e lo guardai ansimando preoccupata.
-Cosa c'è? Puoi anche
finirla di fare la sceneggiata, lo ammetto mi hai fregato...- sospirò
lui guardandomi dal bordo del letto, dove era rimasto seduto.
-Devi nasconderti!- fu
l'unica cosa che riuscii a dire. Lo presi per un braccio e lo portai fuori dalla stanza, spingendolo nel bagno e quindi nella
vasca.
-Che diavolo ti prende ora?- chiese lui, gli tappai la bocca con la mia mano
e controllai che le voci non fossero ancora troppo vicine.
-Adesso aspetta che me ne
vada con le mie amiche, poi tornatene a casa senza farti vedere, ti spiego
dopo!- dissi sussurrando in fretta, quindi uscii dal bagno ricomponendomi, e
salutando tranquilla le nuove arrivate.
Volevo molto bene alle mie
amiche, ma forse per problemi passati forse per l'imbarazzo, non me la sentivo
ancora di dirgli di Marco.
Un po' perchè non
avevo risposte chiare da dar loro ad un'eventuale domanda del genere: "Ma
lui almeno ti piace?"... Dopo qualche breve
chiacchiera spinsi le due nuove giunte, Mara e Ilenia, giù per le scale
e passai con loro il resto del pomeriggio.
Per tutto il tempo passato
con loro non riuscii a dimenticare Marco che mi guardava stranito nella mia
vasca da bagno e sospirava.
Avrei dovuto dare delle
spiegazioni, ma non sapevo nemmeno cosa dire, e soprattutto cosa non dire... o
meglio... avevo paura che lui si facesse strane idee... oppure che capisse
che... no, quello non era possibile! Non potevo essermi innamorata di lui,
questo no! Categoricamente no!
A sera, dopo aver
riaccompagnato a casa le mie due amiche mi trascinai decisamente depressa verso
casa.
Mille pensieri mi passavano
per la testa, non sapevo più cosa pensare e come affrontare Marco e
dirgli il perchè l'avevo spinto a nascondersi.
Salendo le scale notai che la
sdraio e tutte le cose che erano rimaste sul balconcino erano sparite, la
macchina dei miei era parcheggiata e le canne da pesca erano rimaste fuori dalla porta.
Prima di raggiungere l'ultimo
scalino qualcosa mi afferrò alle spalle e mi trascinò di peso
giù per le scale.
Marco mi aveva colto di
sorpresa ed evidentemente voleva spiegazioni. Sospirai, avevo sperato in una
notte almeno, passata a pensarci sopra, ma non avevo quel lusso.
-Perchè quando sono
arrivate mi hai nascosto! Non sono una refurtiva!- sussurrò nell'ombra
in cui mi aveva appena trascinato.
Sentii nelle mie tasche vibrare
il cellulare quindi risposi notando il numero di mia madre. -Ciao, sono in
strada... si.... ok arrivo.... ciao....- attaccai e
sollevai la testa. -Io...- iniziai.
-Non voglio frottole!- mi
ammonì lui, sempre a voce bassa.
-Non sanno di te... e non
voglio che lo sappiano...- sperai non mi chiedesse spiegazioni, sebbene sapessi
che era impossibile.
-Perchè?- ecco, come
volevasi dimostrare.
-Perchè.... non mi va...- evadere... dovevo evadere le sue
domande... non poteva tenermi tutta la notte lì.
-Fino a che non mi dici
perchè non ti lascio andare- odiavo quando mi
leggeva nel pensiero a quel modo... misi il broncio e fissai altrove.
-Non sanno di te
perchè non gliene ho parlato...- cominciai... almeno potevo
temporeggiare.
-E perchè non gliene
hai parlato?- odiavo quando faceva domande... e non
volevo dargli quella risposta... avrebbe sicuramente tirato le sue conclusioni.
Mi rimase a fissare per tre
minuti abbondanti, senza dar segni di cedimento.
-Perchè è
meglio che di ragazzi con loro non ci parli?- chiesi sarcastica, cercando di
far risultare la cosa ovvia.
-Smettila di temporeggiare,
cosa c'è?- chiese scocciato.
-Tre anni fa....- no non potevo dirlo... mi sentii incredibilmente
stupida.
-Cosa?- chiese più
comprensivo, notando che stavo cedendo.
-Tre anni fa una delle mie
migliori amiche... si era messa con il mio migliore amico... e come risultato...
persi sia lei come amica... che lui...- conclusi
infine.
-Mi consideri il tuo migliore
amico?- chiese quasi amareggiato.
Lo guardai un
poco stupita da quella domanda, rimasi in silenzio senza sapere cosa
dire... Aprii bocca più volte ma la richiusi senza saper trovare le
parole giuste.
-Aspetta....
ma .... Daniele e Valentina...?- chiese lui intuendo qualcosa...
-Si beh... lui alle medie...
ma poi è ricapitato alle superiori...- ammisi
cercando di cacciare le lacrime che mi bruciavano gli occhi.
-Alle
superiori? Vuol dire che è
successo più volte?- chiese perplesso.
Annuii semplicemente con il
capo, vergognandomi a morte.
Lui si limitò a
baciarmi la fronte, scostandomi appena i capelli. -Scema-
si staccò da me e mi schioccò con le dita nel punto dove poco
prima mi aveva baciato.
-Mi hai fatto male!- sibilai
acida e guardandolo torvo.
-Ma smettila! In ogni caso le
tue preoccupazioni sono stupide, le tue amiche non mi interessano- e se ne
andò via così, infilandosi le mani in tasca e sparendo oltre
l'angolo.