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Autore: AliF    16/09/2012    0 recensioni
Domani è lunedì 17 settembre e ricomincia la scuola. Verranno poi nove lunghi mesi –un parto- passati tra i banchi e le sedie squadrate, tra interrogazioni e verifiche, tra compagni e professori.
Domani è lunedì 17 settembre e finisce l’estate.
[Dedicata a chi ha riso, pianto e vissuto con me, con noi, questa bellissima estate, un po’ strana e diversa, ma pur sempre splendida]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Sprolqui; Ahahaha, ma seriamente io sto scrivendo le note a inizio storia?
Comunque.. Ave popolo! In teoria, sto coso qui serve a far capire qualcosa su questa storia
alle buone anime che la leggeranno. Che non avrà molto senso, vi avviso già. Sia la storia che le note.
Sono finite le vacanze, non c'è altro da dire, non possiamo farci nulla. Tre mesi sono volati via in un lampo. Poff, scomparsi, volatilizzati.
Un po' per celebrarli, un po' perchè volevo dedicare qualcosa di siml-intelligente ai ragazzi (le dediche sono in fondo) che hanno trascorso con me l'estate, un po' perchè non sapevo cosa fare, mi son trovata a scribacchiare su un foglio i ricordi di questo tempo. E ho buttato giù anche tutti i miei castelli mentali su sta estate così diversa. Quindi potete definire sto robo sia "Introspettivo" che "Nonsense". Perchè magari non riuscirete a capirlo tutto, ma magari vi potrete anche rispecchiare in quanto ho scritto.
Io lo sapevo che sti sproloqui non avevano senso, ma ormai li lascio perchè mi piacciono lo stesso.





 









Come tante fotografie [~ ricomincia la solita routine]
 




«Cause I remember every sunset
I remember every word you said
We were never gonna say goodbye
Singing la da da da da

Till we had to get back to
Back to summer paradise with you
And I'll be there in a heartbeat»

[Summer Paradise-Simple Plan]
 

 
 
Alice è sdraiata sul letto. Vicino, suo fratello dorme già. Lei non ha ancora sonno e non ha nemmeno troppa voglia di contare le pecorelle per farselo venire. Non le rimane altro che osservare con scarso interesse la camera che divide con quella bestia di nome Fabio. Guarda soddisfatta le mensole cariche di libri, la scrivania perennemente disordinata, i fogli sparsi per la stanza, con trame e accenni di long che non finirà mai, perché, semplicemente, le manca la voglia. I suoi occhi si posano poi sullo zaino turchese, pronto per la mattinata successiva. Il sorriso scompare, Alice sbuffa e rotola sul letto, fissando con insistenza la sveglia –quasi volesse fermare la corsa frenetica delle lancette- e conta le ore, i minuti di sonno che le rimangono prima delle sei e quaranta.
Domani è lunedì 17 settembre.
Per molti è un giorno come gli altri –un altro dannato lunedì di fatica, alcuni, i più superstiziosi, esultano perché non è venerdì 17. Gli studenti liguri, invece, imprecano.
Domani è lunedì 17 settembre e ricomincia la scuola. Verranno poi nove lunghi mesi –un parto- passati tra i banchi e le sedie squadrate, tra interrogazioni e verifiche, tra compagni e professori.
Domani è lunedì 17 settembre e finisce l’estate.

Alice si ritrova così a pensare a quella appena trascorsa, quelle che definisce “strana”, “diversa” in un certo senso.
Ricorda, con un timido sorriso che le solleva gli angoli della bocca, le settimane di giugno, passate tra una gita ai parchi e una al mare, una sera nei vicoli e l’altra in pizzeria –e quasi si rischia di perdere la Francesca per una dannata siciliana senza cipolle. Il sorriso poi si allarga ancora, diventa immenso quando ricorda il sette luglio e il viaggio che l’ha portata nel piccolo paesino che tanto ama.
Ricorda l’emozione a stento contenuta nel rivedere i suoi due amici, quelli a cui vuole tanto, troppo bene, che saluta d’inverno e ritrova d’estate, che saluta d’estate e ritrova d’inverno. Quelli che non la lasciano mai sola –escluse le settimane passate con il corso per maestri di sci e quelle in Francia.
Ricorda i pomeriggi trascorsi in casa a studiare matematica, contando i giorni che mancavano all’arrivo della sua migliore amica prima, delle altre ragazze dopo.
Ricorda le serate giù al Garden -le innumerevoli serate giù al Garden- il breve tragitto in macchina, cantando a squarciagola le canzoni dell’estate, quelle che tra poco più di un mese verranno dimenticate, ricordando che lì, sì, proprio lì, c’è l’acqua buona.
Ricorda le partite a hockey da tavolo e quelle da biliardo, le immense e lunghissime sfide a calcetto, le solite squadre -io in porta tu in attacco, sempre troppo squilibrate, gli innumerevoli sfottò, le offese contro lei, la Jabba e la Lolla, perché sì, a calcetto fanno proprio schifo.
Ricorda i minuti gratis sui tappetoni, provando e riprovando capriole e rischiando l’osso del collo. E poi le pizzate, con il menù sempre uguale, perché pizza che piace non si cambia, e la sua unica serata in discoteca.
Ricorda le serate passate sui prati, a guardare il “mare di nuvole” sotto i monti, stringendosi all’amica che è sempre lì vicino, pregando poi di non cadere dalle assi immaginarie dopo o venir sbranata dai lupi prima, a morir di freddo sdraiati sull’erba uno accanto all’altro, cercando le stelle cadenti in quel cielo blu scuro e sperando con tutta se stessa che quel desiderio si avveri.
Ricorda le “Feste della Birra”, una a Fontane, l’altra a Frabosa, l’altra ancora a Uccel.. Emh, volevo dire Merlo. Quelle notti passate tra balli sfrenati di fronte al dj offeso qualche sera prima, a ridere degli ubriachi, a ridere e basta, stando lontano dagli alcolici e rimpiangendo il Mint Cooler mai più preso.
Ricorda le poche foto fatte, quelle vendute al torneo di calcio dei piccoli –che tanto piccoli ormai non sono più- e l’unico after fatto insieme alla Lolla, in giardino, a parlare di ragazzi e di amori giusto per non addormentarsi, a osservare il cielo, aspettando il sorgere del Sole, fissando la verde Venere che verde non era, dando il buongiorno al mondo e tornandosene a dormire.
Ricorda i pranzi a cucinare in casa di amiche, riservati solo alle donne, le cene chiusi in una sala troppo piccola per così tante persone e i pomeriggi a casa della Jabba per tante pippe in compagnia, con il vasetto di Nutella per tirarsi su il morale e ingrassare un po’.
Ricorda le notti in piazza fino alle tre, facendo nulla di costruttivo, chi in piedi, chi seduto sul muretto, sulle panchine o tra i gerani, guardandosi negli occhi, aspettando una battuta che di certo arriverà, prendendo in giro i difetti di pronuncia (ssscusssa Francesssca), ridendo per le cose più stupide, con il sonno che avanza e le madri che urlano perché i loro figlia sciagurati non sono ancora sotto le coperte. Alla fine nessuno si alza, stanno bene lì dove sono, a consigliarsi, a offendersi e a ridere ancora e ancora, insieme.

Alice pensa a quell’estate così strana. Pensa ai sorrisi, ai litigi, alle discussioni, alle risate. Pensa alle altre e poi di nuovo a questa. E poi, finalmente, come illuminata da uno spirito divino, dalla luce dell’intelletto, capisce perché sembra così diversa. Perché tutti sono diversi.
Sono cresciuti.
Sì gente, sono cresciuti, chi più chi meno. Sono maturati, anche, si avvicinano un po’ di più all’essere “grandi”. E per questo, ogni tanto Frabosa va stretta. Non bastano più la creperia o la Piazzetta, il campo o il viale. Adesso che qualcuno ha la macchina, si ha voglia di pagare, di andare a prendere un gelato in un posto troppo di classe per portuali come loro, di giocare a bowling o correre sulle minimoto.
Si ha voglia, forse, di essere liberi. Liberi da impegni, liberi di decidere sul momento che cosa fare, liberi di sbagliare e trovare un modo per rimediare, liberi da qualunque orario, liberi dalle catene dello studio e dello sport.
E, in fondo, l’estate profuma di libertà. E’ libertà.
Regale tre mesi di svago, tre mesi senza pensieri alcuni, chiedendo in cambio solo un frammento del tuo cuore.

Alice spegne la luce. Le rimangono solo sette ore e mezza di sonno e, quelle, ci vogliono tutte per affrontare la dura e terribile giornata che l’aspetta. Il sorriso è scomparso di nuovo dal volto della ragazza, che chiude gli occhi e lacrime cadono sul cuscino azzurro.
Domani è lunedì 17 settembre e inizia la scuola.
Domani è lunedì 17 settembre e Alice cade vittima dell’abitudine, di quel lento susseguirsi di giornate e orari tutti uguali, scandite dalla scuola e dalla pallavolo. Giornate che non cambiano mai.
Domani è lunedì 17 settembre e ricomincia la solita routine.

La solita, fino alla prossima estate.

Alice si addormenta, i ricordi di Frabosa, come tante fotografie, come tanti scatti di vita, prendono posto nel loro album, chiusi, sigillati. E la già la polvere inizia a posarsi.
 

«I remember where we first kissed
How I didn't wanna leave your lips
And how I've never ever felt so high
La-da-da-da-da

Tell me how to get back to
Back to summer paradise with you
And I'll be there in a heartbeat
Oh-oh
I'll be there in a heartbeat
Oh-oh

I'll be there in a heartbeat»
[Summer Paradise-Simple Plan]




 

Dedicata a Lolla, la mia migliore amica –o qualcosa di molto simile. A lei, o meglio, con lei, perché l’abbiamo vissuta insieme quest’estate. Questa, molto più delle altre. Perché certe volte non posso sopportarla, ma alla fine le voglio un gran bene.
Dedicata a Jabba e a casa sua. E anche ai vasetti di Nutella che non abbiamo mai finito. A lei, che propone “pippe in compagnia” ogni giorno e alla fine siamo tutte donne. E finiamo sempre a parlare di amori che non sbocceranno mai, ma a cui ancora crediamo.
Dedicata a Ila, lei con la vista sedici noni, che è una stella cadente a mangiare. Che fa da radio in macchina, con la sua voce melodiosa e intonata e il suo perfetto inglese, mentre le orecchie di tutti chiedono pietà.
Dedicata a Fra, che senza la sua Essssse saremmo già morti di tristezza da molto tempo. Non te la prendere, che sssscivoli ssu una sssaponetta e ssschiatti. Ti vogliamo bene, anche quando fai l’incazzata e te ne vai. Tanto lo sappiamo che tornerai sempre.
Dedicata a Giorgia, che riesce a farsi stare tutti simpatici. A lei, che è la più buona fra tutti noi.
Dedicata a Yoyo, che è il mio amico e che sì, mi mancano un sacco i nostri discorsi alle due di notte sotto casa. Ti voglio bene ragazzo.
Dedicata a Lipra, l’ingenier Cane, l’uomo dalle mila mila moppole, che è diventato immortale per il troppo ridere. E sì, voglio bene anche a te.
Dedicata a Paolo, Sagne e Paco, che per il troppo bere hanno perso il fegato per strada.
Dedicata a Pizzu, che si è fumato pure il cervello e ride.
Dedicata a Andre e Samu, la coppia scoppiata. Basta un fischio e sono al tuo fianco.
Dedicata a Sara, che non leggerà mai sto papiro, ma è la mia compagna di Cirulla e manga. Tanto amore dolcezza.
Dedicata a Filippo, alla sua moto e ai suoi film. Soprattutto a quelli che non fanno dormire la notte.
Dedicata al “Gruppo Garden”, a Robi, a Mattia, a Andrea e a Luca, che festeggiano il mio compleanno a mezzanotte e cinquanta –sempre se qualcuno non si perde per i prati, che vogliono bene anche ai bimbominchia, che giocano con noi a calcetto e tentano di insegnarci biliardo –quando sono delle schiappe, che si pestano tutti per sport e non ti dicono nulla. Che partono e si portano via un pezzetto del tuo cuore.
Dedicata a Marta, la nostra candelina, a lei che mi capisce quando parlo di pallavolo, a lei che organizza partite tra “vecchi”, ma per la palla a spicchi si può, alla sua patente che aspettiamo con ansia.
Dedicata ai bambini che non sono più bambini, ma sono cresciuti sotto ai nostri occhi e sempre lo rimarranno.
Dedicata ad Ale e Nico, che sono i miei amici da una vita, da quando eravamo alti un metro e tanta voglia di crescere. A loro, a cui voglio tanto bene.
E dedicata a un po’ tutti gli altri, a Fede, a Caro e a Gio, a Giorgio, a Edo, a Fra, a Matteo, a Riccardo e Matteo Caivano, a Elisa e Arianna.
Dedicata a chi ha riso, pianto e vissuto con me, con noi, questa bellissima estate, un po’ strana e diversa, ma pur sempre splendida.

 

Tanto love Frabosa.
Tanto love Estate 2012.

 

   
 
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