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Autore: ChiaKairi    16/09/2012    4 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10. Perceptions
 

Le lacrime avevano iniziato a rigargli le guance, calde, rilassanti.
Piacevoli.
Minho stringeva a sé il corpo di Taemin, con tutta la forza che aveva, senza curarsi di nient’altro.
Era di nuovo quel ragazzino impaurito, ma ora poteva piangere. Poteva guardare avanti.
“Adesso lo sai anche tu. Adesso capisci chi sono veramente.”
“Sì hyung. Grazie.” Minho rise e sciolse l’abbraccio, con tenerezza. Si sentiva stremato ma leggero.
Leggero come non lo era mai stato. Anche le lacrime di Taemin avevano smesso di scorrere, ma i suoi occhi continuavano a brillare.
Dio, quanto sei bello.
“E adesso?”
“Combatteremo, e ce la metteremo tutta. Non ti lascerò andare, Taemin.” Più ripeteva quel nome, più se ne appropriava, come se potesse legare a sé la persona solo chiamandola per nome.
“Non voglio che tu debba soffrire ancora a causa mia.”
“E io non voglio che tu debba tornare da quel mostro.  Quello che ti è successo, non è giusto.”
“Nemmeno quello che è successo a te.”
“Infatti. Farò in modo che tu possa iniziare a vivere.”
“Voglio vivere con te.” Disse il ragazzino, di getto. Minho si ritrovò spiazzato ed esitò.
“Mi dispiace hyung, mi dispiace ma non so più come fare. Comincio a pensare che tu non provi lo stesso ma, non ce la faccio ad aspettare… potrebbe essere l’ultima occasione, capisci?” e mentre parlava, il viso di Taemin gli si avvicinava sempre di più.
Quelle labbra…
“Scusami Minho… io proprio devo…”
Troppo vicino, non c’era più tempo per parlare. Le dita sottili del più piccolo si strinsero fra i capelli sulla nuca di Minho ed entrambi chiusero gli occhi.
Un bacio. Un bacio vero.
Minho non poteva crederci.
La sensazione di calore, di completezza che provò nel baciare le labbra soffici di Taemin non l’aveva mai provata in tutta la sua vita, mai, con nessuna ragazza o con nessun’altro essere che potesse esistere su quel pianeta.
Era qualcosa di unico.
Si dimenticò perfino dell’emicrania, da tanto si sentì appagato nel sentire le labbra di Taemin muoversi contro le sue. E in un momento perse la testa.
Ne voglio di più, non te ne andare.
Con le mani lo trasse più vicino, ancora un po’, prendendolo per la vita. Poi si insinuò sotto la sua maglietta, e la schiena del più piccolo divenne subito calda, grazie alle sue carezze.
Non aveva più fiato. Dischiuse le labbra, solo per respirare un istante, ma Taemin si staccò.
“No, no…” lo riacciuffò subito per la nuca, e rieccole, quelle labbra. Vi soffiò dentro l’aria che aveva appena preso, in un lungo sospiro.
Il più piccolo si sciolse fra le sue braccia, Minho sentiva la pelle d’oca che gli increspava la schiena, mentre vi faceva scorrere le dita. La cosa lo fece sorridere.
E Taemin si staccò ancora.
Appena quella sensazione di morbidezza svanì, Minho ritornò a sentire il dolore alla testa. Si rese conto di avere ancora le mani sotto la maglietta di Taemin e avvampò. Le tolse di scatto.
Il più piccolo aveva il fiato grosso.
“Scusa, io…” Taemin scosse la testa. Aveva una mano sulle labbra.
Cazzo, ho perso il controllo.
“Finalmente.”esalò il ragazzo biondo. “Non sai da quanto volevo farlo.”
“D… davvero?”
“Ma tu sembravi non capire. Tante di quelle volte sono stato tentato di fare quello che ha fatto Kibum con Jonhyun. Avevo una paura folle che tu mi spingessi via e non volessi più vedermi.”
“Solo un pazzo ti spingerebbe via. Forse non ti rendi conto di quanto sei bello.”
“Io mi faccio schifo. E comunque tu sei più bello.” Taemin gli sfiorò uno zigomo. “Capelli neri e morbidi, occhi scuri… perfetta curva del naso… labbra piene… collo… spalle…” la mano di Taemin scendeva, leggera, quasi impercettibile. Ma Minho rabbrividì lo stesso. “pettorali… cuore.”
Lì il più piccolo si fermò e appoggiò la mano, con tutto il palmo e le dita bene aperte. “Questa è la parte che preferisco.” Minho non riuscì a trattenersi e lo baciò di nuovo, rapidamente. Taemin rise, sorpreso. “Chi ha un cuore così bello, me lo dici? Sempre gentile…” un altro bacio. “Sempre pronto per gli altri.”
“Basta, o non rispondo più di me.” Minho lo baciò ancora, mentre rideva.
Sei tu, quello meraviglioso.
Si guardarono e tornarono ad abbracciarsi.
“Se fosse grazie a tutto quello che ho passato fino ad ora che sono giunto a te, lo rivivrei cento volte e direi che ne è valsa la pena.”
Gli occhi di Minho si riempirono nuovamente di lacrime per la dolcezza di quelle parole. Lo strinse più forte.
“Ti starò vicino e insieme ce la faremo. Fosse l’ultima cosa che faccio.”
 
 
“Allora, chi vuole incominciare?”
Il tono di Jonghyun era allegro e pieno di energia.
“Meno male che c’è lui che tira su il morale a tutti.” Sussurro Taemin all’orecchio di Minho.
“Bah… crede che sia un gioco?”
No, non era un gioco. Era una cosa importante, forse una delle più importanti che Minho avesse mai fatto, e aveva davvero una brutta sensazione addosso: la paura di non esserne all’altezza. Ora avevano un piano, e lui e Jonghyun ne erano l’anello portante.
Tre giorni.
Avevano solo tre giorni di tempo, per imparare ciò che Taemin e Kibum avevano appreso durante praticamente tutta la loro vita. Dovevano mettere da parte le loro indecisioni, le loro convinzioni, le loro titubanze. Dovevano aprire le loro menti e capire. Capire come difendersi… e come proteggere i ragazzi che avevano al fianco. Quello, era l’unico modo.
Era una conclusione a cui erano giunti insieme, tutti e quattro. Poche parole erano state spese, erano stati più gli occhi a parlare. E alla fine, avevano deciso.
Da soli si è deboli, ma se le menti si uniscono… le sorti della partita possono cambiare radicalmente. Dopo che Taemin si era isolato, nella sua apprensione, e aveva tentato di combattere Onew da solo, avevano perso. Se invece avesse unito la sua coscienza a quella di Kibum, invece che perdersi in se stesso, forse avrebbero avuto più chance. E se alle loro due forti menti avessero dato il loro sostegno anche Jonghyun e Minho, allora c’era davvero la possibilità di batterli.
O almeno così speravano.
Era l’unico modo. L’unica speranza.
Taemin era stato il solo ad opporsi, ma le sue obiezioni erano presto state placate. Capiva anche lui che non avevano un piano alternativo, anche se questo comportava coinvolgere del tutto Jonghyun e Minho. Doveva solo imporsi di essere più forte, e sperare. Metterci tutto se stesso e sperare.
Per la sua vita.
Per Minho.
“Bene, iniziamo con un po’ di teoria.” Erano nel salotto dell’appartamento di Jonghyun e avevano fatto spazio, spingendo il tappeto, le sedie, il tavolino e il divano lungo le pareti e lasciando uno spiazzo nel mezzo. Jonghyun e Minho sedevano vicini, da una parte, a gambe incrociate, Taemin e Kibum gli stavano di fronte.
“Prima di tutto, è essenziale riuscire a sentire.” Spiegò Kibum. Taemin annuiva, serio. “Ora voglio che mi diciate cosa sentite attorno a voi. Prima Jonghyun.”
Il ragazzo spinse le labbra in avanti e si guardò intorno, concentrato.
“Mmm… il rumore delle macchine, e dei bambini per strada. Viene dalla finestra.” La indicò. “Poi ci sono gli uccellini che cantano e… qualche gabbiano. Oh, e poi la mia voce ovviamente.”
Kibum non disse nulla e passò la parola a Minho.
“Sento le stesse cose, e anche il vociare della gente, in strada. È come un fruscio, continuo. Confuso. E sento anche dei passi, al piano di sopra.”
“Ok, tutte cose giuste.” Disse Kibum. “Peccato che vi siate concentrati solo sul senso dell’udito. Il verbo ‘sentire’, non ha anche altri significati?” Jonghyun e Minho si guardarono. “Ad esempio, non sentite caldo?”
“Ah!”
“Certo…”
“Bene. Ora ditemi altre cose che ‘sentite’.”
“Il pavimento, liscio e fresco.” Rispose Jonghyun rapidamente.
“Qualche soffio di vento che entra dalla finestra e la canottiera attaccata alla pelle. E il sudore.” Minho si passò una mano sulla fronte.
“Esatto.” Rispose Kibum. “Ora chiudete gli occhi. C’è un’altra cosa che potete sentire. Voglio vedere se riuscite ad arrivarci da soli. Avanti, chiudi! Chiudi e non ti muovere, stai immobile. E senti.”
Minho e Jonghyun eseguirono, perplessi.
Le macchine… le voci… no, non era quello. Caldo.
“Respirate, e ascoltate…”
“Il cuore, che batte.” Sussurrò Minho, pochi istanti dopo.
“Va bene concentrarsi su se stessi, ma prova ad esplorare l’esterno. È qualcosa che non potete non notare.”
Minho.
Per un pelo il ragazzo non aprì gli occhi. Gli sembrava di aver sentito… eppure non era un suono.
No, che assurdità.
“E’ qualcosa che vi condiziona. Avanti ragazzi…”
Mi condiziona.
Non sarei così, se non ci fosse.
Forse… beh, era troppo ovvio, troppo scontato.
Jonghyun non parlava.
Aspetta, aspetta…
Niente rumori, niente sensazioni fisiche. Qualcosa di esterno.
Minho aprì gli occhi.
Non gli veniva in mente nient’altro.
“Io sento… sento Jonghyun accanto a me e so che voi mi state guardando.” Senza volerlo, incontrò gli occhi di Taemin e quello si illuminò di un bellissimo sorriso.
“Bravo hyung!” anche Kibum gli sorrise.
“Ma certo, è la vostra presenza, vero?” disse Jonghyun.
“Esatto, la parola giusta è proprio presenza.” Annuì Kibum. “Non è una cosa facile da capire. Siete stati bravi ad arrivarci subito. Bene, ora vi spiego. La presenza di una persona è qualcosa che si avverte d’istinto, quasi in automatico. Questa capacità di avvertire l’altro però, non è affatto istintuale, ma è una capacità della nostra mente. Si può affinarla fino a riuscire a riconoscere qualcuno senza vederlo, basta imparare a riconoscerne la mente, la coscienza. Ogni persona è così diversa, da questo punto di vista, che è impossibile sbagliarsi. Certi individui possono somigliarsi nel fisico, nel modo di parlare o di muoversi, ma vi assicuro che se voi riuscirete a percepirli con la mente, niente vi potrà più ingannare.”
Minho deglutì.
Ora arrivava il difficile.
Taemin si schiarì la voce e iniziò a parlare, come se recitasse a memoria un libro.
 
“Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa. Se sei intelligente, paziente, e magari anche un po’ fortunato, sarai in grado di sentire oltre il tintinnio.
 Quello che sentirai, saranno voci che si sussurrano l’una all’altra. Si zittiranno presto, ma con la pratica diventerà più facile captare e capire ciò che dicono. Allora sentirai cose del passato, cose presenti e cose future. Comunque, devi stare attento. Perché non esiste nulla, come una voce priva di corpo. E quando tu inizierai a notarle, loro inizieranno a notare te.”
 
Mentre Taemin parlava, le labbra di Kibum si muovevano insieme alle sue, sillabando quelle stesse parole. Minho e Jonghyun erano rimasti paralizzati, come se stessero ascoltando una melodia lontana che non lasciava scampo, se non quello di rimanere in silenzio e ascoltare.
“Questo è ciò che ci ripeteva sempre il maestro, ogni giorno, quando eravamo bambini.” Spiegò Taemin. “Ed è il modo più semplice per spiegare la questione della percezione delle varie menti. Perché in effetti, all’inizio è esattamente così.”
 
 
Inizieremo con degli esperimenti, per vedere quanto siete recettivi. In base a quello, poi proseguiremo.” Spiegò Kibum.
Si misero a coppie, Taemin con Minho e Jonghyun con Kibum.
Minho vide con la coda dell’occhio che i due ragazzi al suo fianco si sorridevano.
Guardò Taemin e non poté trattenersi dal sorridere nemmeno lui.
Il più piccolo gli mise una mano sugli occhi e glieli chiuse.
“Adesso concentrati.”
Facile a dirsi.
“Prova a vedere se mi senti.”
Pochi istanti e Minho, percepì qualcosa di familiare. Ricordando quella pressione, anche se stavolta era così lieve che non se ne sarebbe accorto, se non fosse stato lì ad aspettare, sobbalzò all’indietro.
“Ehi…” rise Taemin. “Sei troppo teso.” Minho si maledisse e borbottò un rapido ‘scusa’. “Prova a descrivere com’è la mia mente.” Lo guidò, dopo che ebbe richiuso gli occhi.
Minho questa volta si trattenne e lasciò che la coscienza di Taemin accarezzasse la sua. Trasse respiri profondi e si costrinse a non muoversi.
“E’ fresca. E leggera. Gentile.”
“Bene. Ora guarda. Però fai presto, perché non è piacevole avere qualcuno nella testa per troppo tempo.” Minho si agitò mentre combatteva per mantenere la concentrazione e non perdere il contatto con la mente di Taemin.
“Non… non so come fare.”
“Vieni più vicino. No, non con il corpo.”
Minho non sentiva più niente. Solo quel fresco che si avvicinava. Vi si gettò, d’istinto, e una serie di immagini e sensazioni esplosero sotto le sue palpebre.
Noia, noia. una profondissima noia. incertezza.
Rabbia.
Il viso di un uomo, di mezza età.
Allontanati… non mi toccare.
Poi un sorriso familiare, irruento.
Kibum.
Tanta dolcezza, tanto affetto.
Il nero, di nuovo, e il dolore.
Dolore ovunque, insopportabile, basta, voglio che smetta…
Freddo e mare. Il mare è terrificante.
Acqua ovunque, e non c’è più lui, non c’è nessuno, e i muscoli bruciano.
E poi… speranza.
E Choi Minho. E nient’altro.
Minho senti di nuovo premere sulla sua coscienza, con forza. Senza sapere cosa fare, spaventato, subito si ritrasse e tornò in sé, aprendo gli occhi.
Aveva le labbra aperte, in un’espressione incredula.
“Cazzo.”
Taemin lo fissava, il mento sul palmo di una mano, tranquillo. Gli occhi gli tornarono nocciola mentre Minho lo guardava.
“Allora? Com’è.”
“Tremendo.”
Taemin rise.
“Ho visto me stesso… da fuori. Cioè. Nei tuoi ricordi.”
“Sei bravo. Non hai un minimo di discrezione. Dovevi frugare così in là?” Minho inghiottì in silenzio. Non sapeva neanche lui cosa aveva fatto.
“Kibum, lui è molto recettivo.” Affermò Taemin voltandosi. Kibum, seduto alle sue spalle, aspettò qualche secondo a rispondere: era preso con Jonghyun, che aveva gli occhi chiusi e la fronte aggrottata.
“Bene, si vede che lo stare con te l’ha aiutato. Inconsapevolmente, ha già iniziato a sentire di più.”
“Come va Jonghyun-hyung?”
“Un caprone.”
“Yah!”
“E’ troppo concentrato su di sé e non sente. Ma lo farò svegliare io.”
“Yah…” Jonghyun abbassò lo sguardo, mesto. Kibum lo prese per il mento e gli diede un leggero bacio sulle labbra, mentre il ragazzo avvampava. Minho rise. Incontrò lo sguardo di Taemin e i due ripresero a fronteggiarsi, le ginocchia incrociate che si sfioravano.
“Adesso che mi hai sentito, mi riconoscerai. Proviamo a parlare ancora un po’ con la mente, così consolideremo il contatto. Poi invertiamo le coppie, e dovrai sentire anche Kibum. E poi Jonghyun. Questo sarà l’obiettivo di oggi: conoscerci e saperci percepire, anche a distanza.”
“Io già ti riconoscerei ad occhi bendati.” Sussurrò Minho. Taemin gli scoccò uno sguardo sorpreso. “Vediamo se capisci cosa sto provando adesso.”
“Accetto la sfida.” Sorrise Taemin, un sorriso che Minho non gli aveva mai visto: sicuro, audace.
In questo momento, vorrei solo baciarti.
 
Le ore passarono veloci e gli sfuggirono di mano, senza che nemmeno se ne accorgessero. Si dimenticarono addirittura di mangiare, mentre erano così persi l’uno nella mente dell’altro da dimenticare se stessi. Capire così nel profondo, poter scrutare fra le esperienze vissute, le paure e i desideri degli altri, era per Minho e Jonghyun un’esperienza indescrivibile.
Kibum e Taemin li bersagliarono di esercizi ed esperimenti, per testarli e per far sì che loro comprendessero come utilizzare la propria mente per mantenere il contatto e percepire l’altro.
Era stancante e devastante.
Il mal di testa cresceva di minuto in minuto, mentre si scambiavano e si esercitavano a respingere la pressione delle menti di Kibum e Taemin, o provavano a capire cosa volessero dirgli in quel momento.
“Dio, basta. Non ce la faccio più.” esalò improvvisamente Jonghyun, non appena Taemin era passato oltre le deboli difese mentali del ragazzo, prendendo il controllo su di lui per un secondo e neutralizzando i suoi sforzi.
Minho non lo sentì. I suoi occhi erano fissi in quelli sfrontati di Kibum, mentre tentava con tutte le sue forze di resistere. Gli sembrava di stare per essere schiacciato da un sasso.  Ringhiò.
La lama si avvicinava.
Si costrinse a respingerla, e ce la stava quasi facendo. Poi una gocciolina di sudore gli solleticò la schiena, Minho la notò, si distrasse e fu travolto.
Cadde all’indietro, con un brivido.
La lama si ritrasse subito, ma fece male comunque.
Imprecò.
Kibum gli si sdraiò sopra per un attimo, mostrandogli il suo sorriso pungente.
“Peccato!”
Si ritrasse e andò a parlottare con Taemin.
“Quei due ci uccideranno.” Gli disse Jonghyun.
“Allora? Riproviamo o stiamo qui a perdere tempo?” esclamò Minho, andando a prendere Kibum per un braccio e rimettendolo a sedere, mentre quello protestava, offeso.
Ce l’avrebbe fatta, ne andava del suo orgoglio.
 
Jonghyun e Kibum dormivano sul pavimento, il ragazzo biondo raggomitolato contro il petto dell’altro. Minho guardava i loro corpi muoversi al lento ritmo del loro respiro.
Era stanco. Era riuscito a evitare gli attacchi di Kibum una sola volta, ma il ragazzo sospettava che lui avesse ceduto per noia. Era sempre stato un tipo competitivo, e non si dava pace. Nemmeno Jonghyun aveva raggiunto risultati migliori, ma la cosa non lo rassicurava affatto. Lo rendeva ancora più agitato.
“Minho-hyung.” Il sussurro di Taemin. Si voltò su un fianco per guardarlo, nel buio del salotto, la finestra ancora aperta da cui filtrava l’aria fresca della sera. “Non preoccuparti. Avete già fatto tanto.”
“E se non fosse abbastanza?”
“Doveva andare così. Va bene lo stesso.”
“No Taemin, no. Devo riuscirci.”
Ma tre giorni sono così pochi… se avessimo solo un po’ più di tempo.
Taemin gli diede un buffetto sul petto.
“E ci riuscirai, te l’ho detto. Sei bravo, sei sveglio. Però devi dormire, o domani non sarai in forze.”
“Hai ragione. Devo riposare. Forse dovrei andare a fare una corsa, mi sento nervoso.” Temin gli mise un dito sulle labbra.
“Se vuoi, ti do una mano io ad addormentarti.” Sentendo il suo tocco, Minho sospirò e chiuse gli occhi.
Sì.
Sentì la mente di Taemin premere contro la sua e non si oppose. Inaspettatamente, fluì leggera e veloce, pervadendolo e lasciandolo in uno strano stato di dormiveglia. Sentì i muscoli distendersi.
Taemin.
Una leggera vibrazione, come un tocco di vento. Lo sentiva.
Voglio davvero farcela.
Lo so. Dormi adesso.
Dormire, dormire…
Mi devi aiutare.
Shh.
Minho provò a nuotare in quel mare di silenzio e tranquillità che lo stava avvolgendo, ma non aveva più la concentrazione né la determinazione per farlo. La stanchezza ebbe il sopravvento e si addormentò, mentre la coscienza di Taemin si ritirava silenziosamente.  
 
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Buongiorno a tutti e buona domenica! :)
Rieccomi con un nuovo capitolo. In banner potete ammirare i due diversi lati di Taemin, quello con gli occhi azzurri, legato alle sue capacità mentali, e quello dagli occhi nocciola che tutti conosciamo.
Bene, dal prossimo capitolo aspettatevi un po' di angst. Ma non disperate! In tutte le grandi avventure, bisogna soffrire per crescere. E' la vita, no?
Secondo voi come proseguiranno le cose? Fate i vostri ragionamenti. E ovviamente, ditemi come vi è sembrato il capitolo!
Grazie a tutti quelli che mi hanno commentato, vi prego continuate a leggere!
<3
Chiara

  
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