In una fattoria vivevano felici e be
pasciuti un bove e un
asino, entrambi erano stati presi dal contadino per svolgere i lavori
più
pesanti e faticosi.
Però, nonostante entrambi fossero trattati molto bene la
loro gratitudine nei
confronti del padrone non era per nulla paragonabile.
L’asino spostava grosse fascine di grano, sollevava sacchi e
sacchi di farina
senza lamentarsi, si trascinava dietro carretti pesantissimi di legname
insomma
faceva presto e bene il suo lavoro e alla sera, sfinito ma soddisfatto,
si
addormentava sereno.
Il bue invece era tutt’altro che laborioso, ogni giorno
trascorreva la sua
giornata senza muovere una zappa, sempre steso all’ombra a
sonnecchiare
svogliatamente perciò, quando arrivava la notte il bue non
riusciva a dormire e
continuava a muggire per la noia svegliando continuamente il fattore.
“Dovresti darti da fare” disse un giorno
l’asino al bue “Ormai sono trascorsi
molti giorni da quando il fattore ti ha ordinato di arare il campo e tu
non ha
neppure cominciato”
“Non mi infastidire” sbuffò infastidito
il bove “Non sono affari tuoi, quando
avrò voglia di arare lo farò!” concluse
in tono sgarbato.
Passarono altri giorni in cui il bue continuò con la sua
routine sfaticata
mentre l’asino lavorò più intensamente
del solito perché voleva finire le sue
incombenze prima che il tempo peggiorasse. Infatti un bel giorno
iniziò a
piovere violentemente e incessantemente. L’acqua
continuò a scendere per tre
giorni di fila e rese impossibile ogni lavoro all’aperto.
Quando il quarto giorno il contadino andò a controllare il
lavoro dei due
animali trovò tutta la legna impilata, tutte le balle di
fieno ordinate e tutta
la farina coperta per bene e asciutta. Molto soddisfatto
premiò l’asino con una
doppia razione di cibo e poi andò dal bue per controllare se
aveva svolto i
suoi compiti.
Quello che vide lo lasciò esterrefatto: il bove non aveva
arato i campi, così
tutto il grano del raccolto si era bagnato sotto la pioggia e era
marcito.
“Ingrato di un animale!” tuonò il
contadino furioso, “per colpa della tua
pigrizia il mio grano è andato completamente distrutto.
Questo inverno non
potrò sfamare la mia famiglia”
A nulla servirono le scuse del bue, il fattore prese una corda e lo
trascinò
fuori dalla stalla sentenziando: “Benissimo allora, visto che
per colpa tua non
ho più grano, vorrà dire che io e la mia famiglia
mangeremo te!”
L’asino rimase da solo nella stalla con la sua doppia razione
di biada e del
bue non ebbe più notizie.