Ma vabbè, venendo al capitolo, come al solito spero che vi piaccia! Commentate e ditemi cosa ne pensate ;)
Grazie a tutti per le vostre recensioni
Silvia
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Loki
-Sono
venuta a dirti che so cosa
sono i giganti di ghiaccio.-
I grandi occhi di Loki si fecero
stupiti, e un po' inermi. Come un bambino colto alla sprovvista, a
fare qualcosa che non deve.
Ma durò un attimo.
Poi si indurirono, ostili. -E
come avresti fatto a..-
-Non importa.- Tagliai corto.
-Quello che mi preme sapere è il senso.-
-Il senso?- Ripeté con fredda
educazione, mentre mi guardava.
-Sì.- Risposi, conciliante.
Feci qualche passo verso di lui. -Perché mi hai detto che
sei un
gigante di ghiaccio? E perché hai detto di chiamarti Loki?
Cosa vuoi
dire con questa metafora?-
I suoi occhi si illuminarono di
comprensione, e lui ridacchiò. -Dunque pensi che si tratti
di
questo? Di una metafora?-
-Cosa sennò?- Chiesi, un po'
confusa.
Staccò lo sguardo da me, e
prese a camminare avanti e indietro. -Tu hai visto degli alieni
invadere il tuo adorato pianeta, e hai visto tutta la tua razza
calpestata e ridotta in schiavitù. Ti è tanto
difficile pensare che
esista una popolazione che i tuoi avi hanno considerato divina?- Mi
guardò. -Ti sembra tanto improbabile?-
Sgranai gli occhi. -Mi stai
dicendo che.. Ho capito bene?-
-I tuoi antenati umani, vedendo
la magia e la forza della mia razza, l'hanno venerata per secoli come
divina e hanno trasmesso le loro conoscenze su di essa ai loro
figli.- Spiegò. -Da qui nascono tutte le vostre leggende, il
fatto
che tu sappia chi sia io e che tu conosca tutta la mia razza..- Smise
di camminare, i suoi occhi realizzarono qualcosa. -La mia
razza.-
Ripeté, amareggiato e indispettito dalle proprie parole.
-Quindi.. quindi tu sei Loki, il
dio dell'illusione.- Dissi.
Mi guardò, e scacciò il
pensiero di prima. -Sì.-
-E non sei un Asgardiano.- Feci
un passo verso di lui. -Almeno non di sangue.. Perché sei un
gigante
di ghiaccio.-
-Sì.- Disse di nuovo.
-Com'è possibile, se posso
chiedere?- Domandai.
Loki riprese a camminare. -Dopo
che il mio venerando padre ebbe mosso guerra ai
giganti di
ghiaccio e al loro re, Lafi, e dopo che li ebbe sterminati a
migliaia e sparso sangue ovunque, pensò bene di farsi venire
dei
rimorsi. Così, quando per puro caso trovò un
bambino fra la neve,
non lo lasciò a morire come avrebbe dovuto. No! Lo prese con
sé.
Sapeva che quel bambino era il figlio di Lafi, e il suo piano era
quello di farlo diventare re dei giganti di ghiaccio, così,
una
volta che il bambino sarebbe cresciuto, lui non avrebbe più
avuto
problemi da parte loro.-
Abbassai lo sguardo. Fissai
sconcertata il pavimento.
-Il suo piano naturalmente è
andato male.- Riprese Loki, acido. -Ho sempre percepito qualcosa di
storto nella mia presenza ad Asgard, ho sempre avuto la sensazione di
essere diverso dagli altri, ma non pensavo di essere di un'altra
razza.. Ma immagino che avrei dovuto capirlo. Questo spiega molte
cose. Come mai mio padre abbia sempre preferito Thor a me, come mai
io repellessi tutti a pelle, come mai il trono passò a Thor
e non a
me..-
-È terribile.- Mormorai, fra me
e me.
-Oh, non ne hai la minima idea.-
Replicò, canzonatorio. -Tu non sai come si ci sente a..-
Alzai lo sguardo. -No, hai
ragione, non lo so.- Lo interruppi. -Non so come ci si sente a
scoprire di essere un mostro odiato da tutti.. ma conosco il
disagio.- Dissi. -La sensazione di essere fuori luogo, come non a
casa propria.. La sensazione di assoluta estraneità.-
Loki si fermò, e mi guardò.
Colsi la domanda nei suoi occhi,
e alzai la voce. -Credevi di essere l'unico a provare certe cose,
vero? E scommetto che pensi anche che questa sia una prova
del fatto che non sei un vero Asgardiano. Ma onestamente credo che
tutti proviamo queste sensazioni, Loki! Chi più spesso, chi
meno.-
I suoi occhi divennero molto
meno ostili.. quasi mi ringraziassero della comprensione.
Poi Loki ridacchiò, fra sé e
sé. -Non ce lo vedo Thor a pensare simili cose.-
-Evidentemente tuo fratello ha
un carattere diverso dal tuo!- Sbottai. -Ecco, se tu fossi come Thor
adesso non avresti fatto esplodere nessuna città. Se tu
fossi come
Thor, una volta scoperto di essere un gigante di ghiaccio non avresti
avuto questi pensieri, ma saresti andato dritto da tuo padre a dirgli
di tutto, e avresti fatto passare mesi e mesi prima di concedergli il
tuo perdono!-
Questo sembrò metterlo in
contro piede. Mi guardò, come se quel pensiero gli si
presentasse
per la prima volta.
Poi disse: -Ti sfugge il fatto
principale. Io sono un gigante di ghiaccio, è la mia natura
distruggere, è ciò che piace a quelli della mia
razza.-
Ecco. A questo punto sentii il
sangue salirmi alle guance.
-La.. la tua natura, Loki?!-
Quasi urlai. -La tua natura? Non dare colpe che non
ha alla
natura! Se hai fatto quello che hai fatto è solo colpa tua!-
Lo
fissai con rancore. -Sì, io posso capire perché
lo hai fatto. Ma
non provare a dire che è la tua natura che ti ha spinto! Non
farlo..
Io non credo alla natura. Io credo alle persone.. e alle scelte.-
Un attimo dopo, quando mi
sbollii, vidi che le mie parole lo avevano profondamente turbato.
Sentii le mie gambe cedermi,
stanche, e io mi sedetti a terra. Appoggiai i gomiti alle ginocchia e
mi premetti le dita fra i capelli. -Hai ucciso tante persone per una
cosa così stupida..- Realizzai.
Si ritrasse, come se lo avessi
morso. -Ti sembra una cosa stupida?!-
-SI, MI SEMBRA!- Gridai. -E se
ne avessi parlato a qualcuno, la sembrerebbe anche a te. Ma tu non ne
hai parlato a nessuno, vero? Hai lasciato che il rancore e l'odio
crescessero dentro di te come piante velenose. Amplificate dai
pensieri che a mente lucida non avresti fatto, da paranoie che
persone non coinvolte non avrebbero avuto.- Lo guardai, sembrava
debole. -Loki, perché non ne hai parlato a nessuno?-
Si avvicinò a una sedia, e vi
si sedette. Evidentemente, non si sentiva più le gambe
neanche lui.
-Proprio non capisci?- Mi chiese. La sua voce mi colpì. -Non
ho mai
avuto persone con cui parlarne.-
Lo guardai.
Aveva distrutto la nostra città,
aveva ucciso tanta gente, ci aveva ridotti in schiavitù..
Eppure non
solo non lo odiavo, non solo provavo pietà nei suoi
confronti, ma
quando lo vidi così distrutto, così sincero,
provai dolore.
Non volevo che stesse così.
Mi alzai, mi avvicinai alla sua
sedia e mi accucciai lì davanti.
Gli presi la mano. -Se ti può
interessare, adesso hai me.- Dissi.
Mi sorrise.
-Vai avanti, Loki.- Lo esortai.
-Ti ascolto. Raccontami quello che vuoi.. La tua infanzia, Thor, tuo
padre, come mai ti sei accanito contro la Terra.. Quello che vuoi, ma
parla.-
I suoi occhi si allargarono solo
un attimo per lo stupore.
Poi Loki esplose, e io venni
travolta da tutto ciò che era chiuso dentro di lui.
Pensieri, fatti. Emozioni..
Thor lo batteva in tutto. Era
bello, regale.. Loki sapeva che Thor gli voleva bene, ma voleva
ferirlo, non poteva farne a meno. Gli aveva fatto così male,
per
tutta la sua vita! Se gli voleva tanto bene, perché non era
potuto
stare più attento a lui? Perché si era accorto
che erano fratelli
solo quando Loki era diventato un suo nemico?
E poi Thor era amato da tutti.
Aveva un gruppo di fedeli amici.. Sif, Hougun.. Loro odiavano Loki,
lo avevano sempre detestato.
Ma la cosa che gli faceva più
male, era l'amore. Thor era stato un po' di tempo
sulla Terra,
e aveva conosciuto un'umana. Come lo aveva cambiato! Le cose erano
peggiorate grazie a lei. Suo fratello era diventato perfetto, l'amore
lo aveva migliorato. Come se non gli avesse fatto abbastanza prima,
adesso era diventato veramente degno di un trono!
La cosa peggiore era che Loki
sapeva che per lui non ci sarebbe stato niente di simile. Suo
fratello, con tutti i suoi odiosi difetti, aveva avuto l'amore, lui
no. Come ogni cosa, del resto.
Le parlò del momento in cui
aveva capito di essere un gigante di ghiaccio, di quello che aveva
provato. Le disse di avere ucciso Lafi, il proprio vero padre.
Ma voleva dimostrare a suo padre
Odino che per lui avrebbe fatto questo e altro! Che era degno di
essere suo figlio, che non era un gigante di ghiaccio. Se solo lo
avesse capito! Ma gli aveva detto “No, Loki” .. e
lui si era
lasciato cadere.
Pensava di morire, forse avrebbe
preferito, ma poi aveva incontrato quegli alieni.
-Quando mi hanno proposto di
vendicarmi..- Disse, e i suoi occhi erano lontani -.. ho sentito
qualcosa che si riaccendeva in me. Se non potevo essere amato, per lo
meno sarei stato odiato. E così sono venuto qui, sulla
Terra, per
distruggerla.-
Gli avevo tenuto la mano per
tutto il tempo.
Era piacevolmente ruvida, e ogni
tanto fremeva.
-Ma è quello che vuoi?- Chiesi.
-Essere odiato?-
Loki mi guardò, e non seppe
rispondermi.
I suoi occhi mi rivelavano
grande sofferenza.
-Non lo so, Leah.- Era la prima
volta che mi chiamava per nome, suonava bene fra le sue labbra. -E
poi ormai..- sorrise fra sé e sé, amareggiato
-..ormai è tardi.-
-Non è mai tardi.-
Ribattei, con forza. -Certo, più tempo passa più
diventa difficile,
ma non è mai tardi.-
Scosse la testa, come a cercare
di rimuovere le mie parole e quella conversazione.
Ma io non avevo intenzione di
arrendermi.
-Ti ricordi quella ragazza,
uccisa assieme al suo bambino?- Chiesi.
Loki mi guardò, e la sua mano
fremette, di nuovo.
Gliela strinsi. -Ho visto la
disperazione nei tuoi occhi quando l'hai vista morta. Proprio non
capisco come possa non apparire la stessa disperazione al pensiero di
tutte le persone che hai fatto uccidere per la tua vendetta! No,
Loki, io non penso che tu sia un mostro, penso che tu sia una persona
ferita. Ma qui sono morte altre persone, oltre quella donna e il suo
bambino. Sono morti fratelli, padri, fedeli amici.. Anziane persone
che volevano terminare la propria vita al calduccio, e non fra le
macerie. Loki, quelli che per colpa tua sono morti sono veri,
avevano una vita, dei sentimenti. Come te, tuo padre, tuo fratello..
E anche chi non è morto, che destino ha avuto? Siamo tutti
schiavi.
Un giorno prima liberi, adesso sporchi, sudati, animali.
Ogni
giorno desideriamo la morte, almeno potremmo riposare in pace. Sai..
sai che molti schiavi, tra la prima e la terza settimana
quaggiù,
si sono suicidati? Abbiamo trovato i loro corpi appesi ad una fune..
Hai mai visto un uomo impiccato, Loki? Ti giuro che non me lo
scorderò mai.-
Sentivo la mia voce che iniziava
a farsi flebile, e un nodo in gola.
Ma impedivo alle lacrime di
sgorgare.
Loki mi guardava, esterrefatto.
Poi i suoi occhi si dilatarono, e io la vidi per la seconda volta.
Questa volta più intensa,
distruttiva, dolorosa..
Gli presi il volto tra le mani,
e gli scrutai gli occhi. -Eccoli qui.- Dissi, piano. -I tunnel per la
disperazione. È un bene che ci siano, ma non farti mai
travolgere
dalla disperazione, Loki, altrimenti morirai.-
I tunnel però non si chiusero
con le mie parole.
Rimasero lì, aperti. Un
corridoio che conduceva direttamente i suoi occhi al livello
più
profondo della sua sofferenza.
E la disperazione si avvicinava,
inesorabile.
Trovai un solo modo, per
richiudere i tunnel.
Mi tesi verso di lui e lo
baciai.
Le mie labbra aderirono
perfettamente alle sue, e con una lieve pressione gliele socchiusero.
Loki rimase immobile, sorpreso,
ma ero sicura che la disperazione fosse svanita dai suoi occhi.
Poi sentii una mano dietro la
schiena, e lui mi avvicinò a sé.
Rispose al bacio, di getto. A
metà fra la dolcezza e l'urgenza con cui un naufrago si
aggrappa ad
un salvagente.
Mi tirò su di sé, sulla sedia,
e mi baciò.
Io intanto passai una mano fra i
suoi capelli. Erano freschi, puliti..
La sua mano invece risalì fino
al mio collo, premendomi sempre di più contro di lui.
Sembrava
volere che io mi unissi a lui.
E continuammo a baciarci, come
se ci fossimo trovati dopo anni passati a cercarci.
Mi ricordo che, anche se può
sembrare stupido, mi sentii felice. Avrei voluto che continuasse in
eterno, avrei voluto restare così con lui per sempre.
Ma sapevo che non avevamo tutto
quel tempo.
Così chiusi le labbra, mi
ritirai lievemente.
Lui cercò di seguirmi – forse
perché anche lui avrebbe desiderato restare così
– ma io gli
presi di nuovo la testa fra le mani, e lo fermai.
Lo guardai. Eravamo vicinissimi.
-Io ti posso aiutare.- Gli
dissi.
Lui mi guardò, i suoi occhi
erano chiari, sinceri. Annuì.
Gli lasciai la testa e mi
ritirai ancora un poco.
Loki continuò ad osservarmi, ma
non sembrava più vedermi.
Tese una mano e mi accarezzò il
profilo del viso.
Lo lasciai fare, anche perché
le sue mani ruvide mi piacevano. Con un dito, mi accarezzò
l'attaccatura dei capelli appena sopra alle orecchie.
Poi mi chiese -È così,
l'amore?-
Sorrisi. Annuii. -Nulla di che,
hai visto?-