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Autore: Lilith82    16/09/2012    8 recensioni

Diciannovesimo giorno.
Quanti sono diciannove giorni?
Non lo so.
Sembrava fosse venuto a mancare persino il tempo in quei giorni.
Di sicuro dopo diciannove giorni non c’era più Renesmee, ormai.
Né Nessie, né la signora Black.
Tutto ciò che sapevo di me, tutto ciò che avevo saputo di me fino a meno di venti giorni prima, si era...
Non cancellato ma...
Staccato!
Allontanato, sospeso...
Sospeso in un limbo.
Come me!
Come il mio cuore...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Intact world'
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Come promesso...
Nonostante i miei figli non abbiamo ancora capito il significato di riposino pomeridiano -cosìlamammapuòaggiornarelasuastoriasuEfp-.... =_=
IM è il seguito di Imprinting, che è a sua volta il mio seguito di Breaking Dawn. 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=725030
Chi volessse cominciare a leggere da qui sappia che abbiamo lasciato Jacob e Nessie ufficialmente fidanzati e pronti a lasciarsi alle spalle la di lei breve liason con Nahuel, come leggerete la storia riprende circa tre settimane dopo il matrimonio, aprendosi su uno scenario del tutto inaspettato.
La tanto attesa cerimonia con conseguente luna di miele verranno narrati in seguito con ampi flashback. 
Ho a lungo riflettuto sulla questione rating e spero di poter tenere l'arancione alleggerendo un po' i capitoli più intensi della Honeymoon e postandone alcuni a parte in una raccolta di extra a rating rosso... contente?! ;-)
vi lascio il link di First Time, il mio missing moment di BD su Isola Esme...

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1200929&i=1
E vi auguro Buona Lettura ^_____^
per chi volesse uno spoiler sul primo capitolo, questo è il mio gruppo su Fb

http://www.facebook.com/groups/281106931902704/
Poiché Domenica 30 sarà un giorno piuttosto intenso per me, ci si rilegge sabato 29 ;-)
baciotti
Lilla <3



 

PROLOGO: INVINCIBILE

http://www.youtube.com/watch?v=D_5V8We3hgg

 

Diciannovesimo giorno.

Diciannovesimo tramonto...

Spesso, in quei giorni di prigionia, avevo temuto di non avere un altro tramonto.

Spesso avevo pensato di stare ammirando il mio ultimo tramonto.

Invece... ancora una volta, un’altra sfera infuocata si stava abbassando verso ovest, nell’intrico dei rami degli altissimi alberi, un’altra volta i suoi raggi fendevano perpendicolari le grate dell’unica piccola finestra, di nuovo centravano in pieno il mio viso, facendomi gocciolare, costringendomi a chiudere gli occhi e a ringhiare, prigioniera di catene che non riuscivo a spezzare, vittima di un ricatto ignobile, ignobile e inaggirabile...

 

Diciannovesimo giorno.

Quanti sono diciannove giorni?

Non lo so.

Sembrava fosse venuto a mancare persino il tempo in quei giorni.

Di sicuro dopo diciannove giorni non c’era più Renesmee, ormai.

Né Nessie, né la signora Black.

Tutto ciò che sapevo di me, tutto ciò che avevo saputo di me fino a meno di venti giorni prima, si era...

Non cancellato ma...

Staccato! 

Allontanato, sospeso...

Sospeso in un limbo.

Come me!

Come il mio cuore...

 

Forse a causa di un meccanismo di protezione.

Forse per poter sostenere le vessazioni e le privazioni del corpo.

Forse per parare i colpi inferti all’anima... sempre più numerosi e sempre più potenti...

Una dopo l’altra le lance s’erano infisse nel mio petto... inerme...

Forse per conservare l’ultimo brandello di lucidità, forse... per preservare quel minuscolo spazio, nella mia mente, dove potessi nascondere ancora... la speranza...

 

Forse per questo non avvertivo lo scorrere del tempo, pur continuando a misurarlo.

Forse per questo non piangevo più e urlavo solo di rado... e solo contro di lui...

Forse per questo quasi più non mi voltavo verso il ragazzo di fianco a me, pure lui incatenato e debilitato.

Forse per non incrociare di nuovo lo sguardo piegato... sconfitto... 

Forse per non vederlo più pregare per il mio perdono, il mio perdono per nessuna colpa... per nessuna sua colpa...

O forse perché nel fondo di quei fondi color tek s’era accesa, da qualche giorno, una piccola fiamma, piccola... ma pungente e ostinata... era la spina della delusione... delusione ed amarezza...

Perché, in qualche nascosto e rigettato anfratto di sé, Nahuel aveva sperato.

E aveva sperato che il ricatto non mi sembrasse così orribile.

Aveva sperato che decidessi, infine, di tirar fuori quell’amore che non avevo mai saputo né potuto cancellare.

 

Ma, nonostante tutto, nonostante tutto quello che lui ci aveva fatto passare, nonostante tutto quello che lui ci aveva fatto vedere, non avevo ceduto né avevo mai pensato di farlo davvero, mai! 

... fino a ieri...

Fino quando non avevo dovuto osservare il proprietario del mio cuore -l’unico proprietario del mio cuore-  prenderlo fra le mani... il cuore... il mio... calpestarlo e darlo in pasto ai cani.

Per vendicarsi, forse...

Per vendicarsi di me! di noi! E di se stesso...

“AAAHHH” gridai forte.

Straziata dalla spada più grossa, dalla lama più affilata, dal dolore che, di certo, mi avrebbe uccisa.

E l’avrebbe fatto presto!

 

Il grande pappagallo dorato gracchiò, infilandosi nella nostra cella attraverso le sbarre.

Dispiegando le grandi ali color oro e smeraldo, planò e venne a beccarmi sulla testa.

Mi divincolai ma le catene si strinsero tenaci attorno ai miei polsi, sfregandoli con la loro superficie irregolare e facendoli sanguinare, facendoli sanguinare di più...

“Renesmee” provò Nahuel.

Ma non poteva fare niente!
Lui non poteva superare l’ostacolo delle catene, lui non poteva fermare il lento stillicidio del suo petto, dove il piccolo frammento di rubino scavava la sua cicatrice... la sua, sempre più profonda, cicatrice...

“Lascia che lui ti curi” la voce, di nuovo...

“NO!” strillai.

Lui non può fare niente, niente...

“Ma tu sì, Renesmee! Tu puoi salvarli tutti...” sibilò.

E la sua immagine comparve davanti a me.

“Mamma...”
La mia meravigliosa e stupenda madre, ancora immobile, ancora muta, ancora sdraiata, lì sul suo piccolo giaciglio, chissà dove, nella foresta.

E lui! Lui ancora chino su di lei.

Straziato, eroso, consumato dal dolore... come e più di me!

“Solo tu puoi salvarli” ripeté.

“Piantala! Piantala! Piantala!” singhiozzai.

Aveva riaperto la falla.

Il mio cuore non aveva retto e la diga s’era crepata, riversando a valle fiumi di lacrime e di urla, di urla e di dolore...

 

Molte ore più tardi, nel pieno della notte, m’accasciai, stremata, contro il muro di pietra.

Seth uggiolò dalla sua gabbia, come a volermi consolare.

Il mio povero Seth... sempre al mio fianco e, per questo, intrappolato e torturato.

Che gli avrebbe fatto? Che altro gli avrebbe fatto?! pensai guardandolo.

Il grande muso poggiato al pavimento, la lingua penzoloni, per il caldo.

Il caldo... il caldo che non ci dava tregua, né di giorno, né di notte.

Il caldo umido... appiccicoso...

Il caldo afoso.

Il caldo che ti sveglia quando non è ancora mattino, affannata, annaspante, già senz’aria.

E, di notte, non c’era solo il caldo. 

Di notte c’erano gli insetti -miriadi d’insetti- pronti ad uscire indisturbati e a farsi strada su di noi. Miriadi d’insetti alla ricerca di cibo... o di sangue...

Un piccolo serpente color ocra sgusciò fuori dal muro e venne ad arrotolarsi sul mio polpaccio.

Per un secondo, parve fissarmi.

Non puoi darmi più veleno di quanto me ne abbia già dato lui, pensai.

Sospirai con la testa e la schiena premute contro il muro.

Ero esausta!

Il sonno mi colse quasi subito.

 

“Renesmee” 

La sua voce! Il suo coro di campane!
“Mamma!” 

La mia mamma!
“Dove sei, mamma?”

Ero al buio, da sola e al buio!

“Ce la puoi fare, amore mio”

“Mamma...”

“Puoi farcela!”

“No, non posso...”

“Sì, tesoro”

“NO! Lui è troppo... è troppo potente! Non riesco a usare i miei poteri, io... Non si fa nemmeno vedere!”

Lui è nella tua mente, piccola mia”

“Mamma... lui... lui è invincibile!”

“E’ tutto nella tua mente, Renesmee!”

“Mamma... e tu? E papà? E Ja...” la mia gola rifiutava di lasciar uscire quel nome!
“Ce la farai, bambina”

 bambina

E poi una mano, una piccola mano fredda sulla guancia.

E il profumo... il suo profumo...

“Ricordati, Renesmee, niente è come sembra”

“Mamma...”

Nel momento in cui sollevai il capo per ammirare il suo viso, sentii il morso del serpente.

“Lasciami!” strillai scrollandolo dalla mia gamba.

“AH AH AH” la risata, la sua sadica, spaventosa risata!

“Cosa vuoi da me?!” urlai.

“Lo sai cosa voglio” rispose suadente.

“Fatti vedere! Se è quello che vuoi, fatti almeno vedere...” implorai ma non funzionò.

Strizzai gli occhi e, senza motivo apparente, mi concentrai.

Niente è come sembra...

“Fatti vedere!” dissi decisa.

Niente...

“IO TI ORDINO DI FARTI VEDERE!”

D’un tratto la foresta parve ammutolirsi, gli uccelli tacquero e gli insetti si precipitarono nel muro.

Nel silenzio assoluto rimbombò l’eco di passi, regolari, sicuri, eleganti.

La serratura del cancello scattò senza esser stata toccata.

Deglutii e me lo ritrovai davanti.

Joham

  
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