Scena Sesta: V Atto.
Mi
rimbombano nelle orecchie le sue parole.
Fanno
proprio male e ha anche ragione.
Non
è lui quello da biasimare. Certo che no. Però...
<<
Ehi, qualcosa non va? >>
Guardo
Nicola e nego, fingendo.
<<
Sembri piuttosto abbattuta. Problemi a scuola? >>
Ad
un certo punto sento un gridolino compiaciuto alle mie spalle e mi giro a
guardare Sam, appiccicata a Domenico, che sta deliberatamente pomiciando e una
specie di macchia rossa, le risalta sul collo.
<<
Non mi dire che... >>
Annuisco.
<< Oh si... >>
Sam
scuote la testa fulminando Domenico che sorride sornione, rimettendo il collo
del maglioncino a posto.
<<
Ops! >>
Mormora
il diretto interessato, con una faccia addolcita e innocente.
Sorrido
ritornando a guardare avanti.
<<
Davvero, Elisa... stai bene? >>
Sospira
Nicola, portando la sua mano sulla mia guancia in una carezza leggera. Il
semaforo è rosso.
<<
Non ho nulla. >>
Ribatto
convinta e la macchina riparte, lentamente a causa del traffico.
<<
Oggi mangi da noi, ti va? >>
Sorpresa
dalla proposta di Domenico annuisco e guardo Sam annuire di rimando allo
specchietto.
<<
Ok, perché no? >>
Abbozzo
un sorriso e torno a guardare la strada, mentre ogni tanto guardo Nicola di sottecchi.
Una
lampadina si accende nella mia testa.
<<
Tu stai bene? >>
Sembra
riprendersi dall’espressione corrucciata di prima.
<<
Emh, si? >>
Inarco
un sopracciglio.
<<
Equivaleva ad un forse quel tono? >>
<
Incrocio
le braccia al petto e ritorno al mio silenzio anche quando arrivo davanti alla
mia palazzina.
Chissà
come mai, mi accendo di entusiasmo e salgo le scale come una bambina a cui
hanno regalato la cosa più bella del mondo.
<<
Rallenta! >>
<<
Dove vai?! >>
Rallento
il passo e aspetto Sam che a un’espressione talmente allegra e divertita da
farmi ridere.
<<
Nicola non ti preoccupare per lei! >>
In
fermento apro la porta di casa mia e afferro la foto in cui ci sono anche i
miei genitori.
Digrigno
i denti infastidita e la rimetto al posto.
<<
Tutto be- >>
<<
No. Ho litigato pesantemente con Davide e ho un dubbio asfissiante in testa.
>>
La
mia migliore amica si prende le lebbra a
morsi, come se sapesse... anzi, lei sa!
<<
Ovvero? >>
Chiede
con un filo di voce e io assottiglio gli occhi.
<<
Quando mi sono messa con Nicola? In fondo, sono passati già più di sei mesi
dall’incidente, eppure non ho avuto modo di festeggiare nemmeno il sesto mese.
Non è strano? >>
La
mia amica cade sulle ginocchia stringendosi il corpo e spalanco gli occhi a
quella reazione.
<<
Ehi! >>
Mi
siedo accanto a lei, mentre si mette le mani davanti al viso con fare ferito.
Quando cerco di toglierle le mani dal viso le scuote la testa allontanando la
mano.
<<
S-sam, non volevo... I-io... >>
<<
Non è colpa tua. >>
Toglie
le mani dal viso e mi guarda convinta prima di rimettersi in piedi e afferrarmi
il polso con una presa salda.
<<
E-e-ehi! Mi fai male! >>
Bercio,
cercando di liberarmi, mentre lei afferra le chiavi e richiude la porta.
<<
Nicola! >>
Urla
dalla tromba delle scale, facendomi irrigidire di colpo, mentre più porte si
aprono all’unisono da dove capitolano le teste degli altri inquilini del
palazzo.
<<
Cosa?! >>
Urla
di rimando il diretto interessato con una punta di preoccupazione nella voce.
Come
una furia la mia migliore amica mi trascina dalle scale, con il rischio di
cadere a causa della velocità.
Sono
costretta a stare in silenzio, mentre sento i capelli ricadermi in avanti. Devo
tenere gli occhi fissi sulle scale per non cadere e la mano libera chiusa a
pugno per tenermi in equilibrio.
Sembra
una discesa lunghissima, più della salita e sono sicura di cadere sugli ultimi
gradini, se Sam non mi avesse presa al volo.
<<
Elisa! >>
Chiama
Domenico mentre Nicola è impietrito davanti a Sam, che ha ancora
quell’espressione.
<<
Dille tutto, ora! >>
Urla
Sam e io sgrano gli occhi, guardandola dal basso della mia posizione stretta a
lei.
<<
Cosa dovrebbe..? >>
Socchiudo
le labbra e mi allontano da Sam finendo a terra.
<<
Elisa! >>
Chiamano
in coro.
<<
BASTA! >>
Urlo
stringendomi le ginocchia al petto, mentre non riesco a fermare le lacrime.
<<
Cosa dovete dirmi? >>
Sussurro
smorzata da un improvviso dolore alla testa.
Sam,
come indemoniata, si scaglia su Nicola che non si muove, accettando il pugno in
pieno viso.
Domenico
non muove un dito per aiutare il fratello, ripetutamente colpito in volto dalla
furia rossa della mia amica, dirigendosi da me con un’aria affranta e
dispiaciuta.
Lo
vedo prendere il mio telefono dalla tasca del jeans e cercare un numero, prima
di avvicinarlo all’orecchio.
Sta
chiamando qualcuno.
Gli
sento dire solo di venirmi a prendere il prima possibile e vedo gli occhi
sempre brillanti e divertiti di Domenico, divenire più cupi e dannatamente
seri.
<<
Ci è sfuggita la situazione dalle mani. >>
Sento
poi e chiude la chiamata, restituendomi il telefonino con un sorriso smorzato
in viso.
<<
Vado a fermare Sam. Sta calma. Ok? >>
Annuisco
cercando di fermare il fremito del mio corpo.
Ho
male alla testa e devo fare qualcosa per calmare Sam. Mi alzo a fatica in piedi
e cammino per dividere Sam da Nicola, evitando le braccia di Domenico che la
trattengono per le spalle.
<<
Fermatevi. Subito. >>
Sospiro
di sollievo e vedo il pugno chiuso di Sam fermarsi a mezz’aria.
Riconoscerei
fra mille quella voce.
<<
Davide! >>
Gemo
e mi butto sul suo petto venendo stretta in modo protettivo.
<<
Ora andiamo via, mh? – sussurra –
Sam, che stavi facendo?! >>
La
rimprovera e lei sbuffa, colpendo per l’ultima volta il viso di Nicola.
<<
Lo picchiavo, non si vede? >>
Risponde
acida e sbarro gli occhi alla sua espressione così iraconda. Perché?!
<<
Si può sapere il perché? >>
Chiede
Davide, carezzandomi la guancia con il dorso della mano.
<<
Era solo stressata per una vecchia discussione, vero, ragazzi? >>
Si
intromette Domenico, sorridendo gentile, mentre i suoi occhi tradiscono un
comando sottointeso.
Davide
vi fa caso, ma mi prende in braccio come la mattina, facendo finta di nulla.
Sentendo
il suo cuore implodere, il suo profumo corretto con quello del tabacco, calmarmi
lentamente.