a)
Sono tornata perché questa raccolta
mi ha dato molte più soddisfazioni di quel che mi aspettavo, e per questo
ringrazio di tutto cuore le fantastiche persone che hanno recensito e
apprezzato gli scorsi capitoli
b)
Stasera stavo cercando qualche
immagine di Jason per fare un paio di icon, quando mi sono re-imbattuta in quel
panel pescato da Red Hood and the Outlaws, su quella sera passata con Bruce
davanti alla televisione per chè Jay stava troppo male per uscire di pattuglia.
Da lì è nato tutto.
c)
Dick e Tim sono degli adorabili
fratelli un po’ scemotti <3 Damian non compare, ma prima poi realizzerò
qualcosa con tutti e quattro XD
d)
Il titolo è una bastardata, perché fa
orribilmente a A death in the family. Poor Jay.
Questioni di famiglia
-Tim?-
L’interpellato,
colto alla sprovvista, sobbalza vistosamente, rischiando d’incespicare e di
finire contro la porta che dà sull’austero salotto. Timothy riesce a fermarsi
appena in tempo, voltandosi subito verso il nuovo arrivato. Dick sbadiglia,
insonnolito, facendosi più vicino.
-Non
dovresti essere a letto?-
Tim
arrossisce, sentendosi colto sul fatto. Suo… fratello ha la dannata abilità di
farlo sentire sempre un tenero pupetto bisognoso d’affetto, e la cosa, seppur
non sgradita, comincia ad essere imbarazzante. Si stringe nelle spalle, a
disagio.
-È che…-
Incapace di
trovare le parole per spiegarsi, con un cenno del capo invoglia l’altro a porre
la sua attenzione alla stanza. Tra i divani perfettamente rassettati e
impeccabili, proprio su quello centrale, antistante la grande televisione, è
accasciata scomposta la cupa figura di Jason, l’elmetto da Red Hood rotolato
per terra che li fissa severamente, un braccio abbandonato che sfiora il pavimento,
gli abiti inzaccherati, placidamente scivolato in un sonno profondo e senza
sogni.
-Stasera
Bruce è andato fuori senza Damian- mormora Tim, quasi con tono di scusa per il
suo bizzarro comportamento –Potrebbe essere ferito- continua, un poco
preoccupato all’idea.
Dick
sorride, scuotendogli affettuosamente una spalla.
-Se fosse
ferito, Alfred se ne sarebbe già preso cura. È più probabile che sia arrivato
sulle sue gambe e che non abbia voluto un letto- conclude, sospirando al
ricordo della maledetta cocciutaggine di quel disgraziato del suo fratellino.
Restano in
silenzio per qualche lungo minuto, lì nel corridoio, affacciati con aria
curiosa ad osservare il lento e regolare respirare di Jason, quasi che quella
inattesa manifestazione d’inermità sia una sorta di miracolo, un dono prezioso
di cui fare tesoro. Poi, sempre in un sussurro, Dick rompe il silenzio.
-In camera
mia c’è una coperta, sulla sedia. Vai un secondo a prenderla, così evitiamo che
questo scemo si congeli nel sonno-
Tim annuisce,
e s’invola verso le scale, un sorriso solare sulle labbra che non riesce a
cancellare nemmeno quando, insieme a Dick, drappeggiano il morbido plaid
attorno al loro fratello, cercando di coprirlo il più possibile senza far
rumore.
Ama quei
momenti, in cui anche la loro sembra davvero una famiglia.