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Autore: _fedss    16/09/2012    21 recensioni
Sono passati cinque anni da quel giorno.
Cinque anni dalla fine di quell'incubo e dall'inizio del grande dolore.
Cinque anni e Richard Castle ancora non riesce a darsi pace.
Continui incubi e tormenti popolano le sue notti.
Si sente seguito, spiato.
Ma non da poi tanta importanza ai suoi timori.
Ormai la donna che ama non c'è più.
E se non fosse così?
Se l'incubo non fosse ancora finito?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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You run away, cause I am not what you found.

 
 
 
«Eccomi nonna, sono venuta il prima possibile.»
 
Alexis Castle entra nel loft di suo padre e ciò che trova ad attenderla è quasi inquietante. Un silenzio di tomba regna sovrano per la casa. Sua nonna, il suo fratellino e Melanie sono seduti sul divano. Le due donne guardano per terra, tenendo congiunte le mani davanti a loro come in segno di preghiera. Il piccolo stringe il cuscino a forma di distintivo con lo sguardo confuso. Non sa cosa sta succedendo.
 
«Roy James, perché non vai a giocare in camera tua?» gli chiede la nonna teneramente, accarezzandogli i capelli.
 
Il bambino annuisce e, rimanendo in silenzio, sale le scale dirigendosi nella sua cameretta. Voleva parlare con il papà, ma lui si è chiuso nello studio e non vuole uscire.
 
 
«Nonna, cosa sta succedendo?» chiede Alexis allarmata, appoggiando la borsa sul bancone della cucina e rimanendo in piedi al centro del salone. «Dov’è papà?» Sposta lo sguardo su Melanie che piange. Non se ne era accorta fino ad adesso.
 
«Siediti Al, dobbiamo dirti una cosa.» Attende che la nipote si siede sulla poltrona davanti a lei, cerca le parole giuste da usare ed inizia a spiegarle. «Ti ricordi quando pochi mesi fa hanno dato la notizia della morte del sindaco? Beh, non è morto realmente. È in galera, accusato di corruzione, sottrazione indebita e frode, di innumerevoli omicidi e tentati omicidi…» prende una pausa solo per fare un respiro profondo. «E’ accusato dell’omicidio di Johanna Beckett!»
 
Alexis sbianca, si porta una mano davanti alla bocca. Non capisce dove la nonna voglia arrivare. Chi ha finalmente catturato il temuto drago? Quell’indagine era stata chiusa da tempo, chi può essere stato?
 
«Quindi…» riesce finalmente a dire, «quindi anche d-dell’omicidio di… di Kate?»
 
«No!» Alexis sobbalza quando il padre esce dal suo studio sbattendo la porta ed urlando. «Non è stato accusato dell’omicidio di Beckett, perché lei non è morta!»
 
«C- cosa?»
 
«Esatto, ho avuto la stessa reazione anche io! Bello scherzetto, è? Esatto, Kate Beckett non è morta! Ha preferito fingere di morire per catturare il drago piuttosto che rimanere con la sua famiglia!» Sta delirando. Continua ad urlare puntando un dito contro sua madre, quasi fosse colpa sua. Ce l’ha con lei perché non glielo ha detto. Ce l’ha con tutti perché il mondo è stato ingiusto.
 
«Richard ti prego, abbassa la voce… così sentirà anche Roy!» lo prova a calmare Martha. Melanie intanto rimane in silenzio, ha smesso di piangere, si guarda le mani. È preoccupata.
 
«Te ne preoccupi solo adesso, mamma? Cosa gli dirò quando Kate lo vorrà vedere, è? Come gli spiegherò che sua mamma non è morta e che sua nonna sapeva tutto ma non l’ha mai detto?»
 
«Sapevi tutto?» le chiede Alexis sconcertata. Martha annuisce.
 
«Richard, dannazione! Non potevo dirvelo o tutto ciò per cui Kate aveva lottato in cinque anni sarebbe stato inutile! L’ha fatto per tutti noi! Come fai a non capirlo? Il drago aveva minacciato di ucciderci tutti, Roy James compreso! Non si sarebbe fatto scrupoli!»
 
«Questo… questo Kate non me l’ha detto» la interrompe Rick, abbassando finalmente il tono della voce.
 
«Oh certo che no! Conoscendoti, l’avrai aggredita come fosse una ladra! Gli avrai sputato addosso tanto di quella rabbia e di quelle cattiverie che Dio nemmeno sa come ti possano essere uscite! Ti conosco Richard, non le avrai dato nemmeno la possibilità di spiegare. Sbaglio, forse?»
 
«No, non sbagli» ammette con un filo di voce scuotendo la testa. «Ma questo non mi fa passare dalla parte del torto, ha fatto una cosa gravissima!»
 
Rientra nel suo ufficio, richiude con forza la porta dietro di se e si va a sedere sulla sua poltrona. Prende in mano la cornice poggiata sulla scrivania e si ferma a fissarla. Ci sono lui e Roy James, il piccolo addormentato sul petto del padre e, lui, con la testa appoggiata su quella del figlio. Accarezza la figura del bambino ed inizia a piangere. Perché… perché non le era bastato rimanere con loro? L’assassino di sua madre era davvero più importante della sua famiglia? O… oppure era vero. Aveva ricevuto una minaccia e non aveva potuto fare altrimenti.
 
Però questo non cambiava le cose. Avrebbe potuto avvertirlo. Avrebbe potuto coinvolgerlo.
 
 
 
«Kate, per l’amor del cielo! Calmati!»
 
Lanie Parish urla contro la detective Beckett passandogli l’ennesimo bicchiere d’acqua. È da più di un’ora che continua a piangere disperatamente. Kate si asciuga il naso con un fazzoletto ma non riesce a fermare le lacrime.
 
«Non ci riesco Lanie, non ci riesco» singhiozza.
 
«Ti prego, Kate! Magari l’ha presa male solo in un primo momento… magari adesso si calma e riuscirete a chiarire… anzi, ne sono sicura!» afferma convinta.
 
«Si sta per sposare! Sta per rifarsi una vita e io non ne potrò fare parte… si sta per sposare con una donna che non sono io e… fa male, Lanie. Fa tanto male!» scuote la testa continuando a piangere e l’amica corre ad abbracciarla. È contenta che sia tornata ma vederla così fa stare male anche lei.
 
Non ce l’ha con Kate. Non è arrabbiata con lei. Ha capito subito che se ha preso quella decisione ci doveva essere una buona ragione. Non reputa il suo gesto sbagliato, anzi. L’ammira. Anche lei.
 
«Perché non provi a riparlargli? Perché non vai a casa sua?» le consiglia.
 
«Mi odia, non mi lascerebbe neanche entrare…»
 
«Almeno provaci, Kate… meglio che rimanere qui e finirmi la scorta di fazzolettini, no?» Finalmente un sorriso compare sul volto della poliziotta.
 
«Senti Katie, forse ti ha urlato contro, ti ha detto delle brutte parole… ma devi capirlo. Non è stato facile per lui, e tu lo sai. Dopo Alexis, sperava di non dover più crescere un figlio da solo ma così non è stato… i primi ricordi che Roy ha di suo padre sono con una bottiglia! Ma ti ama, Kate… ti ama ancora tanto.. ed è questo ciò che più lo spaventa.»
 
«Si penso… penso che tu abbia ragione» le dice sorridendo finalmente. Si asciuga il viso un’ultima volta prima di afferrare la giacca e la borsa. Si riavvicina all’amica e l’abbraccia forte.
 
«Grazie Lanie, grazie di tutto!»
 
«Figurati Kate, ti voglio bene! E adesso va da Richard Castle e portaci indietro lo scrittore che tutti rivogliamo!» le da una pacca amichevole sul sedere e le apre la porta di casa sua. Quando Beckett esce, si siede sul divano sfinita. Inizia a pregare.
 
 
 
Martha ha portato Roy James a fare una passeggiata. Alexis e Melanie sono uscite insieme, per sbrigare delle commissioni. Rick è solo a casa e non si è mai sentito più stanco di così. O forse sì, quando la sua fidanzata ha finto di essere morta ma, adesso che la sa viva, si sente ancora peggio. Si sente preso in giro.
 
Sfiora tutte le copertine di ogni suo libro che trova in libreria. Fino a soffermarsi su uno in particolare. Heat Wave. È passato così tanto tempo dall’inizio della collaborazione col distretto… un po’ gli manca il vecchio rapporto che aveva con la detective. Ma solo un po’, perché adesso c’è Roy.
 
Sta per prendere l’ultimo libro della saga Heat quando qualcuno bussa al campanello. Spera con tutto il cuore sia il figlio perché ha una gran voglia di stringerlo a se. Corre verso la porta di casa e la apre sorridendo ma, quando vede chi è l’ospite, il sorriso si spegne.
 
Ma il suo cuore comincia a battere all’impazzata.
 
«Beckett… che cosa vuoi?» le chiede freddo. Non la invita ad entrare anche se ha una gran voglia di passare un po’ di tempo insieme a lei. Ha voglia di chiederle come è stata, se le è mancato. Ha voglia di sapere come ha fatto ad arrestare il drago e cosa ha provato quando lo ha sbattuto in galera. Ha voglia di sapere se è ancora innamorata di lui.
 
«Io... io volevo parlarti.»
 
«Ci siamo già detto tutto.»
 
«No, in realtà tu hai parlato!» gli fa notare lei, che inizia ad alterarsi. Non l’ha mai sopportato quando faceva l’orgoglioso. Deve lasciare che gli spieghi. «Posso entrare, Rick? Per favore…»
 
Apre di più la porta invitandola a passare e Kate sorride, ringraziando tacitamente. Quando sfiora l’uomo con il braccio, un brivido attraversa entrambi. Si ritrovano tutti e due a trattenere il fiato. È così potente la magia tra loro, perché ignorarla?
 
Beckett si siede su uno sgabello davanti la cucina e Castle rimane in piedi. Solo il bancone a dividerli. «Io… volevo sapere come stavi.» E’ la donna a prendere la parola per prima. Vuole sapere cosa prova in questo momento l’uomo davanti a lei.
 
«Sto bene» risponde lui, rimanendo impassibile.
 
«Rick, per favore…» allunga la mano sul ripiano di marmo e afferra quella di Castle. È un attimo per lui, non si ricorda nemmeno per quale motivo ce l’ha tanto con lei.
 
«Non sto bene Kate, è ovvio. Ma… tu sei viva. Questo è l’importante. È stato così brutto, così brutto…» comincia a piangere e la donna si alza prontamente. Fa il giro del tavolo e si avvicina a lui. Le chiede il permesso con gli occhi, lui annuisce, così l’abbraccia. Gli fa posare la testa sulla sua spalla, lo lascia sfogare.
 
Castle piange bagnandole la camicia ma, sembra che a Kate non importi. La stringe sempre più forte. Ne ha la prova, adesso. È viva. Non è morta. La sta abbracciando. Lo sta cullando, nell’intento di calmarlo. È viva. E lui è improvvisamente felice.
 
«Ti amo, Rick.» E’ un sussurro quello che esce dalla bocca di Kate. Queste si che sono vere parole. Parole irripetibili, che poche volte si dicono nella vita. Vorrebbe rispondergli. Sta per farlo ma lei si stacca improvvisante dal suo corpo. No. Perché se ne sta andando? Sta per riafferrarla ma la vede che guarda terrorizzata un punto vicino all’ingresso. Si volta anche lui.
 
Melanie.
 
Guarda la scena in silenzio, sentendosi di troppo. In effetti, è di troppo. Guarda Rick che le si avvicina preoccupato. «Melanie… lei è… lei è Kate. Vieni te la presento.»
 
Le due si guardano. Beckett è in imbarazzo. Melanie arrabbiata. Quella donna le sta portando via il suo uomo, ne è sicura. Deve fare qualcosa. Sfoggia il suo tono di voce più dolce per salutare cordialmente. È falsa.
 
«Kate Beckett… ho sentito molto parlare di te.» Le porge la mano che Kate stringe di rimando. La squadra per bene, vuole capire che tipo è.
 
«S-si, anche io ho sentito parlare di te, è un piacere.»
 
Melanie non risponde e Rick interviene all’istante, prima che l’atmosfera si scaldi. «Mel… devo parlare da solo con Kate, riguardo a Roy. Andiamo nello studio, facciamo subito.» Spinge la detective verso la stanza senza aspettare una risposta dalla fidanzata. Melanie li guarda da dietro, sorridendo con cattiveria. Una strana luce attraversa i suoi occhi. Le sta venendo in mente un’idea. Deve riuscire a sposare quell’uomo.
 
 
«E’ carina» dice Kate a Rick, quando sono nel suo studio.
 
«Ehm… si.»
 
«Allora, vi state per sposare? Sei emozionato» gli chiede con una punta di gelosia. Non vuole che sposa un’altra donna. Castle non risponde, così lei tira fuori un foglio dalla tasca. «Rick… l’altro giorno hai poggiato questa sulla mia tomba. L’ho letta ieri sera. È una letterina che mi hai scritto Roy, vuoi che te la lego?»
 
Castle annuisce, riuscendo a malapena a trattenere le lacrime. «Vai» sussurra.
 
Ciao mamma.” Inizia a leggere con la voce incrinata.
La maestra mi sta aiutando a scrivere questa lettera, io non sono tanto bravo. A papà piace tanto scrivere… a me no. Preferisco prendere i cattivi. Papà ha detto che lo facevi anche tu.
Quando finisce il lavoro lontano da casa? Io non vedo l’ora che torni!
Ci manchi così tanto! Papà piange tutte le sere, io lo sento… prima piangeva anche di giorno, ma adesso c’è zia Mel e non lo fa più! E’ simpatica e mi canta delle canzoni bellissime… lo facevi anche tu quando ero piccolo?
Io non ricordo.
Oggi sono cinque anni che sei andata via per lavoro e io sento che stai per tornare. È così? Stai per tornare? Me lo sento.
Ops, te l’ho già detto che me lo sento e la maestra Sofia dice che non si ripetono più volte le parole. Ma a me non importa, sai perché?
Perché ti sto per ripetere delle parole tantissime volte. Vado?
Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene… all’infinito!
Ti aspetto mamma, vorrei che anche tu mi rimboccassi le coperte la sera e non solo papà.
Prometti che lo farai?
Ci vediamo presto.
Ciao!
Roy James.”
 
Finisce di leggere ed entrambi sono un fiume in piena. Si riabbracciano, di nuovo stretti, di nuovo appiccicati. Vogliono recuperare con quei dolci gesti tutto il tempo che hanno perso.
 
Rick si scosta un po’ da Kate, lei fa lo stesso. Sono ancora abbracciati quando gli occhi di lei finiscono sulla bocca di lui. E viceversa. Il tempo sembra fermarsi quando piano piano si avvicinano. Manca così poco. Eppure qualcun altro li interrompe.
 
Sentono la porta di casa che sbatte. Roy James  tornato a casa.
 
Si allontanano velocemente l’uno dall’altro e Castle va verso la porta. «Aspetta qui, ti chiamo io» le dice. Beckett annuisce e rimane immobile. Il cuore che batte all’impazzata.
 
Lo scrittore esce dal suo studio e in un attimo il piccolo si fionda tra le sue braccia. «Ciao papà!» esclama contento.
 
«Ciao campione!» gli accarezza la testa e gli lascia un bacio sulla fronte. Poi lo riappoggia per terra e alza lo sguardo. Martha e Melanie stanno guardando la scena in silenzio.
 
«Roy James» dice Rick, «c’è una persona che ti vuole vedere. Aspetta qui.»
 
Il bambino annuisce e Castle torna verso il suo ufficio. Apre la porta e Beckett esce lentamente dallo studio, timorosa. Guarda il piccolo ed inizia a piangere. «Ciao Roy» riesce a dire.
 
Al bambino brillano gli occhi dalla felicità.
 
«Mamma!»
 
 
 
Angolino della Fe! :)
Quanta. Dolcezza. Porca. Miseria.
Pure la Marta vorrebbe uccidere Roy per aver interrotto un bacio Caskett ma… dico io, rincontra la mamma dopo cinque anni!
Come si fa ad odiarlo? *-*
Scappo, domani c’è scuola.. scusate se aggiornerò a rilento, ma questi professori vogliono troppo da noi poveri studenti…
Un bacio grosso,
Fede.
   
 
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