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Autore: Sofy_m    16/09/2012    8 recensioni
Dal testo:
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?

Beckett accetta di partire per una vacanza con la famiglia Castle in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano indiano.
Spiaggia, mare, sole... sembra quasi un paradiso.
Ma loro sono pur sempre una detective della omicidi e uno scrittore di gialli, no?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo 19


Al punto di partenza.




-Buona sera Anastasia.
La ragazza russa, vedendo Jan davanti a sè tirò un sospiro di sollievo.
-Buona sera.- rispose continuando comunque a guardarsi intorno, non riusciva a togliersi quella sensazione fastidiosa di avere qualcuno alle spalle. Ma niente, era buio pesto, tutto ciò che riusciva a vedere erano le luci dell'entrata.
Forse... forse si era solo sbagliata.
-Tutto bene?- le chiese gentilmente l'uomo polacco.
Lei annuì distrattamente. -Sì, stavo facendo un giro sull'isola quando all'improvviso ho avuto la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo. Per caso lei ha visto qualcuno?
L'uomo scosse la testa. -No, ho fatto una passeggiata per il villaggio e poi sono venuto qui. Comunque non mi sembra un'ottima idea girare per l'isola soli visto ciò che sta succedendo.
Anastasia sorrise. -Ha ragione. Meglio se torniamo dentro e andiamo a dormire.

Kate si svegliò quando i primi raggi del sole iniziarono ad entrare dalla finestra della camera. Era quasi completamente distesa sopra il corpo del suo scrittore, la sua testa sul suo petto, le loro gambe intrecciate.
Sorrise sentendo il respiro leggero dell'uomo sulla sua spalla e alzò leggermente la testa per poterlo guardare. Dormiva beatamente con un sorriso e il volto disteso.
Era bellissimo.
La detective gli posò un bacio leggero sulle labbra, stando attenta a non svegliarlo, e si voltò verso la sveglia.
Le otto.
Sospirò pensando che tra non molto avrebbero dovuto alzarsi e ricominciare le indagini e si strinse più forte a Castle, mentre i ricordi della sera precedente le riempivano la mente.
Quel bacio perfetto, le sue parole e le sue forti braccia che la stringevano e la proteggevano... Rick le aveva sussurrato di amarla fino a quando lei non si era addormentata.
Sorrise baciandogli il petto caldo.
Improvvisamente le venne un'idea. Silenziosamente si alzò dal letto e si diresse in cucina.

Rick si svegliò lentamente, sentendo la porta della camera chiudersi. Istintivamente si portò una mano sul petto, notando l'assenza della sua musa. Allarmato, distese il braccio sul letto e aprì gli occhi di scatto.
Niente, lei non c'era.
Si sedette velocemente, preoccupato e si guardò intorno.
-Cerchi qualcuno per caso?
Sentendo la sua voce Castle riprese a respirare.
Beckett era davanti a lui, ferma sulla porta, nella sua vestaglia blu e con un vassoio in mano. Sul viso un bellissimo sorriso.
-Io... Io...- balbettò ammaliato. -non ti ho sentita vicino a me... e... e... visti gli omi... gli omicidi...
Il sorriso della detective si allargò mentre si avvicinava a lui.
Posò il vassoio sul comodino e si sedette sul letto. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò dolcemente.
-Buongiorno scrittore.- sussurrò ad un soffio dalle sue labbra.
Il suo partner colmò quella distanza baciandola ancora. -Buongiorno amore mio.- rispose con un sorriso, per poi guardare il vassoio.
Sopra c'erano tazza di caffè e un piatto. Pieno di pancakes.
-Che mi sono perso?- chiese piacevolmente stupito e con un sorriso malizioso.
La donna arrossì. -Ecco... i pancakes sono per ringraziarti per ieri sera. Sei stato molto dolce.- mormorò fissandosi le mani che giocavano con il lenzuolo.
Rick le prese il volto e la costrinse a guardarlo negli occhi. -Always.- rispose emozionato.
Kate sorrise.
-E il caffè?
-Il caffè è perchè ti amo.- rispose lei scrollando le spalle.
Lui annuì. -Aspetta, quindi se mai dovessi vederti portare il caffè ad un uomo, ad esempio Ryan o Esposito, dovrei iniziare a preoccuparmi?- chiese fingendosi terrorizzato mentre iniziava a mangiare.
La detective alzò gli occhi al cielo e lo colpì scherzosamente su una spalla. -No scemo. Sono io che inizierò a preoccuparmi quando ti vedrò portare il caffè ad un'altra donna.
Castle la guardò terribilmente serio. -Non accadrà mai.
La detective sorrise. -Davvero? Neanche quando sarò brutta e vecchia? Neanche quando smetterò di essere una detective?
L'uomo annuì divertito. -Mai. Anche perchè ai miei occhi non sarai mai vecchia e brutta- la rassicurò. -Però...
-Però?- chiese allarmata Kate.
Rick sorrise. -Ecco, in futuro, spero di doverti impedire di bere il caffè per un po' di tempo.
Beckett lo guardò confusa.
Castle abbassò lo sguardo leggermente imbarazzato, accarezzandole il dorso della mano. -Sai, se mai un giorno dovessimo decidere di avere un figlio... Ti vieterei di bere caffè per nove mesi.
Sul volto della detective si aprì un sorriso mozzafiato e il suo cuore iniziò a battere più velocemente. -Tu... vorresti un figlio da me?!
Lo scrittore rialzò lo sguardo timoroso. -Certo, sempre nel caso tu fossi d'accordo.
Un'immensa sensazione di felicità riempì il petto di Kate mentre ripensava a tutte quelle volte che aveva desiderato Castle come padre dei suoi figli o aveva immaginato di tenere tra le braccia un bambino con i suoi occhi azzurri e i suoi capelli scuri.
-Ti amo.- gli disse appoggiando la testa sulla spalla. -E anch'io vorrei un figlio,- ammise sottovoce. -ma forse è meglio aspettare che il futuro padre diventi adulto, sarebbe difficile crescere due bambini da sola!
Lui sbuffò prima di posarle un bacio sulla fronte, sorridendo. Kate Beckett, la sua musa, l'amore della sua vita, voleva un figlio. Da lui. -Ti amo anch'io.
Prese la tazza di caffè fumante e se la potò alla bocca, iniziando a bere. Era squisito.
-Buonissimo.- le disse riapoggiando la tazza.
Beckett rise. La schiuma del caffè faceva da baffi allo scrittore. "Ecco, è proprio un bambino", pensò.
-Che c'è? Sono sporco?- domandò lui alzando una mano per pulirsi.
La detective sorrise bloccandogli il braccio e facendo avvicinare i loro visi. Arrivando a pochi millimetri dal suo labbro superiore, estrasse la punta della sua lingua e la fece scorrere lentamente sul labbro dello scrittore, pulendolo.
-Mmmmmmm....- mormorò chiudendo gli occhi. Sapore di caffè e di Richard Castle, insieme. Cosa poteva esserci di meglio?
Rick, ancora pietrificato dal gesto della donna, sentendo quel piccolo gemito fu percorso da un brivido. -Kate...- sospirò.
La sua musa gli mordicchiò le labbra, leccandole poi sensualmente mentre gli accarezzava tutto il corpo. -Sai Richard, avrei bisogno di una doccia...
L'uomo sorrise contro le sue labbra prima di scendere dal letto e prenderla in braccio, dirigendosi verso il bagno. -E magari anche di qualcuno che ti lavi la schiena...

-Dove stiamo andando?- chiese lo scrittore mentre seguiva come un cagnolino fedele Beckett che camminava velocemente.
-Al salone di entrata.- rispose lei.
-E perchè mai?
-Ah, non so.- rispose sarcastica. -Forse giocheremo a carte.
-Ah ah ah. Simpatica detective, davvero.- sbuffò l'uomo. -Non potevamo rimanere in doccia un altro po'?
-Rick, siamo stati in doccia quasi un'ora!- esclamò Kate divertita.
-Troppo poco.- le si avvicinò, cingendole la vita con le braccia e appoggiando il mento sulla sua spalla. -Lo sai che ti amo, vero?
La detective sorrise. -Sì, mi sembra che tu me l'abbia già detto un paio di volte.- voltò leggermente la testa per posargli un bacio sulla guancia. -Ti amo anch'io Castle. E non ti preoccupare, quando torneremo arriverai a stancarti della doccia...- sussurrò maliziosa prima di aprire la porta del salone. -Andiamo?
Rick deglutì e annuì.
Quando entrarono tutti gli ospiti del villaggio erano seduti sulle poltrone. Alexis e Martha si alzarono per raggiungere musa e scrittore.
Kate si mise al centro della stanza. -Mi dispiace dovervi disturbare ancora, ma come tutti saprete il signor Negri è stato ucciso.- Beckett vide le due figlie dell'uomo stringersi e piangere silenziosamente. -Quindi, abbiamo un problema.
-Pensavamo aveste preso il colpevole.- Cooper si alzò in piedi.
La detective abbassò lo sguardo. -Lo pensavamo anche noi.
-Ma siamo sicuri che Harada non sia riuscito a fuggire dalla prigione? Avete controllato?- chiese Lars stringendo la mano a Kristen.
Kate lanciò uno sguardo a Rick. Castle annuì avvicinandosi e cingendole le spalle con un braccio. Prese un profondo respiro. -Il signor Harada è stato ucciso. Abbiamo trovato il suo corpo nella cella in cui l'avevamo rinchiuso.
Tutti i presenti rimasero pietrificati, sconvolti da quella notizia.
-Quindi... Quindi siamo tornati al punto di partenza...- sussurrò David dopo qualche minuto.
Beckett si raccolse i capelli, iniziando a camminare avanti indietro. -Stiamo continuando ad indagare, ma ci serve il vostro aiuto. Se avete visto qualcosa di insolito, se conoscevate le vittime o sapete qualcosa, dovete dircelo. Noi pensiamo che le vittime non siano state scelte a caso, c'è sicuramente una storia, un collegamento, dietro. E probabilmente ha a che fare con l'acqua. Qualcun altro di noi potrebbe essere in pericolo.
Nessuno dei presenti parlò, sembrava avessero quasi smesso di respirare.
-Nessuno di voi sa niente?- chiese lo scrittore.
Tutti scossero la testa.
La sua musa sospirò. -Molto probabilmente dovremo fare alcune domande ad ognuno di voi e perquisire le vostre stanze.
-Ehi, aspettate, state dicendo che l'assassino è uno di noi?- domandò Petr scattando in piedi spaventato.
-Non lo sappiamo...- rispose Castle. -Perciò non lo possiamo escludere.
-Quindi uno di loro potrebbe star pensando come farmi fuori?- chiese il medico spagnolo indagando gli altri ospiti del villaggio.
-Ehi!- esclamò il signor Wright. -Chi ci dice che non sia tu il colpevole, eh?
-Basta così!- li interruppe la detective. -Probabilmente non è nessuno di voi, ma dobbiamo controllare.- si sedette sulla poltrona, poi aggrottò la fronte. -Ehi, dove sono Anastasia e Jan?- chiese preoccupata.
Tutti si guardarono intorno.
-Non lo sappiamo.- rispose Izabela. -E' da ieri sera che non vediamo Jan.
Beckett guardò il suo partner allarmata.
-Kate, pensi che...?
La donna annuì rialzandosi. -Ok gente, adesso ci serve il vostro aiuto, dobbiamo trovarli. Dividiamoci e cerchiamo per tutto il villaggio.
Gli ospiti la guardarono leggermente spaventati, poi annuirono iniziando a correre fuori.
-Perchè non hai detto che devono cercare vicino a qualcosa che abbia a che fare con l'acqua?- domandò Castle.
-Perchè spero di non trovarli morti.

Dopo circa mezz'ora di ricerca nessuno aveva ancora trovato nulla. Della russa e del polacco non c'erano tracce, sembravano essere scomparsi.
-Dobbiamo uscire dal villaggio e cercarli sull'isola.
-Kate,- obiettò lo scrittore. -è pericoloso uscire tutti dal villaggio, non conosciamo l'isola, saremo dei bersagli fin troppo facili.
-Lo so, infatti andrò solo io.- rispose lei prendendo un coltello come arma.
-Con "io" intendi "noi due", vero?
Beckett sorrise. -No Rick, intendo "io". Tu resterai qui e controllerai la situazione.
-Scordatelo Beckett!- replicò lui prendendo un altro coltello. -Io vengo con te. Ci penseranno Alexis e Martha a tenere d'occhio la situazione.
-NO! Tu rimani qui!
-Nemmeno per sogno!
La donna sbuffò esasperata. -Non mi libererò mai di te, vero?
-Mai, amore mio.
Kate scosse la testa arrendendosi. -Ok, andiamo.

-Ehi Kate, guarda.- erano appena usciti dal villaggio quando lo scrittore indicò qualcosa sul terreno.
-Gocce di sangue.- disse la detective serrando la mascella. Pessima scoperta.
Proseguirono lentamente, guardandosi intorno e seguendo la scia di sangue, fino a quando non arrivarono alla spiaggia.
-Non è un buon segno, vero?- Castle le prese dolcemente la mano.
-No, per niente.
Continuarono a camminare verso la riva.
E poi li videro.
Due corpi distesi sulla riva, con le gambe bagnate dal mare.
Beckett si avvicinò correndo. -Merda!- imprecò tra i denti.
-Sono loro...- mormorò Rick vedendo i due cadaveri.
Entrami erano vestiti, Anastasia con un vestito blu, Jan con maglietta e jeans.
Entrambi presentavano un foro di proiettile all'altezza del cuore e una larga macchia di sangue.
-Da quanto pensi siano morti?- chiese lo scrittore guardando la sua musa esaminare i corpi.
-Devono essere stati uccisi ieri sera, penso e...
Improvvisamente il rumore di uno sparo squarciò l'aria.


Angolo dell'autrice:
Allora, io avevo promesso un capitolo entro domenica sera e sorpresa sorpresa... ci sono riuscita! Le partite dell'Inter mi ispirano :D
E così, le sventure su Murder Island continuano... ah no, scusate, è Christmas Island xD
Chiedo scusa per il titolo ma non ho trovato di meglio. Il capitolo è più corto del solito ma mi serviva un po' da "passaggio".
Altri due morti!!! Fuori anche la russa antipatica e il polacco sconosciuto...
Quanto sono carini Rick e Kate insieme, li amo troppo *-* E comunque, sono quasi meno 7 giorni!
Non uccidetemi per il finale, vi prego!
L'arbitro fischia la fine! Ottimo! (Bravi ragazzi)
Grazie a tutti coloro che leggono questa storia, le recensioni mi fanno sempre molto piacere :D
Un bacio, Sofy_m.



  
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