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Autore: FairyCleo    17/09/2012    10 recensioni
“HO DETTO DI NO, DONNA! Lasciami in pace!”.“Giuro che se non ti alzi entro meno di un minuto e non fili in bagno a darti una ripulita, smonterò pezzettino per pezzettino la tua tanto amata Gravity Room, polverizzerò i componenti e ne spargerò i residui in mare. Per di più, potrai anche solo dimenticare di mangiare di nuovo un pasto preparato da me e da sta notte DORMIRAI sul divano".
“TU – NON – LO – FARAI”.
“Oh, si che lo farò! Puoi giurarci, TESORO. E adesso fila!” – ed era uscita dalla stanza, sbattendo con violenza la porta.
“ACCIDENTI” – aveva sbraitato Vegeta, lasciandosi cadere pesantemente sul materasso. Bulma lo avrebbe fatto impazzire. O forse, c’ era già riuscita. [...]“La- la state percependo??” – aveva chiesto Gohan.
“Si!” – aveva risposto Crilin – “E’ spaventosa!”.
“E non è una!” – C18 sembrava tesa – “Sono due!”.
“DANNAZIONE!” – Junior era preoccupato.
“Ma cosa sta succedendo??” – aveva chiesto Chichi, allarmatissima.
“Non lo so Chichi” – Goku aveva uno strano sguardo – “So solo che percepisco due auree. E sono potentissime”.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Who are you?

Era stata irremovibile. Aveva provato più volte a farle cambiare idea, ma trovarsi da solo di fronte ad una donna in lacrime e alle sue amiche che la supportavano in tutto e per tutto non era stato d’aiuto per sostenere la sua tesi. La verità era che aveva perso nonostante la dura lotta. Goku non era stato in grado di difendere il suo amico. Perché, anche se per molti sarebbe stato indifendibile, sarebbe stato solo da condannare duramente e punire con altrettanta durezza, così non era per Goku. Tutti meritavano una seconda possibilità. Tutti meritavano di essere perdonati. Tutti. Persino chi aveva tradito, proprio come aveva fatto Vegeta.
“Ti prego Bulma… Cerca di ragionare…” – l’aveva supplicata, guardandola proprio come faceva da bambino – “Ti prego, dagli una seconda possibilità! Tutti commettono degli errori!”.
“Non errori di questo genere, Goku!” – aveva risposto lei, furiosa – “E non tentare di giustificarlo! Non riesco a sopportarlo! Partirò, e nessuno potrà fermarmi”.
Almeno, questo era quello che Bulma pensava prima che qualcuno spalancasse la porta delle sue stanze senza bussare.
“TU!” – aveva urlato C18, furiosa e basita nel vederlo piombare lì all’improvviso – “Con quale coraggio ti fai vedere qui! Lasciatela in pace tu e quel bastardo di tuo fratello!”.
Il povero Tarble non era riuscito a capire il perché di quell’accanimento, e per un attimo aveva creduto che la bionda terrestre fosse sul punto di attaccarlo, ma l’intervento di Goku era stato provvidenziale. Il saiyan si era portato davanti al principe, facendogli scudo con il proprio corpo.
“Basta così C18. Lui non ha colpe”.
Tarble continuava a spostare lo sguardo dalla bionda donna alle sue amiche, soffermandosi con maggiore attenzione su colei che definiva a tutti gli effetti sua cognata. Bulma era distrutta: aveva gli occhi gonfi e il viso stravolto. Possibile che l’avesse già saputo?
“Tarble, che succede?” – gli aveva chiesto Goku appena le acque si erano chetate, vedendolo preoccupato.
“Goten è già stato qui?” – aveva domandato, concitato.
“Goten?”.
“Sì! E’ già stato qui? Bulma, mi dispiace, ma noi…”.
“No, Goten non è stato qui. Ma non dire che ti dispiace… E’ un bastardo ed io non…”.
“Ma di chi stai parlando?” – lo sguardo confuso di Tarble aveva sorvolato la stanza, cercando una spiegazione sui visi che aveva davanti a sé.
“Come sarebbe a dire di cosa sta parlando??” – aveva urlato Chichi, esasperata – “Di quello che ha combinato tuo fratello!”.
“Non so cos’abbia fatto Vegeta! Lui è arrivato lì prima di me, Goten è andato prima da lui ed io… Oh Bulma, io non ho la più pallida idea di come dirtelo, ma devi venire con me”.
“Goten? Arrivare prima? Tarble, ma di cosa stai parlando?” – aveva cercato di capire Goku, forse l’unico tra i presenti ad aver compreso che non si stesse riferendo al tradimento di Vegeta.
“Ragazzi, io sono confuso”.
“A questo punto anche noi!” – aveva esclamato Chichi, curiosa di capire cosa volesse Tarble – “Vorremmo proprio capire come giustificherai il tradimento di Vegeta”.
“Il tradimento di Vegeta? Ma di cosa stai parlando Chichi?? Io sono qui per altro” – aveva detto, serio – “Io sono qui perché non si sa che fine abbia fatto Trunks”.

*

Non aveva esitato neppure per un istante alla richiesta disperata del piccolo Goten. Aveva lasciato il consiglio riunito al gran completo e si era precipitato a gran velocità verso la stanza incriminata, rischiando di trasformarsi in super saiyan per poter utilizzare la super-velocità per raggiungere al più presto il luogo del misfatto. Per raggiungere subito suo figlio.
Goten aveva faticato a stargli dietro, un po’ perché la potenza di Vegeta era superiore alla sua, un po’ perché i suoi occhi erano velati dalle lacrime che gli impedivano di vedere ciò che aveva davanti. Aveva lasciato che prendessero il suo amico. Aveva lasciato che quella cosa lo afferrasse e gli facesse del male. Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto lasciare che il suo adorato fratellino venisse catturato?
Aveva creduto di morire nell’attimo in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli di Vegeta. Aveva creduto di morire nel momento in cui gli aveva detto che qualcosa aveva fatto del male a Trunks. Aveva creduto che Vegeta morisse insieme a lui nell’attimo in cui quest’ultimo aveva compreso il reale significato di quelle parole.
Ed ora, eccolo lì il principe dei saiyan, colui che ormai tutti consideravano a tutti gli effetti il re, che correva veloce per salvare suo figlio, per salvare il sangue del suo sangue, la carne della sua carne, l’altra metà del suo cuore.
Erano arrivati davanti alla porta di quella maledetta stanza in un batter d’occhio, ma non c’era traccia di fatica sui loro volti. C’era solo l’ormai oltremodo visibile paura di essere arrivati troppo tardi, di non aver fatto in tempo, di aver ormai perso la battaglia contro l’ignoto.
La cosa più terribile, era stato l’attimo in cui Vegeta si era reso conto di quale stanza fosse quella chiusa da quella porta maldetta. Non poteva credere che lui fosse la causa. Non poteva credere che lui avesse architettato tutto.
Senza perdere ulteriore tempo, aveva posato la mano sulla maniglia, cercando di abbassarla, ma senza risultato. Senza perdersi d’animo, aveva cercato di buttare giù la porta con un calcio, ma non c’era riuscito. Sull’ orlo di una crisi, aveva prima provato a darle una spallata, poi aveva provato a lanciarle contro una sfera di energia, senza tuttavia ottenere il minimo risultato. Quella maledetta porta non si era fatta neppure un graffio.
Non riusciva a capire. Non riusciva davvero a capire. Com’era possibile che non fosse caduta sotto i suoi colpi? Lui era forte, era un saiyan! Non poteva risultare impotente davanti ad una stupida porta!
“Stai indietro” – aveva detto ad un certo punto a Goten, mentre cominciava ad accumulare energia, moltissima energia: l’energia che si accumulava un istante prima di trasformarsi in super saiyan.
“Che vuoi fare?? Vegeta, no! Potrebbero scoprirci!”.
“Non mi importa!” – aveva urlato lui, al limite – “Non mi importa Goten… Non mi importa”.
Era più che normale che non gli importasse: si trattava di suo figlio Trunks.
Ma, proprio qualche istante prima che l’energia si convogliasse nei palmi della mani di Vegeta ed esplodesse in tutta la sua potenza, la porta, quella maledetta, dannatissima porta, si era socchiusa, emettendo un suono sinistro.
A quel punto, entrambi i saiyan avevano trattenuto il fiato. Perché doveva esserci stato per forza qualcuno ad averla aperta dall’interno. E, a quel punto, entrambi aspettavano di capire chi si trovasse dall’altra parte.
Goten non riusciva a proferire parola. Il suo cuore batteva all’impazzata, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il terrore di vedere ancora ciò che i suoi occhi avevano scorto la prima volta.
Vegeta si era parato davanti al bambino, con l’intenzione di proteggerlo da qualunque cosa avesse deciso di uscire da lì. Se aveva preso Trunks, non poteva permettere che prendesse anche Goten. Aveva cresciuto quel bambino come se fosse suo, e non avrebbe perso all’improvviso un altro figlio per colpa di chissà chi o cosa.
E poi, ecco che era successo: la porta, con estrema lentezza, si era spalancata, rivelando ai loro occhi l’ultima cosa che avrebbero creduto di vedere.
“Trunks!” – aveva urlato Goten, incredulo e sollevato allo stesso tempo.
“Figlio mio…”  - aveva sussurrato appena Vegeta, tirando un sospiro di sollievo.
Il ragazzo era tutto intero, e aveva l’aria di stare bene. Non c’erano tracce di ferite, escoriazioni, lividi o quant’altro, per fortuna. Sembrava sereno. Ma cosa era accaduto, allora? Perché di certo c’era che Goten non aveva mai detto bugie, e non avrebbe di certo iniziato in quel frangente, raccontando poi una cosa così grave e seria.
Trunks se ne stava davanti a loro, impettito, sfoderando un sorrisetto che nessuno dei due era stato in grado di interpretare.
“Si può sapere che ti è successo?” – aveva chiesto il suo amico.
“Sì Trunks. Che cosa è successo? Avanti, parla”.
Ma il ragazzo non aveva risposto immediatamente. Aveva guardato prima Goten, per poi soffermarsi a lungo su suo padre. Ora, quest’ultimo non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, ma qualcosa in quello sguardo gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene, convincendolo ogni istante di più che in quella stanza fosse accaduto qualcosa di terribile.
“Io non so di cosa stiate parlando” – era stata la risposta sarcastica del ragazzo.
“Ma che stai dicendo Trunks??!” – era intervenuto Goten – “Sei stato catturato da quella cosa spaventosa mentre stavamo giocando e poi…”.
“Una cosa spaventosa? Credo proprio che tu ti stia sbagliando, amico” – lo aveva interrotto il bambino dai capelli lilla, continuando a fissarlo in quel modo agghiacciante.
Che cosa gli era capitato?
“Insomma Trunks, adesso basta!” – Vegeta era sbottato, incapace ancora di trattenere la propria ira e la propria frustrazione – “Che ti hanno fatto? Cos’era quella cosa in quella stanza??”.
E, a quel punto, la porta si era aperta di nuovo, mostrando ai presenti l’ultima persona che avrebbero mai creduto di vedere in vita loro.
“Padre, mezzosangue! Quanto trambusto? Si può sapere che succede?”.
Il principe Vegeta jr se ne stava sulla soglia, con un’aria che oscillava fra il soddisfatto e il curioso. Continuava a spostare lo sguardo da un saiyan all’altro, sorridendo malvagio.
Vegeta era sul punto di avere una crisi di nervi.
“Tu…” – aveva berciato, puntandogli un dito contro – “Che cosa gli hai fatto?”.
Perché era certo che gli avesse fatto qualcosa. Poteva leggerlo sul viso di entrambi. Soprattutto in quello del piccolo Trunks, così diverso da com’era sempre stato.
“Non capisco proprio di cosa stiate parlando!” – aveva detto Vegeta jr, portando le mani sui fianchi.
“Non fare lo sbruffone con me ragazzino! Stai sfidando la mia pazienza ed io non ho intenzione di…”.
“Ma padre, voi non dovete avercela con lui” – era intervenuto Trunks all’improvviso, sorprendendo sia Goten che Vegeta – “E’ mio fratello, dopotutto. E mi ha solo invitato a vedere la sua stanza”.
Davvero non riuscivano a capire cosa fosse accaduto al piccolo, coraggioso Trunks.

*

Bulma non riusciva a capacitarsi di come le cose fossero precipitate in così poco tempo. Aveva perso l’amore della sua vita, e ora, stando a ciò che gli aveva detto Tarble, aveva perso anche suo figlio. Il suo piccolo mondo perfetto era definitivamente crollato, portando con sé ogni sogno di gioia e speranza.
Ma non poteva arrendersi. Non poteva permettersi di subire senza reagire, o almeno, senza provarci. Potevano portargli via il compagno, sarebbe sopravvissuta. Ma per nessuna ragione al mondo, gli avrebbe permesso di portargli via suo figlio.
Per questo Bulma stava correndo come mai aveva corso nella sua vita. Per questo il cuore batteva all’impazzata, e il fiato aveva iniziato a mancare. Lei doveva raggiungere Trunks e fare tutto quello che poteva fare per riportarlo indietro, per salvarlo. Era il suo bambino, era sangue del suo sangue, carne della sua carne. Non potevano portarglielo via.
Le scale rappresentavano un ostacolo ormai facile da sormontare. Le guardie che avevano cercato di fermarla non erano state neppure considerate. Lei non poteva fermarsi. Lei doveva continuare a correre. Ed ecco che, dopo un tempo che poteva essere o un minuto o un anno intero, era giunta in prossimità di quella stanza che tanto aveva maledetto.
Ed ecco che il sollievo era sopraggiunto, rendendo ogni preoccupazione vana.
“TRUNKS!” – aveva urlato, al limite della gioia, ignorando gli sguardi dei presenti, compreso quello di Vegeta. Il suo bambino era lì, e stava bene. Le sue preghiere erano state finalmente ascoltate. Non le restava che correre da lui e stringerlo forte, per poi baciarlo e coccolarlo come solo una madre poteva fare.
Ma ecco che, nell’istante in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli del suo amato bambino, il sollievo provato aveva lasciato posto ad un peso enorme come un macigno, perché se una madre è davvero tale, sa che il legame instaurato con il proprio figlio è indissolubile.
Per questo Bulma si era fermata, indietreggiando, stravolta e tremante, fino a sbattere contro il torace di un Goku che non l’aveva lasciata neppure per un istante.
“Bulma… Che ti prende?” – le aveva chiesto lui, preoccupato.
E lei con voce tremante aveva dato forma ai suoi pensieri, pensieri che erano diventati affilati come lame taglienti.
“Quello non è… non è il mio bambino”.

Continua…
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Rieccomiiii!!
Mamma mia che stress!! Scrivere i capitoli sta diventando un’impresa! Non so che fare per prima cosa, mi credete?? XD Ma sono felice di aggiornare!!
Ragazzi miei, che grandissimo casino!! Voi ci state capendo qualcosa?? Sapete, non so se augurarmi sì o no… XD
L’intuizione di Bulma sarà veritiera? E, a questo punto, cosa avrà combinato Vegeta jr?
Spero che restiate con me per scoprirlo!
Baci
Ps: Bimbi miei, “When you least expect it” è ufficialmente ricominciata!
A presto!
Cleo
   
 
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