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Autore: Allie__    17/09/2012    0 recensioni
Lei era innocente ed innamorata di uno sconosciuto, lui era l'ombra della morte.
-Belli come il peccato e altrettanto pericoloso. Bastava un attimo per rendersi conto che quei due ragazzi, non potevano essere comuni mortali, bensì dei demoni con l'unico scopo di indurre in tentazione, sedurre, corrompere e in fine uccidere.-
Genere: Angst, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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TASTE OF THE SIN
capitolo 3. 








 

Quella giornata si preannunciava già male. 
Il cielo limpido che Magdeburg mostrava sopra di se, era inquietante e quasi sembrava un miraggio. 

Un lampo squarciò il cielo. 

Un boato ne segui subito dopo. 

Lampi a ciel sereno.

Un urlo si espanse. 

Il corpo di una donna. 

Sangue  sul terriccio della strada sterrata. 

Una giovane donna ripiegata sul corpo senza vita. 

Tutto sapeva di morte. 
L'aria aveva intrappolato l'odore del sangue, che ancora scorreva, accanto al corpo della donna. 
La giovane donna, si alzò poco dopo  fissando il corpo, con un sorriso intrinso di puro godimento. 

«Caroline?» una voce risuonò alle spalle della ragazza. 
 
Quest'ultima senza voltarsi, sorrise pulendosi la bocca con un fazzoletto bianco, che di li a poco divenne rosso. 
«Sapevo di trovarti qui..»

Il resto fu avvolto nel silenzio, mentre il corpo rimaneva inerme sul terriccio, aspettando solo poche ore prima di essere ritrovato dalla gente , che avrebbe riempito la strada.
 

No quella non poteva essere definita una buona giornata. 
 











 
*** 













Il sole era ormai alto nel cielo e insinuava i suoi raggi tra le persiane della sua camera da letto al secondo piano di quella imponente casa.  
Un raggio la colpì in pieno viso, facendola girare dalla parte opposta, cercando di coprirsi il più possibile con le lenzuola, ma invanamente.  
Aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto dopo quel sogno.
Quel viso ancora era impresso nelle sua mente e non l'aveva abbandonata da quando si era svegliata.
Solo all'alba iniziò a tranquilizzarsi e riuscì a chiudere gli occhi per almeno qualche istate prima che qualche rumore la facesse scattare seduta sul letto, guardando in tutte le direzioni, ma senza trovare nulla. Una volta si era pure data della stupida, notando che quella volta, il suo colpo al cuore era stato causato solo un insegnificante ramo del salice che si trovava in giardino, contro la sua persiana. 

Tirò le lenzuola fin sopra la testa e rimase in mobile ad ascoltare i rumori che provenivano da fuori, come se dentro il cinguettio degli uccelli potesse udire da un momento all'altro delle parole da lei compressibili. Si rannicchò in posizione fetale, imponendosi di stare calma.
Perchè si stava preoccupando così tanto di un sogno? era stato sul un sogno o meglio un'incubo, null'altro.

Forza Sarah, da quando sei diventata così fifona? pensò tra se e se, decidendo che almeno un'ora di sonno se la poteva concedere e sicuramente gli serviva, ma non appena chiuse gli occhi, la porta della sua camera si aprì lentamente quasi in modo inudibile, per quanto lentamente stava venendo aperta, che infatti Sarah neanche se ne accorse.

Una improvvisa volata di vento gelido, la fece rabbrividire appena, ma non volle darci troppa importanza, fino a quando il pavimento non cricchiolò, probabilmente sotto il peso di qualcuno. Isitintivamente, spalancò gli occhi, rimanendo immobile e trattenendo pure il respiro. Si ripetè più volte che era solo la sua mente a giocarle dei brutti scherzi.
Rimase nuovamente in ascolto di tutti i rumori, ma non percepì niente, se non il cinguettio del solito pettirosso che si appoggiava al suo davanzale. Decise di trovare un po di coraggio e con uno scatto si mise a sedere sul letto. Ma come ogni volta, nella stanza c'era solo lei.

Che stesse impazzando? Eppure non se l'era immaginato.

 
Si alzò e spalancò le persiane, aspirando un po di aria fresca, decidendo che ormai era inutile pretendere di riuscire a dormire e rimase qualche istante a fissare, davanti a se, il panorama della sua amata cittadina. Era talmente assorta che non si accorse che qualcuno era entrato nella sua camera da letto e le si stava avvicinando.

All'improvviso due mani le coprirono gli occhi, facendola trasalire. 
«Bentornata Tesoro.» si sentì sussurrare all'orecchio e solo in quel momento, si rilassò. 
La mani del misterioso uomo le scoprirono gli occhi e la fecero girare. 
«Jason n-non fa-farlo mai più.» si allontanò da lui, andando verso lo specchio situato alla sinistra del letto. 
«Cosa ho fatto?»
«Niente...non hai fatto niente.» sussurrò quasi come un sibilo. «Posso sapere cosa ti ha portato qui?»
«Ho saputo che la mia amata era tornata e mi sono precipitato qui subito..» le sorrise con quel sorriso più falso che vero. «.. mi siete mancata Sarah.»
«Si ti sono mancata talmente tanto, che per tutto questo tempo non ti sei mai fatto sentire» sibilò a denti stretti voltandosi verso di lui. 
«Lo so, ma anche io ero preso dagli studi, ma non c'è stato attimo che non vi ho pensato.» 
 
Jason era un suo amico d'infanzia, a cui il padre aveva deciso di prometterla in sposa a lui una volta avesse finito gli studi. Gli voleva bene, inizialmente ma quando notò il drastico cambiamento dell'amico, era quasi schifata nell'averlo accanto anche solo per il tempo di un ballo. Senza contare che aveva cominciato a darle del lei e questo la infastidiva sempre di più.
 
«Certo immagino..Ora dovrei chiamare Dalia per aiutarmi a cambiarmi, quindi se non ti dispiace.» tornò a voltargli le spalle,sperando che capisse che non lo voleva intorno, possibilmente per molto e molto tempo, ma quel suo desiderio purtroppo non venne esaudito. 
«Vi lascio subito, ero solo venuto a dirvi che vi aspetto per fare una passeggiata.»

Dio, perchè non mi ascolti mai? pensò, alzando gli occhi verso il soffitto, sperando in qualche miracolo, che però non arrivò.

«Non credo che mio padre sarebbe d'acc..» 
« Ho già chiesto il suo permesso ed è d'accordo.» 
Il suo viso venne travolto da una smorfia per nulla felice. Anche il padre le dava contro ora.
«Bene allora, dammi il tempo di farmi preparare.» 
Lo vide, avvicinarsi dal riflesso nello specchio, fino a che non le lasciò un leggero bacio tra i capelli, dirigendosi poi verso la porta e uscendo, lasciandola da sola. 

Quella giornata non poteva che essere iniziata già male e sicuramente per finire in bellezza, neanche il seguito la emozionava molto, o meglio non la emozionava per niente. 
 











 
***



 





 
Le strade  erano state riempiti di grida, schiamazzi e risate dei bambini che correvano da ogni parte, per le vie di quella piccola cittadina. Nessuno però sembrò badare molto a un corpo nella penombra di una via secondaria, o forse semplicemente non volevano vedere, per trascorrere almeno una giornata seneramente, anche se quella giornata aveva solo il cielo di sereno. 

Sarah, si era finalmente decisaad affrontare la sua tortura, o anche più comunemente noto come Jason. Stava passeggiando per le vie principali, un sorriso di falso compiacimento rivolto a Jason, e il braccio di lui, che reggeva il suo. 

Parlava e parlava.

L'unica cosa che continuava a chiedersi è se si era accorto che stava parlando da solo e davvero credeva che lei fosse interessata a quello che le stava a dir il vero, facendo saltare i nervi. 
«...Dovevi vedere com'era Londra, a confronto questa cittadina sembra un ghetto..»

Bla bla bla, ma quando la smette di aprire la bocca? non lo ricordavo così. 

Mentre continuava a sentire il ronzio della voce di Jason, che le stava facendo venire la gran voglia di amputarsi l'orecchio sinistro per non poterlo sentire, una cosa o meglio una persona attirò il suo interesse.  
Un ragazzo sui vent'anni o poco più stava camminando nel verso opposto al suo, se non fosse stata per un piccolo particolare che le fece strabuzzare gli occhi, non ci avrebbe fatto poi più di tanto caso.
Quella camminata, quel corpo era uguale a quella di quel.. 


 
«AHAHAH, Tom non mi dire che stai facendo davvero il bravo?!» gracchiò la voce della ragazza bionda accanto a lui. 
 
 



Così era Tom il suo nome. 

 
Puntò il suo sguardo contro il suo e in quel esatto istante l'ambra liquinda degl'occhi del ragazzo si mischiarono ai suoi verde acqua.
Continuarono a fissarsi, anche quando si passarono accanto, al che Sarah si fermò e si volto senza riuscire a togliere gli occhi da quel ragazzo, che la attirava sempre di più, come se fosse stata una calamita.

«Sarah?» La richiamò Jason, ma lei non lo degrò minimamente di uno sguardo, perchè troppo impegnato a non potersi staccare da quella figura. 
Tom distolse un attimo lo sguarso abbassandolo, facendo nascere uno sorriso di pure godimento, per poi voltarsi e tornando a ridersela con la bionda. 

Quel sorriso le provocò una scossa lungo la spina dorsale.

Era lo stesso ghigno che aveva sognato. 








 
*** 
 









«Tom, chi era quella?»
 
«Sarah Müller
 
«Che hai in mente, genietto malefico?» ghignò la ragazza.
«Niente di così malefico,Caroline... Ora andiamo a casa, che sono proprio curioso di sapere cosa sei venuta a fare in un buco come Magdeburg.»
«E io sono curiosa di sapere, cosa sta tramando la tua mente contorta e pervesa»
 

Già la sua mente contorta, non sapeva che il suo gioco non sarebbe finito come voleva lui questa volta.


Questa volta si sarebbe scottato.
 

 


 

____________________________________________________________________________ 

Scusatemi già in anticipo per gli errori di ortografia che sicuramente saranno presenti, ma sono le 5.30 del mattino e ho avuto un lampo di genio. Ovviamente la mia mente però non è del tutto sveglia . 

Ringrazio chi ha recensito e chi comunque sta solo leggendo. 

Alla prossima. 

p.s. posterò il prima possibile :) 

Moon
  
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