Fanfic su artisti musicali > Paramore
Segui la storia  |       
Autore: Ami_Yumi    17/09/2012    1 recensioni
Dal primo capitolo.
"Avevo visto quella ragazza da qualche parte. Non ricordavo dove, ma non mi veniva in mente niente. Hayles e i New Found Glory le parlavano come la conoscessero da anni, Jordan le teneva un braccio sopra la spalla. “Hey Kat, ricordi quella ragazza?”. "
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Jessica-



“Jess siamo in ritardo! Gli altri sono già usciti da un po'!” Taylor urlava come un disperato dal piano di sotto ricordandomi ogni 30 secondi che eravamo in ritardo. Sapevo che non era abituato a feste come quelle, e forse non era stata un'ottima idea andarci insieme.
“Giuro che arrivo, ma smettila di urlare.” dissi. Presi la piccola pochette dove avevo sistemato i miei documenti, le sigarette e le chiavi della macchina. Scesi le scale con le scarpe in mano. Li avrei messi dopo, per comodità. I tacchi a spillo meno stavano ai miei piedi meglio era.
“Guidi tu?” gli chiesi. Non sentii risposta, lo guardai squadrarmi da capo a piedi con la bocca aperta.
“Che c'è?” sapevo già la risposta.
“Niente, pensavo solo che se Gesù avesse conosciuto te non sarebbe certo divenuto così santo e casto.” gli tirai un cuscino mentre lui correva verso il garage. Mentre guidava mi infilai le decoltè.
“Spiegami una cosa: come fate a stare su quei trampoli? Io non resisterei neanche cinque minuti.”
“E' un fatto di abitudine e poi spiegami te una cosa ora: perchè i ragazzi trovano sexy le ragazze che portano i tacchi alti?” gli chiesi. Rimase in silenzio, pensieroso.
“You're sexy and you know it.” rispose cantando. La citazione di quella canzone dei LMFAO mi fece ridere. E sentii tra la mia anche la sua risata.
“Niente fotografi, eh?” disse. L'ingresso era veramente pieno di amanti del gossip e fotografi.
“Non preoccuparti, noi passiamo dal retro. Vai avanti.” lo feci parcheggiare poco distante da una porta. Un omone stava davanti a controllare l'entrata.
“Ciao John, come stanno i bambini?” lo salutai. Conoscevo John da quando ero arrivata lì. Mi aveva accolto lui in quella città e sempre lui teneva le chiavi della villa di mio padre fino al mio arrivo. Era una persona fantastica, solare e sempre a disposizione.
“Hey piccola! In dolce compagnia stasera?” rise prendendomi in giro come sempre. Taylor mi prese per mano guidandomi tra la folla.
“Oh, look. Siete arrivati finalmente.” disse Jordan.
“Iniziavamo a pensare che eravate molto occupati” Jeremy iniziava a prenderci in giro. E il suo occhiolino a Taylor spiegava cosa intendesse con la parola “occupati”.
“Poi dite che sono io la ritardataria” sbuffò Hbomb.
“Scusate, ma la perfezione aveva bisogno di tempo.” dissi scherzando. Continuammo così tutta la sera con doppi sensi, battute e risate in quantità. Non importava se c'erano degli sconosciuti, eravamo lì per divertirci e l'avremmo fatto.
“Guarda un po' chi si vede!”disse qualcuno. Mi voltai e riconobbi un vecchio collega di lavoro.
“Jonathan! Che piacere rivederti!” finsi entusiasmo. Parlammo un po' allontanandoci dal gruppo. Avevo lavorato con lui diverso tempo fino a quando non mi fu offerto un lavoro migliore. Jonathan era fin troppo loquace, una chiacchierata con lui equivaleva a una chiacchierata di notte con mia madre durante il suo periodo mensile. Fu difficile allontanarsi da lui, per raggiungere il gruppo. Mi serviva qualcosa di forte per riprendere le energie dopo quella noiosissima chiacchierata. L'unica cosa che sembrava alcolica stava nel bicchiere rosso porpora di Chad. Lo presi e ne presi un sorso.
“Oddio, Chad! Che cazzo è questa roba?!”
“Succo di carota e fragola.” forse la mia faccia schifata fece capire il disaccordo. “Sai che non bevo più alcolici” disse per discolparsi. Gli restituii il bicchiere ancora disgustata da quel sapore in bocca.
“Tieni” Jordan si avvicinò con un bicchiere di vino rosso. Forse i miei occhi avevano preso la forma di cuore mentre lo guardavo ringraziandolo.
“Non finire come l'ultima volta!” disse Dak ricordandomi che l'ultima festa insieme era finita male. Mi ero ubriacata da star male due giorni. Non si sarebbe mai ripetuto. Era stato uno sbaglio, non avrei mai bevuto così tanto in vita mia. Ero sicura, mentre mi allontanavo verso altri amici della festa, che stava raccontando a tutti quell'episodio.
Quella sera si concluse con tante risate e un leggero mal di testa causato più che altro dalla stanchezza. Erano ormai le quattro del mattino quando tornammo nella villa. Prima di andare a dormire, decisi di trattenermi fuori in giardino per un'ultima sigaretta. Frugai nella minuscola pochette alla ricerca del mio portasigarette senza alcun risultato.
“Cerchi queste?” mi voltai. Taylor e Jeremy ridevano tenendolo in mano.
“Datemi subito le mie sigarette!” dissi seccata. Iniziarono a passarselo l'un l'altro per impedirmi di prenderlo.
“Sai che le sigarette fanno male anche alle corde vocali?” ma chi li stava a sentire quei due e le loro lezioni di salute, volevo solo le mie sigarette e basta.
“Taylor, dammi le sigarette!”
“Prendile” era facile per lui. La sua altezza era un vantaggio. Allungai il braccio per raggiungere il suo levato verso l'alto, dove io non sarei mai arrivata.
Sbilanciai il peso fino ad appoggiarmi totalmente al suo petto. Poi perdemmo l'equilibrio e finimmo nella piscina. Ero furiosa, incazzata, forse anche di più. Nessuno toccava il mio portasigarette e nessuno poteva farmi perdere dieci sigarette in un colpo solo. Presi l'oggetto della contesa e me ne andai con scatto deciso. Non degnai loro neanche di uno sguardo.
“Dai, Jess! Era solo un scherzo!” disse Jeremy. Per me non lo era. Dopo la doccia, ritornai fuori per sbollire un poco la rabbia. Stavo sdraiata in uno di quei prendisole ai lati della piscina. Rimasi lì ad aspettare l'alba. Taylor mi raggiunse poco dopo. Mi chiese scusa, ma lo feci anche io. Dopo tutto, se avessero saputo la verità non si sarebbero comportati in quel modo. Tay rimase confuso dalle mie scusa così gli spiegai il motivo.
“Vedi, quel portasigarette è di papà, cioè del mio vero padre. Lo ha lasciato dentro la busta dove c'è una lettera, mai conclusa. Forse anche la canzone doveva far parte della lettera. Non lo so, ma è l'unica cosa che mi ricorda che un tempo io ero con lui. All'interno mamma ci aveva fatto incidere una dedica. Era la sua prima festa del papà. John ha detto che lo aveva sempre con sé.”
“Mi dispiace... se lo avessi saputo...”
“Non potevi saperlo, non l'ho mai detto a nessuno prima..”. Lo guardai senza dir parola.
“Vieni.” mi disse aprendo le braccia. Non rifiutai l'abbraccio e rimasi su quello sdraio insieme a lui abbracciata. Non sapevo cosa stesse succedendo tra me e Taylor. Ci conoscevamo da poco, eppure con lui mi sentivo totalmente a mio agio, tanto da confidargli i miei segreti più intimi.
Il sole ormai spuntava sulla città illuminando ovunque.
“Sai lui amava l'alba. Diceva che con l'alba si festeggiava un nuovo giorno, nuove vite, nuove
speranze, nuovi amori. Non serve un tramonto per essere romantici. Penso avesse conquistato mamma in questo modo strano di concepire il romanticismo.” sorrisi all'idea. Sentivo le sue braccia forti intorno a me e stavo bene. Mi addormentai pian piano.
Il giorno dopo mi svegliai nel divano. Taylor mi aveva sicuramente portato dentro casa. Qualcuno aveva acceso lo stereo, riconobbi subito le canzoni dell'ultimo cd che avevo ascoltato.
“No, io non parto. Jess mi ha chiesto di aiutarla con un lavoro.” riconobbi la voce di Tay.
“Voi due non me la raccontate giusta.” Dakotah.
“Secondo me, sareste una bella coppia.” Nick.
“Nick ha ragione. Dovresti provarci, Tay” Chad.
“La volete smettere? Siamo solo amici!” Taylor.
“Anche io ero suo amico, fino a quando non siamo andati a letto insieme.” certamente Jordan. Non volevo più ascoltarli, e soprattutto dovevo salvare il mio migliore amico. Così mi alzai, mi diressi verso la cucina a piedi scalzi. Il pavimento era fresco.
“Good mornin' to y'all”dissi entrando. Feci finta di nulla e andai subito alla ricerca della mia tazza quotidiana di caffè. Rimasi confusa non trovandola al suo posto.
“Tieni.” Tay mi passò la tazza già col caffè. Lo ringraziai mentre gli altri lo guardavano quasi per affermare le loro supposizioni su di noi due. Feci finta di nulla. Mi diressi in camera con la tazza e la stessa scarsa voglia con cui mi ero alzata. Bene, decisi di indossare qualcosa di comodo per la giornata. Shorts in jeans e maglietta. Scarpe da tennis e un velo di trucco per nascondere le occhiaie.
“Jess, tua madre al telefono!” urlò Nick dal piano di sotto. Presi la cornetta da camera mia.
“Mam? Come stai?” dissi. Iniziò a raccontarmi la sua settimana. Le visite per la gravidanza erano andate bene, per fortuna. Chi l'avrebbe mai detto che mia madre sarebbe rimasta incinta dopo ben 26 anni? Ricordo che la notizia mi terrorizzò un poco, soprattutto perchè iniziavamo a pensare fosse entrata in menopausa, sebbene molto prima del comune. La faccia di mio padre, cioè mio... come dovrei chiamarlo, in fondo era sempre stato mio padre, prima che sapessi dell'altro mio padre, quello vero intendo. In ogni caso, Tom era così contento di diventare padre e già mi prendeva in giro chiamandomi “sorellina” o “sis”. Era divertente.
Mi trattenni con mia madre una mezz'ora, nel mentre i ragazzi organizzavano una piccola festa per stanotte, una sorta di festa di fine vacanza. Io, Tay e Jer e Kat restammo a casa, mentre gli altri si diressero in diversi posti, compreso il supermercato per la spesa.
I ragazzi si sfidavano a Guitar Hero mentre io e Kat passavamo lo smalto sulle unghie. Un bel blu forte, con qualche brillantino.
“Come fa a piacerti quel rosa confetto?”
“Adoro il rosa!” disse euforica.
“Si, lo adora proprio. Si è messa a piangere perchè doveva lasciare la sua pink car a Londra una volta sposata.” rise Jer.
“Hey!” disse lei rimproverandolo.
“Se ti piace, prenditi pure lo smalto. A me non piace così tanto. L'avevo comprato per un abito... penso di averlo ancora nell'armadio.” lei mi guardò come per dire “hai un vestito rosa e non lo usi!”. Distolsi lo sguardo. “Non amo i colori pastello.” dissi.
I ragazzi finirono la partita con Jeremy vincitore. Lo sfidai. Avevo visto il suo risultato e io l'avrei sicuramente battuto.
“Si accettano scommesse, gente!”
“Ok. Se vinco metterai quel vestito rosa che hai nell'armadio alla festa.” disse subito Jeremy, raccogliendo l'approvazione di tutt'e due i miei amici.
“Siete perfidi! Ma se vinco io, ti smalterai le unghie di rosa confetto per stasera. Sia tu che Tay.” dissi. Accettarono. La sfida iniziò. Eravamo più determinati che mai. Soprattutto io che detestavo quel vestito e morivo dalla voglia di vedere quei ragazzi così belli con uno smalto penoso rosa.
Vincevo, stavo vincendo.
“Non mi metterò mai quello smalto!” disse Taylor vedendomi superare il punteggio di Jer. Si avvicinò a me. Era ovvio. Perchè non ho messo delle regole prima di iniziare? Iniziò a farmi il solletico. Mi muovevo come un'idiota cercando di seguire comunque la canzone. Dannazione! Jer
recuperava punti e io li perdevo!
“Taylor, giuro che stasera me la paghi!” gli urlai. La canzone finì, come era ovvio.
“And the winner is..... ME!!!” Jeremy girò per la casa come fosse campione di chissà quale coppa.
“non è valido!”
“Si, non c'erano regole. Quindi tutto valeva.”
“Siete... non ho neanche le parole per...”
“Bene, andiamo a cercare questo vestito!” Kat non mi fece finire neanche la frase, intrecciò il suo braccio col mio e mi obbligò a seguirla.
“Nel frattempo che voi provate quest'abito, Jess, posso prendere la chitarra?” mi chiese Tay.
“Certo, sai dov'è la chiave?” lo sentii annuire e aprire la porta dello studio. Speravo avvisasse l'amico di non toccare nulla. Ci tenevo a lasciare quell'angolo della casa come l'aveva lasciato papà.
“Avete un buon rapporto tu e Taylor.” Kat, rovistava tra le scarpe qualcosa da mettere la sera e abbinare al vestito che ancora stavo cercando.
“Non penserai anche tu che stiamo bene insieme e cose simili?” le risposi.
“Si. -ammise ridendo- Non avevo mai visto Taylor così. Sembra quasi si sia ripreso da quel periodaccio di qualche settimana fa.”
“Cioè?” il mio amico non ne aveva fatto cenno mai. E sinceramente non mi ero accorta di nulla.
“non sai quanto Jer e Hay hanno combattuto affinchè Taylor partisse con noi. Stava giorni rinchiuso in casa, era molto giù. Diceva di voler restare solo, che stava scrivendo delle canzoni nuove, ma non era vero. Adesso sembra molto più tranquillo.”
“Wow. Sarà stato il mio fascino a farlo guarire.” disse scherzando. Anche la mia amica si mise a ridere.
“Sono contenta che lui stia bene con te. Se lo merita, è un ragazzo d'oro. Non ho mai conosciuto qualcuno così prima.”. Non sapevo che dire. Così rimasi in silenzio e continuai a cercare il vestito.
“Eccolo! Trovato! Cavoli è più brutto di come lo ricordassi.”
“Oddio, è bellissimo!” esclamò lei contenta.
“Dici?”
“Si, abbinaci queste, lega i capelli con un nastro e il gioco è fatto.” sembrava convinta e seguii il suo consiglio quella sera. In fondo non mi interessava cosa stavo indossando, l'importante era stare con i miei amici e niente poteva superarli. Erano mitici: Chad si occupava del barbecue, Steve delle bibite e gli altri facevano comunella per chiacchierare e spettegolare.
“Chi vuole un hamburger?” urlò Chad dalla sua postazione. Jer si precipitò senza tanti complimenti.
“Comunque, questo vestito ti sta veramente bene” mi disse Taylor, una volta soli. Lo guardai un poco, mi allontanai leggermente.
“Hey, ci stai provando?” dissi prendendolo in giro.
“No!” esclamò.
“Jo, ti ricordi cosa mi hai detto la prima volta che siamo usciti insieme?”
“Quel vestito ti sta veramente bene.”rispose lui. Mi limitai a guardare Taylor incapace di dire una parola e visibilmente imbarazzato.
“E' una frase di rito.” aggiunse Ian. Il grassone stava già addentando un hot dog supercondito di salse. Mi fece un po' schifo. Lo guardammo tutti e poi iniziammo a ridere.
“Che c'è?” disse indifferente. Mi avvicinai a Jo che preparava dei piatti con le varie prelibatezze e li portai alle ragazze ancora sedute. Poi portai loro da bere: succo di frutta mista per Kat e Hays, e birra per Dakotah. Presi una birra anche per me e mi sedetti a parlare con loro. Mi raccontarono qualche aneddoto sui Paramore durante i tour. Kat li seguiva molto in giro per il continente.
“Siete una bella coppia.” dissi.
“Ce lo dicono in molti e lo penso anche io.”disse ridendo.
“Queen! Queen, vieni un attimo!” Jess, mi chiamo Jess! Perchè Steve insisteva a chiamarmi in quel modo?! Erano finiti gli anni del liceo! Per fargli capire che non mi chiamavo in quel modo, lo ignorai.
“Queen!” urlò più forte. Ignoro, ignoro, ignoro.
“Hey Jess!” disse Jordan.
“Si, Jo?” risposi ignorando che l'amico mi veniva incontro.
“Steve, cosa intendi fare?” senza dir niente mi carica di peso sulle spalle. Misi subito le mani sul vestito per evitare di mostrare il tutto.
“Is ignorance your new best friend or are you stupid?” gli urlai. Jo rideva seguito dagli altri. Mi mise in piedi su una sedia e mi lasciò dopo essersi assicurato del mio equilibrio.
“Ricordi quando avevi recitato Juliet con Chad?”
“Certo, Jordan diventò così geloso che voleva pestarlo.” risposi. I due si guardarono ridendo.
“Ti ricordi che atto recitavi?”
“No, era quello di quei due romanticoni al balcone. Ma ricordo di quando la prof. Ti ha fatto recitare Hamlet.” mi misi a ridere guardando la sua faccia seccata. Ridevo mentre Chad continuava a ripetere a H di non correre. In men che non si dica mi ritrovai il vestito ricoperto di succo di frutta.
“I'm sorry!” disse la ragazza dai capelli fuoco. In fondo la ringraziai: inciampando e versandomi quel succo addosso mi aveva dato la opportunità di cambiarmi l'abito. Così la ringraziai mentre Tay e Jer ammettevano la sconfitta.
“Hayles, thank you. Really, thank you. -dissi sorridendo a quei due- Salgo a cambiarmi e torno subito.”. Mentre mi cambio mi accorgo dei lividi causati dalla presa di Steve sulle anche. Li sfiorai. Mi stupisco ancora di come un uomo abbia tanta forza su di me. Guardo il mio corpo, come era cambiato eppure quella cicatrice era rimasta. Sia dentro sia fuori. In un singolo momento ricordo di come tutto possa diventare cupo e grigio. Il mio corpo imprigionava segreti. Passai le dita su quella cicatrice, concentrandomi su di essa.
“Tutto ok?” sussultai. Dakotah entrò in stanza. Erano preoccupati perchè ci stavo mettendo tanto a cambiarmi il vestito. Indossai la maglietta prima che lei potesse vedere la cicatrice. E scesi con le lei raggiungendo gli altri.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Paramore / Vai alla pagina dell'autore: Ami_Yumi