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Autore: Fradale91    17/09/2012    5 recensioni
Sono fondamentalmente quattro le meraviglie “Made in England” che Louis Tomlinson ama: il thè dello Yorkshire, quello che sorseggia alle cinque in punto ogni pomeriggio da perfetto inglese qual è, il suo vinile di Abbey Road, che custodisce gelosamente su uno scaffale della mansarda nella sua casa a Doncaster, i prati perfettamente tagliati, su cui gli piace passeggiare quando non è in un centro commerciale a firmare autografi o su un palco ad intonare i suoi assoli, e infine, ovviamente, Harry Styles.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Buon pomeriggio pipooool. Sono qui ad invadere il fandom dei 1D con una OS piccola piccola. Prima di lasciarvi alla lettura (sempre se avete voglia di leggere questa cosa) ci tengo a dire un pò di cose su "Panorami". Ergo vi propongo un piccolo elenco di cose da sapere.
1) La storia è una Larry. Secondo me è la premessa più importante da dover fare perchè dato tutto ciò che è successo ieri sera su Twittah non vorrei ritrovarmi commenti del tipo "Voi Larry shipper avete rovinato l'amicizia tra Harry e Louis" ecc.. Quindi, se non siete interessate al genere potete chiudere la pagina. Per tutte le altre dico solo: #bravery sorelle. 
2) Il rating che ho messo è arancione e non rosso perchè a mio avviso non mi sono dilungata tantissimissimo sulla parte p0rn. Se qualcuno però crede che il rating più appropriato sia il rosso lo cambierò senza problemi.
3) C'è uno special guest nella storia, ed è Niall. 
4) La storia è assolutamente dedicata a Vita per una serie di motivi. First of all, perchè lei mi ha spinto a scrivere qualcosa e quindi eccomi qui a pubblicare. Second of all, perchè è la prima Larry shipper con cui ho avuto a che fare e quindi resterà sempre nel mio cuoricino. E infine, perchè adoro il suo nome anche se non gliel'ho mai detto.

Buona lettura.




Sono fondamentalmente quattro le meraviglie “Made in England” che Louis Tomlinson ama: il thè dello Yorkshire, quello che sorseggia alle cinque in punto ogni pomeriggio da perfetto inglese qual è, il suo vinile di Abbey Road, che custodisce gelosamente su uno scaffale della mansarda nella sua casa a Doncaster, i prati perfettamente tagliati, su cui gli piace passeggiare quando non è in un centro commerciale a firmare autografi o su un palco ad intonare i suoi assoli, e infine, ovviamente, Harry Styles.


“Alzati e vestiti Curly. Non ho intenzione di restare a casa con una giornata come questa. Ho ben altri progetti e tu ne fai parte.” Louis rientrò in quel preciso momento sbraitando contro un Harry nudo, come solo Anne Cox poteva farlo, e che aveva tutta l’aria di voler restare a poltrire per ore. Louis però, (Harry lo sapeva bene), non era mai stata una persona tranquilla e nonostante fosse costretto a correre come una trottola tutti i giorni per i suoi impegni da superstar, proprio non riusciva a concepire l’idea restare a casa in uno dei loro giorni liberi quando Londra gli aveva messo a disposizione una giornata soleggiata come quella. Non che avesse grandi progetti per il pomeriggio, però sentiva il bisogno di mettersi in macchina con il suo ragazzo e guidare per ore senza una meta. Harry allora, con fatica, si alzò dal loro letto ancora sfatto, si mise addosso la prima maglia capitatagli a tiro e grattandosi pigramente un’ascella chiese “ Dove pensi di portarmi Tomlinson? Spero per te che ne valga la pena.”

Erano in macchina da circa un’ora e mezza quando Louis frenò bruscamente in mezzo al nulla in cui si trovavano. “Che diavolo fai?” gli chiese Harry che fino ad un secondo prima era totalmente assorto nei suoi pensieri, “E soprattutto, dove cavolo siamo?”, aggiunse. Louis, a cui nel frattempo era spuntato un sorriso smagliante, gli rispose solamente con un “Vieni con me.”. Harry, che non aveva né la forza né la voglia di replicare, scese dall’auto e seguì un Louis fin troppo esaltato borbottando “Questo è pazzo” sperando anche che lo sentisse. Erano su una statale dal nome a loro sconosciuto e tutto ciò che si vedeva nelle vicinanze era una baracca nel bel mezzo di un orto. “Sei serio Boo?” chiese il riccio al suo ragazzo sperando veramente che quello gli spiegasse le sue intenzioni. “Fammi capire bene: mi hai svegliato,fatto vestire e costretto a seguirti perché avevi voglia di portarmi in un campo di patate?”. Louis non si prese neanche la briga di rispondergli. Lo prese semplicemente per mano per poi trascinarlo a terra con sé. “E adesso che si fa? “ domandò Harry leggermente divertito dalla situazione. “Adesso aspettiamo” fu tutto ciò che ricevette come risposta.

Due minuti dopo fu un delirio. Esattamente come Louis si aspettava, il sistema di irrigazione automatico della piccola coltivazione si attivò annaffiando non solo le piante ma anche loro, ancora stesi per terra. Una risata sincera e liberatoria fuoriuscì dalla bocca perfetta di Harry e Louis giurò di non aver mai sentito suono più soave di quello.

Gli fu sopra in un secondo. Prese a baciarlo come se fosse la cosa più naturale del mondo e Harry non potè che rispondere al bacio affondando le dita lunghe nei capelli del suo ragazzo. Le loro lingue si rincontrarono dopo essere state separate per almeno cinque ore. Le mani di Louis si intrufolarono sotto la maglia completamente bagnata di Harry accarezzando i suoi addominali scolpiti. Gliela sfilò velocemente soffermandosi subito dopo con le labbra sul suo collo pallido. “Boo” sussurrò il riccio in preda all’eccitazione. “Si?” rispose Louis che in quel momento avrebbe voluto usare le labbra in tutt’altro modo. “Non possiamo farlo qui. E se arriva il padrone della baracca?”. L’altro rise di gusto, poggiò le mani per terra, ai lati della testa di Harry e “ Haz, secondo te il padrone della baracca, come lo chiami tu, avrebbe azionato l’irrigatore automatico se avesse avuto intenzione di affacciarsi personalmente al suo orto?” constatò con fare ovvio. Ad Harry parve un ragionamento perfetto perché per tutta risposta spostò la sua mano sul cavallo dei pantaloni strettissimi di Louis, il quale gemette impercettibilmente iniziando a baciare il torace del riccio fino ad arrivare all’orlo della sua tuta. La scese portandosi dietro anche i boxer e trovandosi davanti l’erezione pulsante del suo ragazzo. La baciò languidamente per tutta la sua lunghezza per poi risalire e prenderla completamente in bocca. Harry sussultò sorpreso da quel gesto inaspettato. Inarcò la schiena riportando nuovamente le mani tra i capelli liscissimi del suo Boo che continuava a dargli piacere con le sue labbra finissime. “Adesso toccherebbe a me divertirmi Lou. O forse a te. Dipende dai punti di vista.”  riuscì  a biascicare Harry tra un gemito e l’altro poco dopo esser venuto in bocca al suo compagno. Louis, dal canto suo, non se lo fece ripetere due volte, sdraiandosi a terra e lasciando che il corpo di Harry , oramai più possente del suo, lo sovrastasse completamente. Questo prese a masturbarlo lentamente aspettando che l’altro lo supplicasse con gli occhi di continuare, magari più velocemente. E infatti un “Ti prego Honey” fuoriuscì dalle labbra del più grande che stava quasi arrivando al limite. Harry, per tutta risposta lasciò perdere il suo membro sussurrandogli solamente “Voltati”. E “No” replicò Louis, “voglio guardarti almeno mentre mi prepari”. Il più piccolo, se possibile, si eccitò ancor di più a quella richiesta e fissando il suo sguardo in quello cristallino di Louis si portò due dita in bocca iniziando a lubrificarle con la sua saliva. Si stavano ancora fissando quando Harry avvicinò il suo indice all’apertura di Louis per poi penetrarlo con cautela. Aggiunse un secondo dito e poi un terzo fin quando non ritenne di averlo preparato a sufficienza. Nessuno dei due disse niente. Non ne avevano mai avuto bisogno. Per questo Louis si voltò automaticamente per lasciare che Harry lo facesse suo ancora una volta. E “Sei terribilmente stretto Boo.” sussurrò il riccio contro la spalla dell’altro. “Immagino” rispose ansimando Louis “di solito sei tu a prenderlo”. Allora Harry sbuffò e “Ho come la sensazione che tu sia stato messo al mondo per rovinare momenti come questo” constatò affondando sempre di più in lui. Poche spinte dopo vennero entrambi quasi contemporaneamente. Harry rotolò sulla schiena del maggiore per poi ritrovarsi sdraiato a terra al suo fianco a fissarlo ancora una volta.
 
Ed in quel preciso momento, proprio mentre l’irrigatore automatico smise di funzionare, a Louis tornò in mente una conversazione avuta con Niall qualche tempo prima.

Erano 23 minuti esatti che lui ed Harry non si rivolgevano la parola a causa di una lite insignificante quando l’irlandese, come dal nulla, gli disse: “Dovresti smetterla di fare il deficiente.” Era serissimo. Louis lo guardò alzando un sopracciglio e “Ah.. Io?” gli chiese con fare retorico. Allora Niall sedendosi a peso morto sul divano di casa Stylinson rispose “Se solo sapessi quanto ti ama. Si capisce dal modo in cui ti guarda” . Louis sembrava quasi annoiato quando “Perché, come mi guarda? Come se non ci fosse nessun altro ragazzo al mondo?” gli chiese sarcastico. Niall soffocò una risatina per poi affermare risoluto “Veramente, tutto il contrario.” Il più grande lo fissò preoccupato aspettando che continuasse. E allora il biondo, come se lo stesse leggendo nel pensiero, aggiunse “Lui ti guarda come se intorno a te ci fossero miliardi di cose bellissime, come se il panorama senza di te fosse ugualmente meraviglioso. Tra tutte quelle cose però, lui sceglie di fissare te perché, ai suoi occhi, tu sei la cosa più brillante di tutte”.

Louis allora, su quel prato nella giornata più soleggiata che Londra potesse offrirgli, realizzò per la prima volta quanto Harry effettivamente lo amasse.
Era semplice. Un’equazione. Si amavano entrambi allo stesso modo perché intorno a loro la vista era fantastica, ma Louis non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Harry. Lo fissava. Come se fosse la cosa più brillante di tutte. E ai suoi occhi, lo era davvero.
  
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