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Autore: 9Pepe4    17/09/2012    7 recensioni
Aggiornamento rimandato
[Per Nede]
E se Goku avesse una figlia?
Essere adolescenti, tra gli sbalzi d’umore e la goffaggine, non è mai facile.
Se poi si aggiunge un padre combattente, eroe affettuoso ma irraggiungibile, che è stato assente per quasi un terzo della tua vita… Be’, le cose si fanno ancor più complicate.
Son Aliys lo sa bene.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 – Solo una ragazza

Aliys, in piedi ai margini della palestra della scuola, spostò il peso da una gamba all’altra, fissando con aria mesta la partita di pallavolo che si svolgeva in campo.
I suoi occhi scuri sbirciavano ansiosi le mosse entusiaste dei suoi compagni di classe attraverso gli spettinati capelli neri. Quando sbuffò, alcuni ciuffi le si allontanarono dalla bocca, per poi ricaderle di nuovo davanti al volto.
Con una stretta al petto, immaginò cosa avrebbe detto suo padre non appena avesse saputo che ancora una volta lei aveva inventato una scusa per evitare l’ora di educazione fisica. Anzi, probabilmente non avrebbe detto niente, così da non ferirla. Ma qualcosa lo avrebbe pensato di sicuro, e di certo non sarebbe stato un giudizio positivo.
Aliys aveva già visto su di sé lo sguardo rassegnato dell’insegnante di ginnastica. Il pensiero di vedere quella stessa espressione disegnata sul volto del genitore le sembrava intollerabile.
Dopotutto, però, lui era il mitico Son Goku. In centinaia di occasioni aveva salvato la Galassia, talvolta anche l’intero Universo. Era logico che avere una figlia pigra e imbranata come lei lo abbattesse un po’.
Logico, sì… Ma ciò non toglieva che facesse male.
“Neanche Gohan e Goten fossero goffi come me!” pensò a disagio la ragazza, mentre un paio di amiche le passavano davanti correndo per andare a recuperare il pallone finito fuori campo. “No, figuriamoci, loro sì che hanno un talento straordinario!”
Purtroppo, da quelle riflessioni al riportare alla mente il giorno in cui suo padre l’aveva condotta in una radura per valutare le sue capacità nascoste, non le ci volle nemmeno un secondo. All’epoca lei aveva quattro anni, ma l’espressione sbigottita di Goku quando non era riuscita a prendere una mela al volo, inciampando goffamente, era ancora incisa nella sua memoria.
Probabilmente non l’avrebbe mai dimenticata.
Negli anni che erano seguiti, com’era ovvio, suo padre aveva fatto altri tentativi per costringere le sue abilità latenti a portarsi alla luce del sole. Infine, però, si era dovuto arrendere all’evidenza.
Son Aliys non aveva nulla degli strepitosi talenti dei Saiyan. Pareva che la sola cosa che avesse ereditato da quel popolo guerriero fossero i capelli e gli occhi neri come la notte.
Immersa in quelle riflessioni che le fecero aggrottare la fronte con aria malinconica, Aliys trasalì all’improvviso trillo della campanella di fine lezioni. Sollevata, passò negli spogliatoi a prendere il proprio zaino, che si caricò in spalla cercando di ignorare i commenti entusiasti delle compagne, che, di buonumore, parlavano della partita appena giocata.
Uscì a passi veloci dalla palestra, e stava attraversando il corridoio della scuola, quando venne affiancata da Goten. «Ehi, Aly» esordì lui, in tono spensierato, evitando qualsiasi convenevole, «hai di nuovo saltato ginnastica?»
Lei lo guardò per un istante.
Capelli neri ed eternamente scompigliati, vivaci occhi dello stesso colore, Goten era suo fratello, ma a volte Aliys stentava a vedere delle somiglianze tra loro due.
«Non lo dirai a papà, vero?» pigolò.
Il giovane la fissò, sorpreso.
Aliys lo guardò di rimando, con aria implorante.
«E va bene» sospirò lui. «Tranquilla, non dirò nulla» promise.
Lei, sollevata, si liberò dallo zaino e gli saltò addosso, abbracciandolo.
«Piano!» rise Goten, stringendola a sé per un momento.
Quando sciolse l’abbraccio, la sorella indietreggiò di qualche passo per lasciarlo di nuovo libero di respirare, e rischiò di inciampare nella borsa che aveva gettato a terra.
«Ops» fece, incespicando.
Goten l’afferrò appena in tempo, evitandole un bel ruzzolone.
«Al, sei incredibile!» esclamò quindi. «Devo sempre starti attento e tu non puoi mai fare a meno di rischiare di romperti la testa!»
Lei abbassò lo sguardo. «Già» sussurrò. «Una vera disfatta, per essere mezza saiyan».
Il ragazzo, allora, sentì la reale tristezza della sorellina. Aspettò pazientemente che lei tornasse a sistemarsi lo zaino sulle spalle, quindi le disse, seppur in tono imbarazzato: «Al, tu sei perfetta così come sei, non farti problemi che non ci sono». Vedendo la smorfia della ragazzina, decise di buttarla un po’ sullo scherzo – anche perché non era da lui tenere discorsi di simile serietà. «Voglio dire, pensa a quanto mi annoierei se non dovessi salvarti da incidenti mortali ogni volta che fai un passo!»
Aliys borbottò un ringraziamento, ancora troppo sconsolata per essere sarcastica. Di solito il suo sguardo era simile all’ossidiana, nero e pungente, ma in quel momento sembrava solamente triste.
Goten la osservò, senza sapere cosa dire.
Lui, infatti, a parte i primi imbarazzi iniziali, non aveva avuto problemi a legare con quel padre che gli era stato sconosciuto per la maggior parte dell’infanzia.
In silenzio e camminando l’uno di fianco all’altra, i due fratelli uscirono dalla scuola, per poi allontanarsi dall’edificio quel tanto che bastava per trovare una stradicciola piuttosto deserta.
A quel punto, si alzarono in volo.
Di solito, una volta lontani dal centro abitato, iniziavano a chiacchierare, raccontandosi le novità della giornata, ma quella volta anche Goten, contagiato dall’umore di Aliys, trascorse il tempo del viaggio in un silenzio piuttosto meditabondo.
Finalmente, tra i prati verdeggianti del Paoz, giunsero in vista della loro abitazione.
La prima ad atterrare fu Aliys, ma Goten fu più rapido a raggiungere la porta di casa e ad entrare, spinto dalla fame che i geni saiyan gli avevano inculcato.
«Ciao, mamma!» si annunciò, facendo il suo ingresso in cucina.
«Ciao, mamma» gli fece sommessamente eco Aliys, al seguito del fratello.
Chichi, sino a quel momento impegnata a tritare verdure, si girò verso i figli. «Goten, Ally!» li salutò. «Tutto bene, ragazzi?»
«Sì, certo» risposero i due, in coro.
Se le loro parole furono le stesse, i toni risultarono radicalmente diversi: Goten le pronunciò con voce spensierata e ottimista, mentre Aliys le mugugnò quasi mestamente.
Il ragazzo la guardò inarcando un sopracciglio, come per dirle: “E tirati su con il morale!” Lei gli fece una smorfia.
Goten scrollò le spalle e diede uno sguardo tutt’attorno, prima di domandare: «Ma papà dov’è?»
Aliys guardò intensamente la madre, aspettando la risposta con trepidazione. La ragazzina, infatti, provava nei riguardi del genitore una vera e propria adorazione, che la faceva sentire ancora più goffa e debole in sua presenza.
«È uscito» replicò Chichi, in tono indulgente, tagliando una carota. «Credo volesse allenare Pan».
A quelle parole, Aliys abbassò il viso, così che i capelli, coprendolo in gran parte, non facessero balenare nei suoi occhi la fitta di gelosia che le aveva punto lo stomaco.
Si sentiva in colpa – un vero verme – a guardare con invidia la nipotina, che aveva appena cinque anni, ma non riusciva propria a farne a meno. Pan era un amore di bambina, con quei capelli corvini e quegli occhioni grandi e lucenti. Era sempre allegra, e per di più sì che lei era propensa per il combattimento.
Per farla breve, la piccola sembrava fatta apposta per trascorrere del tempo in compagnia di Goku, e quest’ultimo le voleva un mondo di bene.
Quando li vedeva scherzare e svolazzare di qua e di là, Aliys non poteva fare a meno di sentirsi esclusa da quella relazione così speciale, e sentiva il proprio cuore gonfiarsi di rimpianto.
A distrarla da quei pensieri fu lo sbuffo di sua madre, la quale si era piazzata con impazienza le mani sui fianchi. «Naturalmente, com’è logico» commentò, seccamente, «Goku è in ritardo!»
A quelle parole, Goten trattenne a stento un risolino.
Aliys lo guardò storto, ma avrebbe preferito potergli allungare una gomitata. A volte, per avere diciassette anni, era proprio immaturo.
«Non c’è problema, mamma» dichiarò allegramente il ragazzo. «Anzi, se iniziamo a mangiare, forse papà imparerà la lezione e la prossima volta si darà un contegno».
«E da quando sai cosa vuol dire contegno?» lo rimbeccò Aliys.
In realtà non trovava che le parole difficili potessero essere un ostacolo per Goten – anche se a volte si comportava come tale, il giovane non era stupido – ma non le piaceva l’idea di lasciare Goku a stomaco vuoto.
Tuttavia, quando Chichi mise da parte il coltello e le verdure e li fece accomodare a tavola, la ragazza non si oppose. A malincuore, doveva ammettere di sentire un certo languorino. L’importante era tenere d’occhio la pentola e assicurarsi che Goten non cercasse di mangiare anche la parte riservata a loro padre.
Chichi aveva appena servito la minestra nei piatti dei figli quando una voce echeggiò nell’ingresso: «Ehi, sono in tempo per il pranzo!»
Aliys sobbalzò. “Calmati” si disse subito dopo, non senza una punta di irritazione. “Insomma, è tuo padre! Sei ridicola!”
E a quel punto Goku fece il suo ingresso, con un sorriso ad illuminargli il viso. «Ciao, Chichi, ciao ragazzi!»
Aliys abbozzò un saluto, poi i suoi occhi si fissarono su Pan, la quale stava tranquillamente seduta sulla spalla del guerriero saiyan, con l’espressione serena di un gattino che fa le fusa. Goku sembrava soddisfatto, e la bimba agitò una mano nel frenetico saluto alle persone che vedeva davanti a sé.
«Sapete» annunciò Goku, entusiasta come un bambino e visibilmente orgoglioso, «oggi Pan ha fatto il giro del mondo!»
Spettinò i corti capelli neri della nipotina, che per tutta risposta si strinse contro di lui, beata come non mai.
Goten sembrava di gran lunga più interessato alla minestra che gli era appena stata data – e infatti già brandiva il cucchiaio – mentre Aliys si sforzò di concentrarsi sul proprio bicchiere.
“Pan ha fatto il giro del mondo!” le riecheggiò nelle orecchie.
In volo, era ovvio.
La ragazza si sentì sprofondare.
Lei a malapena era in grado di fare il viaggio di andata e di ritorno dalla scuola, il giro del mondo l’avrebbe a dir poco distrutta. Per nascondere il proprio disagio, inghiottì una cucchiaiata di minestra che le scottò la lingua.
«Bene, ragazzi, io porto a casa Pan» annunciò Goku, scambiando uno sguardo complice con la bambina.
«Ciao!» trillò lei, abbracciando la testa di suo nonno.
«Vedi di non fare tardi» raccomandò Chichi, prima di soffiare, come Aliys avrebbe fatto meglio a fare, sulla cucchiaiata che stava per portare alle labbra.
Per tutta risposta, Goku agitò la mano e uscì, la nipotina sempre sulla spalla. Mentre i due si allontanavano, continuarono a sentirsi le loro risate.
Con lo stomaco chiuso (“Una bambina, è solo una bambina! Sei davvero ridicola ad essere gelosa!”), Aliys ingoiò un altro po’ del pranzo, mentre Goten finalmente attaccava con frenesia il proprio piatto.
Goku non tardò a tornare e, una volta che si fu seduto di fronte alla figlia, reclamò la propria parte di pasto. Nel momento stesso in cui il suo piatto fu riempito, il saiyan non esitò e iniziò a mangiare di gran lena.
Aliys gli diede un’occhiata, trattenendo a stento un sorriso. C’era poco da dire: quando mangiava, suo padre era proprio buffo!
Sentendosi già meglio, la ragazza tornò a mangiare la propria porzione, finendola in poco tempo.
Mentre i tre saiyan attendevano che Chichi servisse il delizioso arrosto che aveva cucinato come secondo piatto, Goku rivolse la propria attenzione alla figlia. «Com’è andata a scuola, Al? Tutto bene?»
La ragazzina rivolse a Goten un’occhiata fugace, per essere certa che non dicesse nulla riguardo ad educazione fisica, quindi rispose, annuendo: «Sì, certo. Grazie… papà».
Goku le sorrise. «Bene» commentò, prima di voltarsi verso il figlio. «A te, Goten?»
«Mah, le solite faccende» replicò il ragazzo, scrollando le spalle, mentre Aliys, di umore decisamente migliore, si versava un bicchiere d’acqua dalla caraffa.
«Domani avete qualcosa di impegnativo? Verifiche o cose del genere?» aggiunse ancora Goku.
Aliys sollevò gli occhi. «No» replicò, immediatamente imitata dal fratello.
«Perché?» aggiunse Goten, con evidente curiosità.
Il saiyan adulto sorrise nuovamente. «Pensavo che potremmo fare un pic-nic in montagna» rispose, in tono alquanto candido.
Goten aderì immediatamente al progetto, con sincero entusiasmo, anche perché la prospettiva di stare a casa da scuola non gli dispiaceva affatto. «È una bella idea, mi piace!» esclamò.
«Anche a me» si ritrovò a concordare Aliys, convinta.
Goku, a quel punto, soddisfatto dal successo che aveva riscosso con la sua proposta, si voltò verso la moglie, la quale aveva appena poggiato sul tavolo l’arrosto, e domandò: «Chichi?»
La donna indugiò per un istante. Non le piaceva poi molto l’idea che i figli saltassero la scuola, anche per un solo giorno.
L’espressione di Goku, però, avrebbe sciolto anche un iceberg, così la donna rispose: «Naturalmente penso sia un’ottima idea».
«E vai, mamma!» esclamò Goten, prima di girarsi verso il padre. «Non è fantastico?» gli domandò. «Però» aggiunse un momento dopo, in tono più calmo, «visto che ho intenzione di camminare di buona lena, dovrai stare tu con Al».
Terminando la proposta, scoccò un’occhiata furba alla sorella, la quale si imporporò.
«Goten!» protestò.
Goku ridacchiò, divertito da quella piccola scaramuccia. «E va bene» concordò, «vorrà dire che mi prenderò un bel po’ di tempo con la mia principessa».
Aliys sentì che le guance le andavano ancora più in fiamme, mentre il cuore le martellava in petto con gioia. “Sì, sì, sì!” sembrava esultare ad ogni battito.
Rendendosi conto che suo padre la stava guardando, abbassò il viso, e i capelli, misericordiosi, nascosero buona parte delle sue guance in fiamme.
Goku percepì il suo imbarazzo, pur senza capire a cosa fosse dovuto, perciò si rivolse alla moglie, decidendo di cambiare argomento. «Sai, Chichi? Pan migliora a vista d’occhio» riferì, con sincera approvazione.
Non notò Aliys che contraeva appena la mascella e Goten che si batteva una mano sulla fronte in un gesto esasperato.
«Parlo sul serio, quella bimba è una vera saiyan, fatta e finita per il combattimento!»
Aliys strinse le labbra.
Una vera saiyan.
Qualcuno che, come Goten e Gohan, non inciampava nell’abbracciare qualcun altro. Qualcuno che non aveva problemi a prendere una palla al volo. Che, probabilmente, era un portento in tutti gli sport.
Qualcuno che non era lei.
Perché lei… Lei non era nient’altro che Son Aliys.













Spazio dell’Autrice:
Rieccomi.
Allora, come avrete notato, qui si passa subito al post-saga di Majin-Bu. È probabile che più avanti ci saranno alcuni flashback sull’infanzia di Aliys, ma per lo più sarà tutto incentrato su questo periodo ;)
UAH, accidenti, oggi ho fatto solo due ore di lezione e sono già esausta. Quand’è che arrivano le prossime vacanze? :D
Okay, la pianto di dire stupidaggini e vi lascio.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^
  
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