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Autore: siemdrew    17/09/2012    10 recensioni
C'era una volta un Principe. Egli regnava con amore sui Monti della Morte, passando per La Foresta dei Sogni e La Foresta Ombrosa, fino al Mare delle Luci. Il Principe amava il suo regno, ma era troppo avido, prepotente ed arrogante col suo popolo. Uccideva i civili, condannava a morte gli innocenti e derideva i più deboli. Finché un giorno arrivò al suo Castello una donna bellissima, che si era persa. Egli le offrì doni, cibo... e un letto per la notte: il suo. Il Principe era così malvagio che non si curò di far sentire a suo agio la donna, bensì tentò di violentarla. Ma la donna si trasformò in una strega dinanzi al Principe. Lo maledette: per tutta l'eternità, il Principe avrebbe dovuto vivere nella torre ovest del suo Castello. Passarono gli anni, ed egli si accorse di non invecchiare. Sicché ebbe un'idea. Decise di rapire ogni mese sei vergini, che avrebbe rinchiuse, ma che poi avrebbe dominate e uccise. E così ancora oggi il Principe violenta e uccide le sue vittime.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Principe
Capitolo 9

Per la prima volta in vita mia tirai un pugno. Sapevo farlo, Marissa una volta mi aveva insegnato. Ma era una cosa per scherzare, visto che un gruppo di oche in classe mi prendeva in giro. Così Marissa mi disse come lanciare un pugno. E lo feci. Voglio dire, probabilmente mi spaccai le nocche, ma lo feci. Ci riuscii.
Drew rimase così sconcertato, col sangue che usciva dal naso e da un labbro spaccato, che si allontanò dal letto imprecando contro di me.
Era il momento per trovare la copia del libro. Ma non la vedevo. Non vedevo tra gli scaffali quel libricino rosso con le venature d’oro. Avevo bisogno di più tempo. Molto di più. Così, seppur mi fece un male cane, tirai un altro pugno al Principe, che si accasciò a terra. Tentò di lottare contro di me per un po’, ma probabilmente lo avevo troppo indebolito perché si difendesse. Lo lasciai mezzo morente, sotto la sua scrivania. Così presi a frugare nei cassetti, tra i fogli, tra i libri. Non osai guardare sotto il letto, sapendo che c’era Ignis senza… vita. Mi sembrava così strano pensarci. Quando feci crollare a terra tutti i libri, però, uno non si staccava dalla parete. Così lo spinsi verso di me, facendo scattare una serratura, e caddi a terra. Avevo aperto un cassetto segreto.
Mi affrettai a prendere la copia originale di “Storie da Vartia”, poi mi affacciai alla finestra che dava sul laghetto. Subito sentii le voci delle altre ragazze che stavano gridandosi contro perché non trovavano la leva nascosta che apriva la porta segreta nelle mura.
«Sono qui! Sono viva!», esclamai sbracciandomi.
Subito mi guardarono sbalordite, e poi sistemarono il tappeto elastico. Dovevo solo saltare. Salii sul davanzale della finestra, ma una mano si chiuse attorno alla mia caviglia.
«Non andartene!», gridò Drew.
«Lasciami!», ribattei io divincolandomi.
Ma le sue mani mi presero in fretta le gambe. Per fortuna, me la cavai con un paio di calci, che lo fecero rovesciare a terra. Nell’arco di tempo disponibile, saltai dalla torre ovest.
Atterrai sul morbido, rimbalzando un paio di volte. Ma poi Sanna, che ancora piangeva, mi prese un braccio, fermando i miei balzi.
«Ho il libro!», affermai mostrando loro il piccolo libro.
«E io la tua copia!», mi confermò Edna mostrandomi il mio.
«Benissimo, di qua!»
Attraversammo l’enorme prato. Intanto le guardie-rinoceronte gridavano ordini che nessuno eseguiva, e un forte squillo segnalava l’attivazione di un allarme. Ma io trovai immediatamente la leva nascosta, la tirai, e vedemmo una porta aprirsi tra le mura. Le attraversammo e, quando la porta si richiuse dietro di noi, sapevamo di aver raggiunto la libertà.
 
Aprii uno dei due libri, e lessi la mappa. Perfetto, dovevamo attraversare la Foresta Ombrosa. Corremmo finché non ci mancò il fiato. Ma quando ci fermammo ognuna mi lanciò uno sguardo di rimprovero.
«Sentite, non è colpa mia se Ignis è morta», dichiarai guardandole tutte male.
«Ah no?», rise Agualyn amaramente. «E a chi è venuto in mente il piano?»
«Intanto vi ho salvate. Non mi siete neanche riconoscenti. E poi poteva uscire chiunque dal sorteggio che abbiamo fatto», ribattei.
«Non prendertela con Valerie, dai», mormorò Sanna prendendomi per mano.
«Io sono arrabbiata, invece», disse Liliya. «Senza Ignis, nessuno potrà mai accendere un fuoco in questa Foresta»
«Ah, quindi a te di Ignis non frega nulla?», sbottò Edna con le mani sui fianchi. «Povera, è morta, ora come accenderai il fuoco, eh?»
«Non scherzare», la avvisò Liliya socchiudendo gli occhi. «E’ una cosa seria. Niente fuoco, niente falò. Niente falò, niente cenere di libri. Niente cenere di libri, niente CASA!»
«Sentite», dissi sospirando. «Ignis Kempu è morta invano. Capite cosa significa? L’abbiamo mandata al patibolo senza ragioni. E non ce ne siamo neanche accorte. Quindi non mi va di stare a litigare con voi perché è colpa mia o perché non può accendere il fuoco. Me ne vado»
Seguita da Sanna, attraversai a passo lento tutta la Foresta Ombrosa. Arrivammo al mare verso pomeriggio tardi. Il cielo azzurro che era solo un poco più chiaro del mare mi diceva che erano circa le cinque. Sospirai. Eravamo dalla parte sbagliata!
«Non è questa la strada», sussurrai guardando dietro di me.
«Cosa?», squittì Sanna. «Non è possibile!»
«Se vogliamo del fuoco dobbiamo arrivare alla Foresta dei Sogni. Che probabilmente sta dall’altra parte dell’isola»
«Cosa intendi dire?»
«Quando sono arrivata qui, dietro di me c’era una Foresta incantata», spiegai sbuffando. «Dietro di essa c’erano delle montagne, poi il castello. Dietro di noi, invece, c’è ancora la Foresta Ombrosa. Si vedono troppo bene le montagne»
«Be’, allora costeggiamo il mare», suggerì lei.
«Sì»
Ci incamminammo, ma delle voci ci chiamarono.
«Valerie! Sanna!»
Liliya ed Edna si sbracciarono per farsi riconoscere da noi, poi ci rincorsero.
«Dov’è Agualyn?», domandò Sanna. Io di sicuro non l’avrei chiesto.
«Ha preferito rimanere da sola che seguire voi due», spiegò semplicemente Edna.
Annuii e continuai a camminare coi piedi in acqua e le scarpe in mano. Le altre  parlarono un po’. Io non vedevo l’ora di tornarmene a casa. Certo… mi dispiaceva per Drew. Insomma, per come lo avevo lasciato. Mi sentivo un po’ in colpa, ma solo perché era sincero quando aveva detto che stava cercando il vero amore, per liberarsi. Ma ovviamente io non volevo dargli false illusioni. Per niente. Non sarei rimasta con lui neanche se mi avesse giurato amore eterno, una mega villa – che già possedeva, per giunta – e un maneggio. Non lo amavo. Per lui provavo solo schifo. E pietà, aggiungerei.
Verso sera raggiungemmo la Foresta dei Sogni. Le lucciole sprigionavo luce e si vedeva abbastanza bene. Ci inoltrammo e chiedemmo un letto enorme. Un letto, con tanto di coperte, cadde dal cielo e ci buttammo sopra. Subito dopo preparammo un banchetto da re con dolce. Ci riempimmo di cibo come mai avevamo fatto negli ultimi giorni. Poi facemmo scomparire tutto, e chiedemmo un focolare.
Mentre il fuoco scoppiettava, noi quattro ci girammo a guardarci.
«E’ stato bello vedervi», sospirò Edna. «Anche se per poco»
«Questa esperienza», cominciò Liliya. «è stata un incubo. Non la vorrei ripetere per nulla al mondo. Ma avervi come amiche è stato piacevole»
«Io sono stata la seconda a venir portata nella Liberty», dissi io, quasi in preda alle lacrime. «Sanna all’inizio era terribilmente pallosa! Ma poi abbiamo fatto amicizia. E, a parte Agualyn, vi voglio bene. A tutte voi. Anche Ignis, che non c’è più»
Sanna scoppiò a ridere e mi abbracciò. «Ragazze, davvero. Grazie di tutto»
Non riuscì a parlare oltre, perché le lacrime la inondarono.
«Ora è il momento», sussurrò Edna.
Presi la mia copia di libro. E Liliya prese l’originale. Ci guardammo tutte e quattro, poi gettammo i libri nelle fiamme, che li divorarono.
Fu come essere risucchiata dall’aspirapolvere. Tutto si scompose, tutto si annebbiò. E chiusi gli occhi. Capii che il vortice era finito perché non c’era lo stesso odore della Foresta dei Sogni. Ero nel boschetto di Sheffield, il boschetto accanto alla villa della nonna.
Avevo le braccia attorno alle gambe e sentivo Amadeus, il rottweiler della nonna, che mi si affannava attorno. E dei colpi, su una spalla.
«…Svegliati…», diceva qualcuno, ma la voce era troppo debole perché la sentissi.
«…Eh?»
Alzai la testa, sentendola terribilmente pesante. Marissa mi guardò semi incazzata. Marissa…? Ero tornata, quindi?
«E’ almeno un’ora che ti cerchiamo!», sbraitò lei. «Sei stata qui tutto il tempo?!»
«UN’ORA?», grida sconcertata. «Ma… sono stata via per giorni! Drew voleva uccidermi! E Ignis… IGNIS! È morta! Oddio… aiuto… mi sento male»
«Ignis? Drew? Ma tu sei suonata», bofonchiò alzando gli occhi al cielo. Poi mi prese a braccetto e mi forzò a camminare. «Sarà stato un sogno, Valerie»
«No!», ribattei convinta. «Sono stata via interi giorni! Non un’ora!»
Mi voltai e tornai indietro, all’albero con la porta a forma di corona. Ma la porta non c’era. Cosa…?
«Dov’è la porta?», chiesi seria indicando l’albero che Amadeus stava segnando.
«Porta?», ripeté Marissa lentamente.
«E’ una cosa seria, non fare la stupida. Dov’è quella porta?!»
«E che ne so, io, Valerie!», gridò spazientita.
Mi prese per un gomito e mi spinse verso le villa. Accanto alla porta mamma e papà si mangiucchiavano le dita o chiedevano notizie di me ad altri parenti.
«E’ qui, la svitata!», annunciò Marissa.
Tutti erano così felici di vedermi che non diedero retta all’insulto di Marissa. Una massa di famigliari mi si aggrappò addosso, e dovevano essere davvero preoccupati. Eppure mancavo da un’ora, secondo Marissa. Magari era una balla.
«Avvertite la polizia che Valerie è qui», disse papà a qualcuno.
«Che spavento, Valerie!», mi rimproverò mamma. «Sì, sarà anche un'ora ma… non rispondevi al cellulare, non ti trovavamo da nessuna parte, eri davvero sparita! Ti rendi conto del terrore che ci hai fatto passare? Dov’eri? Che diavolo stavi facendo?!»
Non potevo raccontarle del Principe. Delle altre ragazze. Non potevo dire loro che in realtà ero stata via molti giorni. Mi avrebbero presa per pazza. O peggio. Io sapevo che era stato tutto reale. Ne ero convinta. Era tutto troppo vivido per essere un sogno. Troppo vero. Ma dovevo mentire, in questo caso.
«…Probabilmente, mentre ero fuori col cane, mi sono addormentata», farfugliai. «Ah, è vero! Mi ero fatta male, quindi mi ero seduta contro un albero. E mi sa che mi sono addormentata, sì…»
«E il cellulare? Dov’era?», chiese papà. «Ti abbiamo chiamato miliardi di volte!»
Mi toccai le tasche, ma del cellulare non c’era traccia. Dove poteva… oddio! L’avevo lasciato sul tavolo della Liberty prima di uscire per attaccare le guardie! Che guaio!
«Non lo so…», mormorai.
«Almeno gliene comprerete uno nuovo, sapete…», suggerisce giustamente Marissa con le braccia conserte. «Quel cellulare dannatamente vecchio era proprio da buttar via»
«Provvederemo», sospirò papà annuendo. «Non possiamo davvero lasciarti con quel coso»
Annuisco. A me non importava di uno stupido cellulare, ma se questo li faceva sentire meglio poco male.
Marissa mi portò in casa. Quasi mi aspettavo l’arrivo della nonna… ma lei non c’era più da un po’. Marissa mi accompagnò in cucina e mi fece mangiare una fetta di cheesecake e un po’ di frittata cucinati da zio Alec. Mi venne in mente che anche la sera che finii a Vartia stava cucinando cheesecake e frittata. E se fosse passata davvero un’ora…? Possibile che qui il tempo fosse più lento rispetto al libro?
Lo sguardo di mia sorella fisso su di me mi fece un po’ preoccupare. Mi credeva pazza? Anzi, domanda principale: ero pazza? Mi ero sognata tutto? Però sembrava tutto così vero. E il fatto che avevo lasciato il cellulare sul tavolo della Liberty e che nella realtà non lo trovavo doveva significare qualcosa.
Sbuffai, rifiutando la seconda fetta di cheesecake. Ero satolla come un gatto. E dovevo controllare una cosa in soffitta.
Senza dire nulla, mi alzai da tavola e percorsi le scale e i corridoi per arrivare alla soffitta. Marissa mi seguiva senza fare domande, tenendomi d’occhio. Pensava che volessi scappare? Mica era colpa mia se ero finita magicamente in un libro.
Aprii la porta della soffitta e restai a guardare l’interno tenebroso senza muovere un muscolo. Dovevo trovare il coraggio di affrontare il libro. Entrai nella stanza, più o meno piccola, riconoscendo solo gli scaffali pieni di libri. Cercai con le mani il filo che pendeva dalla lampadina. Una volta trovato lo tirai e la luce si accese. Dopo qualche minuto di tenebre, la luce mi accecò, ma non durò molto. Non ricordavo dove fosse il libro “Storie da Vartia” così passai in rassegna tutti gli scaffali. Com’era possibile che una stanza così piccola contenesse tutta quella roba?
«Cosa stai cercando precisamente?», mi chiese Marissa con le mani sui fianchi.
«Libro», risposi semplicemente toccando il dorso di alcuni tomi.
«Un libro. Perfetto. Quale?»
«Quello sulle donne stuprate e poi uccise da un principe»
«Capisco. E a cosa ti servirebbe?»
Mi girai a guardarla. «Basta domande, devo concentrarmi»
«Ehi ehi ehi! Sono più grande di te, occhio agli... ai... ai cosi!», si agitò.
«”Basta domande” non è un "coso", Mary», le feci notare alzando gli occhi al cielo.
«Sì, invece! Te lo dico io che ho voti… ehm… più o meno alti in inglese», vacillò.
«Più o meno alti?», mi schiarii la voce, guardandola male. «Allora dovresti sapere che è imperativo»
«…Va bene, non sono proprio una cima in inglese», ammise sbuffando. «Certo che tu sei stata programmata per infrangere i sogni altrui!»
«Sì. Io. Ovviamente!»
«Ma che poi non è che sei… CHI E' QUELLO?!»
Marissa indicò una figura in fondo alla soffitta, seminascosta dietro una scaffale. Mi voltai di scatto, visibilmente terrificata. Oh, no. Non qui!

Buon Pomeriggio c': ecco a voi il capitolo number nine vbnfdevcnfd yo! ho deciso di postare subito questo capitolo perché ero ispirata*^* ..vi avverto, stiamo giungendo alla fine: preparatevi psicologicamente (?)
uuuuuuuuuuuhm, non ho nulla da aggiungere
u.u apparte il fatto che mi avete scritto sei recensioni. capito? 6. s.e.i. s-e-i. SEEEEEI! SDBVNJFDCVF Y'all make me feel so happy sometimes sdnvjcdfnvcfd okay okay, devo smetterla di fangirleggiare, altrimenti perdo la vostra stima çç e questo NON lo voglio, yo u.u
okay, prolunghiamo questo "spazio autore" perché devo fare la ceretta a mia cugina ma non c'ho voglia di farmi le scale fino a camera nostra lol allora, *trova un argomento* dovete dirmi che ne pensate u.u cioè.. vi è piaciuto la scena dove Valerie ha lasciato Drew nella torre çç? io non sono sicura di quella scena, ecco e.e e poi Agualyn mi stava sul cazzo e l'ho mollata in mezzo alla Foresta MUAHAHAHAH (?) e c'è da risolvere il fatto che nel mondo reale si dice sia passata un'ora dalla scomparsa di Valerie, ma a Vartia sono passati giorni! (non sto qui a contarli, scià) o: è un casino, yep u.u
MIA CUGINA MI CHIAMA D: Sono morta, letteralmente çç lei non ha i peli, lei ha una FORESTA sulle gambe! pregate che non debba farle anche l'inguine çç
SheBecameBelieber

   
 
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