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Autore: The Cactus Incident    17/09/2012    4 recensioni
Stavo suonando con tutta me stessa per scaricarmi e non pensare a per quale cazzo di motivo non mi parlava se era stato lui a cominciare, quando la mano bianca e ossuta di Jimmy si posò sul mio polso che si muoveva freneticamente.
Alzai di scatto la testa, nervosa e lo trovai a mostrarmi un sorriso tranquillo che contagiava anche quelle iridi così azzurre nascoste dietro gli occhiali.
“Faccio troppo rumore?” “Non abbastanza da coprire quello del tuo cuore che si spezza e sanguina”
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sch chapter 19



Buonsalve! :D

Scusate, speravo di aggiornare prima, ma la ripresa delle lezioni mi ha semplicemente spiazzato o.o
Spero mi perdoniate <3
Voglio dire giusto un paio di cose, poi vi lascio leggere.
Come avevo anticipato, c’è stato un salto, e adesso siamo nel 2002.
Cosa vuol dire? Vuol dire che i Sevenfold sono finalmente nati e sono in tour col loro primo bassista, Justin
Che Val e Stacey si sono immolate alla causa band e che li seguono in questa stronzata perché sono brave e belle
E che Meg se n’è andata all’università. Si, è una stronza. Ma ehi, c’è stato un ritorno di fiamma v.v
Ci si vede sotto <3




Salem, inizio Luglio 2002
Meg P.O.V.
E per quest’anno scolastico avevo finito i corsi all’università.
Adesso dovevo tornare a casa, ma l’avrei fatto solo fra due settimane, perché prima avrei passato il mio piccolo pezzo di tour con quei scapestrati dei sevenfold.
Sapevo che vivevano in dieci in un furgone enorme, fra strumenti e borsoni, lavandosi nelle docce degli autogrill o quando erano più fortunati si fermavano per una notte in qualche motel da due soldi, ma la cosa non mi spaventava. Avevo già spedito i miei bagagli ad Huntington e mi ero portata quello che mi aveva detto Brian mi fosse concesso (oltre a quello che avevo addosso): un cuscino, una coperta, due jeans/pantaloni, tre magliette, una felpa, una giacca, biancheria e calzini a volontà e scarpe comode che avrei tenuto addosso. Ammessi trucchi e roba come bagnoschiuma e deodorante. Assolutamente vietati oggetti frangibili e di vetro. Il tutto in borsoni morbidi, niente valigie rigide.
A quanto avevo capito, sugli autogrill/ nei motel facevano anche il bucato. Mi chiedevo come cazzo avessero fatto a vivere in quelle condizioni per due mesi, soprattutto Stacey! Quando l’avevo lasciata era ancora un esemplare civilizzato della razza umana, oppure Val…. Bah, Hendrix sa.
Comunque, ero pronta a due settimane di questa vita e la trovavo davvero allettante.
Arrivai a Salem verso la tarda serata e fino a che non trovai il posto del concerto si fece tardi, così quando arrivai avevano già finito da un pezzo e la gente se n’era quasi tutta andata.
Entrai nella sala, il borsone in spalla, le gambe un tantino distrutte e venni quasi travolta da Johnny che, appena finito l’anno scolastico (prima di quello universitario, visto che il brutto nano andava ancora al liceo), si era precipitato dagli amici più grandi.
“Tu! Che diamine ci fai qui!” chiese sorpreso mentre mi abbracciava. Non era cresciuto neanche di un centimetro, eh?
“Faccio prendere infarti ai californiani, mi pare logico, no?”
“Brutta rospa!” disse stringendomi.
“Ciao nano di merda” erano tre mesi che non vedevo nessuno dei miei amici, da Stacey fino a Johnny.
“Adesso vado a salutare gli altri, eh. Ci vediamo dopo” Mi spostai verso il palco, dove Jimmy stava ancora smontando gli ultimi pezzi della batteria e lo abbracciai da dietro.
“Ciao biondo” sussurrai sulla sua schiena. Lui si girò fra le mie braccia e mi mostro un sorriso enorme.
“Meg! Tu… come…. Ce l’hai fatta!” Disse Jimmy abbracciandomi e stringendomi a se.
“Visto bro? E’ stato un mezzo miracolo/impresa, ma ci sono riuscita. Come procede questo primo tour?”
“E’ distruttivo, stressante e non faccio una doccia degna di essere chiamata tale da una settimana, ma non mi sono mai divertito tanto!” mi allontanai un po’ da lui.
“Sono contenta per te, gli altri?”
“Dietro quella porta” disse facendomi un cenno con la testa verso una porta rossa e aperta, dove doveva esserci una sorta di backstage o qualcosa di vagamente simile.
Gli battei una pacca sulla spalla e saltai giù dal palco abbastanza alto. M’infilai dentro la porta rossa e mi scontrai con Haner a cui feci cadere degli scatoloni.
“Cazzo! Ma gli occhi ce li hai in cu…… Gesù Cristo santissimo, Nessie!” Disse quasi sconvolto mentre mi abbracciava stretto come se fossi tornata dalla guerra.
“Eh si Bee, visto? Sono proprio io” per un po’ provai a fare la sarcastica, ma poi mi mandai a fanculo e lo strinsi forte a me come volevo fare.
“Oh Bee! Minchia quanto mi sei mancato. Tanti auguri!”
“Grazie!” disse esaltato. Era il sette luglio da forse un paio di ore.
“Dopo ti do il tuo super regalo, ma adesso devo vedere quel fottutissimo chitarrista….”
“Non so dove sia finito, prima l’ho visto dileguarsi nel mini salottino… Scusa ma devo sistemare ancora un po’ di roba, ci vediamo dopo, eh” disse portando gli scatoloni di quelle che sembravano magliette ordinatamente piegate e riposte ognuna in una busta. Uhh merchandising.
Mentre arrivavo a destinazione salutai anche Valary e intravidi la chioma di Sty che usciva da dove era sparito anche Brian, ma adesso volevo vedere Zack.
In effetti, ufficialmente non lo vedevo da tre mesi, ma in verità era venuto a trovarmi una settimana prima di partire per il tour e mi aveva chiesto di rimetterci insieme.
Sinceramente non avevo capito il perché, ma quando mi aveva guardato con i suoi stupendi occhi verdi totalmente sinceri, non avevo saputo dire di no. Da allora mi aveva chiamato quasi tutti i giorni. Certo, ad orari indicibili e talmente distrutto che mi sembrava un’altra persona, ma l’aveva fatto, ed era una cosa che apprezzavo parecchio.
L’unico a sapere che forse sarei riuscita a raggiungerli per le loro ultime due settimane di tour era Jimmy, ma era più un no che un si. Alla fine però ce l’avevo fatta senza confermare niente a nessuno.
Si, una sorpresa insomma.
Col borsone ben piantato in spalla mi addentrai in un corridoio stretto e completamente buio che portava al suddetto salottino e mi resi conto che la porta era appena socchiusa. Bastò una leggera spinta con due dita e la porta si aprì, mostrandomi uno spettacolo che mi gelò il sangue nelle vene. Da dov’ero non mi avevano nemmeno visto, ma io vedevo loro anche troppo bene.
Zack stava seduto su una poltrona, senza maglietta e con una birra in mano. Fin qui, tutto regolare.
La nota dolente arrivava guardando appena più giù, dove c’era una tipa mezza nuda con la faccia fra le sue gambe, La mano di quello che si considerava il mio ragazzo stringeva i suoi capelli scuri lunghi e lisci accompagnando i movimenti della testa di lei e le palpebre se ne stavano leggermente socchiuse mentre guardava il soffitto, in preda alla lussuria.
Non riuscivo a muovermi, né scappare via, né entrare del tutto nella stanza, urlare o piangere, non riuscivo nemmeno a chiudere gli occhi o girare il viso dall’altra parte.
Ero lì, completamente raggelata per fare qualsiasi cosa, tranne continuare a guardare quella merda.
La tipa alzò la testa da lì e la testa di lui scattò verso di lei, mollando la lattina di birra.
“Chi ti ha detto di fermarti?” la sua voce mi faceva schifo, ma c’è da dire che a me non si era mai rivolto con quel tono dittatoriale.
“Mi sono rotta le palle. Perché non te lo fai succhiare dalla fantastica ragazza che ti vanti tanto di avere?” La afferrò per le spalle e la sollevò fino a portarla vicino al suo viso.
“Non azzardarti a nominarla, non meriti di paragonarti alla mia ragazza” la tipa si leccò le labbra, come se le piacesse essere sottomessa e Zack spinse ancora la testa di lei verso le sue gambe, dopo aver schioccato la lingua.
A quel punto mi partì l’embolo, l’occhio destro prese a tremarmi e sentii una rabbia talmente forte che mi spaventai di me stessa. Era come una sensazione di calore che partiva dallo stomaco e si diffondeva nel mio corpo, come a darmi la forza di spaccare tutto, di distruggere e di fare male. Strinsi pungi e mollai il borsone per terra prima di entrare in quello schifo di stanza, prima che la ragazza ricominciasse.
Tirai un calcio alla porta, facendola sbattere contro il muro, giusto per farmi sentire, ed entrai. La tipa provò subito a coprirsi utilizzando le braccia e Zack scattò con la schiena diritta, mentre mi guardava come un povero demente. Nel breve tragitto dalla porta alla poltrona tirai un calcio a un tavolo che si ribaltò e per poco non prese la ragazza con le tette al vento. Dopo meno di un secondo, mentre il tavolo era ancora in caduta libera, afferrai uno sgabello e lo scaraventai contro il muro lasciando i segni sull’intonaco e intaccando la vernice rossa che ricopriva le pareti.
Presi un respiro e lottando contro la nausea che mi aveva provocato quella scena, guardai la ragazza.
“Tu. Sei una zoccola. Ma il tuo quoziente intellettivo non raggiunge quello di un arachide e va bene così. Da questo momento non farti più scrupoli: non ha più una ragazza” voltai il viso verso Zack che si era richiuso i pantaloni. Giusto per, gli tirai un ceffone in pieno volto che gli fece voltare il viso verso destra, ma poi tornò a guardarmi, sempre come un cane bastonato.
“Mh-Meg”
“Prova anche solo a dire ‘mi dispiace’ e i coglioni te li ritrovi nello stomaco. Sei un vile, una merda e così dicendo faccio un’offesa agli escrementi. Dire che mi fai schifo è un complimento. Fai vedere ancora il tuo brutto muso e ti spacco la faccia” sputai per terra e come un treno rapido me ne andai fuori da li, afferrando si e no il mio bagaglio. Attraversai il corridoio buio e lungo con una velocità spaventosa, mentre cominciavo a sentire gli occhi pizzicare e il petto farmi talmente male da spezzarmi il respiro, facendomi rantolare in modo sconnesso.
Alla fine del corridoio uscii all’esterno dalla porta sul retro e mi trovai davanti Brian.
Lo guardai negli occhi, lui emise una “C” di “Che cazzo è successo?” e io scoppiai a piangere, il viso fra le mani. Lui mi abbracciò immediatamente e mi strinse a sé.
Non so quanto rimasi così a disperarmi, mentre lui mi carezzava la schiena e la testa, ma quando mi separai appena c’era una grossa macchia di bagnato sulla sua consunta t-shirt di New York.
Brian mi sorrise, ma poi la sua attenzione fu attratta da qualcosa e il sorriso sparì. Guardò un po’ lui (perché sapevo che era lui) un po’ me e poi disse.
“Ehm…. vado a sistemare il furgone” e si dileguò.
Rimasi girata di spalle fin quando non sentii dei passi avvicinarsi nella mia direzione. Sentii due dita sfiorarmi il braccio e a quel contatto rabbrividii per il ribrezzo, allontanandomi di qualche passo. Mi voltai mostrandogli il mio volto disgustato e contratto dal dolore, bagnato di lacrime che non si meritava di certo.
“Non provare a toccarmi! Che vuoi” abbassò la mano rimasta a mezz’aria dopo quel contatto e abbassò anche il viso.
“Io non…” alzò di scatto il viso e mi fronteggiò, il muso quanto più duro possibile.
“Mi sentivo solo, ok? Dovevo sfogarmi” sbottò alla fine. Ah beh.
“Farti na sega no, eh?” fece un mezzo sorriso.
“Non c’è niente da ridere. Non era una battuta” commentai io, per niente divertita. Si passò una mano fra i capelli e allargò i palmi come se dovesse mostrarmi che non era armato.
“Senti, mettiamoci una pietra sopra. Ci tengo troppo a te per….”
“Ma con quale faccia riesci a dire una cosa del genere dopo che mi hai messo le corna con la prima zoccola che ti sei trovato davanti? Quando stavamo insieme al liceo eri geloso di Brian. Adesso mi richiedi di rimetterci insieme e come una cogliona accetto, mi fido e tu mi metti le corna con la prima zoccola che trovi?
Davvero Zack, voglio capire fino a quanto riesci a non farti schifo per trattarmi così tranquillamente come se avessi semplicemente mangiato i miei biscotti preferiti o finito il dentifricio! Ma fatti curare, cazzo!”
“Meg non fare la bambina, io ti amo” provò a baciarmi e a quel punto mi partì (ancora) l’embolo. Per un attimo pensai sul serio di essere impazzita perché sentivo di essere anche capace di ucciderlo, ma poi capii che era solo la rabbia a farmi ragionare.
Ci fu meno di un contatto casuale fra le nostre labbra, quando lo allontanai tirandogli un cazzotto sul viso, ma insisteva. Mi prese i polsi facendomi male e provando a parlarmi, continuando a dire stronzate che non volevo più ascoltare e cominciai a tirargli calci, nella speranza che si allontanasse.
Finalmente lo beccai nel punto critico e si piegò in due mentre si teneva entrambe le mani sul pacco e io continuavo a riempirlo di calci, piangere e urlare come una povera pazza.
Prima che potessi ucciderlo, arrivarono Jimmy e Brian a trattenermi e fecero uno bello sforzo a giudicare da quanto ci misero per spostare una ragazzina di un metro e sessantatre che scalciava come un asino drogato.
Brian mi avvolse un braccio in vita e l’altro intorno alle spalle, stringendomi da dietro contro il suo petto e trascinandomi nel parcheggio, lontano da dove avevo riempito di botte il mio due volte ex ragazzo.
Quando finalmente arrivammo al furgone blu scuro, aprì il portellone laterale e mi fece sedere. Qualche secondo dopo, lui mi fu vicino e mi mise un braccio intorno alle spalle mentre mi porgeva un fazzoletto di carta.
Mi soffiai il naso, pulii gli occhi, sistemai il trucco sbavato e mi voltai verso di lui.
“Ti ho per caso fatto male?” chiesi distrattamente.
“Mi hai tirato un paio di calci, ma niente di grave. Credo che sopravvivrò”
“Uhm” emetto e rimanemmo in silenzio per un po’.
“Dai Meg, non vale la pena stare così per uno che ti ha trattato in quel modo”
 “Mi dai almeno un’ora per metabolizzare? Questa frase puoi dirla se per caso, fra due giorni mi dispererò ancora”
“Non so te, ma fra due giorni Zack di certo non avrà ancora metabolizzato tutti quei calci” disse divertito, ma io non sorrisi.
“Ben gli sta. Se non foste arrivati tu e Jim gli avrei fatto molto di peggio”
“Poi te ne saresti pentita”
“Non credo proprio”
“Sai bene che adesso non sei tu a parlare, ma la rabbia. Dormici su e poi ne riparliamo”
Decisi che era meglio cambiare argomento, visto che aveva ragione.
“Adesso si riparte, giusto?” chiesi.
“Ci diamo una lavata nel locale e poi andiamo” disse tranquillo. Si ok, avevo detto cambiare argomento, ma c’era una cosa che volevo sapere e che mi ronzava nel cervello da un paio di secondi.
“Bri, solo una cosa…. tu lo sapevi che Zack mi tradiva?”
“Io sapevo che Zack si scopava un sacco di ragazze, ma non che vi foste rimessi insieme. Se l’avessi saputo, sta tranquilla che avresti ridotto Zack in quelle condizioni almeno un mese e mezzo fa” Feci una strana smorfia.
“Cazzo sono così cornuta?” Scrollò le spalle.
“Quasi quanto me con Michelle” feci un mezzo sorriso e lo abbracciai.
“Su, adesso vai a lavarti, tranquillo. Io cerco Val per vedere dove sistemare le mie cose e dove posso dormire” S’infilò in parte nel furgone e ne estrasse un borsone blu molto simile al mio, poi si alzò e si voltò verso di me.
“Ok, allora se becco Val te la mando qua. Ci vediamo fra una mezz’ora” S’era già voltato, quando lo richiamai.
“Brii!”
“Woh?” disse girandosi parzialmente.
“Hai una sigaretta?” chiesi lamentosa e lui arricciò le sopracciglia.
“Ma non avevi smesso anni fa?”
“Ribadisco: hai una sigaretta?” fece un sorriso e mi tirò tutto il pacchetto e il porta chiavi dal quale pendevano ancora l’acendino a forma di teschio e il portachiavi a forma di chitarra che gli avevo regalato io anni prima.
“Non finirmele tutte, eh” e se ne andò.
Rimasi per un secondo a guardare il pacchetto di Marlboro rosse.
“Però, ti tratti bene, eh Gates?” dissi fra di me, prima di piazzarmene una fra le labbra e accenderla. Tirai una grossa boccata che fu una sorta di benedizione.
Nemmeno mi ricordavo quanto tempo era che non fumavo più, ma era decisamente troppo.

Stacey P.O.V.
“Woh woh woh Haner, dove vai?” dissi poggiando una mano sul petto del ragazzo e lui mi guardò sollevando un sopracciglio.
“A lavarmi?”
“Ci sono tre docce e in questo momento sono tutte e tre occupate”
“E da chi?!” sbottò scandalizzato.
“Matt, Jimmy e Justin” voltò gli occhi al cielo.
“Quanto dovrebbero metterci ancora?”
“Fra esattamente tre secondi Val stacca l’acqua calda a Matt e Juss, Jimmy può stare ancora un po’”.
“Ho finito, non rompete!” Urlò Matt dalla cabina. Si arrotolò dalla vita in giù in un asciugamano da spiaggia rosa e arancione e uscì dalla cabina schizzando goccioline ovunque e dopo avermi scoccato un bacio a distanza si dileguò nello spogliatoio. Brian emise un “Finalmente” scocciato e stava per andare a spogliarsi anche lui, quando si fermò.
“JD, Meg ha lasciato Zack perchè l’ha beccato mentre si scopava una” Sgranai gli occhi e per poco non mi cadde la mascella.
“Momento… Zack e Meg stavano insieme?”
“Così sembra. Meg sta una pezza e ha riempito di mazzate Zack che adesso non so dove sia. Lei sta al furgone che fuma”
“Fuma?!?!”
“Capisci la gravità della situazione? Io adesso vado a lavarmi. Basta che mi dai mezz’ora poi posso stare io con lei”
“Tranquillo, fai con calma” dissi soprappensiero battendogli una pacca su una spalla sudaticcia. Mamma quanto cazzo sudavano.
Val mi passò di fianco, le spiegai la situazione e dissi che doveva occuparsi lei delle docce.
“Tranquilla JD, vai pure, penso io a questi stronzi. Matt è uscito?”
“Si, adesso dovrebbe entrare Brian. Stacca Juss che sta lì da mezz’ora” Val sorrise malefica e io andai al furgone a vedere Meg. Mi era sembrato di averla intravista, prima, ma non credevo fosse seriamente lei.
Era un po’ che non la sentivo.
Come detto da Brian, stava lì, a giocare distrattamente con l’accendino del ragazzo, lo sguardo perso nel vuoto mentre fumava.
“Da quanto hai ricominciato a incrostarti i polmoni?” dissi con un mezzo sorriso a cui lei rispose. Fece finta di controllare un immaginario orologio sul polso.
“Bah, da quanto ho scoperto di portare un bel palco di corna” Mi osservò un attimo “Sei dimagrita” scrollai le spalle.
“Vorrei ben vedere, sono due mesi e mezzo che campiamo di stenti” mi fece un po’ di spazio e andai a sedermi vicino a lei, mentre sghignazzava per quello che le avevo detto.
“Guarda che non è una battuta. Siamo completamente al verde. Abbiamo un dollaro a testa al giorno per vedere di recuperare qualcosa da mangiare. Ovviamente non ci basta e svaligiamo puntualmente i negozi alimentari” Sgranò gli occhi.
“Oddio”
“Già, ci siamo specializzati. Alle ragazze tocca distrarre il tipo alla cassa, se è femmina ci pensano Matt e Jim o Zack. Se eventualmente c’è qualche telecamera, uno si piazza davanti in modo da attirare l’attenzione su di se –in queste cose, Johnny è un maestro- mentre qualcun altro si riempie le tasche e le borse del possibile. Facciamo una colletta e paghiamo qualcosa giusto per far vedere e a quel punto ce ne andiamo come se nulla fosse” scoppiò a ridere con quella sua risata assurda e contagiosa, ma io non stavo scherzando.
Certo però, che situazione assurda.
“Devi vedere le prime volte! Ci hanno quasi beccato. Ci vedevi mentre correvamo come pazzi fuori dal negozio! Jim che rideva come un ossesso e Matt che mi tirava per una mano mentre Haner bestemmiava anche in turco e diceva qualcosa sul fatto che lui aveva una laurea e dei pantaloni troppo larghi per correre. C’è da dire che il periodo in cui c’era Michelle ed era lei a distrarre il tipo alla cassa, abbiamo mangiato più di tutto il tour” Meg si asciugò gli occhi e fece un paio di respiri profondi.
“Cristo santo…. siete completamente fuori di testa”
“Ma tu dovresti vedere con i liquori. Non ho capito come, ma Jim riuscì ad infilarsi una bottiglia di Jack Daniel da due litri nei pantaloni e nessuno si accorse di niente fin quando non la tirò fuori, nel furgone. Le birre sono facili da rubare”
“Se ti sentissero i tuoi genitori crederebbero che ti hanno fatto il lavaggio del cervello”
“Uh, loro se ne sono andati a Seattle e mi hanno mollato in California da sola: errore loro fidarsi. A te? Come và all’università?”
“Mi bestemmio ancora addosso per quando ho cominciato e ho dovuto allontanarmi da voi, ma mi piace un sacco e sto imparando tantissime cose che prima ignoravo completamente. Quando quegli stronzi ne avranno bisogno, sarò io a creare il loro palcoscenico”
Eh si, Nessie la Furia (nome di battiaglia che ancora dovevo caprie chi le aveva dato) frequentava l’università da due anni e si accingeva a diventare scenografa. Mica male, eh?
“Vedi di non metterci fuoco: ultimamente Justin tende ad essere un piromane” dissi divertita.
“Che ha combinato quel palo della luce?”
“Ha dato fuoco all’auto di un tizio che non ci ha pagato. Fortunatamente era in un parcheggio isolato e non ha né distrutto altre auto né fatto male a qualcuno, ma credevo fosse davvero andato fuori di testa. Valary, Brian, Matt ed io ci siamo incazzati come belve. Credo ci sia mancato poco che Matt non lo spedisse a calci ad Huntington” Sgranò di nuovo gli occhi e tossicchiò il fumo.
“Non è da Juss… non c’è mai stato tutto con la testa, quasi quanto Jim, ma da questo fino a dare fuoco ad una macchina…”
“Jim l’ha aiutato”specificai.
“Ecco appunto….” disse divertita tirando un’ennesima boccata.
“Brian mi ha detto cosa è successo…. con Zack” arricciò naso e labbra, come suo solito.
“Mmmm… non è un bell’argomento”
“Per niente…. se mi avessi detto che stavate insieme avrei provato a…” Meg m’interruppe con un mezzo sorriso triste.
“Sty, tranquilla, tu non c’entri niente. Capisco che tutte le responsabilità sono riversate su te e Val e che vi tocca stare attente a tutti e tutto, ma Zack non era competenza vostra. O almeno non quelle che si scopava. Avrei dovuto sospettarlo….”
“E come facevi, in un’altra nazione mentre ti facevi il culo quadrato a studiare!”
“Non so…. comunque ho chiuso. Definitivamente. Gli ho quasi rotto qualcosa e mi sta bene così” Feci un mezzo sorriso e sospirai.
“Mica gli hai rotto qualche mano?”
“Boh, forse” Mi passai una mano fra i capelli, completamente distrutta.
Meg mi batté un colpo sulla spalla e mi porse la sigaretta fumata meno di metà.
“Toh’ rilassati, poi vai a farti una bella doccia. Ne hai bisogno, sei stressata”
“Un po’…”
“Un po’ tanto” disse divertita mentre io m’infilavo nel furgone per recuperare le mie cose, la sigaretta ancora fra le labbra.
Essere il capitano in seconda aveva un sacco di svantaggi, soprattutto per quanto riguarda la questione docce. Una delle prime volte, io e Val avevamo fatto il grande errore di lavarci contemporaneamente con l’effetto che quegli stronzi di Justin e Zack ci staccarono l’acqua calda e rubarono le asciugamani. Non è stata una colossale figura di merda solo perché è intervenuto Matt.
Non abbiamo più ripetuto quell’errore.
In quei due mesi e mezzo ne avevamo passate di tutti i colori e avevo imparato a destreggiarmi con cose e comportamenti che davvero non credevo avrei mai fatto o avuto.
Beh, è la vita, e mi stavo divertendo come mai al mondo.
Salutai Meg scompigliandole i capelli e buttai il mozzicone della sigaretta prima di tornare nell’edificio.
Incrociai Matt che quando notò la puzza di fumo aggrottò le sopracciglia.
“Sono passata da Meg, sta fumando come un turco vicino al furgone” sembro bersela (o almeno me lo fece credere) e io continuai verso le docce.
Avevano finalmente finito tutti e toccava a me ed Alice (si, c’era anche la super cugina di Jim in tour con noi). Andai a cambiarmi e poi m’infilai nella cabina.

Dopo una bella doccia ed essermi rivestita, lasciai i capelli umidi sciolti che, viste le leggere curve che avevano da bagnati, arrivavano fino al gomito.
Quando tornai al furgone per mettere al proprio posto le mie cose, trovai Zack.
Aveva il viso viola in più punti e si reggeva il polso, piegato in due mentre se ne stava steso nel furgone.
“Ah, sei qua” constatai caustica. Lui mi guardò come per identificarmi e poi voltò gli occhi al cielo.
“Anche tu per farmi una ramanzina?”
“Nah, non mi piace perdere tempo con i coglioni. Che sei una merda lo sai e già te l’hanno detto: perché dovrei ripetertelo”
“Apprezzo”
“Non farlo, fai comunque schifo” fece un sospiro.
“Lo so” scrollai le spalle.
“E’ gia qualcosa” e me ne andai alla ricerca di tutti i membri della combriccola.
Mentre cercavo Johnny, m’imbattei nel mio ragazzo completamente poggiato al muro con una sigaretta in mano.
Mi avvicinai e poggiai la testa sulla sua spalla.
Lui voltò il viso e mi lasciò un bacio sulla testa.
“Sei stanco” sospirai.
“Un po’ troppo”
“Da quando fumi?” chiesi stranita. Il massimo che fumava era qualche tiro fregato a me, quando fumavo.
“Da quando tu hai ricominciato”
“Bravo” dissi divertita e lui emise un mezzo sorriso.
“Grazie” Si raddrizzò e mi stinse fra le braccia. Io poggiai il viso sul suo petto e ispirai forte.
“Vedi di non bruciarmi i capelli, eh” dissi scherzando e lui rise.
“Male che và ti faccio il mio stesso taglio e stai a posto così”
“Ahh... non ci tengo”
“Perché? Guarda che è comodo”
“Ah si?” dissi divertita mentre lui mi carezzava la testa, una guancia poggiata su di essa.
“Si, uno shampoo in venti secondi” sorrisi divertita prima di cambiare argomento.
“Prima pensavo una cosa…..” cominciai.
“Al matrimonio?” continuò lui. Alzai la testa di scatto, come se avesse detto una bestemmia e rischiai quasi di dargli una testata.
“Come ti viene?!”
“Ahahahahaha! Scherzavo!”
“Peccato….” dissi convinta e lui sgranò gli occhioni verdi e stanchi.
“Ah?!”
“Ah-ah! Adesso sei tu ad esserci cascato!” Mi fece una smorfia e io gli feci la linguaccia.
Per tutta risposta mi afferrò il mento e mi baciò.
Sapeva di birra, sigarette e menta. Strinsi le braccia attorno alla sua vita e lui affondò le mani nei miei capelli, in qualche modo senza bruciarmi nemmeno un capello.
“E’ tanto che non stiamo un po’ soli noi due…..” sospirò con voce rauca e bassa sulle mie labbra.
“Eh si… diventa difficile con tutta questa gente al seguito”
“Sembriamo degli zingari” disse divertito facendo scendere le braccia attorno alle mie spalle e poggiandomi le labbra sulla tempia.
Gli fregai la sigaretta e tirai un paio di boccate osservando il fumo azzurrognolo che si disperdeva nella notte.
“Comunque… che stavi pensando?” chiese curioso.
“E’ l’avventura più bella che abbia mai vissuto”
“Anche io e di certo non finirà fra due settimane” voltai il viso per guardarlo negli occhi.
“Che intendi dire?” mi sorrise dolcemente e mi fece una carezza. Mi baciò di nuovo e due secondi prima di separarsi si riprese la sigaretta ormai giunta agli ultimi tiri. Tirò una boccata e parlò prima di cacciare fuori il fumo.
“Ogni cosa a tempo debito”
“Mmmh…. non me la conti giusta, Sanders”
“Ogni cosa a tempo debito” ripeté con fare profetico, mentre mi poggiava sulle labbra la sigaretta per l’ultimo tiro, poco prima di tirarla lontano.
“Signorina Floor, è sempre un piacere steccare con lei”  disse separandosi dal muro e facendomi un inchino, mentre mi teneva la mano.
“Un piacere raro, certo, ma pur sempre un piacere” aggiunsi io, prima che non incrociasse le dita con le mie, stringere le mani dietro la schiena e baciarmi ancora.
Adoravo quei momenti dolci che c’erano di tanto in tanto, a fine serata quando tutti erano ancora dispersi Dio sa dove. Liberò le mie mani che andarono a circondargli la vita e le sue scivolarono sul mio collo, provocandomi brividi che corsero lungo tutta la spina dorsale, prima d’insinuarsi sulla mia nuca, scivolando fra i mei capelli da poco districati.
I suoi occhi erano socchiusi e liquidi, mentre avvicinava le labbra alle mie in modo che lasciava intendere tutto quello che gli passava per la testa in quel momento. Era davvero parecchio tempo che non stavamo soli…. noi due e tutto il mondo fuori.
“Sty….” sospirò tirandomi su di lui come se prima ci fosse anche un solo millimetro a separarci.
“Matt, ho capito ma…. dove?” dissi facendo un mezzo sorriso sulle sue labbra.
“La doccia” sospirò prima d’intrecciare le labbra con le mie.
“Ehm… ragazzi scusate, dobbiamo ripartire” Una voce stranamente timida e femminile c’interruppe e le nostre labbra si separarono all’instante, voltammo entrambi i visi verso la fonte dell’interruzione, guardando Val che si sistemava gli occhiali sul naso dopo essersi legata i capelli nuovamente neri in una coda quasi minuscola.
Matt si allontanò appena da me, ma fece scivolare due dita nell’incavo della spina dorsale, provocandomi al pelle d’oca per poi spostarsi sul gomito e farle scivolare fino alla mia mano, intrecciando le nostre dita.
Val sgommò via e io sospirai. Il nostro piccolo momento lussureggiante ormai sgretolato.
“Non mi piace vederla così” sbuffai.
“Dai, ormai non prova più niente per me…. sono passati anni”
“Lo so, ma ancora s’imbarazza”
“Val è fatta così…. e poi sono stato il suo primo ragazzo… credo dipenda anche da questo”
“Uhm, sarà” Mi diede un altro bacio e mano nella mano prima controllammo di non aver lasciato niente di nostro e poi andammo fino al furgone dove c’erano già tutti che si stavano sistemando.
Sully (ovvero Alice) mi venne incontro quasi correndo.
”JD, abbiamo un problema”
“Ovvero?”
“Meg e Zack…. Abbiamo dei problemi su dove far dormire lei visto che lui continua a tenersi a distanza di sicurezza, spaventato” Mi passai una mano fra i capelli.
“Vuoi che parli con Zack?” disse Matt osservandomi preoccupato e gli sorrisi guardandolo negli occhi.
“Conosco anche troppo bene il tuo parlare e ci ha già pensato Meg a ‘parlarci’. Ci penso io” Strinsi un po’ la sua mano prima di lasciarla e poi avanzai. Non ero mai stata tipa da mettersi in prima fila a riparare i casini altrui o dare ordini, ma la totale mancanza di cervello di quella squadra aveva fatto sì che il mio si desse da fare per tenerli a bada.
“Allora, vediamo un po’ che si può fare, eh? Cam, c’è posto nella macchina?” oltre al furgone, c’erano Cam, Abell e Dameon che ci seguivano con la macchina.
“Direi proprio di no, tesoro”
“Okokokok…..” mi premetti le meningi con entrambe le mani e dopo due secondi trovai la soluzione, forse la più ovvia che potesse esserci.
“Ho trovato. Haner!”
“Dimmi” rispose il ragazzo.
“Credi di poter fare un po’ di spazio a Meg?” Il ragazzo scrollò le spalle.
“Si, credo di si”
Brian dormiva fra il portellone sul retro del furgone e gli strumenti che creavano una sorta di barricata/separè con la “zona notte” dove dormivamo in cinque (sei quando c’era Michelle) come degli sfollati del terremoto.
Io ero quella un po’ più fortunata. Da un lato avevo la parete del furgone col finestrino e dall’altro Matt che mi stava praticamente attaccato alla schiena. Inutile dire che dormivamo con tutti i finestrini aperti.
“Ok allora abbiamo risolto. Meg, sistema coperta e cuscino”
“C’è un posticino in cui il tuo borsone ci sta che è una meraviglia…” cominciò Haner guidando la ragazza verso la sua minuscola zona notte. Era uno spazio largo si e no mezzo metro e lungo quanto tutto il furgone.
Lui era l’unico che potesse starci visto che Jim e Juss erano troppo alti, Zack troppo rompi coglioni per adattarsi e Matt troppo enorme per poterci entrare (avevamo fatto un tentativo: si era incastrato per via delle spalle). Johnny dormiva nel portabagagli dell’auto di Cam, fra alcuni pezzi della batteria di Jim e quel minimo di vettovaglie che avevamo.
Quando guidava Haner, nel suo piccolo posticino ci dormivano Alice o Valary essendo davvero perfetto per una ragazza, in più c’era il finestrino di dietro che era stato sfondato e che quindi permetteva un ricambio di aria eccezionale che dall’altro lato della barricata era invece un po’ più scarso.
“Ok ragazzi, tutti a nanna, ci si rivede domani, eh” Val si avvicinò Ad Alice e Jim per illustrare il percorso sulla cartina e io e Matt ci posizionammo nel furgone.
Mi pressai con la schiena contro la parete beatamente fredda di metallo e affondai la testa nel cuscino. Lui gattonò fino a stendersi vicino a me e si stese come al solito sul fianco. Poggiò la testa su una mano facendomi un mezzo sorriso dolce che mostrava appena quelle fossette stupende, io lo guardai dubbiosa e sorrisi a mia volta.
“Cosa?” scrollò le spalle e tolse la mano da sotto la testa. Scivolò un po’ e poggiò la testa vicino alla mia spalla, chiudendo gli occhi e facendomi il solletico sul collo con le lunga ciglia nere. Sospirai e mi avvicinai un po’ a lui, prima di chiudere a mia volta gli occhi.

Meg P.O.V.
“Ok, questo lo mettiamo qui. La coperta ti conviene metterla sotto, come materasso”
“Bri, ma come ci mettiamo?”
“Uhm….. Io da un lato e tu dall’altro tanto non puoi stenderti del tutto, rimani sempre mezzo seduto quindi non avrai i miei piedi in faccia. A questo proposito…. metti le scarpe in una busta e mettila nel borsone. Forse ti converrebbe usarlo come secondo cuscino, come faccio io”
“Si, forse si”
Sistemai la coperta sotto, il borsone vicino alla parete del bus e sopra il mio cuscino.
“Perfetto” disse guardandomi e guardando il mio minimale giaciglio. Era strano che trovassi il tutto estremamente esilarante?
“Un paio di avvertimenti: Matt russa come una motosega e Jim parla, o meglio urla, nel sonno, quindi non spaventarti. Domani mattina occhio a quando aprono i portelloni: rischi di rotolare per terra mentre ancora dormi”
“Ti è capitato” dedussi e lui sorrise.
“Si. Quello stronzo di Matt”
“Ok, dormiamo?”
“Si, vai prima tu così eventualmente domani sono io a cadere”
“Oh che romantico” voltò il viso verso l’interno del furgone, mentre io mi stendevo facendomi quanto più piccola possibile e trovando una posizione abbastanza comoda per dormire.
“Sully! Vieni a chiudere il portellone!” urlò.
“Arrivo!” La bionda arrivò mentre Haner si stendeva e dopo avermi dato un bacio sulla guancia e avermi incasinato i capelli ci augurò la buona notte e chiuse i due battenti del portellone.
“Non si sta tanto male” Constatai. Io avevo la schiena semirivolta agli strumenti mentre Haner si era girato con la schiena quasi verso il portello, nell’angolo.
“Si dai, si può anche dividere tranquillamente con il mostro di Loch Ness” Gli feci una smorfia e gli diedi uno schiaffo sulla gamba che era la parte di lui che avevo più vicino.
“Aia!” “Zitto bastardo” mugugnò qualcosa e si mosse un po’.
“Dai Bri, facciamoci una bella dormita”
“Si, tanto stanotte tocca a Matt e Stacey guidare dopo”
“Fate a turni?” m’informai.
“Per forza”
“Capito. E in quanti dormono dall’altro alto degli strumenti?”
“Cinque per volta: uno guida, uno fa compagnia ed evita che chi guida si addormenti e gli altri dormono. Quando c’è Michelle, sono in sei”
“Quindi stasera ci dormono….?”
“Uhm… Matt, Stacey, Valary, Justin e… Zack” l’ultimo nome lo pronunciò con un mezzo sussurro, come se avesse paura che m’incazzassi.
“Quindi guidano Jimmy e Sully?” dedussi io.
“Yess”
“Ok, capito. Adesso dormiamo, dai”
“Si, sono stanco morto”
Feci passare qualche secondo ed ero convinta che stesse già dormendo.
“Brian”
“Mh?” No, non dormiva.
“Ce la farete, me lo sento”
“Anche io, sai?” disse sognante e divertito.
“Ok, adesso dormi”
“E tu piantala di parlare!” sorrisi e chiusi finalmente gli occhi.



“Ma che cazzo fai?! Zack lasciato due volte nel giro di due capito?!?! Sei una stronza!”
Si, già vi sento mentre mi insultate e date della battona della peggior specie, ma capitemi
Sono un cactus e sono un’idiota, cosa se ne può mai cavare di decente? D:
Comunque, la seconda parte della storia si aggira per il 2002 e appunto riguarda il primo tour dei sevenfold
Ci tenevo troppo a scrivere qualcosa del genere!
A ispirarmi sono state questa FOTO, QUESTA e quest’ALTRA
Bellini, eh?
Fate finta che quel carciofo laureato sia già sbocciato e diventato un figo, almeno un po’.
Mio Dio quanti siete stati a recensire *-*
Davvero, sono commossa! :’)
Adesso mi uccideranno uno ad uno per via di questo capitolo
Mi è servito, capirete poi perché <3
Baci baci
The Cactus Incident
  
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