Blindness (Cecità)
By 200meters
Il vento ululava tra gli alberi, facendo tremolare il fuoco del piccolo accampamento che ardeva sotto i rami. Un’unica figura sedeva rannicchiata vicino al fuoco, cercando
di assorbire quanto più calore possibile. Quando il fuoco cominciò a spegnersi,
la figura si alzò, e s’incamminò tra gli alberi. Quando si chino per
raccogliere un ramo da terra, il vento sospinse indietro il cappuccio del suo mantello.
Una chioma di capelli bianchi si sollevò nel vento, scompigliandosi. Due mani
nere come l’ebano trasportarono il ramo fino all’accampamento, e lo gettarono
nel fuoco, per alimentarlo.
Quando le fiamme si furono calmate, Drizzt si sedette, appoggiandosi
al tronco d’albero dietro di sé. Quella era una delle notti più ventose che
avesse passato in superficie. Nelle caverne del Buio Profondo, non c’era quel
vento gelido, e nessun fuoco doveva essere protetto dal freddo. Non esisteva il
freddo.
Appoggiando la testa al tronco dell’albero, meditò su quello strano
vento. Ogni tanto sembrava quasi un urlo. Le orecchie sensibili di Drizzt si
rizzarono. Non era solo quel vento a sembrare un urlo, c’era qualcuno che stava urlando. L’elfo scuro saltò in piedi, e
calciò della terra nel fuoco, così che non interferisse con la sua visione notturna.
Drizzt cominciò ad arrampicarsi sull’albero contro cui si era seduto. Quando
raggiunse la cima, tenendosi in piedi su rami così sottili che a malapena reggevano
il suo peso, Drizzt ebbe una completa visuale della foresta. Non molto lontano
da lì c’erano delle fiamme, che s’innalzavano da una radura. Imprecando, Drizzt
saltò a terra. Aveva riconosciuto la radura anche da quella distanza; ospitava
un villaggio di elfi che si era lasciato alle spalle poche ore prima. Senza
fermarsi, l’elfo scuro cominciò a correre tra gli alberi aggrovigliati, diretto
verso il fuoco. Udì ancora quelle grida mentre correva, che l’incoraggiarono a
correre ancora più veloce. Quando raggiunse la radura incendiata, si fermò, e
cercò di distinguere qualcosa delle figure che correvano avanti e indietro, dentro
e fuori dalle fiamme.
Alcune di quelle figure sembravano essere elfi. Erano quelli che
stavano urlando. Dietro di loro si aggiravano delle figure silenziose. Drizzt imprecò
di nuovo, a bassa voce. Drow. Stavano attaccando quel villaggio di elfi, massacrandoli
tutti. Trattenendo il suo primo impulso, che sarebbe stato correre direttamente
là in mezzo, Drizzt ragionò velocemente. Avvolgendosi nel mantello, Drizzt corse
lungo il margine della radura, poi si fermò per un momento. Dritto davanti a sé
vide una bambina elfa inseguita da un guerriero drow. Drizzt guizzò fuori nella
radura, e saltò davanti all’inseguitore. “Lei è mia!” ringhiò, nella lingua dei
drow. Quelle parole gli suonavano strane dopo tanto tempo passato in superficie.
Mentre parlava, Drizzt estrasse le sue scimitarre e le rivolse contro l’altro
drow. Se anche l’altro drow provò paura all’esplosione di Drizzt, non ne fece
mostra, semplicemente rise, e disse, “Non preoccuparti, abbil*. Ce n’è abbastanza per tutti!” La
successive risata del drow venne interrotta dalla scimitarra di Drizzt, che gli
aprì la gola.
Drizzt voltò le spalle al cadavere, solo per vedere la bambina elfa
fermarsi, una sacerdotessa dietro di lei. Drizzt corse avanti, ma era troppo
tardi. La sacerdotessa gridò un incantesimo, e la ragazzina fu sospinta indietro
dalla sua forza. Scavalcando il suo corpo immobile, Drizzt si fermò di fronte
alla sacerdotessa, gli occhi color lavanda fiammeggianti di rabbia. “Lei era
mia!” ringhiò, facendo un passo aventi. “Sei stato troppo lento,” rispose la
sacerdotessa con una risata. Anche Drizzt rise. “Hai ragione,” disse. “Ce ne
sono molti altri da uccidere qui.” Il cenno d’assenso della sacerdotessa venne interrotto
dalla pressione della lama di Drizzt sotto il suo mento. “Altri come te!” gridò,
la colpì con un calcio alla testa, poi le affondò una scimitarra nel cuore.
Drizzt also lo sguardo dal cadavere e vide altri guerrieri drow avvicinarsi. Con
noncuranza, asciugò la sua lama nel mantello della sacerdotessa prima di
girarsi a fronteggiarli. Prima che loro potessero fargli domande, spiegò, “Mi
ha privato di un’uccisione.” Accennò alla figura Della bambina elfa stesa a
terra. “Era una sacerdotessa di Lloth!” disse un guerriero con rabbia. Guardò torvo Drizzt per
qualche momento, prima che la sua attenzione fosse reclamata dall’arrivo di
un’altra sacerdotessa the, com’era evidente dai suoi vestiti elaborati. La
nuova sacerdotessa gettò un’occhiata noncurante calla sua collega defunta. “E’
stata uccisa da una strega elfa. Non diremo nient’altro.” Fece un cenno
imperioso ai guerrieri, incluso Drizzt. “Venite. Lasciamo questo lurido mondo
di superficie e torniamo a Ched Nasad.” Cominciò a camminare impettita. I suoi
guerrieri si allinearono dietro di lei, e anche Drizzt, che non voleva farsi
notare quando si fosse allontanato. Li seguì fino a che raggiunsero una caverna
che lui sapeva li avrebbe ricondotti nel Buio Profondo, e poi in silenzio se la
svignò, mentre gli altri drow entravano uno alla volta.
Pieno di cordoglio per i terribili eventi di quella notte, Drizzt ritornò
lentamente al villaggio degli elfi. Mentre camminava, ripensò a quello che era
accaduto. Sapeva che era stato fortunate a scampare alla collera della seconda
sacerdotessa, e sapeva che era successo solo
perchè la morte della prima sacerdotessa aveva favorito le ambizioni della
seconda. Finalmente, quando l’alba spuntò sulla foresta, Drizzt arrivò alla
radura, che ora ospitava solo cadaveri, e le ceneri del passato.
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Nota della traduttrice che poi sarei io: non è bellissima questa storia?? Oh, io adoro Drizzt! Questa storia mi piace così tanto che continuerei a tradurla anche se non commentate, ma ciò non significa che non dobbiate, anzi! Su, su, carucci. C’è un link apposta.