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Autore: Alessia Heartilly    17/09/2012    0 recensioni
Squall, Rinoa e Selphie rimasero fermi fino a quando il silenzio tornò a circondarli, tenendosi per mano e cercando di trovare forza da qualche parte.
Era davvero tutto troppo adulto e troppo amaro.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MOONLIT ORCHID
IV. One phone call

La mattina successiva il gruppo era particolarmente silenzioso.

Non era una questione di sfiducia, o di dubbio; semplicemente erano tutti abbastanza incuriositi dalla scoperta di Rinoa e dalle decisioni successive di Squall. Il Comandante era stato piuttosto conciso nelle spiegazioni, e tutti ora si aspettavano di avere chiarimenti su ciò che era successo il pomeriggio precedente.

Dopo aver distribuito come al solito la colazione ed essersi accomodata accanto a Squall, Rinoa si schiarì la voce e aprì il diario delle indagini. "Allora, come sapete ieri è saltato fuori un post-it con un numero che non riuscivamo a decifrare. Mentre sistemavo il diario, ieri pomeriggio, mi sono resa conto che il numero mi sembrava familiare. Un depliant di un viaggio dello scorso anno, per cui ci eravamo fermati un paio di giorni a FH, mi ha fatto capire che forse il numero era dell'albergo. Ho chiamato e ho avuto conferma della cosa, e la signora mi ha anche detto che la sera in cui è stato ucciso, Cid ha ricevuto una telefonata in camera. Il numero chiamante era quello dell'ufficio del Preside."

Mentre Rinoa faceva passare di mano in mano il diario delle indagini, Squall prese la parola. "Anche io ho chiamato l'albergo, dopo che Rinoa mi ha informato. A quanto pare hanno un sistema simile al nostro, leggermente modificato per permettere all'albergo di registrare l'arrivo di una chiamata, anche se non passa dal centralino, e stampare una ricevuta da allegare al conto della camera in questione. Per cui c'è una prova fisica e tangibile della telefonata. Ho chiesto alla signora di metterla al sicuro, ma ho avuto un'intuizione. Credo che l'assassino abbia usato la telefonata per accertarsi di trovare Cid nella sua camera."

"Giusto," intervenne Irvine sorseggiando del caffè. "Nessuno sapeva il programma di Cid."

"Esatto," confermò Squall. "Ho chiesto a Zell di controllare se dall'ufficio del Preside sono partite altre telefonate, dato che l'albergo registra solo quelle che effettivamente hanno risposta, mentre noi abbiamo anche una traccia delle telefonate effettuate anche senza alcuna risposta. Zell, hai novità?"

"Assolutamente sì," rispose Zell. "Innanzitutto," iniziò, allungandosi verso Squall, "ecco il rapporto sulle microspie che mi hai chiesto di cercare. Per quanto riguarda le telefonate, ho analizzato tutto a partire da un mese prima della partenza di Cid, per sicurezza. Cid ha chiamato varie volte diversi numeri di FH; l'albergo, i Dobe eccetera. Tutto nella norma. Ma mentre era già a FH dal suo ufficio sono partite un paio di telefonate oltre a quella di cui abbiamo notizia. Sono state effettuate entrambe il giorno in cui è morto." Fece passare un foglio su cui aveva appuntato gli orari. "La prima è stata effettuata poco prima dell'attracco del Garden, intorno alle venti. La seconda invece è delle ventuno e trenta circa. E poi c'è la nostra, quella a cui Cid ha risposto, delle ventidue circa."

"L'assassino cercava di sapere se il Preside era nella sua stanza," concluse Quistis.

"Già, a quanto pare." Zell scrollò le spalle. "Io ho pensato che abbia cercato di chiamarlo poco prima dell'attracco per evitare disturbi. Sapete, è una fase delicata e perdere la linea è molto probabile. Poi però non l'ha trovato, e l'ha richiamato... ma Cid, come sappiamo, era dai Dobe. Quando l'ha trovato in stanza è sceso e l'ha ucciso."

"Sì, mi sembra la cosa più probabile," annuì Squall. "Hai trovato altre chiamate verso il numero della stanza?"

"No, zero," rispose Zell. "Le uniche telefonate a quel numero sono partite dall'ufficio del Preside."

"Abbastanza strano," intervenne Selphie mescolando lo zucchero nella sua tazza. "Vorrebbe dire che chi ha chiamato Cid a FH aveva accesso al suo ufficio."

"Deve avere una chiave," annuì Shu. "Ma sono pochi ad averla, praticamente solo Cid e sua moglie, per ragioni di sicurezza..."

"Forse l'ha duplicata?" suggerì Rinoa. "Se ha avuto modo di sottrarre il post-it con il numero di telefono a Cid, non c'è ragione di pensare che nella stessa occasione non possa aver preso la chiave per farne una copia."

"Questo restringe il campo," annuì Quistis. "Se ha potuto rubare post-it e chiavi, allora significa che è una persona con facile accesso al terzo piano."

"Non è detto," intervenne Squall. "In questo periodo stiamo facendo i colloqui di orientamento con le matricole, che dopo devono passare dal Preside per comunicare l'indirizzo di specializzazione che hanno scelto. Cid era distratto, lo sappiamo tutti. Potrebbe essere stata una di queste matricole, per quanto ne sappiamo."

"Allora non ci basterebbe isolare i nomi di tutti quelli che hanno avuto accesso all'ufficio e controllarli?" domandò Seifer.

"No, perché nessuno sa che stiamo indagando," gli ricordò Irvine. "E i colloqui riguardano praticamente tutti gli studenti, sarebbe come esaminare il Garden intero. In più non possiamo perquisire le stanze senza ragionevoli motivi."

"E c'è un'altra cosa," disse Quistis. "Fino a prova contraria non sappiamo chi è stato a chiamare Cid, potrebbe essere anche una coincidenza."

"Potrebbe essere stata Edea," osservò Shu. "Magari è riuscito a dare il numero a lei, ma poi gli è stato rubato e non ha potuto comunicarlo a noi."

"Ok, allora leviamoci questo dubbio," disse con fermezza Squall. "Rinoa, puoi occupartene tu? Vorrei che chiedessi ad Edea se Cid le ha comunicato il numero della sua stanza e se lo chiamato dal suo ufficio."

"Va bene," annuì Rinoa. "Cercherò di essere il più delicata possibile. Posso avere gli orari delle chiamate, per favore?"

Zell le allungò il foglio e Rinoa lo infilò nel diario delle indagini. Gli occhi di tutti si spostarono su Squall, in attesa che lui decidesse cosa fare.

"Allora," iniziò lui passandosi una mano tra i capelli. "Non possiamo perdere questa pista, anche perché non abbiamo altro. Mentre Rinoa parla con Edea, vorrei che voi stendeste comunque un elenco delle matricole che hanno partecipato ai colloqui. Rinoa, puoi controllare quando il Preside ha fatto la prima chiamata all'albergo?"

Rinoa scartabellò velocemente nel suo diario e poi stese il foglio con gli orari davanti a lui. "Eccola qui. Il quindici settembre."

"Bene. Allora dovremo avere un elenco di tutte le matricole che dal quindici settembre in poi hanno fatto il colloquio."

"Perché non quelle prima?" domandò Zell.

"Perché immagino che Cid abbia chiesto il numero diretto della sua stanza quando ha prenotato. Potrebbe averlo fatto già la prima volta. Ma prima del quindici settembre ovviamente non poteva averlo annotato."

"Ma l'assassino potrebbe avere un complice che ha rubato la chiave prima di quella data..."

"Se è così lo troveremo," affermò Shu. "Ma Squall ha ragione. Se troviamo chi ha rubato il post-it, poi arriveremo anche a trovare chi ha rubato la chiave, anche se è un'altra persona."

"Bene, allora stendiamo gli elenchi," annuì Quistis. "Ci vorrà un po', però. Sarebbe l'ideale evidenziare quelli che hanno una certa abilità con le armi come quella che ha ucciso Cid."

"Fallo pure," le disse Squall. "Ma ricordiamo che era un coltello, non serve una speciale abilità. Seifer..."

Il ragazzo alzò lo sguardo. Era stato abbastanza taciturno durante l'incontro, dato che non aveva nulla di particolare da aggiungere. "Sì?"

"So che non sarà semplice, ma vorrei che tu prestassi attenzione ai pettegolezzi. C'è sempre un fondo di verità. Può darsi che attraverso quello che dicono di te si riesca a scoprire cosa è successo. Puoi farlo?"

"Nessun problema," rispose Seifer scrollando le spalle, anche se di certo non era una cosa che non vedeva l'ora di fare.

"Direi che è tutto per stamattina. Mi raccomando, continuate a fingere che non si stia indagando. È importante che l'assassino non scopra cosa stiamo facendo."

Gli altri annuirono, e poco alla volta uscirono tutti dalla stanza. Solo Rinoa rimase con Squall.

"Qualcosa non va?" le chiese lui alzandosi quando la porta si richiuse dietro a Shu.

Rinoa scosse la testa, e poi si avvicinò per posargli la testa sul petto. "Ad ogni passo avanti sembra che ne facciamo due indietro. Abbiamo scoperto le telefonate... ma se è stata una delle matricole... ne abbiamo esaminate centinaia in queste settimane!"

"Lo so, ma faremo un passo alla volta. Vedrai che ce la faremo," la rassicurò Squall, stringendola al petto e baciandole la fronte. "Senti, che programmi hai per oggi?"

"Andrò da Edea appena ti lascio," rispose lei sospirando. "Poi approfitterò del tempo che mi resta per sistemare il diario e stendere il mio elenco. Ho fatto anch'io dei colloqui. Ho lezione solo alle quattro, quindi ho tutto il tempo."

"Che ne dici se pranziamo a casa, oggi?" le domandò lui, ritraendosi leggermente per guardarla negli occhi. "Lo so che mangiare qui è più veloce, visto il periodo, ma oggi vorrei che stessimo un po' soli. Lo so che per gli altri è difficile capire il rapporto tra la Strega e il suo Cavaliere... ma a me interessa sapere come sta Edea. Come hanno detto ieri ci sono cose che solo noi due possiamo capire."

"Certo. Ti aspetto direttamente a casa, allora," gli sorrise Rinoa sollevandosi sulle punte a baciarlo. Lui rispose stringendola di nuovo a sé, cercando di infonderle sicurezza e conforto nell'abbraccio. "Vado da Edea," disse Rinoa sottovoce, separandosi da lui a malincuore. "Cerca di essere puntuale, ok?"

"Farò del mio meglio," rispose lui, trattenendola per una mano per baciarla a mo' di saluto. "Stai tranquilla. Vedrai che riusciremo a trovare il bandolo della matassa. Edea ti dirà che non ha chiamato, e allora sapremo che abbiamo un indizio importante. Fidati, Rinoa."

"Farò del mio meglio."

*~*~*~*~*

Il mondo non era che una massa confusa di luce fioca e buio tenue.

Edea sbatté le palpebre, senza sapere con sicurezza se il rumore che l'aveva svegliata fosse reale o un semplice sogno. Guardò l'orologio sul suo comodino; le nove e mezza. Le gocce che le aveva prescritto la Kadowaki funzionavano, a quanto pareva: era crollata la sera prima e non ricordava di essersi svegliata una sola volta durante la notte.

Come d'abitudine si voltò verso l'altra parte del letto, allungando una mano per svegliare Cid... e fu in quel momento che il mondo e la realtà tornarono ad essere dolorosamente nitidi. Cid non c'era, Cid non c'era più, e la sua parte di letto era fredda e in ordine, e lei aveva paura di sfiorare il suo cuscino, di non avere più quella poca presenza del suo Cavaliere rimasta imprigionata tra le fibre.

Il rumore si ripeté mentre si asciugava veloce una lacrima.

Qualcuno stava bussando alla porta.

Gettò indietro le coperte e si alzò, un po' intontita, e si avvolse nella sua vestaglia. Quando finalmente aprì la porta trovò Rinoa ad aspettarla pazientemente.

"Buongiorno," la salutò la giovane strega. "Mi dispiace di averla svegliata. Se vuole torno più tardi..."

"No, non preoccuparti," rispose Edea con la bocca impastata. "Se hai un po' di pazienza, mi vesto e facciamo colazione insieme."

Rinoa annuì educatamente ed entrò, mentre l'altra si faceva da parte per farla entrare. Edea le fece segno di accomodarsi sul divano, e Rinoa obbedì ancora una volta, giocando distrattamente con un bottone allentato del suo golfino mentre ascoltava i rumori di Edea che si vestiva e poi preparava qualcosa in cucina.

Quando finalmente Edea ritornò con due tazze di tè, Rinoa non se la sentì di rifiutare; ne bevve un po' più per educazione che per reale voglia di farlo, e poi cercò un modo di introdurre l'argomento il più delicatamente possibile. Ma fu Edea stessa a farlo, quasi bruscamente.

"Avevi ragione," esordì infatti posando la tazza sul tavolino. "Una parte di Cid era... nella lettera."

Rinoa annuì soltanto, deglutendo per il nervosismo.

"Non pensavo che ci fosse davvero. Ma quando l'ho sentita..."

Rinoa allungò la mano a prendere quella della sua mentore, e la strinse. "Lo so, signora. Questo posso davvero capirlo."

Edea la guardò, e la sua espressione era tremendamente addolorata e insieme serena. "C'è qualcosa che devi dirmi, vero?"

"Sono così trasparente?"

L'altra sorrise vagamente. "Ci conosciamo da tanto," rispose.

"Sono qui per dirle una cosa, sì." Lasciò la mano di Edea per infilarla nella tasca posteriore dei suoi jeans ed estrarne una fotocopia degli orari delle telefonate che aveva preparato Zell. "Sa che stiamo indagando, vero?"

"So qualcosa, ma non molto."

"Uhm... per farla breve la polizia di Balamb intendeva arrestare Seifer. Ma ho avuto una strana sensazione, quando è stato ucciso Cid... è una sensazione da strega, capisce? Come se un pericolo fosse all'interno del Garden e poi non più. Per questo e anche per altri motivi riteniamo che non sia stato Seifer."

"Ritenete... tu e Squall?" chiese Edea.

"Sì, ma anche gli altri, quando abbiamo spiegato la cosa. Abbiamo deciso di indagare meglio, perché crediamo che l'assassino sia nel Garden. E durante le nostre indagini abbiamo trovato un biglietto, nell'ufficio di Cid. Shu dice che all'esame preliminare dell'ufficio non c'era. Sul biglietto c'era un numero, e abbiamo scoperto che era il numero di telefono della sua stanza d'albergo."

"Oh. Capisco."

"L'albergatrice ci ha detto che quella sera qualcuno ha chiamato Cid. Ma la cosa strana è che la telefonata è partita dall'ufficio del Preside." Rinoa notò che Edea si era fatta particolarmente attenta, e cercò di essere il più chiara e delicata possibile. "Zell ha fatto qualche ricerca e ha trovato tre telefonate, tutte e tre dall'ufficio. Noi..." Si interruppe, si grattò una guancia, riflettendo sulle parole giuste, e continuò, "noi pensiamo che possa essere stato chi ha ucciso Cid, per determinare se era in stanza e in quale stanza si trovava-"

"Nessuno sapeva dei suoi programmi," osservò Edea, apparentemente persa nella riflessione.

"Esatto. Ma vede... la nostra teoria svanisce, se la telefonata è stata fatta da qualcun altro. Shu dice che solo lei ha una copia delle chiavi dell'ufficio, per ragioni di sicurezza. So che può sembrare piuttosto insensato sentirselo chiedere... ma ricorda per caso di aver chiamato lei suo marito quella sera?"

Edea scosse la testa, con gran sollievo di Rinoa: per prima cosa perché significava avere un solido indizio, e poi perché le evitava di chiederle come mai aveva chiamato dall'ufficio, e non dall'appartamento, come sarebbe stato più logico.

"Non avrei potuto telefonargli. Non avevo il numero."

Rinoa sbarrò gli occhi. Allora la teoria del furto delle chiavi era fondata!

"Cid mi aveva detto che avrebbe chiesto il numero diretto alla sua stanza, per farmelo avere. Se n'era scordato la prima volta, e ricordo perfettamente che, la mattina in cui sapevo che avrebbe dovuto confermare la prenotazione, gli ho ricordato a colazione di farselo dare. Quando è tornato a casa e gli ho chiesto se aveva il numero, lui mi ha risposto che era successa una cosa buffa. Ha detto proprio così: buffa. Aveva chiesto e annotato il numero, ma non riusciva più a trovare il post-it su cui l'aveva scritto." Il viso di Edea si contrasse in una dolorosa smorfia dovuta al ricordo di un momento felice. Sereno. "Io ho riso. Gli ho detto che sicuramente era per via della confusione del suo ufficio, e che l'avrei trovato io riordinando. Ma non ho trovato niente, e così ho pensato che Cid avesse inventato una scusa perché se n'era dimenticato ancora, o che forse avesse buttato il biglietto per sbaglio. O ancora che fosse convinto di averlo chiesto, ma si fosse confuso con tutte le cose che aveva da fare." Edea tacque un momento, prese la tazza e bevve un sorso di tè, e poi aggiunse pensosa, "mi sembra strano, però. Cid chiudeva sempre l'ufficio a chiave, quando si allontanava, anche se si trattava di scendere a pranzo. Figurarsi per un viaggio di qualche giorno."

Rinoa deglutì. "Signora, la nostra teoria è che, se non l'ha chiamato lei, allora qualcuno deve aver rubato le chiavi dell'ufficio e il numero. Non ricorda per caso di aver perso le sue chiavi, anche solo temporaneamente?"

Edea tacque, bevendo il tè mentre rifletteva. Rinoa la imitò, ancora una volta per pura educazione. "No, non mi pare. Io non porto mai le chiavi dell'ufficio di Cid con me. Le tengo nel mio comodino, ma solo io so dove. Mi sembra giusto sapere esattamente dove sono in caso di emergenza."

"Capisco... quindi devono averle rubate a Cid. Ricorda che lui per caso gliene abbia parlato?"

"No. Cid era molto distratto, ma teneva molto alle chiavi del suo ufficio. Faceva molta attenzione a non lasciarle in giro," rispose Edea.

Un furto veloce, rifletté Rinoa. Giusto il tempo di fare la copia senza che il Preside se ne accorgesse. D'altra parte, lui avrebbe cercato le chiavi solo per chiudere...

Ci fu un momento di silenzio, in cui il cervello di Rinoa continuò ad elaborare teorie. Poi Edea posò la tazza con un tintinnio di porcellana contro il vetro del tavolino, si schiarì la voce e affrontò ciò che le stava più a cuore. "Mi hai detto di avere una sensazione," esordì.

La giovane strega annuì. "Sì, infatti. Il dottor Odine ha confermato che è normale."

"Potresti...?" Edea si interruppe, incapace di andare oltre, e fece capire con un gesto a Rinoa di spiegarsi meglio.

"Oh. Certo! Beh, secondo Odine una Strega percepisce se un Cavaliere è in pericolo. Non deve necessariamente essere il suo. Sostanzialmente, ha una percezione più vaga e generica di ciò che prova quando il suo Cavaliere è in pericolo. Quando abbiamo attraccato a FH, ho avuto per tutto il giorno una sensazione di inquietudine nei miei poteri. Come ripeto era vaga, ma era legata a qualcosa di negativo. Quando..." Si interruppe, cercando un modo di dirlo delicatamente. "Verso le dieci di sera, non ho sentito altro, come se tutto fosse svanito. Non avevo capito cosa fosse davvero e quindi ho immaginato che fosse la stanchezza del viaggio, la tensione di questo periodo. Ma poi..."

"Capisco," la interruppe in fretta Edea. "Devo dirti una cosa, allora."

Rinoa piegò la testa su un lato, incuriosita.

"Quando ero ancora una Strega mi capitava spesso, ma non mi succedeva più davvero da anni. Qualche giorno prima della morte di Cid, ho avuto un incubo. Era tutto molto poco definito, e molto vago. Non capivo né il luogo né il tempo, ma vedevo chiaramente soltanto una cosa. Mio marito che moriva."

"Qualche giorno prima?" ripeté Rinoa. "Non può essere stata una percezione di pericolo..."

"Non lo credo nemmeno io," continuò Edea. "Ma come ti ripeto mi capitava spesso, quando ero una Strega. Più o meno allo stesso modo. Vedevo chiaramente solo una cosa, e puntualmente quella cosa succedeva. Ma non mi capitava da anni, e l'ho sempre attribuita ai poteri. Per cui non mi sono preoccupata..."

"Penso che sia normale, Edea," cercò di rincuorarla Rinoa. "Nessuno avrebbe dato peso a un incubo..."

"Avrei dovuto pensarci," rispose l'altra, però. "Io non... a te non è mai capitato, Rinoa?"

La giovane Strega rifletté per qualche momento, cercando di ricordare qualcosa di simile; ma alla fine scosse la testa. "No, non che io ricordi... e se è capitato, sinceramente, non ci ho fatto caso. Forse ho pensato che fosse una coincidenza e basta, e adesso non me ne ricordo."

"Capisco."

Rinoa avrebbe voluto indagare di più su quell'incubo, ma capiva che Edea si sentiva già abbastanza in colpa così. In effetti non aveva mentito: non ricordava che le fosse mai capitato nulla di simile. E che succedesse poi dopo così tanto tempo, e per di più quando non c'era di mezzo un potere magico che poteva provocare quella specie di sogno premonitore... era troppo strano, e lei non era mai stata una di quelle persone che credevano a cose simili. Decise di lasciar cadere l'argomento, se Edea avesse smesso di parlarne, e di non appuntare quell'avvenimento nel diario delle indagini. Dopo tutto poteva essere una semplice coincidenza, e nel diario voleva mettere solo cose reali e tangibili.

"Vorrei che tu stessi attenta, però," le disse Edea.

Rinoa alzò lo sguardo. "A cosa?"

"Se è vero che l'assassino è nel Garden potresti percepire ancora qualcosa. Vorrei che tu ci prestassi attenzione, se succedesse di nuovo. Se il mio sogno ha qualcosa a che fare con quello che è successo - se è un sogno premonitore, insomma, l'assassino ha un tatuaggio all'interno dell'avambraccio, quasi vicino al gomito. Somiglia a uno scorpione."

"Lo terrò a mente," annuì Rinoa. Poi sollevò la sua tazza, finì il suo tè e si alzò per andarsene. "La ringrazio del suo aiuto, Edea. Le farò sapere qualcosa al più presto. Se..."

"Se?" domandò Edea, quando vide che la ragazza si era interrotta e si era portata una mano a stringere gli anelli della sua catenina.

"Se avesse bisogno di qualcosa, noi... io e Squall siamo sempre a sua disposizione."

Edea annuì soltanto. "Ricordati solo del tatuaggio, Rinoa. Ne sono sicura. Uno scorpione."

*~*~*~*~*

Rinoa entrò nell'ufficio di Squall con un'aspirina e una bottiglietta d'acqua.

Oramai era diventata una routine; Squall iniziava a soffrire di mal di testa proprio verso sera, quasi sempre intorno all'orario della riunione, al massimo della cena. L'ufficio era vuoto e silenzioso; si mise quindi a ricontrollare per bene i suoi appunti, in modo da poter esporre i progressi - anche se di poco conto - della giornata. Poco dopo si accorse che Squall era entrato, e si stava avvicinando a lei. Non sobbalzò nemmeno quando lui la abbracciò da dietro; era una cosa indescrivibile, ma anche senza vedere chi era, lei sapeva che non poteva essere altri che Squall. Essere una Strega a volte aveva i suoi vantaggi.

"Hey," la salutò lui stringendola forte, con un bacio sulla tempia.

"Hey... ti ho portato l'aspirina, se ti serve," rispose Rinoa, voltandosi per strofinare il naso contro la guancia del suo fidanzato.

"Stasera non mi serve," disse Squall stupendola. "Non ho ancora nessuna avvisaglia del mal di testa, per cui... sembra che potrò farne a meno. Ma lasciamola qui, non si sa mai..."

"Oh, bene," sorrise lei, lasciandosi andare nel suo abbraccio. Squall era sempre così caldo, così forte, così tanto più grande di lei, minuta e fragile, che era bellissimo appoggiarsi a lui e lasciarsi sostenere. Rimasero abbracciati a lungo, con lui che le accarezzava la schiena e lei che si lasciava sprofondare nella sua mente, alla ricerca del suo male, mentre era dormiente, per capire come era possibile curarlo.

"Non serve, stasera," disse lui percependo quello sfarfallare dentro di sé. "Stai tranquilla, godiamoci la serata. Tra poco arriveranno gli altri..."

"Infatti stavo guardando gli appunti," rispose lei tornando a dargli le spalle, in modo che lui non potesse vedere l'esitazione sul suo viso. Il sogno di Edea non era concreto, non era tangibile... ma forse andava considerato un po' di più? Ma come avrebbero potuto giustificarlo, poi? Seifer era innocente, e lo sapevano tutti... ma il problema era che di questa innocenza andavano convinti anche tutti quelli che lo consideravano colpevole. E il sogno di una ex-Strega, la donna che per di più aveva fatto lanciare dei missili su quel Garden, che aveva fatto distruggere il Garden di Trabia, che aveva dato ordine di mettere a ferro e fuoco qualsiasi città pur di scovare Ellione, non era una prova abbastanza attendibile. Diamine, ci sarebbero state persone per cui nemmeno il coltello insanguinato in mano a un'altra persona sarebbe stata una prova sufficiente.

"Sembri turbata. Che è successo...?" le domandò lui, sfiorandole il collo prima con il naso e poi con la bocca.

"Nulla di particolare, è solo che-"

Venne interrotta da qualcuno che bussava alla porta. Squall diede un ultimo bacio al collo di Rinoa, e si separò da lei prima di dire, "avanti!"

I ragazzi si accomodarono tutti nell'ufficio, e Shu, entrando per ultima, si chiuse la porta alle spalle. "Comandante, Nida ha detto di dover spostare il Garden. Sembra che stanotte ci sia una perturbazione nella zona e vuole evitarla."

Squall annuì. "Perfetto. Appena abbiamo finito qui comunicagli pure di procedere come ritiene opportuno, purché si resti in acque esthariane, e di fare una comunicazione pubblica della partenza, in modo che si preparino tutti."

"Sissignore."

"Bene, direi che possiamo iniziare... Rinoa?"

"Sì," disse lei annuendo. "Ho parlato con Edea, questa mattina... lei mi ha confermato di non aver chiamato lei Cid, anche perché non aveva il numero."

"Quindi la nostra pista è confermata!" fece Zell, picchiandosi un pugno contro l'altro palmo in segno di vittoria.

"A quanto pare sì... Edea mi ha detto di aver chiesto più volte a Cid il numero a cui poterlo contattare a FH, ma non l'ha mai avuto. Mi ha anche raccontato che Cid le aveva detto di averlo chiesto e di esserselo appuntato, ma poi non era riuscito a trovare più il post-it. Lei ha anche pensato che fosse una scusa, dato che non l'aveva trovato nemmeno lei riordinando l'ufficio, o che Cid lo avesse dimenticato o buttato per sbaglio."

"Wow. Gli è stato rubato praticamente subito," osservò Seifer.

"Già, a quanto pare sì. Cid non ha nemmeno avuto il tempo di comunicarlo a qualcun altro."

"Quindi qualcuno ha rubato il numero e anche le chiavi... ma come?" domandò Quistis.

"Ho chiesto a Edea se per caso ricordava di aver perso le sue chiavi, o se magari Cid le aveva detto di non trovarle. Ma mi ha detto che non è mai successo... lei tiene sempre le chiavi nell'appartamento, in un punto che solo lei conosce, e dice che Cid stava sempre molto attento alle sue chiavi."

"Potrebbe averle perse di vista," intervenne Irvine. "Non poteva averle sempre sotto il naso."

"No, ma Edea dice che aveva sempre l'abitudine di chiudere a chiave il suo ufficio, anche se si allontanava per poco tempo."

"Confermo," disse Shu. "Una volta mi è capitato di dovergli portare un documento e di aver trovato l'ufficio chiuso a chiave. Ho dovuto aspettarlo per quasi venti minuti. Era sceso in mensa per prendersi una limonata."

Ci fu un momento di silenzio, il serpeggiare del ricordo di Cid e delle sue piccole manie e abitudini nella stanza, un velo di commozione negli occhi di tutti.

"Ok, ragioniamo," iniziò Irvine grattandosi la nuca. "Voglio rubare le chiavi al Preside e farne una copia. Cosa devo fare per non farmi notare?"

"Devi aspettare di essere invitato nel suo ufficio, magari quando ci sono i colloqui di orientamento e non si può mai sapere chi è stato," suggerì Selphie.

"Quindi aspetto che il Preside si giri, magari trovo una scusa per distrarlo. Gli frego le chiavi, le porto fuori, le duplico..."

"No, non può essere andata così," lo interruppe Squall. "In questo modo dovresti entrare nell'ufficio due volte: la prima volta per rubare le chiavi e la seconda per riportarle. Cid sicuramente le cercherebbe solo al momento di chiudere la porta, ma comunque non puoi rischiare che lui debba uscire e si accorga del furto. Ci sarebbero molti meno sospettati e verresti beccato. E poi sembrerebbe strano che uno studente qualsiasi entri nell'ufficio del Preside due volte."

"Ma come duplichi delle chiavi direttamente nella stanza?" domandò Rinoa.

"Non le duplichi," rispose Quistis, intuendo infine com'erano andate le cose. "Molto semplicemente fai in modo di memorizzarne la forma. Forse fotografandole, forse disegnandole su un foglio, forse ne fai un calco. Hai la forma della chiave da portarti fuori dall'ufficio, ma la chiave non si muove e il Preside non dubita di niente. Poi quando sei al sicuro puoi riprodurre le dentellature della chiave, e nessuno si è accorto di niente."

"Esistono anche dei GF che possono farlo... qualunque GF che influisca in qualche modo sulla mira, migliorandola, rende la vista più nitida e dona una specie di memoria fotografica precisa al minimo dettaglio," disse Squall. "Ricordo che una volta riuscii a tracciare una mappa a memoria solo avendola vista una volta, quando ero in Junction con Diablos."

"Se fosse in Junction sarebbe molto più semplice trovarlo, no?" domandò speranzoso Seifer.

"Sì, ma è solo un'ipotesi..." rispose Squall, allargando le braccia. "Dobbiamo considerare tutte le possibilità, e al momento non possiamo escludere niente, nemmeno il calco, come ha detto Quistis."

"Quindi ricapitolando," intervenne Rinoa, "l'assassino ha aspettato di essere convocato da Cid per qualche motivo. Lo ha distratto se necessario per fare in modo di memorizzare in qualche modo la chiave dell'ufficio per poi duplicarla con calma. Nella stessa occasione ha rubato il post-it?"

"Probabile, ma anche qui, non possiamo escludere niente," ribadì Squall.

"Una volta in possesso di chiavi e numero, è entrato nell'ufficio in modo che la telefonata non fosse direttamente rintracciabile, si è accertato che Cid fosse in camera, ed è sceso ad ucciderlo. Il coltello chissà dov'è... ma il post-it voleva eliminarlo dall'ufficio," terminò Shu.

"Perché non gettarlo magari in mare? Sarebbe stato più logico," osservò Seifer.

"L'aveva dimenticato, forse," ipotizzò Rinoa scrollando le spalle. "Forse voleva agire in fretta, ed è sceso senza pensare al post-it. Poi però tornando ha dovuto eliminarlo in qualche modo... l'ha tenuto con sé e l'ha rimesso nell'ufficio solo dopo l'esame iniziale."

"Perché non buttarlo normalmente, a quel punto?"

"La carta viene riciclata, al Garden, e prima di distruggere ogni foglio si controlla che non ci siano informazioni vitali per il Garden," spiegò Squall. "Su un numero del genere avremmo fatto ricerche. Avrebbe rischiato che si scoprisse che l'aveva buttato lui. Così invece avremmo semplicemente pensato che Cid si era scordato di essersi segnato il numero. O non l’avremmo nemmeno scoperto."

Seifer grugnì. In quegli anni erano cambiate davvero troppo cose al Garden.

"Scusate, ma ho un dubbio," disse Quistis. "Un procedimento del genere poteva richiedere molto tempo. Magari la chiave è stata rubata mesi fa, ma non si è mai presentata l'occasione di usarla. Vi sembra possibile che l'assassino possa aver pensato che valeva la pena aspettare per uccidere Cid?"

"Dipende dalla sua motivazione, credo," rispose Squall. "Di certo ha ideato un bel piano, tanto che nessuno si è accorto di niente... di sicuro c'era dietro una pianificazione e una premeditazione che hanno richiesto del tempo. Oppure, molto semplicemente, ha fatto in modo di essere convocato per qualche motivo dal Preside... se è uno studente, bastava infrangere le regole qualche volta per subire la ramanzina e avere accesso all'ufficio. In ogni caso sì: uccidere Cid per questa persona valeva l'attesa e il rischio."

"Io forse ho qualcosa..." disse piano Seifer.

"Sui pettegolezzi?" domandò Squall quando vide che l'altro non accennava a continuare.

"Sulla motivazione."

"Possiamo parlarne a cena?" intervenne Selphie alzandosi, scambiandosi un'occhiata d'intesa con Rinoa. "Rifletteremo meglio con la pancia piena. Venite tutti da me e Irvine tra mezz'ora. Parleremo con calma e senza dare nell'occhio."

"Buona idea," annuì Rinoa. "Siamo qui dentro da parecchio, gli studenti si insospettiranno."

Si alzarono tutti per andarsene, e solo quando rimasero solo loro due e Seifer, Squall disse, "quello che hai sentito voglio saperlo."

"Potrebbe non essere importante."

"Lo decideremo insieme," rispose Rinoa quasi minimizzando l'obiezione.

Insieme, pensò Seifer. Era da un sacco di tempo che quella parola, per lui, aveva perso ogni significato.

*~*~*~*~*

Mezz'ora dopo, i ragazzi erano tutti riuniti da Selphie, che stava giusto portando in tavola la pasta quando Shu entrò trafelata.

"Scusatemi," disse. "Purtroppo c'è stato qualche problema nello spostamento. Siamo ancorati giusto al confine, ma Nida deve rimanere su a controllare... se solo ci spostassimo di qualche metro finiremmo in acque galbadiane."

Squall annuì. "D'accordo. Passata la perturbazione, ci sposteremo di nuovo. Puoi comunicarlo domattina a Nida come prima cosa?"

La ragazza annuì e andò ad accomodarsi accanto a Selphie. Una volta che furono tutti serviti, fu lei stessa a introdurre l'argomento. "Allora, Seifer... che stavi dicendo?"

"Beh," rispose lui inghiottendo il boccone. "I pettegolezzi girano su di me e basta, al momento, ma quasi tutte le voci sostengono che Cid sia stato ucciso per una vendetta o per spianarsi la strada per il potere."

"Mmh," disse Squall. "Concetto interessante."

"Come ti ho detto prima, potrebbe non essere niente," ribatté Seifer, quasi sulla difensiva.

"Io non credo," intervenne Rinoa. "Pensiamoci... soprattutto la teoria del potere mi sembra piuttosto plausibile."

Anche Zell annuì. "Vero," disse agitando la forchetta. "Uccidere Cid provocherebbe sicuramente un riassestamento del Garden, perché vorrebbe dire avere un altro Preside... che potrebbe voler fare dei cambiamenti. Se non ricordo male, un nuovo Preside può prendere la decisione di riassestare le alte gerarchie come più gli piace."

"Quindi avrebbe anche potuto togliere a Squall il grado di Comandante, e nominare qualcun altro, ad esempio... basta che Squall venga riassegnato a un incarico adatto al suo rango SeeD," spiegò Quistis, notando che Seifer sembrava confuso. Rinoa e Selphie la osservarono brevemente; lei continuava a guardarlo, anche se la sua espressione era un po' più indecifrabile della sera del funerale.

"Parlano anche di vendetta," notò Irvine. "Anche se penso che sia più per la persona di cui parlano che altro. Senza offesa, Seifer."

"Non fa niente," rispose lui. "Quindi la vendetta sarebbe da scartare?"

"Gli ultimi anni sono stati piuttosto tranquilli," disse Squall. "All'inizio abbiamo avuto grossi problemi, ma con il tempo i gruppi pro-Artemisia si sono spenti da soli e le acque si sono calmate. Non è successo nulla ultimamente che mi faccia pensare che qualcuno volesse uccidere Cid... a meno che si tratti di qualcosa successo cinque anni fa, ma mi sembra un po' troppo spingersi così indietro."

"Anche secondo me," disse Selphie. "Deve essere qualcosa di recente. Ma non è successo nulla... io credo che se c'è qualcosa di vero nei pettegolezzi potrebbe essere proprio la faccenda del potere."

"Cid non si sarebbe mai dimesso," aggiunse Shu. "Il Garden era un'idea sua e di Edea, e la gestione andava bene. Nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di chiedergli di farsi da parte, e sinceramente nessuno ne vedeva il motivo. E Cid era ancora abbastanza giovane, sarebbe stato Preside ancora per parecchi anni, di questo passo. Forse qualcuno lo voleva fuori dai piedi... e per farlo ha scelto di ucciderlo."

"Poteva anche provare diversamente," osservò Seifer.

"Non l'avrebbe tolto di mezzo diversamente," obiettò Rinoa scuotendo la testa. "Non con la fama che il Garden di Balamb ha ottenuto per la vicenda di Artemisia."

Ci fu un momento di silenzio.

"Scusate, ma..." Shu posò la forchetta nel piatto vuoto, bevve un sorso di vino e riprese a parlare. "Se è davvero qualcuno che ha tolto di mezzo Cid per una questione di potere, allora è collegato alla persona che ne prenderà il posto. Se è qualcuno che può essere eletto come Preside, il cerchio si restringe un po'."

"In realtà è molto probabile che la nuova Preside sia Edea."

Tutti si voltarono a guardare Squall.

"Che c'è? Sarebbe la scelta più logica. Il Garden è un'idea sua, in più sa come portarlo ai tempi di Artemisia per contrastarla. Sa come pensava il nemico. Sarebbe difficile da far capire a qualcuno, forse, ma sarebbe la scelta più logica."

"Forse questa persona è nelle grazie di Edea?" azzardò Sakura. "Sinceramente non credo proprio che sostituirebbe uno di voi. Forse chi ha ucciso Cid pensa di poter avere come Preside qualcuno che gli è più vicino."

"Qualcuno che sostituirebbe uno di noi, e piazzerebbe l'assassino? Se fosse così la teoria del complice sarebbe sempre più realistica," rifletté Selphie.

"O forse l'assassino stesso pensa di poter diventare il nuovo Preside." Rinoa aiutò l'amica a raccogliere i piatti sporchi e portare in tavola il secondo. "Sapete," disse poi, quando si furono riaccomodate e tutti furono serviti. "Mi è venuta in mente una cosa. Edea mi ha detto di aver ricordato a Cid di chiedere il numero della stanza quando ha confermato la prenotazione. Non sappiamo quando l'ha fatto di preciso, ma forse possiamo limitare le nostre liste a quelle date."

"Ma che senso ha?" domandò Seifer. "Sono matricole. Che speranza hanno di diventare Preside?"

"Sono malleabili," rifletté Quistis. "Possono essere state comprate da qualcuno per commettere il furto. A uccidere Cid può sempre essere stata un'altra persona."

"Proviamo comunque a verificare," disse Squall. "Domattina snelliamo tutte le liste e facciamo qualche controllo su quelle matricole. Già così saranno più di cento persone, ma abbiamo già ristretto un po' di più il ventaglio delle probabilità."

"Stiamo andando nella direzione giusta," disse Quistis, guardando di sottecchi Seifer, come se volesse in qualche modo rassicurarlo, ma senza farsi cogliere in fallo. La cosa non sfuggì comunque a Selphie e Rinoa. "Pensateci... se davvero Cid è stato ucciso per questioni di potere, o di vendetta come dicono in giro, allora l'assassino va cercato per forza nel Garden."

"Perché?" chiese Zell. Seifer fu contento che fosse lui a fare la figura del gallinaccio idiota - nemmeno lui aveva capito il ragionamento di Quistis.

"Beh, quando si cambia Preside si tende a scegliere qualcuno del proprio Garden, ma niente vieta di offrire il posto a qualcuno che fa parte degli altri Garden. Quello di Esthar è relativamente nuovo, e deve ancora stabilizzarsi, e Trabia deve riprendersi dopo i bombardamenti. Ma quello di Galbadia è sempre stato molto più implicato di noi nella politica mondiale, e potrebbe avere qualche interesse in più a sostituire Cid, visti anche i legami di Squall con Laguna. Ma non c'era nessuno degli altri Garden, a FH, e nessuno degli abitanti di FH aveva interesse a far parte del Garden. Ci tollerano, ma non ci apprezzano. E Seifer non potrebbe mai aspirare a un incarico importante del Garden, non essendo un SeeD. Le uniche persone interessate a uccidere Cid sono proprio da cercare all'interno del Garden di Balamb."

"Gli studenti dovrebbero aver imparato a ragionare meglio di quanto fanno," borbottò Shu.

"Potrebbe essere tutto un piano," osservò Squall. "L'assassino è interno al Garden, ma forse il mandante no. Ma se davvero c'è un mandante esterno, allora l'assassino potrebbe anche avere il compito di spargere voci, alimentare pettegolezzi. Forse Seifer era semplicemente nel posto sbagliato; se lui fosse stato a Deling City al momento dell'omicidio, per fare un esempio, l'assassino avrebbe cercato un altro capro espiatorio."

"Se ci fosse un mandante esterno, l'assassino dovrebbe comunicare con lui, però," osservò Rinoa. "Forse faremmo meglio a controllare se ci sono telefonate sospette."

"Giusto," concordò Squall. "Zell, quando avremo pronte le liste delle matricole, facciamo un controllo sulle telefonate che effettuano."

"Ok, ora basta parlare di lavoro!" cinguettò Selphie. "Cerchiamo di fare discorsi più adatti al dolce!"

I ragazzi accolsero la proposta di Selphie, e la discussione si spostò piano piano sui loro ricordi di bambini. Rinoa e Selphie continuarono ad osservare Quistis; sembrava insieme che cercasse lo sguardo di Seifer e che lo evitasse, distogliendolo subito quando si accorgeva che lui si voltava. Rinoa dovette reprimere una risatina; era così che si comportava all'inizio con Squall, quando la fase della cotta era ancora nel pieno del vigore. Ricordava che poi però, man mano che passava la semplice infatuazione e subentrava l'innamoramento e poi si radicava l'amore, lo guardava continuamente, come se non riuscisse a saziarsi gli occhi della sua vista. E anche quando lui si voltava a guardarla non riusciva a far finta di niente - sorrideva, una comunicazione silenziosa che lui aveva capito solo dopo. Sperava che succedesse anche a Quistis, prima o poi, glielo augurava con tutto il cuore.

Se l'espressione di Quistis era indecifrabile, però, quella di Seifer non era tanto da meno. Rinoa cercò di capire se ci fosse qualcosa di diverso in lui; l'unica cosa che riusciva a capire era la gran confusione nei suoi occhi - in quegli anni al Garden erano cambiate parecchie cose rispetto a quando lo frequentava lui, e spesso gli sfuggivano alcuni passaggi che invece per loro erano chiari. Sembrava apprezzare le spiegazioni di Quistis; lei sembrava anche piuttosto sollecita a dargliele, per fargli capire dove stavano andando a parare. Lui sembrava incline a cercare il suo sguardo in quei momenti - quando non capiva qualcosa e lei glielo spiegava prontamente. Non ricambiava il gioco di sguardi di Quistis, ma se era rimasto ancora un pochino il ragazzo che aveva conosciuto svariate estati prima, allora non era il tipo che faceva quelle cose. Era più diretto, e sicuramente, se avesse guardato Quistis, non avrebbe distolto gli occhi solo perché lo guardava anche lei. Anzi.

Fu lei, però, ad essere colta in fallo.

La sua silenziosa osservazione fu notata proprio da Seifer, che la guardò dapprima confuso, poi un po' incredulo, e poi socchiudendo gli occhi con un'espressione che lei conosceva bene - una specie di minaccia blanda, un invito implicito a non impicciarsi, ma che durò solo pochi secondi. Era stato interpellato direttamente e non ebbe più modo di minacciarla velatamente dall'altro lato del tavolo.

Rinoa si limitò a sorridere.

Se Seifer usava la famosa 'espressione minaccia' che lei conosceva bene da quell'estate di amicizia, allora voleva dire che qualcosa si era mosso.

Sperava solo che fosse qualcosa di buono per Quistis.

*~*~*~*~*

Su di lei soffiava una brezza fredda che la portò a voltarsi, avvolgendosi meglio nelle coperte.

Forse aveva dimenticato la finestra aperta, ma in quel momento aveva troppo freddo per alzarsi a chiuderla; preferiva rannicchiarsi contro il corpo caldo di Squall e stringersi forte a lui, sperando che la perturbazione passasse, o che almeno si placasse il vento.

Senza aprire gli occhi, si tirò per bene le coperte sulle spalle e poi scivolò nel letto per incontrare il corpo del suo fidanzato.

Sentì subito qualcosa che non andava: il letto era freddo, umido, appiccicaticcio. Aprì gli occhi, ma fu come se non l'avesse fatto: era tutto buio e lei non poteva vedere niente. Cercò di parlare, ma non le uscì un filo di voce, e un terrore gelido e crepitante le salì dentro e le soffiò intorno come quella brezza che saliva dal mare - che cosa stava succedendo?

Provò a chiamare Squall, ma le uscì solo un rantolo, come il gorgoglio di una gola piena di sangue. Sbarrò inutilmente gli occhi e agitò freneticamente le mani alla ricerca di Squall; il letto sembrava imbevuto di liquido, e quando ebbe il coraggio di portarsi una mano sul naso, per cercare di capire cosa fosse, rimase paralizzata nel sentire l'odore metallico del sangue. I suoi movimenti si fecero ancora più scomposti, e si mosse nel letto fino a cadere rovinosamente a terra.

Le parve che nella stanza riecheggiasse l'urlo silenzioso che le squarciò la gola quando sentì sotto di sé il corpo gelido di Squall, e affondò con la mano in qualcosa di viscido e vischioso - la ferita che aveva ucc-

-poco dopo si trovò in quello che le parve di riconoscere come l'ufficio del Preside. Era tutto molto confuso e nebuloso, ma c'era qualcosa di così nitido e chiaro nell'immagine che le parve di vedere una fotografia venuta davvero male. Un tatuaggio, uno scorpione nero che parve scorgerla, mentre le mani, sfocate e impossibili da riconoscere, trafficavano con delle chiavi e qualcosa che non riuscì a vedere. Poi il tatuaggio - il tatuaggio! - parve accorgersi della sua presenza e la coda dello scorpione si agitò, l'animale parve sorgere dalla carne di quel braccio pronto a balzarle addosso, affondarle il pungiglione nella pelle e di nuovo quell'urlo soffocato di sangue-

-era nella sala relax, adesso. Prendeva un bicchiere d'acqua. Ma proprio quando stava per portarla alla bocca l'acqua diventava rossa, e poi verde, fetida come la poltiglia che rimaneva di un Molboro ucciso, e poi diventava fauci nere e spalancate pronte a divorarla-

-uno scossone-

"Rinoa?"

Un altro scossone, ma delicato. Aprì gli occhi e finalmente riuscì a svegliarsi, boccheggiando. Si tirò su a sedere, gemendo solo per sentire il suono della propria voce, che nell'incubo le era stato negato, e poi si abbandonò contro il petto di Squall.

"Incubo?" le domandò soltanto lui, e lei annuì, bagnandogli la pelle di lacrime. "Vuoi parlarne?"

Lei scosse la testa. "Era troppo confuso," disse con voce roca. Era stato inquietante, e incomprensibile, e forse era stata solo suggestionata da Edea, e Squall aveva già abbastanza problemi senza doversi mettere a pensare anche a quello.

Squall non insistette e continuò semplicemente ad abbracciarla. Qualche minuto dopo sembrò quasi che l'incubo di Rinoa non ci fosse mai stato; lei spostò il viso fino a strofinargli il naso contro il collo. "Mmmh, sai di sapone," sospirò, e lui sorrise mentre il suo respiro caldo gli correva contro la pelle.

"Esco ora dalla doccia."

La mano di Rinoa si sollevò e affondò tra i suoi capelli ancora umidi. Era una cosa che adorava, svegliarsi per trovarlo profumato e ancora umido della doccia, e le piaceva quando entrava sotto le coperte, lei calda e lui fresco, e la sua pelle era liscia e morbida sotto alle sue mani e i suoi capelli gocciolanti erano piccole pozze di piacere che si allargavano sul suo seno, sul suo ventre, sul suo viso.

"Come stai?" gli sussurrò all'orecchio, vagamente ansimante.

"Niente mal di testa," disse lui in un sorriso, e si scostò per prenderle il viso con una mano e guardarla intensamente prima di baciarla. "Sicura di non voler parlare dell'incubo?" le domandò dopo averle mozzato il fiato.

"Quale incubo?" rispose lei sopprimendo un brivido, e Squall ricambiò con un sorriso malizioso, e le fece scorrere le mani sulla schiena fino a infilarle sotto l'orlo della camicia da notte. "Oh, questo mi è mancato," gemette quando Squall sollevò lentamente la stoffa, facendole scorrere un dito lungo la spina dorsale. C'era qualcosa nella sua schiena che la eccitava e che a lui piaceva moltissimo - e faceva sempre attenzione ad accarezzarla proprio lì quando la spogliava.

Rinoa scostò la mano inumidita dai capelli ancora bagnati di Squall, e la fece scorrere sulle sue spalle, massaggiandole leggermente, per poi scendere fino a quando incontrò l'asciugamano che lui si era avvolto intorno ai fianchi. Ebbe appena il tempo di aprirlo e gettarlo a terra, prima di alzare le braccia per farsi togliere la camicia da notte. A separarli c'erano solo le mutandine di pizzo che aveva indossato per lui - sapeva che senza mal di testa lui sarebbe stato più incline al sesso - e le coperte su cui si era seduto.

Rinoa si separò da lui e, sorridendo, si spostò nel letto fino a fargli spazio per entrare, cosa che Squall fece prontamente. Era sempre interessante osservarlo scivolare tra le coperte nudo ed eccitato, e lei lo fece mordendosi un labbro, fino a quando lo ebbe addosso e riuscì solo a pensare alla sua pelle fresca contro di lei, ardente, e i capelli umidi in cui tornò ad affondare le dita.

"Le mie preferite," disse lui infilando le dita nell'orlo delle mutandine, e rimase così, a baciarle a lungo il collo e il seno, prima di abbassarle e stringerla nuda a sé. Rinoa mosse le gambe per spingere il pizzo in fondo al letto, e poi le allargò perché lui potesse stendersi su di lei. Sentiva la sua erezione strusciare contro il suo sesso, e sospirò di piacere quando lui iniziò a muoversi con più decisione, sussurrandole quanto le era mancato tutto quello. Quanto non gli bastava fare l'amore in fretta in ufficio, quanto avesse desiderato essere libero dai mal di testa per poter fare l'amore così, nel loro letto, per tutto il tempo che volevano. Rinoa rispose ad ogni frase con un bacio, mugolando quanto condivideva ogni singolo pensiero, quanto le erano mancate le piccole cose, come i capelli umidi che adorava, e quanto fosse davvero troppo impaziente per giocare a lungo. Ci sarebbe stato tempo, gli sussurrò in un bacio umido all'orecchio, ma prima aveva bisogno di lui, prima...

"Sì sì sì," gemette quando lo sentì entrare di colpo, quasi violento. Gli strinse le gambe intorno ai fianchi e rimase avvinghiata il più strettamente possibile a lui, allargando la bocca sul suo collo, sulla guancia, sulla bocca aperta per i gemiti di piacere. Quando però si accorse che lui aveva intenzione di continuare così, con movimenti forti ma un po' troppo lenti per quello che desiderava lei, abbassò le gambe e le usò per spingere via le coperte. Lui sorrise, sapendo bene cosa significava, e si lasciò rovesciare, accarezzandole le cosce mentre lei si muoveva veloce su di lui, stringendosi i seni e i capezzoli. Lo eccitava quando faceva così - era come se lei sapesse generare tutto il piacere che provava, e sapere di essere invece lui a farla godere così era qualcosa che lo portava sempre a emettere un gemito roco. Era in momenti come quello che il legame tra lui e la sua Strega diventava incandescente; era un aprirsi completamente che nessun altro poteva condividere, era il poter entrare totalmente e completamente in lei, era scoprire l'anfratto più oscuro della sua mente e lasciarsi accecare da quello più luminoso. Era anche per questo che adorava essere il suo Cavaliere: perché quando facevano l'amore Rinoa diventava sua come non sarebbe mai stata altrimenti, e dopo, quando finiva tutto, non c'erano segreti. E la cosa più stupefacente e meravigliosa era che lei continuava ad amarlo anche dopo aver visto cosa si nascondeva nell'ombra della sua mente, e lui di questo era infinitamente grato.

Rinoa gli prese il viso tra le mani e lui mosse le sue per accarezzarle i seni, e i movimenti si fecero più veloci e più scomposti, fino a quando lei si sporse in avanti per gemergli l'orgasmo sulle labbra. Squall si lasciò andare e poco dopo lei gli fu completamente addosso, con il viso accanto al suo sul cuscino e il respiro caldo che gli solleticava l'orecchio.

"Non pensare nemmeno ad addormentarti," le disse lui quando ebbe ripreso un po' di fiato. Rinoa rise, e si sollevò su un gomito per guardarlo.

"Non volevo addormentarmi," gli rispose chinandosi a baciarlo. "Mi mancava tanto, tutto questo. Non mi ero accorta di quanto..."

"Anche a me," disse Squall scostandole i capelli dal viso. "Io però me ne ero accorto," aggiunse poi ridendo, e lei si chinò di nuovo con un sorriso sulle labbra.

"Questo non significa che non devi comunque andare dalla Kadowaki."

Squall sospirò, passandole una mano sulla schiena. "Lo so. Ma non possiamo goderci questa serata e basta?"

"Oh, tesoro, possiamo godercela finché vogliamo," gli rispose Rinoa con quel tono che lui conosceva bene; lo usava spesso con i bambini più piccoli a cui badava all'Infermeria. "Ma ti conosco bene," continuò, con un buffetto sul suo naso, "e so che se ti passeranno definitivamente i mal di testa tu starai lontano dalla Kadowaki il più possibile. Io invece vorrei che ti facessi visitare comunque."

"Sto bene solo da una sera... è un po' presto per stabilire che sono 'passati definitivamente', Rinoa."

"Infatti ho detto se. Squall... se non mi sono accorta di quanto mi mancava fare l'amore così non è perché non mi interessi... è perché sono troppo preoccupata per te, e cerco di capire cosa ti sta succedendo. Lo so che potrebbe essere una sciocchezza. Ma appunto per questo... che ti costa? Se è una sciocchezza potremmo risolverla e tornare alla nostra vita. Non ti sei accorto dell'impatto che hanno i tuoi mal di testa su tutto, non solo sul sesso?"

"Sì," sospirò Squall. "Me ne sono accorto."

"Promettimi che ci andrai comunque," mugolò lei baciandolo, strusciandosi contro di lui nel modo che sapeva essergli irresistibile. "Anche se dovessero essere spariti, promettimi che ne parlerai con la Kadowaki."

"Quando avremo finito con le indagini," sussurrò lui ricambiando. "Te lo prometto. Quando avremo trovato l'assassino di Cid, andrò dritto dalla Kadowaki. Anche prima della conferenza stampa."

Rinoa rise, e si sollevò a sedere sul letto. Prese le mutandine che aveva spinto via poco prima e le gettò per terra, e poi prese le coperte e le trascinò sui loro corpi, avvolgendo entrambi strettamente tra le lenzuola, aderendo così perfettamente a Squall che gli sarebbe stato impossibile non capire le sue intenzioni.

"Ora stai solo cercando di evitare la stampa," disse Rinoa salendogli sopra, e lui la strinse forte prima di rovesciarla sul letto e sistemarsi tra le sue gambe.

"Sì, beh... stampa e Kadowaki sono due cose che eviterei come la peste. Ma se devo scegliere, la Kadowaki vince senza dubbio..."

La risata di Rinoa si spense nel bacio appassionato che seguì alla battuta di Squall.

"Ora possiamo tornare a goderci la serata?" le chiese lui, passandole lentamente una mano sui fianchi.

Rinoa sorrise, e rispose soltanto afferrando le coperte e tirandole sulle loro teste.

*~*~*~*~*

Dannazione a Rinoa.

Avrebbe dovuto immaginarlo che era una cattiva idea. L'aveva capito praticamente subito; in quell'estate di sette anni prima, le amiche che Rinoa si era fatta a Timber lo avevano guardato più o meno come lo aveva guardato lei quella sera. Non era uno sguardo ammirato, né innamorato; era piuttosto calcolatore, quasi, come di qualcuno che ha un piano e si sta accertando che funzioni. Quando aveva visto quello sguardo in Rinoa aveva capito cosa aveva in mente: lui e Quistis - lui era solo, lei era sola, e Rinoa voleva bene ad entrambi quanto bastava per cercare di dar loro un frammento di felicità, se le era possibile. Aveva cercato di sembrare minaccioso, di lanciarle con gli occhi un messaggio ben chiaro: non impicciarti. Ma poi aveva dovuto guardare Zell per rispondere a una sua domanda, e poi sarebbe stato inutile.

In tutto quello era sicuro che fosse coinvolta anche Selphie.

Ma cosa era esattamente tutto quello?

Non era del tutto sicuro di averlo capito. Rinoa evidentemente pensava che tra lui e Quistis potesse esserci qualcosa; non era il tipo da buttare energie in cause che sapeva perse. Se Quistis avesse avuto su di lui le stesse idee di anni prima, Rinoa non avrebbe fatto nulla per spingerli l'uno verso l'altra. Che cosa sapeva esattamente la sua amica che a lui era sfuggito? Quistis era una persona diversa da quella che lui aveva lasciato al Garden per fuggire a Timber e consegnarsi subito dopo in mano alla strega. Non c'era livore, in lei, sembrava piuttosto che ci fosse rimpianto. Ma rimpianto per lui?

Cazzo, che casino.

E subito dopo lo stesso pensiero dell'ultima mezz'ora.

Dannazione a Rinoa.

Era proprio per lei che era lì. Il problema era semplicemente che per come aveva conosciuto Rinoa, se cercava di buttarlo tra le braccia di Quistis c'era un motivo. Gli era sempre sembrata una ragazza sensibile e piuttosto attenta alle sensazioni delle persone; era empatica e sapeva capire profondamente chi aveva davanti, soprattutto perché aveva la tendenza a insistere fino a capirlo davvero. Lo aveva fatto anche con lui, dopo tutto. Era stata questa convinzione a pungolarlo dopo la cena, a spingerlo a uscire, a cercare di capire anche lui quello che aveva capito Rinoa. E soprattutto c'era la curiosità - perché proprio lui, perché proprio con Quistis, e che cosa c'era che aveva davanti agli occhi e non aveva ancora capito. Era stato questo a portarlo in Giardino, davanti all'orchidea dei caduti, ad aspettare Quistis che non sembrava incline ad uscire, quella sera.

L'orchidea sembrava quasi luccicare sotto la luce notturna. Il Giardino era per lo più buio, solo la lapide rimaneva illuminata, e la luce azzurra fluorescente che caratterizzava il Garden era stata notevolmente affievolita, quanto bastava per essere insieme visibili a chi si fosse avvicinato troppo e invisibili a tutti gli altri. Non era il Garden che ricordava, non era il Garden che aveva passato anni a evitare, né quello che aveva passato gli anni precedenti a prendere in giro. Regole, disciplina... non era il Garden che ricordava, e pensava che se non fosse cambiato nulla, almeno in ciò che era intorno a lui, forse le cose sarebbero state più facili. Forse non avrebbe pensato di uscire a cercare un'occasione forse persa in passato, e forse non avrebbe pensato che, in fondo, non c'era nulla da evitare in quel posto.

Dannazione a Rinoa, e anche a Quistis.

La sua attesa si rivelava più inutile ad ogni minuto che passava, ma non era ancora pronto ad alzarsi e andare a letto. Lì, sulla lapide dei caduti con la sua luce perenne, lì con quell'orchidea bianca, notturna e luminosa, lì nella solitudine del vento e del mare le cose si facevano chiare. Non era più lo stesso Garden, e lui non era più lo stesso Seifer. Aveva pensato di spezzare unilateralmente l'equilibrio tra lui e l'istituzione che aveva tradito, tra il traditore e i traditi, tra i salvatori e il criminale, tra gli eroi e il reietto. Ma non poteva e adesso lo capiva, perché non è possibile spezzare l'equilibrio con il passato. Si può solo ricostruirlo ad ogni minuto che passa, nella speranza di trovare un equilibrio migliore - più sano, forse. Quistis rappresentava il cambiamento: di quel posto, di quel passato, della persona che lei era e che forse era sempre stata, se lui fosse stato meno cieco e ottuso e arrabbiato con il mondo.

Ancora cinque minuti, e poi a letto. Tanto Quistis non sarebbe uscita quella sera, e lui sarebbe rimasto con quella curiosità che lo attanagliava da quando aveva incrociato gli occhi di Rinoa, e comunque perché non smetteva di sperare di vederla arrivare, là in fondo, in cima alle scale? C'erano cose da dirsi, cose da capire, cose da rivelare, e possibile che solo lui sentisse questa spinta incredibile a voler disseppellire tutto quello che aveva passato anni a ficcare il più possibile sotto terra? Possibile che solo lui sentisse che era il momento dei conti con il passato, e non un passato generico, formato da tutti i minuti della loro vita, ma un passato specifico, perfettamente definito, rappresentato l'uno dall'altra?

I cinque minuti divennero dieci e quando infine decise di andare seriamente a letto, erano diventati venti. Si alzò, lanciò un'occhiata alla lapide, lesse tutti i nomi, inviò un saluto a Cid, accarezzò con lo sguardo l'orchidea e poi salì le scale. Si rese conto di aver fatto di tutto per attardarsi quando fu nel corridoio principale del Garden, e quando si chiuse alle spalle la porta della sua stanza per gli ospiti si passò una mano tra i capelli.

Era deluso.

Deluso da Quistis che non era uscita, da se stesso perché aveva pensato chissà cosa, da Rinoa e Selphie e dai loro piani folli e da tutta l'umanità che lo considerava colpevole.

E più di ogni altra cosa era stupito perché era deluso, e perché non era sicuro di poter tornare a ficcare sotto terra tutto quello che aveva quasi riportato alla luce quella sera.

*****

Nota dell’autrice: scusatemi il ritardo! Purtroppo la mia vena creativa va a periodi oscillanti, e gli aggiornamenti ne risentono. Questo capitolo è stato betato da me, per cui se ci fossero errori è solo colpa mia. Le risposte ai commenti le faccio sui siti dov’è possibile, ma comunque tengo sempre il post che riassume tutto. Sono indietrissimo con le risposte, ma prometto che leggo tutti i vostri commenti e ne tengo conto, e ve ne ringrazio. Solo non ho tempo libero sufficiente a fare tutto ;_;
Alla prossima! – Alessia Heartilly

   
 
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