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Autore: Joker Park    17/09/2012    0 recensioni
Una sedicienne rinchiusa in un centro d'igene mentale.
La sua vita scorre lenta e silenziosa per via di quello che le è accaduto in passato.
Un nuovo allegro infermiere dovrà riaccendere in lei la voglia di vivere.
P.S. è la prima che scrivo, abbiate clemenza. ^^
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Con lo sguardo perso nel vuoto, capisco che ormai, sono arrivata alla totale distruzione di me stessa!

Incapace di muovermi rimasi a fissare il soffitto di quella stanza bianca e fredda.

La camera in cui mi trovavo era grande e singola, composta da un comodino, il letto e un tavolino ai suoi piedi,
e di una finestra che tenevo sempre chiusa a cui evitavo di avvicinarmi, perchè vedere quelle sbarre mi dava la nausea.
Mi resi conto che avevo ricominciato a sbattere gli occhi, riprendendo coscienza di me!
Cosa che ormai mi succedeva raramente.

Sentii la porta aprirsi ma non mi mossi, sapevo che da li a poco avrei rivisto come ogni
santo giorno quell'infermiere robusto e dalle maniere poco aggraziate che mi avevano affidato.

Come sempre era venuto per portarmi da "quella parsona".

Rimasi ferma aspettando che si avvicinasse, quando finalmente lo vidi, per un secondo rimasi
sbalordita!

Quello davanti ai miei occhi non era l'omaccione che vedevo di solito ma un ragazzo dai capelli castani...Abbastanza lunghi,alto e magro.
la sua carnaggione era scura, l'unica cosa che non riuscii a vedere, erano i suoi occhi,
perchè sul suo volto c'era un sorriso che gli deformava la faccia.
Io rimasi a fissarlo finche non si decise a parlare.

"Ciao! io sono Kang Daesung!"

"..."

Dae: " Sono il tuo nuovo infermiere!."

Il suo sorriso scomparve e finalmente riuscii a vedere i suoi occhi, erano di un castano scuro e brillavano, a differenza dei miei che ormai erano spenti e vuoti.

Dae: " Ah! ti starai chiedendo che fine abbia fatto l'altro infermiere!"

"..."

Dae: "Sembra che...In un'altra struttura abbiano bisogno della sua forza bruta!... Bene, adesso dobbiamo andare."

Mi fece alzare dal letto, e mi aiutò a mettermi sulla sedia a rotelle.
Ormai era diventata una routine quotidiana, essere trascinata di continuo su quel dannato carrozzino! Per andare in bagno, a fare passeggiate in giardino,
nella mensa, e infine da lui! la stessa persona che mi perseguitava da sei mesi con le sue stramaledette domande, a cui io non ho mai risposto.

Durante il tragitto ero come al solito rinchiusa nei miei pensieri, ad un tratto sentii la mano del ragazzo sulla mia spalla, richiamando cosi la mia attenzione.

Dae: "Allora...Non mi hai ancora detto come ti chiami! Sai, mi hanno detto che da adesso in poi mi sarei dovuto prendere cura di te, e di presentarmi nella
tua stanza per portarti dal Sig...!"

Si fermò di botto!
Non riuscì a finire la frase perchè d'avanti a noi si presentò una scena disgustosa.

  
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