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Autore: Calien01    17/09/2012    5 recensioni
Mi sono accorta che c era qualcosa che andava oltre il semplice apparire. Io non ero solo la Rin di questo secolo. C era qualcosa più grande di me, di te, di noi.
Dove ti ho già visto? Nei miei sogni? Possibile.
Nei miei disegni? Si, ora ricordo. Tu sei quella persona che mi veniva a far visita da bambina. Quella persona che mi ha salvato dalla morte.
Mi hai protetto fino a questo momento e veglierai su di me per sempre.
Non abbandonarmi ora che ho bisogno di te.
Non scappare via.
Amami quando prendo le decisioni sbagliate, quando non saprò di chi fidarmi.
revisione grammaticale --> 22/09/2012
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Faccio un bel volo e la mia corsa si arresta parecchi metri piu’ in là, accanto ad un masso dove sbatto con forza la caviglia sinistra.

Trattengo a stento le lacrime di dolore e cerco piano piano d’ alzarmi, anche se è difficile, dato che tremo sia per lo spavento e per  la botta.

La mia moto è qualche metro piu’ il là, completamente rovinata.

Una fitta di dolore mi fa cadere a terra e, solo allora, mi concedo di guardarmi intorno: al lato della strada c è una vasta radura e, al suo limitare, un boschetto. Non passa una macchina, non si sente il verso di qualche animale. L’ unico rumore che sento  è il  suono del mio cuore che, battendo cosi’ forte, fa quasi male.

Ho i jeans completamente strappati e, a parte qualche escorazione, l’ unico danno che sembra esser grave, è quello della caviglia sinistra, che m impedisce nei movimenti.

Ma non ho il tempo di farmi prendere dal panico. Devo recuperare innanzitutto zaino e telefono e poi, devo chiamare l’ ambulanza. Non è il caso di chiamare mamma, non voglio farla preoccupare dato che ha una bimba piccola a cui badare.

E come se non bastasse, il sole sta per tramontare. Da bene in meglio!

Mi metto gattoni, dato che non riesco a camminare, e , piano piano, mi avvicino strisciando alla carcassa della mia povera moto. Solo che, quando arrivo, noto con un misto di rabbia e paura, l’ assenza del prezioso zaino.

Merda, merda, merda, merda!!

E ora come faccio??

Le lacrime iniziano pian piano a scendere e non riesco a fermarle, ho paura, tanta; paura di rimanere in quel posto, sola, di notte; paura che possa arrivare un malintenzionato, paura di non so nemmeno io cosa.

Mentre le lacrime aumentano, arrivano anche i singhiozzi. E singhiozzando, piano piano mi rendo conto che un piccolo batuffolino color della notte si sta strusciando sulla mia gamba.

“Hei piccolino”, sussurro, “cosa ci fai qui tutto solo?”

Il batuffolino alza il musetto e son stupore mi rendo conto che non è un cagnolino come pensavo in precedenza, ma un piccolo lupacchiotto, un cuccioletto con un occhio verde e l’ altro castano.

Il cucciolo si stringe a me, sembra infreddolito. Mi fa una tenerezza assurda.

Inizio ad accarezzarlo quando..Oh no. Ecco di nuovo la brutta sensazione di qualche giorno fa.

Qualcuno mi osserva. Un brivido mi attraversa la schiena. Sono paralizzata dal terrore. Mi trovo lontana dalla città, in una stradina isolata, con il sole che sta calando e cosa piu’ importante: sono indifesa.

Domani troveranno il mio cadavere. Addio al sogno di diventare un artista, addio al sogno di trovare l’ amore della mia vita e di avere due gemellini.

Mentre la mia vita mi passa davanti agli occhi, dal boschetto emerge pian piano una figura che si avvicina.

Dapprima non riesco a vedere bene ma, avanzando, noto che ha un bastone, no ma che dico!, una spada tra le mani.

“ è arrivata la mia fine.” mi dico sottovoce, ormai non ha piu’ senso avere paura. Basta che la mia morte sia rapida e indolore.

La figura è a pochi metri da me quando si ferma.

È una donna. Una donna vestita con uno strano kimono, azzurro e bianco, e, come avevo notato prima, ha una spada tra le mani. Ha un bel viso, se non fosse per quell’ espressione assassina che ha sul volto.

Mi guarda truce, e ad un certo punto la sento dire: “ bene, bene, bene, abbiamo visite qui.”

La guardo stranita. Deve essere pazza, altrimenti non si spiega.

Verro’ fatta a fette da una psicopatica vestita come una guerriera antica.

Comincio a stancarmi. Intanto il cucciolo inizia a guaire e, con la coda tra le gambe scappa.

“ascolta un po’, si puo’ sapere cosa vuoi da me? Ho avuto in incidente con la moto e, a  meno che tu non voglia darmi una mano, ti consiglio di lasciarmi stare perché non ho voglia di ascoltare cavolate!”.

Pessima mossa Rin!

La donna sembra infuriarsi, infatti noto che sue iridi, da azzurro, diventano rosse.

“come osi rivolgerti a me, misera ningen? Non sai chi sono? Bene, preparati a perire per mano della Signora della Morte!”

Mi si gela il sangue nelle vene. La Signora della Morte era un personaggio, demone potente, risalente all’ epoca Sengoku. E, a differenza della maggior parte dei demoni, era immortale, anche se era sparita dalla circolazione.

La leggenda che circola per il Giappone da tempo immemore narra di una demone, appartenente alla casata reale piu’ potente del Paese, che promessa in sposa ad un re occidentale, sia stata portata via lontano dalla sua dimora e, soggetta ad ogni genere di angherie e umiliazioni, alla fine pare
che abbia ucciso il suo marito-padrone.

E da allora, viaggia per il Paese, uccidendo i mariti che maltrattano le mogli.

“Ma cosa c’ entro io”, mi chiedo.

Solo che non mi accordo di un colpo di spada che arriva dall alto, mentre ripenso a queste cose. Riesco a schivarlo giusto in tempo, rotolando di fianco.

Sento la Signora della Morte dire: “Stupida mocciosa, stai ritardando la tua morte! Ma non mi scappi!”

Incredibile cosa riesce a fare l’ adrenalina.

io non voglio morire. Mi ripeto questa frase all’ infinito e, con una fatica immane, riesco a mettermi in piedi, prima di rovinare a terra.

Non mi scoraggio, anzi. Impongo alle mie gambe di rimanere ferme e ci riprovo.

Stavolta sono piu’ decisa.

IO VOGLIO VIVERE!

Inizio a correre verso il boschetto, almeno ho piu’ possibilità di nascondermi da qualche parte.

La yasha ride sarcastica e dice: “ oh si, vai nel boschetto tesoro, la sicuramente non riusciro’ a trovarti..”

Brutta stronza! Mi prende anche in giro ora!

Ma anche io ho qualche piccola risorsa dalla mia. Corro a perdifiato, inciampo, mi graffio, ma alla fine riesco a seminarla.

Almeno è quello che penso io.

Ecco l’ ennesima caduta.

Non ho notato una radice che sporgeva ed eccomi ruzzolare giu’. Arrivo nel folto del bosco, dove di notte tutto sembra terrificante. Mi sono ferita ad una mano, nel disperato tentativo di aggrapparmi ad una pianta per non cadere.

La yasha atterra con grazia affianco a me.

Con un finto sbadiglio mi dice: “hai finito dolcezza? Sai, avrei da fare. Quindi non muoverti che il lavoro sarà rapido e indolore cosi’”.

Estrae dalle pieghe dell’ abito un piccolo pugnare dorato, che alza, senza troppi convenevoli sulla testa.

Chiudo gli occhi, non voglio guardare la mia fine.

Sento uno spostamento d’ aria sulla mia testa.

Bene, moriro’ a 18 anni e per cosa? Aver offeso la signora della morte.

Il mondo è decisamente strano.

Non ho mai avuto un primo vero appuntamento. Non so cosa significhi andare al ballo della scuola, non sono mai stata ad un concerto degli Avenged Sevenfold e non ho ancora incontrato Yiruma.

Ma va bene cosi’. Ormai non posso farci nulla.

“preparati mocciosa!!”

Attendo che il pugnale mi trafigga, ma questo non avviene.

Apro gli occhi e noto una cosa che pensavo che non sarebbe piu’ accaduta.

Un demone sta allontanando la yasha da me.

Ha un kimono argento e bianco, dei capelli del colore della luna e, ora che si è voltato, noto una piccola mezzaluna viola sulla fronte. I suoi lineamenti sono aggraziati ma non effemminati, è quel tipo di ragazzo che guarderesti ore e ore, solo per ammirare la sua magnifica bellezza.

Ha la bocca non molto larga, con delle labbra leggermente carnose. Non un po’ di barba, non qualcosa fuori posto. Ed è elegante, eccome se lo è!

Ho la sensazione di averlo già visto, ma non ricordo bene dove.

Intanto la yasha sta brandendo pugnale e spada contro il demone, che non si fa scoraggiare.

Ha due foderi che pendono dal suo fianco e, anche se ha una spada sola in mano, sta mettendo in seria difficoltà la demone della Morte.

Lo scontro è acceso, lei cerca in tutti i modi di penetrare la sua difesa, mentre lui si limita a respingere gli attacchi. Penso che non voglia farle del male, sono metterla in fuga.

Passano 20 minuti e la yasha sembra decisamente provata. Alla fine tenta la ritirata.

“non finisce qui”, la sento strillare con la sua vocina acuta, librandosi in volo.

Finalmente posso tirare un sospiro di sollievo, non sembra che il demone voglia farmi del male.

Si accovaccia vicino a me, riponendo prima la spada nel fodero e mi dice: “sei ferita?”

Faccio di no con la testa e provo ad alzarmi.  Ma la caviglia si fa sentire, strappandomi un gridolino di dolore. Il demone prontamente mi afferra per la vita stringendomi a lui.

“perché lo fai gli chiedo? Sono solo una misera ningen.”  Ci guardiamo negli occhi.

Mi guarda strano, ma non mi risponde, si limita a dire solo: “devo fasciarti la caviglia, ma tu come sei finita qua?”

Bella domanda penso, “ero in sella alla mia moto che passavo di qua quando qualcosa mi ha tagliato la strada facendomi cadere. Poi ho incontrato quella demone che voleva uccidermi e sono scappata qui nel bosco, il resto lo sai già.”

Non so perché questo demone è apprensivo nei miei confronti. A quanto pare non sono tutti cattivi come pensavo.

Poi fa un gesto inaspettato, mi prende in braccio, con delicatezza, come se fossi un qualcosa di prezioso che possa rompersi, e si inoltra ancor di piu’ nel bosco. La luce della luna rischiara il paesaggio intorno a noi e, devo dire che questo demone, anche con poca luce è davvero bello.

“posso sapere il tuo nome, ragazza?” , mi chiede ad un certo punto.

“oh…Rin, il mio nome è Rin.” Decido di stare al suo gioco e gli chiedo:

“posso sapere il tuo, demone?”

“io sono Sesshomaru.” Mi rispose.
 
 
 
   
 
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