Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: _Sherlock    17/09/2012    0 recensioni
"Oltrepassiamo i nostri ponti dopo esserci arrivati e ce li bruciamo alle spalle,
e niente mostra il cammino percorso, tranne il ricordo dell’odore del fumo,
e la sensazione che una volta i nostri occhi hanno lacrimato."
Tom Stoppard
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi sono sempre chiesto perché mio padre chiamasse tutti alla stessa maniera, mentre io restavo sempre soltanto ‘Samuel’. Ieri l’altro, per esempio, è venuto a farci visita un uomo – Amico di papà, o così m’è stato detto – che sono quasi certo chiamarsi Richard; eppure ricordo distintamente l’accoglienza riservatagli da mio padre: un semplice e cordiale “Hello!” E ricordo anche che ha ricevuto indietro la stessa esclamazione! Alla stessa maniera sono certo che mio padre si chiami Tommaso. Sinceramente certi dilemmi amletici mi procurano puntualmente un terribile mal di testa. Fatto sta che – Suscitando l’ilarità del padre mio – Io gli uomini li chiamavo “Gli Ellos”.

***

Sbattevo le ciglia, lui faceva lo stesso. Inclinavo la testa, lui mi imitava. La cosa mi inquietava. Allungando la mano e notando che, di nuovo, riproduceva i miei movimenti arrivai fino ad infastidirmi. Quando le nostre mani entrarono in contatto, e la sua era così gelida da regalarmi un brivido, ritrassi la mia di scatto, indietreggiando con aria terrorizzata. Eppure anche lui si era fatto più piccolo. In quel momento mio padre comparve sulla soglia della toeletta; osservò me, poi la superficie argentea che pareva avermi terrorizzato, e scoppiò a ridere. Da quel giorno mi sono guardato bene dal restare solo in compagnia di uno specchio.

***

Il cielo era del colore del dubbio, – specie per chi, come me, vedeva ancora il mondo in bianco e nero. La fase del bianco totale l’avevo superata in fretta. Di un grigio opprimente, da poter essere confuso con i fumi lasciati vagare nell’aria dalle ciminiere. Le nuvole non sembravano candide, come le conoscevo – benché in vita mia le avessi viste un paio di volte soltanto. Sobbalzai. Portai una mano alla fronte, cercando di capire cosa vi fosse caduto di così strano da non lasciare tracce tangibili. Di nuovo. Guardai Tommaso con aria interrogativa: “Cosa c’è, Sam?” Mi precedette mio padre. Io, dal canto mio, non seppi rispondere alla sua domanda. Cos’avrei dovuto dirgli? Continuavo ad osservare sgomento cadere le nuvole. “E’ pioggia, Sam.” Aggiunse papà. “Pioggia” Feci eco.

***

Il Salone era invaso da note, colonna sonora delle enormi potenzialità di mio padre, mentre le sue dita si muovevano con singolare abilità sui tasti bianchi e neri del pianoforte. Io, intanto, non potevo far altro che guardarlo ammirato. D’un tratto ogni suono cessò d’esistere, il mio cuore pianse la grave mancanza, ma fu che mio padre interruppe anche quel momento di sconforto: “Vuoi provare, Sam?” Io rimasi imbambolato ancora qualche secondo, prima di regalargli un sorriso estasiato ed annuire, precipitandomi a sedere sulle sue ginocchia, forse con tanto entusiasmo da fargli male; per l’euforia non me ne curai. Allungai la mano, quasi timorosamente, sulla tastiera. Pigiando i tasti si udì un insieme caotico di note stridenti che mi sorprese a tal punto da farmi sussultare, la cosa mi lasciò sbigottito svariati secondi, papà sorrideva, io ero vagamente deluso, ma dopotutto…Cosa avrei dovuto aspettarmi? Che le mie mani danzassero assieme alle note sulla tastiera del pianoforte? Le dita di mio padre scivolarono delicatamente sulle mie, fornendo loro le indicazioni di cui necessitavano per far tornare la musica in quella stanza. Si udì un suono, poi un altro, ed un altro ancora, lentamente si susseguivano con suggestiva semplicità, creando una melodia che nel suo essere essenziale riusciva a scaldare il cuore. Continuammo a suonare per qualche minuto, finché Tommaso, sorridendo, abbandonò le mie mani a sé stesse, ed io mi sentivo quasi in colpa per aver portato il suo talento a suonare, per una volta, soltanto una semplice canzone.

***

Certo che il mondo è strano, eh?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: _Sherlock