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Autore: nande no ai    17/09/2012    1 recensioni
una storia romantica e drammatica.shoichiro odagiri. 17 anni, studente. il giorno in cui incontra shin, nuovo studente della scuola, percepisce subito il legame possessivo, quasi morboso, che li lega; shin è schivo, non si fa toccare da nessuno è non parla con nessuno. cosa succedera però quando i due comiciano ad avere dei flash che gli ricordano traumi passati che sono inspiegabilmente connessi? è la mia prima storia, nata come passatempo, e adesso vorrei dei commenti, visto che non sono molto esperta... grazie
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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POV SOICHIRO

Varco il cancello della scuola e mi dirigo dai miei amici.

- Oi guarda un po chi si fa vedere –dice Kaito
- Buon giorno Soichiro-kun -
- 'giorno Soi-chan – mi salutano Chiaki e Yumiko.

- Che onore avervi tra noi umili mortali Soichiro-sama – mi canzona Hirobumi.
Mi gratto piano un guancia –Avete ragione vi ho trascurato un po’ ultimamente –
-Solo un po’ ? … Praticamente stai sempre con quel tipo – risponde Kaito.
- Quel tipo si chiama Shin … è poi e normale visto che stiamo insieme –
- Si ma è anche normale, uscire con gli amici ogni tanto, non credi? – ribatte Hirobumi.
- Smettila Hirobumi – 
- Dai fratellone, e logico che Soicchan voglia passare tanto tempo con Shicchan … si vogliono così bene – tenta di calmarlo il gemello. Ma il maggiore continua a non demordere.
– Sono un po’ come noi due … inseparabili – pigola il minore baciandogli una guancia e stringendosi a lui. A questo punto il moro è talmente occupato a farsi coccolare dal fratello che non bada più a me.
- Questo sabato io e Chojiro organizziamo una festa … visto che ci hai trascurati e ovvio che ci sarai vero, Soi-chan ? – mi chiede furbo Mitsuhito, poggiandomi un braccio sulla spalla.
- Certo, ci saro –
- Fantastico. Ci sarà anche il tuo angioletto immagino –
- Bhe ecco, non credo che se la sentirà di venire – borbotto imbarazzato
- E per quale motivo scusa – chiede curioso
- Bhe ecco lu.. –
Il suono della campanella mi interrompe.

- Salvato dalla campanella – Dice scherzoso Mitsuhito, mentre si avviavano tutti ad entrare.
- Capisco che tu voglia passare del tempo con lui, solo … Ti chiedo solo di stare un po' anche con noi Soi-chan – mi dice Chiaki prima di allontanarsi.

Non ho il tempo di risponderle che se n'è già andata, mi siedo sulla panchina ad aspettare Shin, che arriva pochi secondi dopo.
- Buon giorno – mi dice, sorridendomi. Uno stupendo e caldo sorriso.
- Buon giorno, angelo – gli rispondo alzandomi.
Lui si avvicina piano a me, poggiandomi le mani sulle spalle. Gli cingo piano la vita, e ci scambiamo un tenero bacio a fiordi di labbra.
- Mi sei mancato ieri sera – gli sussurro all’orecchio.
- Scemo – risponde lui tutto rosso.

Lo accompagno in classe, dove Hirobumi mi lancia uno sguardo di fuoco, che intercetta anche Shin. Il mio angelo mi guarda poi interrogativo.
- Non ti preoccupare, è solo un arrabbiato perché li sto trascurando un po’ … sai com’è fatto … se la prende per tutto … - gli spiego cercando di sdrammatizzare. Da lontano vediamo l’insegnate arrivare e ci separiamo.

L’ora di pranzo arriva e come al solito, vado nella classe di Shin. Con mia grande sorpresa, ci trovai anche i due gemelli.
- Che ci fate qui ? – dico sbigottito
- Siamo venuti a prenderti … allora che fai Soichiro vieni giù con noi o stai qui ? – mi risponde secco Hirobumi.
Cos’era quello? Un ultimatum? Come poteva fare un a cosa del genere?
- Fratellone ma che fai ? – chiede scettico Hifofumi.
- La sai già la mia risposta – gli dico con aria di sfida, avvicinandomi a Shin e facendolo sedere sulle mie gambe.
Per tutto il tempo, si era solo limitato a guardarci senza proferire parola. Gli cingo la vita per rassicurarlo. Volto lo sguardo verso il maggiore dei gemelli, che mi fissa terribilmente scocciato.
- Tsk . Sono qui solo perché agli altri manchi. Anche se devo ammettere che mi stai stupendo Soichiro. Preferisci stare con lui piuttosto che con i tuoi amici. –

POV SHIN

Il problema è più grave di quanto pensassi. è tutta colpa mia, se sta litigando con i suoi amici.
Mi sento in colpa. Mi avvicino al suo orecchio e piano gli sussurro: – Vai con loro -.
- Cosa? No, voglio stare qui – mi dice quasi allarmato.
- Per un giorno non morirò, per chi mi hai preso? -
- Ma .. – cerca di nuovo di contestare. Quanto è cocciuto. Mi alzo e prendendolo per le mani lo faccio mettere in piedi. Mi avvicino piano al suo orecchio – Io ti aspetto qui – Gli diCO, regalandogli poi un sorriso.
- Vieni anche tu – mi chiede. Scuoto la testa. E dandogli un leggero bacio lo spingo verso la porta.
- Coraggio andiamo! – gli dice uno dei gemelli portandoselo via.
- Si si ok .. haia aspetta Hirobumi – lo sento urlare dal corridoi.
- Grazie shicchan – mi dice l’altro prima di correre fuori dalla classe.
Mi siedo al mio posto e guardo fuori dalla finestra. Il cielo è stupendo oggi. Dipinto di un azzurro profondo. Come i suoi occhi.
Ma a che penso, se ne è andato da 5 minuti e già mi manca? Non ci posso fare niente.
Soichiro.
Lo stesso nome di quel bambino. Era da tanto che non mi soffermavo a pensare a lui.


POV SHIN
-è successo tutto circa sette anni fa. All’epoca avevo solo 10 anni. I miei genitori si erano lasciati da diversi anni. La mamma ci passava a prendere ogni fine settimana per portarci ogni volta in posti diversi. E fu uno di quei giorni che accadde tutto. Io e Kanata eravamo felicissimi, perché eravamo andati al planetario, il posto che preferivo in assoluto. Tornammo a casa la sera e quando mio papà arrivò, la mamma diede la notizia che si sarebbe risposata, con un uomo che aveva conosciuto durante un viaggio di lavoro. La notizia fu inaspettata. Ricordo che Kanata le aveva semplicemente detto – Se sei felice tu, lo sono anch’io – . Io invece ero più scettico, ma ero felice per la mia mamma. Papà invece era furioso, dopo aver urlato contro la mamma uscì di casa senza dire dove andava. Ricordo ancora lo sguardò che mi lanciò prima di uscire. Per quanto fossi abituato alla mancanza d' affetto da parte di mio padre, che dopo essere stato accusato da mia madre della mia malattia, smise anche di guardarmi in faccia, quello sguardo mi terrorizzò.
Quella sera, quando mio padre torno a casa entrò nella mia stanza. Dentro di me ero felice, perché pensavo volesse scusarsi o semplicemente darmi la buona notte come faceva con Kanata. Ma dovetti ricredermi. Quella notte mio padre mi picchiò. Ripetutamente. Forte. Mi urlava che era colpa mia se la famiglia si era divisa, che sarebbe stato meglio se io non fossi mai nato. Andò avanti per non so quanto tempo. Quando smise, mi prese per il collo, e avvicinandomi a lui mi disse – Devi morire – il suo alito forte mi riempì le narici. Un forte odore d' alcool mi intossicò i polmoni facendomi tossire ripetutamente. Successe tutto in un momento, mio padre che tirava fuori una pistola. Mi buttava per terra. Guardandomi freddo caricava l’arma e me la metteva in bocca. Chiusi gli occhi aspettando il colpo che non arrivò. O meglio che arrivò...ma non a me. Riaprii gli occhi pieni di lacrime non sentendomi più il freddo metallo dell’alma in bocca, e fu allora che vidi Kanata. Era immobile davanti alla porta con in mano una pistola ancora fumante – Nii-chan – urlai, con le ultime forze che mi rimanevano, poi svenni.
Quando mi risvegliai, accanto a me c’era mio fratello, che piangendo mi abbracciava delicato. Solo qualche settimana dopo mi fu detto che mio padre era morto. Ucciso da mio fratello.
Numerose ossa rotte. Emorragie interne. Ematomi. Rimasi in coma per un mese e in riabilitazione per quasi un anno. Questa fu la mia sorte. Fui portato da diversi psicologi. E psichiatri. Ma io mi rifiutavo di parlare con tutti. Anche con mia madre e mio fratello. Finché, non incontrai lui. 
Era entrato un giorno per caso nella mia stanza, dicendo che le infermiere gli aveva detto che c’era un bambino della sua età. Ma io non gli rispondevo mai. Così tutti i giorni veniva da me. Mi raccontava di tutto, dai cartoni amimati he gli piacevano, al cibo preferito, persino quello che gli era successo quella mattina. Un giorno mi disse che era lì perché sua madre doveva partorire, ma purtroppo il bambino era nato morto .– Perché non parli mai ? – mi chiese un giorno –Oggi me lo dici come ti chiami ? – continuò salendo sul letto e sorridendomi. Di quel bambino mi ricordo solo quel bellissimo sorriso – Io mi chiamo Soichiro - . Lo guardavo timoro – Io sono Shin – dissi alla fine. – Haaa che bella voce che hai – disse facendomi arrossire.
Da qual giorno fui come rinato. Ripresi a parlare con tutti, anche se ancora un po’ restio. Tutti i giorni io è il bambino giocavamo insieme, nell’ospedale in poco tempo tutti cominciarono a conoscerci come “ i due uragani”. le infermiere ci fecero anche una foto per ricordarsi di noi. Le sedute con gli psichiatri continuavano però. E dicevano tutti, che sarebbe potuto capitare che da un momento all’altro manifestasti degli attacchi di rabbia. Ma non me ne preoccupai. E questo errore lo pagai caro in seguito.
- Ciao – sentii. Voltandomi incontrai il bambino dai grandi occhi blu come il cielo. – Ciao –
- Ce qualcosa che non va ? – gli chiesi vedendo il suo faccino triste –N-no – mi rispose
Si avvicinò piano al mio letto e si sedette di fianco a me. Passarono pochi minuti e poi lui deciso mi guardò negli occhi e mi porse il piccolo ciondolo che fino a qual momento aveva sempre portato al collo.
- Io voglio stare con te per sempre, perché ti amo – disse tutto talmente veloce che ebbi paura di aver capito male. Lui continuava a fissarmi, con il tondo viso tutto rosso per la vergogna.
- Anch’io voglio stare per sempre con te – sussurrai piano. Lui sorrise raggiante e mi mise il ciondolo al collo.
- Io non ti lascerò mai. Se terrai questa collana io tornerò sempre da te, perché tu sei il mio angelo, capito ? –
- Me lo prometti –
- Certo – mi disse prima di abbracciarmi forte.
Ero felice. Perché c’era qualcuno che mi voleva bene. Qualcuno al di fuori della mia famiglia, che mi accettasse per come ero. Ma la mia felicità duro poco. Mentre giocavamo un giorno Soichiro cadde dalle scale e fu costretto a subire un’operazione al cervello. Venivo a trovarlo ogni giorno senza che nessuno mi vedesse, finchè un giorno non si svegliò.
- Soichiro, sei sveglio – esclamai felice.
- Lui un po’ spaesato si guardò attorno – Mamma ? –
I medici chiamarono subito la madre, che arrivò di corsa dal figlio.
Rimasero stretti per innumerevoli minuti, mentre io me ne stavo in disparte osservando la scena.
- Mamma ma chi è quel bambino ? – chiese lui.
- È Shin tesoro, non lo riconosci ? –
- No, io non lo conosco – quella frase mandò in frantumi il mio mondo in pochi secondi. Scappai via e non andai più a trovarlo. Nelle settimane successive la situazione degenerò, finchè io non smisi di parlare e di mangiare. Le uniche cose che mangiavo, anche se a stento, erano i dolci che mi portava Karin-san. Creandomi un problema alimentare che tutt’ora ho.
Mia madre preoccupata pensò di chiedere a Soichiro di venirmi a trovare, anche se mio fratello non era d’accordo. E fù in quel momento che ebbi la prima crisi. Su una cosa gli psichiatri avevano ragione, quando queste si manifestano, non si sa mai cosa possa succedere.
Non diedi nemmeno il tempo al biondo di entrare che gli saltai addosso, prendendolo a pugni.
-ME LO AVEVI PROMESSO, LO AVEVI PROMESSO ... NON MI LASCIARE ! – urlavo, mentre un infermiere cercava di tenermi fermo, ma io continuavo a dimenarmi. - MI DISPIACE MI DISPIACE – diceva lui, non sapendo che fare, se non far sgorgare grosse lacrime dagli occhi azzurri- NOOOOOOO !!! - urlai in fine mentre tenuto fermo, con una siringa mi iniettavano del tranquillante.
Da quel giorno non lo vidi più...
E di lui mi rimase solo quel piccolo chiama angeli.






ecco qui un'altro capitolo, che spero sia di vostro gradimento, inizalmente i capitoli dovevano essere due, ma poi ho cambiato idea e gli ho pubblicati insieme; comunque beh ... COMMENTATE !!!!
alla prossima .... ^___^
  
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