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Autore: mannybimba    18/09/2012    0 recensioni
Arizona, Claire, Juliet, Kim, Isobel, Charlie e Kirsten sono le protagoniste di questa storia. Una di loro è stata uccisa e una di loro è l'assassina.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi è una donna che sta salendo sul banco dei testimoni in un tribunale. Viene appoggiata, davanti a lei, la bibbia e un uomo le dice: “Appoggi la mano destra sulla bibbia e alzi la sinistra”. La donna lo fa. Uomo: “Giura di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità?”. Donna: “Lo giuro”. Uomo: “Si sieda” dice prendendo la bibbia e tornando a sedersi alla sua scrivania. La donna intanto si è seduta. Indossa un abito blu, mono-spalla con un paio di fuseaux blu. Hai i capelli legati, è bionda, occhi verdi, bella, magra e abbastanza alta. Il giudice dice: “L'accusa può iniziare con le domande. Avvocato Madden, a lei la parola”. Avvocato Madden si alza dicendo: “Grazie vostro onore”. Si avvicina al banco dei testimoni. La donna seduta, fissa un'altra donna che è seduta tra il pubblico, bionda anche lei e particolarmente bella anche lei. La fissa con occhi malinconici e tristi. Davanti al banco dei testimoni, lontano circa cinque metri, un tavolo con seduta un'altra donna, che si suppone sia un avvocatessa, accanto a lei però, non c'è nessuno. Avvocato: “Signorina... o signora?”. Donna: “Signora: sono sposata”. Avvocato: “Signora Arizona Callow, nella casa della vittima, la signorina Mathison, sono state rilevate le sue impronte digitali, molte anche” dice muovendosi per tutta l'aula, ma sempre rimanendo vicino alla testimone. La donna annuisce. Avvocato: “Come ci sono arrivate le sue impronte digitali nella casa della signorina Mathison, non che luogo del delitto?”. Arizona: “Conoscevo la vittima e... spesso mi trovavo a casa sua”. Avvocato: “Mh... e che rapporti aveva con la vittima?”. Arizona: “Intimi”.
C'è una donna in cucina, che sta preparando dei pancakes. È davanti al fornello che cucina. Indossa una gonna nera, un golfino beige con sotto una maglietta nera e un grembiule. È truccata molto bene. Avrà circa 42 anni. Donna: “Laura, Diane! La colazione è pronta!”. Arrivano due ragazzine tutte e due biondissime, una è più grande dell'altra. Si siedono a tavola in cucina. La donna le serve mettendogli, piatti che hanno davanti, due pancakes a testa, prendendoli dalla pentola che ha in mano. La ragazzina più piccola dice: “Grazie signora Isobel Nison!”. Isobel: “Si figuri signorina Diane Wright!”. Mette la pentola nel lavandino e poi prende un bottiglia di succo dal frigo. Prende due bicchieri dall'armadietto della cucina e li mette sul tavolo. Versa in ognuno del succo. Le ragazzine ne prendono uno a testa e lo bevono. Finito di fare colazione, Isobel si toglie il grembiule e lo appoggia sul tavolo. Isobel: “Dai andiamo!” dice prendendo la sua borsa nell'ingresso della casa. Le ragazzine si alzano e prendono il loro zaini. Isobel gli apre la porta e queste escono, seguite da Isobel.
C'è una donna che sta curando un uomo ai denti. È una dentista si capisce da quello che sta facendo e per la tuta che sta indossa, che è il tipo abbigliamento da medico: maglietta a maniche corte e pantaloni verde acqua, mascherina sulla bocca e zoccoli bianchi nei piedi. Donna: “Ok, signor Collins ho quasi rimosso del tutto la carie. Lei sta bene?”. Signor Collins: “Ah-ah”. Donna: “È un sì?”. Il signor Collins annuisce. Donna: “Ok... aspira” dice all'assistente. Dopo pochi minuti, dice: “Ok ho finito” dice togliendo le mani dalla bocca del signor Collins: “Sciacqui pure se vuole”. Il signor Collins prende il bicchiere di acqua che si trova accanto a lui e lo si sciacqua la bocca con il contenuto. La donna intanto si è tolta la mascherina e si è alzata dalla sedia su cui era seduta. Si toglie anche i guanti in lattice. L'assistente toglie al signor Collins la bavaglia che indossava. Donna: “Ok, signor Collins, l'aspetto nel mio ufficio che le faccio la ricetta del farmaco che deve prendere, ok?”. Signor Collins: “Sì, dottoressa Jones”. La dottoressa Jones va nel suo ufficio, passando per un corridoio dove vi è un via vai di infermiere e infermieri. Si siede alla scrivania e comincia a scrivere su un foglio. Dopo poco arriva il signor Collins. Dottoressa Jones: “Prego si accomodi signor Collins”. Il signore entra e si siede. La dottoressa Jones finisce di compilare il foglio e poi lo porge al signor Collins dicendo: “Ecco questo è il farmaco che deve prende per almeno sei giorni”. Il signore lo prende e lo guarda. Dott.ssa Jones: “Se il dente dovesse farle male può prendere un antinfiammatorio, se il male persiste mi chiami, ok?”. Signor Collins: “Sì, perfetto. Le devo qualcosa?”. Dott.ssa Jones: “No, faremo il conto alla fine, quando le avrò sistemato tutta la bocca” dice sorridendo. Signor Collins: “Ok, grazie mille. Mi scusi dottoressa, ma non so una cosa di lei: qual'è il suo nome?”. Dott.ssa Jones: “Kirsten”. Sig. Collins: “Ah ed è sposata?”. Kirsten: “Sì, il cognome con cui lei mi chiama, infatti, è di mio marito, non mio”. Sig. Collins: “Ah... capito, grazie di nuovo dottoressa” dice alzandosi. Kirsten: “Grazie a lei”. Il signor Collins se ne va. Arriva la segretaria di Kirsten e le dice: “Kirsten, c'è tua sorella al telefono”. Kirsten: “Ah grazie” dice prendendo in mano il telefono, ma tenendo una mano sul microfono. Kirsten: “Ah, Ruth?!”. Ruth, che se ne stava andando, torna indietro e dice: “Sì?”. Kirsten: “Fino a quando non ho finito questa telefonata, vorrei non essere disturbata da niente e nessuno per favore”. Ruth: “Ok”. Kirsten: “E, per favore, chiudi la porta”. Ruth la chiude. Kirsten toglie la mano dal microfono del telefono e lo porta all'orecchio: “Pronto? Ciao, come stai?... Mh... immaginavo... l'hai vista? E cosa ti ha detto?... Le solite cose... Marie e Matilde stanno bene?... Mh, mh...”.
Si vede Arizona che cammina in un corridoio di una prigione(sui lati vi sono delle celle), legata con le mani dietro la schiena, viene condotta da una guardia del carcere, una donna e indossa una divisa grigia con un'etichetta con un numero scritto sopra. La guardia la porta in una stanza, dove, attraverso dei telefoni, si parla con la persona che è venuta a visitare il detenuto, che è separato dall'altro da un vetro. Dopo averle tolto le manette, la guardia porta Arizona davanti a un vetro, dove dall'altra parte c'è la donna che abbiamo già visto in tribunale, quella che Arizona guardava. La guardia lascia lì Arizona e si allontana. Arizona si siede prendendo in mano la cornetta. La donna dall'altra parte fissa in basso, il vuoto. Arizona rimane a guardarla per alcuni secondi, fino a quando, l'altra donna, prende in mano la cornetta improvvisamente e piuttosto nervosamente. Arizona: “May... mi...”. May: “Sì, lo immagino bene che ti dispiace” la interrompe: “Mancherebbe soltanto che non ti dispiacesse” dice con un tono arrabbiato. Arizona: “Sì, hai ragione” dice con tono dispiaciuto. May: “Lo so che ho ragione!” dice sempre con lo stesso tono. Arizona: “Come stai?”. May la guarda in modo strano come per dire: “Me l'hai fatta veramente questa domanda?”. Arizona: “Stai male... lo so... le bambine? Come stanno?”. May: “Stanno bene...”. Arizona: “Gli manco?”. May: “Certo che gli manchi! Sei la loro madre certo che gli manchi!” dice gesticolando con le mani e qui possiamo notare la fede che ha al dito. Rimangono in silenzio per alcuni secondi: “Perché lo hai fatto?” dice cominciando a piangere. Arizona: “Non lo so... lo fatto senza neanche accorgermi del fatto che stavo tradendo te e le bambine” dice mettendosi una mano sulla bocca. May: “Non eri felice con noi? Non eri felice con me e le bambine?”. Arizona: “No, no, stavo benissimo con voi, non siete mai state voi il problema”. May: “Allora perché? Perché?”. Arizona: “Perché avevo voglia di sperimentare... avevo voglia di qualcosa di nuovo”. May: “E non potevi trovare qualcosa di nuovo da sperimentare con noi? Senza cercare una persona esterna, che ti facesse... sperimentare?”. Arizona: “Avrei dovuto farlo con voi, questo è sicuro, ma... non ci sono riuscita, perché prima che arrivassi a capire che era molto meglio provare nuove sensazioni con voi, con le persone che amavo, lo avevo già fatto... ed era troppo tardi”. May: “Però sei andata avanti a farlo!”. Arizona: “Sì, è vero... sono andata avanti”. May: “Perché?”. Arizona: “Perché mi piaceva! Mi piaceva il fatto di dovervi nascondere qualcosa... mi piaceva l'adrenalina che provavo”. May: “Adrenalina che con me non hai mai provato?”. Arizona: “Sì, l'ho provata anche con te, ma, nell'ultimo periodo, non è che la sentissi tanto... quindi sono andata a cercarla all'esterno del nostro... rapporto coniugale, la cosa, ovviamente, era la soluzione sbagliata e meno opportuna da farsi”. May: “Sì, su questo sono d'accordo”. Arizona: “Scusami, May, scusami”. May non risponde. Arizona: “Hai intenzione di lasciarmi?”. May: “Non lo so... a questo non ciò ancora pensato. Posso farti un'altra domanda? Quand'è che trovavi il tempo di andare da lei?”.
Passa una metropolitana a tutta velocità. La metropolitana viaggia fino ad arrivare alla prima fermata. Dalla metro scendono un sacco di persone, tra le quali una ragazza che sta parlando al telefono. La ragazza scende dalla metropolitana e esce dalla stazione. Adesso è per strada che cammina sul marciapiede. Come già detto prima sta parlando al telefono. La ragazza sorride: “Sì, sì sono appena arrivata... anche io ho voglia di vederti... sì, lo sai che sono sempre libera, tu quand'è che puoi?... Ok, perfetto, allora a venerdì” si ferma: “Ti amo anche io... ciao”. Mette giù la cornetta e ricomincia a camminare sorridendo.
C'è una ragazza in un appartamento che è seduta sul divano in pigiama, che guarda la TV. Ad un tratto le suona il cellulare. Risponde: “Pronto?... Ciao Bruce... Sì, sto bene, grazie... Dimmi... Sei sicuro?... Ok, non ti preoccupare arrivo subito”. Mette giù la cornetta e va in un'altra stanza.
La nostra ragazza è arrivata a casa sua. Sta aprendo il portoncino di ingresso. Una volta aperto esso, sale le scale, fino ad arrivare al piano del suo appartamento. Sta camminando nel corridoio, quando esce da una porta la ragazza che nella scena precedente abbiamo incontrato. Non è più in pigiama, è vestita abbastanza elegante. Sta uscendo di casa. Appena vede passare l'altra dice: “Claire?” dice mentre chiude a chiave porta di casa sua, che è la numero 926. L'altra ragazza si gira e dice: “Ciao Juliet. Tutto bene?” chiede sorridendo. Juliet: “Sì, sì, tu?”. Claire: “Bene, bene. Stai andando a lavoro?”. Juliet: “Sì, mi hanno chiamato... hanno un problema con un ordine” dice estraendo la chiave dalla serratura: “Tu, invece, sei appena tornata?”. Claire: “Sì”. Juliet annuisce. Claire: “Allora buon lavoro”. Juliet: “Grazie”. Claire: “Ciao Juliet”. Juliet la saluta con la mano e se ne va. Claire ricomincia a camminare nel corridoio, fino ad arrivare alla sua porta, che è subito dopo l'ingresso di Juliet. Apre la porta, numero 927, con la chiave ed entra.
Una ragazza è in una cucina di un fast food. È vestita da cameriera. Ragazza: “Mi servo due piatti di frittelle con pancetta e uova” dice urlando. Se stava andando quando un cuoco la chiama: “Kim! Vieni qui e porta anche un piatto”. La ragazza prende un piatto e va dal cuoco. Appoggia il piatto accanto a cuoco. Quest'ultimo vi mette dentro delle uova e della pancetta. Cuoco: “Queste vanno al tavolo 3”. Kim: “Ok” dice prendendo il piatto e uscendo dalla cucina. Si dirige al tavolo che il cuoco le aveva indicato. Appoggia il piatto davanti al cliente che è seduto. Kim: “Le serve altro?” gli chiede. Cliente: “Sì... mi può portare un'altra tazza di caffè, per favore?”. Kim: “Arriva subito” dice prendendo quella che vi è sul tavolo vuota. Va al bancone-bar. Mette la tazza che ha in mano nel lavandino, ne prende una pulita e la riempe di caffè. Ritorna al tavolo e la serve al cliente, poi torna in cucina.
Avvocato Madden: “Intimi?”. Arizona annuisce. Avv. Madden: “Può definire la parola “intimi”?”. Arizona: “Avevamo una relazione”. Avv. Madden: “Ah... adesso è tutto più chiaro!”.
Isobel e le ragazze sono in macchina. Isobel: “Sentite, oggi vi viene a prendere papà a scuola, ok?”. Laura: “Sì”. Isobel: “Io devo lavorare”.
Kirsten sta tornando a casa in motorino. Arrivata, entra in casa. Un uomo è seduto sul divano, non molto distante dalla porta da dove Kirsten è entrata. Uomo: “Ciao amore”. Kirsten: “Ciao” dice chiudendo la porta e andando dall'uomo. Si siede accanto a lui sorridendo. Uomo: “Tutto bene la mattinata?”. Kirsten: “Sì, la tua?”. Uomo: “Bene”. Kirsten gli salta addosso e comincia ad amoreggiare.
Juliet è davanti ad un ragazzo in un ingresso di un ufficio. Juliet: “Sì, può sapere che cavolo è successo?”. Ragazzo: “Te lo spiego mentre andiamo da Ed”. Si incamminano lungo un corridoio. Ragazzo: “Abbiamo chiamato il corriere, per chiedergli spiegazione del pacco che doveva arrivare stamattina e la segretaria ci ha risposto che la spedizione del pacco era stabilita per il 27 del mese prossimo!”. Juliet: “Oh merda! Ed cosa ha detto?”. Ragazzo: “È andato su tutte le furie quando l'ha scoperto!”. Juliet: “Nel pacco ci sono dei documenti sulla causa che stiamo cercando di vincere contro la JFK e la sentenza è domani. L'ho fatto io l'ordine e ho scritto chiaramente che il pacco sarebbe dovuto arrivare oggi”. Ragazzo: “Non si può spostare il processo?”. Juliet: “Secondo te?”. Arrivano davanti alla porta di un ufficio. Il ragazzo la apre e Juliet entra. Un uomo guarda dalla finestra. Uomo: “Mi vuoi spiegare cosa cazzo è successo?”. Juliet: “Non so spiegartelo Ed... io avevo scritto chiaramente al corriere che il pacco doveva arrivare oggi e che non doveva assolutamente ritardare la spedizione”. Ed: “Eppure il pacco non è qui!”. Juliet: “Ok e dov'è?”. Ed: “È a Newark”. Juliet: “Quanto dista da qui?”. Ed: “Tre ore di macchina”. Juliet: “Vado a prenderlo”. Ed: “Ho già mandato Harry a prenderlo... Juliet, ti rendi conto del casino in cui mi hai messo?”. Juliet: “Non ti ci ho messo io, Ed, ti ci ha messo il corriere in questa situazione di merda, per cui non fare la predica a me!”. Ed guarda Juliet con occhi di fuoco: “Ok, allora sei licenziata!”. Juliet: “Che cosa? Per questa stupidaggine?”. Ed: “No, per la tua superficialità davanti a questo problema!”. Juliet: “Ma se dovevo avere una promozione!”. Ed: “Spiacente, ma mi sa che non ce l'avrei più la promozione!”. Juliet: “Mi stai prendendo in giro?”. Ed: “Mai stato più serio in tutta la mia vita!”. Juliet esce dall'ufficio arrabbiata.
May: “Non capisco, mi dispiace, ma non riesco proprio a capire”. Arizona: “Non c'è niente da capire, ho fatto una cazzata e basta!”.
Avv. Madden: “Da quanto tempo andava avanti la vostra relazione?”. Arizona: “Da circa...” si volta a guardare May: “...tre o quattro mesi”.
May: “Quante volte mi hai tradito?”. Arizona: “Cosa intendi?”. May: “Quante volte ci hai fatto sesso?”. Arizona abbassa gli occhi. May: “Allora?”. Arizona: “Credo... cinque o sei volte, se non di più”. May: “Cazzo” dice a bassa voce. Arizona: “Perché ti interessa saperlo?”. May: “Per vedere quante volte hai avuto bisogno di sperimentare e quanto ti ci è voluto a capire che sperimentare in quel modo era sbagliato!”.
Isobel ferma la macchina. Isobel: “Allora ci vediamo stasera” dice voltandosi verso Laura e Diane, sorridendo. Le due scendono e vanno a scuola. Isobel le osserva dal finestrino. Dopo aver salutate di nuovo, riparte in macchina.
Kirsten è nel letto con l'uomo di prima, con cui ha fatto sesso. L'uomo sta fumando una sigaretta. Kirsten: “Io ti amo, Chris”. Chris: “Lo so che mi ami... non mi avresti sposato se no!”. Kirsten ride e poi dice: “Sì, ma hai la minima idea di quello che provo io adesso?” dice appoggiandosi sul petto nudo di lui con il mento e sorridendo. Chris: “Penso che sia più o meno la stessa cosa che provo io!”. Ridono.
Dei poliziotti entrano in una casa. Tra di loro, c'è anche una detective, si capisce dal fatto che non è vestita da poliziotto. La detective entra prima di tutti. Si guarda intorno e poi dice: “Ok, ragazzi... diamoci da fare. Analizzate ogni singolo granello di polvere!” dice mettendosi dei guanti di lattice. Detective: “Io inizio dalla camera da letto”. Va nella stanza e comincia a guardare sotto al letto, sotto i cuscini, dappertutto. Dopo un po' di minuti, arriva un poliziotto, che le dice: “Detective Danner”. La detective si gira verso di lui. È accovacciata che guarda sotto il letto. Poliziotto: “Abbiamo trovato un sacco di impronte di là e anche dei capelli”. Detective: “Ok... sei venuto per dirmi soltanto questo o... anche per qualcosa d'altro?”. Poliziotto: “Soltanto questo, detective”. Detective: “La prossima volta, vieni per dirmi che avete finito di analizzare l'intera casa, ok?”. Poliziotto: “Sì, detective”. Il poliziotto se ne va. Un altro detective che aveva assistito alla scena, si avvicina alla detective e si abbassa per dirle qualcosa, in modo tale, però, che nessuno senta. Detective uomo: “Charlie... io non credo che ti faccia bene... indagare su dei casi che riguardano persone uccise”. Charlie si alza di colpo e velocemente e dice: “Senti Marcus, piantala! Ok? Non ho bisogno delle tue perle di saggezza!”. Marcus si alza. Lei indossa una giacca di pelle nera e un paio di jeans, ha i capelli raccolti di un colore biondo scuro. Lui indossa un impermeabile beige, con sotto una camicia bianca e dei pantaloni neri. Ha in capelli mori e corti. Marcus: “Tu hai bisogno di aiuto...”. Arizona: “Eccone un'altra!” interrompe, alzando gli occhi al cielo. Marcus: “Sai, credo che quella che dovrebbe piantarla, sei tu, devi smetterla di far finta che non sia successo niente e... far finta che va tutto bene!”. Charlie se ne va. Passa dal salotto, dicendo ai poliziotti: “Ci vediamo in centrale ragazzi!”. Esce dall'appartamento.
Juliet sta tornando a casa con la sua scatola in mano e ha anche una bottiglia di vino in mano. Prende le chiavi dalla borsa a fatica, avendo le mani occupate. Tenta di aprire la porta, ma le cade la scatola. Juliet: “Ma porca...”. Dalla porta accanto esce Claire che le va incontro. Claire: “Hey Juliet, hai bisogno di una mano” dice raccogliendo le cose che sono uscite dalla scatola, rimettendole all'interno e prendendo il contenitore. Juliet: “Grazie”. Claire: “Niente”. Claire vede la bottiglia di vino che Juliet ha in mano. Claire: “Brutta giornata?”. Juliet guarda la bottiglia che Claire le ha indicato con gli occhi. Juliet: “Ah... sì, direi proprio di sì!”. Claire: “Ti vuoi consolare?”. Juliet: “Sì, esatto”. Apre la porta. Claire: “Posso unirmi a te?”. Juliet butta la scatola all'interno dell'appartamento, accanto alla porta, poi dice: “Prego” dice facendo segno a Claire di entrare. Claire: “Grazie” dice entrando in casa.
Kim è dietro il bancone-bar che lava dei piatti.
Charlie è uscita dal palazzo dove si svolgono le indagini. Se ne sta tornando alla macchina, quando arriva di corsa Marcus. Si avvicina. Marcus: “Scusami Charlie”. Charlie alza gli occhi al cielo. Marcus: “Lo so che in questo periodo non sopporti niente e nessuno, vorrei soltanto che tu capissi che... io ci sono”. Charlie: “Senti Marcus, perché non mettiamo tutte le carte in tavola?” dice girandosi verso di lui. Marcus la guarda in modo strano, come se non capisse. Charlie aggrotta le sopracciglia e poi dice: “Dato che sappiamo entrambe che non provi soltanto un senso di affetto nei miei confronti!”. Marcus abbassa lo sguardo. Charlie: “Ok... queste sono le tue carte, quindi ora è giusto che io ti faccia vedere le mie: sono vedova di un uomo che amavo follemente, che è stato ucciso da degli... animali! E non potendo avere giustizia per mio marito, cerco di avere giustizia per tutte le persone che hanno avuto una perdita come la mia, trovando chi sono quegli stronzi che vanno in giro a uccidere le persone per divertimento o per scaricare la loro rabbia in qualche modo! Quindi non venire a farmi la predica su quello che dovrei o non dovrei fare nelle mie condizioni!” dice aprendo la portiera della macchina. Marcus: “Ti sto offrendo una via di uscita!”. Charlie che stava già salendo in macchina, ritorna all'esterno. Charlie stupita dice: “Chi è che ti ha detto che voglio una via di uscita?”. Marcus: “Nessuno vuole soffrire!”. Charlie: “Beh, magari, io sì!”. Marcus: “Perché dovresti volerlo?”. Charlie: “Forse perché questa sofferenza è portata dal fatto che ho perso mio marito e che questa sofferenza è provocata proprio da lui! Non riesco a provare più nient'altro per lui, dato che amore non posso dargliene visto che... non c'è più! La sofferenza è l'unica cosa che mi è rimasta di lui... insieme ai ricordi!”. Sale in macchina. L'accende e se ne va. Marcus rimane ad osservarla che se ne va. Marcus: “Cazzo!” dice tra sé e sé.
Isobel torna a casa da lavoro, tardi la sera. Entra in casa. Isobel si toglie la giacca e l'appende al attaccapanni e appoggia la sua borsa per terra. Va in cucina, dove è accesa una luce, l'unica di tutta la casa. Al tavolo c'è seduto un uomo, che legge dei documenti. Isobel si appoggia allo stipite della porta: “Ciao” gli dice. Uomo: “Ciao”. Isobel: “Come è andata la giornata?”. Uomo: “Bene, la tua?” dice continuando a guardare i suoi documenti. Isobel: “Piena di lavoro. Per il resto tutto bene”. Uomo: “Due minuti e ho finito”. Isobel: “Le ragazze?”. Uomo: “Hanno mangiato e sono andate a dormire”. Isobel: “Stanno bene?”. Uomo: “Sì”. Isobel: “Rick?”. L'uomo di volta. Isobel: “Mi guardi per favore”. Rick: “Sì, scusa...” dice rivoltandosi verso i suoi documenti. Isobel se ne va. Dopo poco torna al piano terra in pigiama. Rick sta ancora leggendo i documenti. Isobel va in cucina e rimane ad osservarlo, sempre stando appoggiata sullo stipite. Rick dopo poco la guarda e le dice: “Vieni qui”. Lei si avvicina e lui la fa sedere sulle sue gambe. La bacia. Lei sorride. Rick: “Ti amo”. Isobel: “Anche io”. Rick sbadiglia e si sfrega gli occhi per la stanchezza. Isobel: “Basta lavorare!”. Rick sorride. Isobel: “Vieni a letto con me”. Rick: “Sì, vai che io arrivo subito”. Isobel si alza e va al piano di sopra.
Juliet e Claire sono nell'appartamento della prima, che sorseggiano vino. Claire: “Cosa è successo oggi che ti ha rovinato la giornata?”. Juliet: “Il mio capo mi ha licenziato perché ho fatto un casino con un pacco che doveva arrivare, che, invece, non è arrivato per colpa del corriere e io gli ho risposto male”. Claire: “Uh...”. Juliet: “Va beh, troverò un altro lavoro! La tua giornata, invece? Come è andata?”. Claire: “Abbastanza bene”. Juliet: “Tu fai la fotografa, vero?”. Claire: “Sì”. Juliet: “Fotografi qualcosa in particolare o...”. Claire: “Di solito mi contattano per matrimoni, feste e cose di questo genere, anche se io aspiro ai reportage per le riviste di moda”. Juliet: “Quindi ti piacerebbe fotografare le modelle?”. Claire: “Sì, esatto”. Bevono dell'altro vino. Claire: “Se non posso chiederti della tua vita lavorativa, allora devo passare ad un altro settore: come va la tua vita... sentimentale?”. Juliet, che sta bevendo un goccio di vino, alza gli occhi al cielo, poi dice: “Una domanda di riserva?!”. Ridono. Juliet: “No, va beh... non ho una relazione al momento”. Claire: “Ah”. Juliet: “Tu, invece?”. Claire: “Io sì... sono impegnata”. Juliet: “La mia vita, in confronto alla tua, è una merda!”. Ridono di nuovo.
Arizona: “Un giorno porti, per favore, le bambine qui da me? Ho bisogno di vederle”. May: “Vediamo”.
Kim esce dal fast food dove lavora, salutando tutti i suoi colleghi. Esce e si incammina verso casa. Dopo poco arriva e mentre passa per il corridoi del suo piano, da una porta esce una ragazza, Claire, che sta salutando la ragazza che è all'interno dell'appartamento. Kim: “Ciao Claire... ciao Juliet”. Claire: “Ciao Kim”. Juliet: “Ciao Kim” dice sporgendosi fuori con la testa. Kim: “Tutto ok?” dice continuando a camminare. Juliet: “Bene”. Claire: “Sì, grazie e tu?”. Kim: “Bene... allora buonanotte” dice voltandosi verso Claire e camminando all'indietro. “Buonanotte” rispondono in coro le altre due. Kim entra nel suo appartamento.
Claire ritorna nel suo appartamento, dopo aver passato circa un'ora e mezza con Juliet, mentre torna a casa sua, oltre ad incontrare Kim, le suona il telefono. Si ferma e risponde. Claire: “Pronto?” sorride: “Ciao amore...” ricomincia a camminare: “... Si tutto bene, tu?... Perché mi chiami a quest'ora?”. Arriva alla sua porta e la apre con le chiavi. Prima di entrare finisce la telefonata. Claire: “Sì, sì, non ti preoccupare... lo sai che non mi disturbi mai... tutto bene, tutto bene, sono appena stata dalla mia vicina di casa... abbiamo bevuto, l'ho consolata perché l'hanno appena licenziata... Secondo te? Ti direi che sono andata dalla vicina, se ci avessi fatto sesso?... E poi da che pulpito viene la predica!”. Entra in casa.
Kirsten è in cucina, indossa solo una camicia, che, dalle dimensioni, si capisce che è di un uomo. Chris arriva in cucina con solo una salvietta addosso e con un'altra si asciuga i capelli. Kirsten sta cucinando. Kirsten: “Hai fame?”. Chris: “No, non tanto” dice abbracciando Kirsten da dietro e cominciando a baciarle il collo. Lei si volta, solo con il viso e lo bacia sulla guancia, poi si baciano sulla bocca. Kirsten: “Io... voglio avere un bambino”. Chris: “Ok...” dice a bassa voce e allontanandosi da Kirsten. Si guardano. Dopo alcuni secondi di silenzio. Kirsten: “Tu non vuoi avere un bambino?”. Chris se ne va. Kirsten continua a cucinare. Prende un piatto e versa all'interno il contenuto della padella. Poi prende l'altra padella e versa nel piatto anche il contenuto di essa. Prende un coltello e una forchetta, prende il piatto e va da Chris, che è andato in camera da letto. Lo trova seduto sul letto, pensieroso. Kirsten si siede accanto a lui e gli da in mano il piatto con appoggiate sopra le posate. Dopo alcuni minuti di silenzio, mentre Chris mangia. Kirsten si alza e prende un cuscino dal letto. Nell'andare via dice: “Buonanotte”. Chris: “Buonanotte”.
Arizona: “Vuoi privarmi delle mie figlie?”. May: “No”. Arizona: “Ok...”. Rimangono in silenzio per alcuni minuti, poi Arizona dice: “Posso sapere cosa ti passa per la testa? Stai lì zitta, senza dirmi niente e... ho paura dei tuoi pensieri!”. May non dice nulla. Arizona: “Ho paura dei tuoi pensieri perché, nella tua condizione, possono essere di ogni genere”. May: “Nella mia condizione? Intendi dire nella mia condizione di cornuta?”. Arizona: “Intendo nella tua situazione di donna... che sta soffrendo”. May: “È la stessa cosa che ho detto io, solo con parole diverse!”. Arizona: “Hai tutto il diritto di pensare di lasciarmi”. May: “VUOI CHE TI LASCI, PER CASO? STAI FACENDO UN PO' DI INSISTENZA SU QUESTO ARGOMENTO!”. Arizona: “No, vorrei solo sapere cosa ti passa per la testa... dato che penso di far parte dei tuoi pensieri!”. May: “Ne sei al centro!”.
Charlie è ancora in macchina che sta tornando alla centrale. È ferma ad un semaforo rosso. Quando ad un tratto comincia a tremarle le la labbra, poi inizia a piangere. Charlie: “PERCHé, PERCHè, PERCHè!” dice battendo i pugni sul volante. Prima che il semaforo diventi verde, smette di piangere. Continua il suo viaggio.
Claire sta uscendo di casa con tutte le sue cose per il lavoro: una borsa, due macchine fotografiche al collo e una borsa a tracolla. Sta uscendo di casa. Chiude la porta a chiave, appoggiando per terra la borsa che ha in mano. Dopo aver chiuso completamente, riprende in mano la borsa. Si incammina, quando suona il suo cellulare. Porta la testa indietro sbuffando in segno di protesta e di stress. Appoggia la borsa per terra e prende il suo cellulare nella tasca. Risponde: “Pronto? Ciao...” dice sorridendo: “Sì, sto bene, tu?... Sto andando a lavoro... Devo fare delle foto ad un matrimonio... Sì, certo che mi ricordo... Non mi dimenticherei mai del fatto che stasera, finalmente, dopo tanto tempo, ci vediamo! Sì, ti amo anche io... buona giornata anche a te... Ciao”. Mette giù la cornetta e rimette il cellulare in tasca. Riprende in mano la borsa e ricomincia a camminare.
Isobel si sveglia e si alza dal letto. Accanto a lei c'è Rick che dorme. Si alza e va in cucina. Prepara del caffè. Quando è pronto, ne prende una tazza e va a sedersi in giardino. È molto presto, si capisce dal colore del cielo che è ancora molto chiaro. Dopo non molto si alza, Laura, la figlia più grande di Isobel e Rick. Esce anche lei in giardino e va dalla mamma. Isobel, nel sentire dei passi si gira. Isobel: “Laura! Che ci fai già in piedi?”. Laura: “Ero già sveglia e ti ho sentito scendere”. Isobel: “Ah... tutto bene, però?”. Laura annuisce. Isobel: “Bene, quello è importante”.
Kim è sul balcone del suo appartamento e sta fumando una sigaretta. È, come nella scena precedente, mattina presto. Kim ha un'aria e un'espressione triste, che ha quasi sempre.
Charlie è in macchina. Arrivata alla sua destinazione, parcheggia la macchina e scende.
Claire sta tornando a casa, verso sera, con tutta l'attrezzatura che aveva anche prima. Arrivata a casa, fuori dal portone c'è una donna voltata di schiena. È bionda, alta e magra, indossa una giacca marrone lunga. Claire arriva dietro a lei e le bacia il collo. Questa si gira di scatto e le vediamo finalmente il viso. È Arizona. Arizona: “Ciao amore” dice. La bacia. Claire: “Ciao”. Arizona: “Come stai?”. Claire: “Bene... tu?”. Arizona: “Bene, come è andato il matrimonio?”. Claire: “Bene... un po' lungo... Saliamo?”. Arizona annuisce. Salgono nell'appartamento di Claire.
Charlie entra nell'appartamento della vittima. Si guarda intorno.
Claire appoggia tutta la sua roba, mentre Arizona si toglie il cappotto. Claire, si toglie anche lei il cappotto, ma fa tutto molto più velocemente di Arizona. Tolta anche la sciarpa, Claire, si avvicina a Arizona e inizia ad amoreggiare.
Charlie esce dall'appartamento della vittima, che è quello di Claire. Va alla porta successiva, la 928 e bussa. Dopo poco le apre una ragazza, Kim. Kim: “Sì?”. Charlie: “Salve sono il detective Charlotte Danner e mi occupo del caso della signorina Mathison, lei è la signorina Kim Eckhart?”. Kim annuisce. Charlie: “Posso farle alcune domande?”. Kim: “Sì, certo”. Charlie: “Posso entrare?”. Kim: “Sì” dice spalancando la porta. Charlie entra. Kim: “Scusi il disordine”. Charlie: “Non si preoccupi”. Kim: “Prego” dice andando al tavolo e spostando una sedia per farci sedere Charlie. Charlie si avvicina e si siede. Kim si siede di fronte a lei. Kim: “Posso offrirle qualcosa?”. Charlie: “Ehm... no, grazie”. Kim: “Neanche un caffè?”. Charlie: “No, non si disturbi”. Kim: “Non è un disturbo”. Charlie: “Allora ok”. Kim: “Ok... vado a farglielo” dice dirigendosi in cucina, che è una stanza che da sul salotto. Charlie intanto si guarda intorno. La casa è molto particolare, ci sono pochi mobili, ma tanti poster, quadri e decorazioni. Vi sono un sacco di foto di un ragazzo con Kim, maggior parte in bianco e nero. Vi sono un sacco di vestiti in giro, appoggiati dappertutto. Nel salotto c'è solo un divano, un tavolo con sei sedie e un cassettone. Charlie è molto interessata alle foto del ragazzo. Si alza e va a vederne alcune appoggiate sul mobile, non si trovano in una cornice o in un album, sono tutte sparse l'una che copre una parte dell'altra. Kim arriva con due tazze in mano di caffè. Charlie si volta verso di lei: “Grazie” dice tornando a sedersi. Kim si risiede al suo posto, porgendo una delle due tazze a Charlie. Charlie: “Chi è il ragazzo nelle foto?”. Kim: “È mio... fratello è ammalato di AIDS”. Charlie: “Oh... mi dispiace”. Kim: “No, non fa niente, ormai è diventato di abitudine dirlo”. Charlie: “Mh... comunque io vorrei farle delle domande riguardante l'omicidio di Claire Mathison... che rapporti aveva con la vittima?”. Kim: “Ci conoscevamo, ma non posso dire che era mia amica... non ci conoscevamo abbastanza per esserlo”. Charlie: “Mi scusi, ma devo proprio chiederglielo: dove si trovava tra le sei e le sette della sera dell'omicidio?”. Kim: “Ero a lavoro, sono tornata verso le sette e un quarto”. Charlie: “C'è qualcuno che può confermarlo?”. Kim: “Ehm...” ci pensa alcuni secondi: “Sì, nel rientrare a casa, passando dal corridoio del piano, ho incontrato Juliet Mooelight, la ragazza che abita, anche lei, accanto all'appartamento che apparteneva a Claire. Stava uscendo di casa e l'ho incontrata”.
Juliet esce di casa e davanti a lei passa Kim. Kim: “Ciao Juliet” dice voltandosi verso di lei che si trova davanti alla porta di casa sua. Juliet: “Ciao”.
Kim: “E sono sicura che erano le sette e quattordici perché ho guardato l'orologio”.
Kim guarda l'orologio che porta sul polso e indica esattamente le sette e quattordici minuti. Dopo poco arriva alla sua porta ed entra, aprendola con la chiave.
Charlie: “Ok... e cosa mi sa dire della vittima?”. Kim: “Ehm... so che aveva una relazione con una donna”. Charlie: “Sa dirmi il suo nome?”. Kim: “Sì, una volta le ho incontrate in corridoio, stavano entrando in casa di Claire e le ho salutate e Claire me l'ha presentata”.
Kim sta passando, di nuovo in corridoio e vede Claire e Arizona, che stanno per entrare in casa di Claire. Kim: “Ciao” dice passando accanto a loro. Claire: “Ciao Kim... tutto bene?”. Kim: “Sì, tu?”. Claire: “Bene... permettimi di presentarti Arizona”. Kim le stringe la mano: “Piacere Kim”. Arizona: “Arizona”. Claire apre la porta. Kim: “È stato un piacere conoscerti Arizona... ciao Claire”. Arizona: “Anche per me”. Claire: “Ciao Kim”. Kim va al suo appartamento. Claire e Arizona entrano.
Kim: “Si chiama Arizona, ma il cognome non glielo so dire”. Charlie: “E come fa a sapere che avevano una relazione?”. Kim: “Mi sembravano affiatate e, spesso, vedevo Arizona vicino al portone del palazzo e quando arrivava Claire si baciavano, per cui... ho dedotto che stessero insieme”.
Claire e Arizona sono sotto la doccia che amoreggiano.
Charlie: “Mi sa dare altre informazione su questa Arizona?”. Kim: “Sì, portava la fede, l'ho notata il giorno che Claire me l'ha presentata”. Charlie: “Ok... e sa, per caso, se avessero dei problemi, se litigassero spesso...”. Kim: “Non lo so, difficilmente sono a casa”. Charlie: “Ok, glielo chiedo perché alcuni vicini hanno sentito che, il giorno dell'omicidio, stavano litigando...”. Kim: “Non lo so proprio perché io, come le ho già detto prima, ero a lavoro”. Charlie annuisce e dice: “Altre informazioni sulla vittima?”. Kim: “So che era stata adottata...”. Charlie: “Ah... e sa se conosceva sua madre biologica?”. Kim fa si no con la testa: “Non lo so”. Charlie beve il caffè. Kim: “Non le so dire altro”. Charlie: “Ok” dice alzandosi: “La ringrazio per il caffè e se per caso le viene in mente qualche altra cosa...” dice tirando fuori un bigliettino dalla tasca: “...può rintracciarmi a questo numero”. Da il bigliettino a Kim. Kim: “Grazie”. Charlie: “Io ora vado”. Kim: “L'accompagno” dice alzandosi. Charlie: “Non serve, grazie... arrivederci Kim”. Kim: “Arrivederci detective”. Charlie esce dall'appartamento. Si dirige verso l'appartamento di Juliet. Bussa. Juliet le apre. Charlie: “Salve sono il detective Charlotte Danner e mi occupo del caso dell'uccisione di Claire Mathison, lei è Juliet Mooelight?”. Juliet: “Sì, sono io”. Charlie: “Posso farle alcune domande?”. Juliet: “Sì, certo” dice facendola entrare. Charlie: “Grazie” dice entrando. Juliet: “Si accomodi”. Charlie si siede sul divano. Juliet accanto a lei. Juliet: “Posso offrirle qualcosa?”. Charlie: “No, grazie”. Juliet: “Ok”. Charlie: “Che rapporti aveva con la vittima?”. Juliet: “Eravamo amiche, spesso ci vedevamo e parlavamo dei nostri problemi”. Charlie: “È stata lei che ha trovato il corpo, vero?”. Juliet: “Sì”. Charlie: “Ok... parlavate dei vostri problemi... e cosa le diceva Claire? Quali erano i suoi problemi?”. Juliet: “Beh... aveva un relazione con una donna che era sposata e che non aveva intenzione di lasciare la moglie per Claire e Claire, per questo, soffriva molto...”.
Juliet e Claire stanno ancora bevendo a casa di Juliet. Claire: “La donna con cui ho una relazione... è sposata”. Juliet: “Ah...”. Claire: “E non vuole chiedere il divorzio”. Juliet: “Come si chiama?”. Claire: “Arizona... Arizona Callow... la amo così tanto!” dice iniziando a piangere: “E lei non mi da l'opportunità di amarla ogni giorno della mia e della sua vita!”.
Juliet: “L'amava molto”. Charlie: “Il giorno dell'omicidio ha sentito che litigavano?”. Juliet: “Sì, le sentivo che urlavano l'una contro l'altra”. Charlie: “Quindi secondo lei avevano dei problemi di coppia?”. Juliet: “Sì, io credo di sì”. Charlie: “Mh... lei si trovava a casa il giorno dell'omicidio?”. Juliet: “Sì, purtroppo, attualmente, sono disoccupata”. Charlie: “Però è uscita verso le sette e un quarto di casa, giusto? Me lo ha detto Kim Eckhart, che dice di averla incontrata in corridoio, verso quell'ora”. Juliet resta in silenzio alcuni secondi, poi dice: “Sì, è vero”. Charlie: “Quindi mi può confermare che Kim Eckhart stava rientrando a casa per quell'ora?”. Juliet: “Sì... ci siamo salutate”. Charlie: “La signorina Eckhart ha detto che Claire era stata adottata, mi può confermare anche questo?”. Juliet: “Sì”. Charlie: “E sa dirmi se conosceva sua mamma biologica?”. Juliet: “No, non le interessava, perché pensava che come non l'avesse voluta quando lei era nata... pensava che non la volesse neanche adesso”. Charlie annuisce: “Sa dirmi qualcosa d'altro sulla vittima?”. Juliet: “Faceva la fotografa... ah! Sua mamma adottiva era sterile per questo adottò Claire, poi, quando Claire aveva circa otto anni, la madre si ammalò di cancro e morì quando Claire aveva solo tredici anni”. Charlie: “Ok, adesso vado. Le lascio il mio biglietto da visita, così...” dice tirandolo fuori: “... se le venisse in mente qualcosa, può contattarmi e dirmelo”. Juliet: “Grazie” dice prendendolo. Charlie si alza e dice: “No, grazie a lei per la sua disponibilità a darmi informazioni sulla vittima”. Juliet: “È stato un piacere”. Charlie: “Arrivederci”. Juliet si alza e l'accompagna alla porta. Juliet: “Arrivederci” dice aprendo la porta. Charlie: “Di nuovo” dice uscendo.
Kirsten è sul divano che dorme. È notte. Arriva Chris in punta di piedi e si siede sul tavolino, davanti al divano dove dorme Kirsten. Chris la guarda, poi si gira. Mentre lui è girato. Kirsten si sveglia e lo guarda. Lui si gira e vede che Kirsten lo sta guardando. Kirsten: “Che ci fai qui?”. Chris: “Non lo so di preciso...”. Kirsten: “Pensi di sapere almeno un po' il motivo della tua presenza qui, davanti a me, alle...” guarda l'orologio sul tavolino: “...due di notte?”. Chris: “Mi dispiace per oggi”. Kirsten: “Ok, è un buon inizio”. Chris: “Io non è che non voglio avere figli con te, è che... non voglio avere figli!”. Kirsten: “Sei sicuro? Non è che magari in questo momento non ne vuoi? Ma nel profondo, invece, li desideri?”. Chris: “Non lo so, ok? So solo che in questo momento non ne voglio” dice alzandosi e tornando in camera da letto. Kirsten: “Ok, fammelo sapere quando cambi idea!”. Chris dalla camera le risponde: “Non farti troppe illusioni, non so se cambierò idea!”.
Isobel è ancora in giardino con Laura, che è seduta accanto a Isobel. Isobel sta bevendo il suo caffè e guarda l'alba. Laura, invece, guarda Isobel e, ogni tanto, si volta anche lei a guardare l'alba. Laura inizia a piangere, ma Isobel non la sente. Isobel ad un certo punto si gira e vede Laura piangere. Isobel: “Amore? Che c'è?”. Laura: “Niente”. Isobel: “Perché stai piangendo?”. Laura si asciuga le lacrime e poi dice: “Mi sono innamorata, mamma”. Isobel sorride, ma sorride non tanto per il fatto che si è innamorata, ma per il fatto che è la prima volta che questo accade. Laura: “Ma... lui non mi vuole” dice ricominciando a piangere. Isobel sorride ancora teneramente, ma quando Laura inizia a piangere più forte, smette di farlo, appoggia la tazza al tavolo e si avvicina e l'abbraccia. Laura si mette le mani sulla faccia: “Lui non mi vuole! Lui non mi vuole!”. Isobel abbracciando Laura che urla disperata, comincia a piangere anche lei, ma senza farsi vedere da Laura. Laura: “Io lo amo così tanto, mamma! Ma lui non mi vuole! Lo amo così tanto che sarei disposta a lasciar perdere la mia vita per lui! Ma lui non mi vuole! Non mi ama!”. Isobel comincia a piangere più forte, sempre senza farsi sentire dall'altra. Laura ha circa sedici anni. Isobel si calma e dice: “So che adesso ti sembrerà che il mondo ti stia crollando addosso, però... prima o poi, troverai una persona che ti amerà e tu l'amerai!”. Laura: “Ma io non voglio amare un'altra persona, io voglio lui!”. Isobel: “Bisogna lasciarsi alle spalle ciò che ci fa soffrire e andare avanti, perché, qualunque strada tu prenda, troverai sempre durante il cammino la felicità... non ti abbattere e soltanto un periodo, vedrai che il tempo aggiusterà le cose”. Laura smette di piangere e si stacca da Isobel. Laura: “Sì, è probabile”.
Kim esce di casa. Chiude la porta a chiave e esce dal palazzo. A piedi si dirige in un altro palazzo. Entra aprendo il portone con le chiavi. Sale ed entra in un appartamento- Kim: “Ciao” dice al ragazzo che c'è dentro all'appartamento. Il ragazzo è quello delle foto che sono in casa di Kim. Ragazzo: “Ciao”. Il ragazzo sta guardando dei fogli. Indossa una maglietta a maniche corte bordeaux e un paio di pantaloni da casa grigi. Ha i capelli corti e gli occhi chiari. Sul lato della fronte ha una chiazza viola. Si capisce che, un tempo, erano un bel ragazzo. L'appartamento è abbastanza vuoto, ci sono solo delle librerie molto semplici fatte da assi di legno con sopra tanti libri, posti in modo disordinato, una poltrona, un tavolo pieno di roba, un divano e una scrivania su cui vi sono i fogli che il ragazzo sta guardando. Ragazzo: “Ciao”. Kim: “Come stai?” dice chiudendo la porta. Ragazzo: “Ma chi cazzo se ne frega di come sto io...” si volta verso Kim: “piuttosto... come stai tu?!”. Kim: “Io sto bene”. Il ragazzo si rivolta verso i fogli e poi dice: “Mi dai sempre la stessa risposta, lo sai?”. Al polso ha anche un braccialetto sottile colorato. Kim: “Beh... se sto bene, cosa ti devo dire? Che sto male?”. Ragazzo: “Io non credo che tu stia bene”. Kim si siede sulla poltrona: “Cosa intendi?”. Ragazzo: “Ce l'hai il ragazzo?” dice continuando a guardare i suoi fogli, con estremo interesse. Kim: “Cosa stai facendo?”. Ragazzo: “No, non ce l'hai”. Si volta verso con Kim, con tutto il corpo e dice: “Posso chiederti come si svolge la tua giornata tipo?”. Kim: “Ehm... mi sveglio la mattina, faccio colazione, vado al lavoro, torno a casa, pranzo, torno a lavoro, vengo a trovarti, torno a casa, ceno e vado a dormire”. Ragazzo: “Questa è la tua giornata tipo?”. Kim annuisce. Ragazzo: “Capita spesso che la tua giornata tipo cambi? Che ci siano delle eccezioni? Anzi, non rispondere, la so già la risposta”. Kim: “Si può sapere che ti prende oggi?”. Ragazzo: “Mi sono svegliato e ho capito che tu stai buttando via la tua vita! Vieni qui tutti i santi giorni a trovarmi e non credo che sia mai capitata una volta, che mi hai chiamato per dirmi che non venivi perché avevi un'appuntamento... ora la domanda che mi pongo è: perché? Perché questo non è mai successo?”. Kim: “Perché non ho appuntamenti”. Ragazzo: “E perché non hai appuntamenti?”. Kim: “Beh... perché credo di non piacere alla gente”. Ragazzo: “BALLE!”. Kim: “Jake!”. Jake: “SAI IO CREDO CHE... NON è CHE NON PIACI ALLE PERSONE è CHE TU NON VUOI PIACERE ALLE PERSONE! VIENI OGNI SANTO GIORNO QUI A TROVARE ME AL POSTO CHE ANDARE IN UN BAR PER RIMORCHIARE! VACCI IN QUEL CAZZO DI BAR, KIM! IO STO MORENDO, NON VOGLIO CHE TU BUTTI VIA LA TUA VITA PER ME!”. Kim: “Non la sto buttando via per te!”. Jake: “Tu puoi piacere, Kim, tu puoi avere una vita sentimentale e anche una carriera se vuoi!”. Kim: “Sì, in che campo, scusa?”. Jake: “Nel campo della fotografia, per esempio: hai visto le foto che mi hai fatto... sono bellissime!”. Kim: “Ma va!”. Jake: “Sei brava! Perché non cerchi di costruirti una carriera?!”. Kim: “Perché ci sono molti fotografi che sono molto più bravi di me!”. Jake: “Pensa se tutti gli artisti dicessero così: non ci sarebbe più arte nel mondo”. Kim: “Ma a te cosa ti interessa della mia vita?”. Jake: “Ti voglio bene... credo che questo basti. Rifatti le tue tre vite!”. Kim: “Adesso ho anche tre vite”. Jake: “Tutti ce le hanno, sono racchiuse in quella che tutti chiamano vita, una specie di trinità”. Kim: “E quali sarebbero queste tre vite?”. Jake: “Sentimentale, lavorativa e del sogno: quella sentimentale, beh mi sembra chiaro quale sia, quella lavorativa anche e quella del sogno è quella più bella delle tre, anche se è quella che ci fa soffrire di più”. Kim: “Non ti seguo”. Jake: “È l'unica che gli altri non conoscono, è tua... puoi viaggiare dappertutto con quella, puoi sognare di andare su Marte, di fare l'amore con l'uomo che ami, puoi sognare qualsiasi cosa, senza che gli altri ti impediscano di farlo e non costa niente! Ti rende vivo, ti rende felice, anche se quando ne esci sei affranto perché, a volte, sai che quei sogni tu non li puoi realizzare”. Kim: “Mh... e l'hai pensato tutto stanotte questo discorso?”. Jake prende una felpa grigia, appoggiata sulla scrivania, va da Kim, la prende per un braccio e la trascina fuori dall'appartamento. Poi la porta fuori dal palazzo e, da lì, la porta in un bar. La porta la bancone e la fa sedere. Jake: “Adesso tu aspetti qui”. Se ne stava andando quando torna indietro e le dice: “Sciogliti i capelli”. Kim: “JAKE!” dice al ragazzo che se ne stava andando. Jake si gira verso di lei. Kim: “Non posso farlo!”. Jake va a sedersi accanto a lei. Jake: “Ah già! Dimenticavo! Sai... una persona non deve rimanere fedele ad un'altra solo perché ha avuto una storia con questa, ok? E, soprattutto, se, la persona in questione, è un coglione, che non capisce un cazzo!”. Kim: “Ma io mi sono innamorata di quel coglione!”. Jake: “Va bene, ma è il momento di far entrare nella tua vita un nuovo coglione, che magari non lo è neanche! Se non sbaglio il coglione di cui ti sei innamorata non ti è accanto la sera quando vai a dormire e non è quello che ti trovi accanto quando ti svegli... mi sbaglio?”. Kim fa di no con la testa: “Ma è come se ci fosse”. Jake: “MA NON C'è! LUI NON C'è, KIM!”. Qualche secondo di silenzio. Jake: “Adesso sciogliti i capelli e aspetta... qualcuno ti verrà a rimorchiare!”. Kim: “Non voglio avere una relazi...”. Jake: “Non fa niente” interrompe: “Non sto dicendo che ci devi avere una relazione... basterebbe del sesso”. Kim: “JAKE!”. Jake ride. Kim anche. Jake: “Vado a sedermi ad un tavolo, così se avrai bisogno di me... sarò qui, ok?”. Kim annuisce. Jake se ne va e lei si scioglie i capelli.
Claire e Arizona sono nel letto, nella camera di Claire, sotto le coperte, nude. Arizona: “Vorrei tanto una sigaretta!”. Claire si allunga per arrivare al comodino. Arizona: “È da quando mi sono sposata che non ne fumo una”. Claire prende un pacchetto nel cassetto del comodino e lo da a Arizona. Arizona lo guarda. È un pacchetto di sigarette. Arizona sorride a Claire e la bacia. Poi prende una sigaretta e l'accende. Fa un tiro molto profondo, chiudendo gli occhi. Arizona: “Che bella sensazione!”. Claire ha un espressione del viso offesa, arrabbiata. Arizona la guarda e dice: “Sei ancora arrabbiata?”. Claire: “Tu che dici?”. Arizona: “Dai non tenermi il muso!”. Claire: “Invece te lo tengo il muso! Io voglio avere una relazione seria con te e tu non me lo permetti!” dice alzandosi dal letto e infilandosi una maglietta. Arizona la guarda dispiaciuta. Dopo alcuni secondi fatti di silenzio e sguardi dispiaciuti e arrabbiati, Arizona fa un tiro e poi spegne la sigaretta nel piattino che c'è sul comodino, poi batte la mano sul letto dicendo a Claire: “Vieni qua”. Claire: “No, non rifacciamo l'amore, non stavolta... sono stufa del fatto che tutte le volte che discutiamo tu risolva sempre tutti i problemi scopandomi! Beh, sai una cosa? Sono stufa di non concludere una discussione con te! Io voglio litigare con te! Voglio odiarti e tu non me lo permetti” dice uscendo dalla stanza. Arizona si mette il reggiseno e va da Claire. Arizona: “Vorresti odiarmi?”. Claire: “Sì, si risolverebbero tanti problemi nella mia vita! Forse addirittura tutti!” dice camminando per tutta la stanza, mettendo apposto i vestiti buttati per terra e portando le tazze e i piatti sporchi in cucina. Arizona la ferma prendendola per un braccio. Claire la guarda e dopo alcuni secondi, Arizona, la bacia. Claire tenta di staccarsi, ma Arizona la tiene stretta a sé. Claire, dopo poco, però si lascia andare e risponde al bacio. Quando Arizona smette di baciarla, Claire riapre gli occhi, sorride e le tira uno schiaffo, non forte. Arizona la guarda sbalordita, poi scoppia a ridere, seguita dopo poco da Claire. Claire: “Comunque...” dice smettendo improvvisamente di ridere: “... era voluto lo schiaffo!”. Arizona smette di ridere: “Dai, visto che ci tieni tanto...” dice sedendosi sul divano: “Discutiamo!”. Claire la guarda: “Io vorrei che tu lasciassi tua moglie”. Arizona: “Questo lo so già”. Claire: “PERò NON FAI UN CAZZO!”. Arizona: “Te l'ho già detto, ho un dovere verso di lei, ma soprattutto verso le mie figlie”. Claire: “E verso di me non ce l'hai?”. Arizona: “Non ti ho mai fatto promesse”. Claire rimane a bocca aperta. Dopo qualche secondo di silenzio, Claire, dice: “INCREDIBILE! INCREDIBILE!”. Arizona: “Che cosa?”. Claire: “Tu sei venuta a letto con me, mi hai corteggiata, hai intrapreso una relazione con me e mi vieni a dire che non mi hai fatto promesse? Le promesse non sono, esclusivamente, quelle che firmi o che dici ad alta voce: si posso, semplicemente, fare anche attraverso un'azione, involontaria, magari, ma quando la fai, se non la mantieni, è difficile tirarsene fuori!”. Arizona: “Mi stai minacciando?”. Claire: “Non ti sto minacciando!”. Arizona: “Comunque non riesco a capire quale sarebbe questa promessa che ti ho fatto!”. Claire: “Mi hai dato il tuo corpo e io ti ho dato il mio...”. Arizona: “E tu lo hai preso... il mio corpo!”. Claire: “ANCHE TU HAI PRESO IL MIO, SE NON SBAGLIO! COSA CHE, PROBABILMENTE, NELLE TUE CONDIZIONI, NON AVRESTI DOVUTO FARE!”. Arizona: “Sì, MA L'HO FATTO! E, SE TI INTERESSA SAPERLO, NON SONO PER NIENTE PENTITA DI AVERLO FATTO!”. Claire rimane a bocca aperta e, dopo poco, li scende anche una lacrima. Claire: “Non dovevi dirlo”. Arizona: “Perché?”. Claire: “Perché adesso finisce la discussione e anche perché... adesso sei un po' costretta a lasciare tua moglie”. Arizona rimane a bocca aperta e, dopo qualche secondo dice: “Sì, hai ragione, forse non avrei dovuto dirlo”. Claire si siede accanto a Arizona, senza mai toglierli lo sguardo di dosso e piangendo. Arizona, che intanto fissava il vuoto piangendo, si gira anche lei verso l'altra. Claire la bacia. Claire, asciugandosi le lacrime, dice: “Vado a fare una doccia” dice alzandosi. Arizona: “Posso farla con te?”. Claire va in bagno senza rispondere e Arizona la segue. Le due si spogliano in bagno, mentre la doccia è accesa, l'una spoglia l'altra. Poi, una volta entrate nella doccia, si baciano, amoreggiano e si sorridono. Claire è contro il muro e Arizona la bacia tenendole le mani, anche esse contro il muro. Escono dalla doccia. Con solo un asciugamano addosso, Arizona torna in camera da letto, che è attaccata al bagno, anzi, la porta del bagno si apre su una parete della camera. Si siede sul letto e riprende a fumare la sigaretta che aveva spento prima. Claire dal bagno, mentre si sta asciugando i capelli, le dice: “Ti amo”. Arizona fa un tiro, chiudendo gli occhi e voltandosi verso la parete che è di fronte a lei, dove vi sono delle finestre. Si volta senza rispondere a Claire. A Claire cadono le braccia. Dopo aver aspettato invano una risposta di Arizona, esce dal bagno frettolosamente e nervosamente e va in salotto. Qui prende una lampada, che è su un tavolino e la butta per terra. Arizona corre da lei e da dietro l'afferra, tenendola stretta a sé. In quel momento, Claire inizia a urlare. Arizona continua a fare “Sh...”, cerca di farla smettere di urlare, non riuscendoci. Dopo un minuto di sfogo, Claire smette di urlare e inizia ad piangere, lasciandosi cadere per terra nelle braccia di Arizona, che si siede accanto a lei sul pavimento. La tiene ancora da dietro. Claire: “CAZZO! IO TI AMO ARIZONA E TU CONTINUI AD UCCIDERMI CON QUESTO TUO COMPORTAMENTO!”. Arizona si appoggia con il viso sulla schiena di Claire e dice: “Lo so e mi dispiace”.
Juliet che è seduta sul divano che tenta di leggere un libro, ma non ci riesce perché continua ad essere interrotta dalle urla,dai pianti e dai suoi che provengono dall'appartamento di Claire.
Claire è ancora per terra con accanto Arizona. Claire: “Io ti amo e a te non te ne frega niente”. Arizona le bacia la schiena e dice: “Non è che non me ne frega niente...”. Claire: “Allora perché non mi dici mai “ti amo, Claire”?”. Arizona: “Perché non posso dirtelo”. Claire: “Perché?”. Arizona: “Perché finché non te lo dico, ho ancora una motivazione per non lasciare mia moglie”. Claire: “E perché vuoi avere una motivazione per non lasciare tua moglie?”. Arizona: “Perché... amo anche lei”. Claire si gira: “Sai io ti amo, ma spesso mi dico: “La prima volta che la senti le dici che è finita, che non c'è più niente, perché, la ami, sì, ma lei ti fa soffrire e tu non devi soffrire”... poi ricado nelle tu braccia e... mi innamoro sempre di più di te”. Arizona si appoggia di nuovo alla schiena di Claire, rimanendo in silenzio. Claire: “Tento di dimenticarti, ma non ci riesco... ti voglio troppo”.
Kirsten si alza dal divano, dove ha dormito e si stira. Arriva Chris dalla camera da letto. Chris: “Ciao” le dice. Kirsten: “Ciao”. Chris: “Mal di schiena?”. Kirsten: “Sì”. Chris: “Caffè?” dice andando in cucina. Kirsten: “Sì, grazie”. Kirsten va in cucina da Chris. Kirsten: “Ti amo, lo sai?”. Chris: “E tu lo sai?”. Kirsten sorride.
Isobel è ancora in giardino con Laura. Isobel: “La vita è così, amore... devi accettarlo e andare avanti. La vita spesso ti chiede di buttare via le cose che ami”.
Charlie è tornata al distretto, sta andando alla sua scrivania con un fascicolo in mano, si siede e dice a Marcus, che è seduto davanti a lei: “Devi trovare una certa Arizona Callow e farla venire qui non appena la trovi”. Marcus: “Agli ordini!”. Marcus si alza e se ne va. Dopo mezzora torna da Charlie, che sta leggendo de documenti. Marcus: “Sta arrivando”. Charlie: “Grazie”. Marcus se ne va di nuovo. Dopo un quarto d'ora, arrivano dei poliziotti che accompagnano Arizona da Charlie. Charlie si alza e dice: “Salve signora Callow” dice stringendole la mano: “Sono il detective Charlotte Danner e sto indagando sul caso di Claire Mathison”. Arizona: “Perché? Cosa è successo a Claire?”. Charlie: “Mi può seguire, per favore?”. Vanno in una stanza degli interrogatori. Arizona si siede di fronte a Charlie. Arizona: “Cos'è successo a Claire?”. Charlie: “Ehm... la signorina Mathison è stata uccisa”. Arizona rimane a bocca aperta. Gli occhi le diventano lucidi e dopo poco le scendono anche delle lacrime. Arizona: “Quando?”. Charlie: “Venerdì”. Arizona: “Oh mio dio, io ero da lei venerdì”. Charlie: “Da che ora a che ora è stata a casa della vittima?”. Arizona: “Dalle... tre alle sette”. Charlie: “La vittima è stata uccisa verso le sette”. Arizona: “Io non l'ho uccisa”. Charlie: “Va bene, a questo magari ci arriviamo dopo... mi hanno detto dei vicini, che hanno sentito delle urla provenire dall'appartamento della signorina Mathison...”. Arizona: “Sì, abbiamo litigato quel giorno... due volte” dice asciugandosi le lacrime. Charlie: “Mh... per quale motivo?”. Arizona: “Perché... io sono sposata e lei voleva che io lasciassi mia moglie, cosa che io, però, non volevo fare”. Charlie: “Lo sapeva che la vittima aveva una pistola?”. Arizona: “Sì, però, non sapevo dove la tenesse”. Charlie: “Ok... hanno usato quell'arma per ucciderla...”. Arizona rimane seria. Charlie la fissa. Charlie: “Comunque, come vi siete lasciate quella sera?”. Arizona: “Beh, abbastanza bene...”. Charlie: “Cioè... avete litigato e poi vi siete salutate tranquillamente e pacificamente?”. Arizona: “Sì, facevamo sempre così. Lei, ovviamente, era ancora arrabbiata”. Charlie: “Mh... come posso essere sicura del fatto che il litigio sia stato soltanto un litigio e non un omicidio?”. Arizona: “Perché glielo sto dicendo io”. Charlie: “Lei mi sta dicendo tante cose!”. Arizona: “Cosa intende dire, mi scusi?”. Charlie: “Intendo dire che lei era nell'appartamento della vittima quando è stata uccisa, che sapeva dell'esistenza di una pistola all'interno dell'appartamento e che non voleva intraprendere una relazione sentimentale seria con la vittima, la quale faceva particolare INSISTENZA SULL'ARGOMENTO!”. Arizona: “QUINDI LEI MI STA DICENDO CHE HA TUTTE LE MOTIVAZIONI PER ACCUSARMI DI AVERE UCCISO CLAIRE?”. Charlie: “Sì, esatto. Abbiamo anche trovato tracce del suo DNA sul corpo della vittima”. Arizona: “MI SEMBRA OVVIO, DATO CHE AVEVAMO APPENA FATTO L'AMORE!”. Charlie: “Tutte le informazioni che ho e la logica mi dicono che la colpevole è lei, signorina Callow!” dice alzandosi in piedi nervosamente. Arizona: “Sì, è vero... MA VOGLIO DIRLE UNA COSA DETECTIVE”. Charlie è girate di schiena rispetto a Arizona. Arizona: “LA VITA... NON è LOGICA!”. Charlie si gira: “Oh, MI CREDA, LO SO BENE QUESTO!”. Rimangono in silenzio per alcuni minuti. Charlie si risiede. Arizona: “Io sono uscita dall'appartamento e lei era viva e io non l'avrei mai uccisa”. Charlie: “Certo, d'altronde era solo la sua amante, che poteva essere la causa di un eventuale divorzio tra lei e sua moglie!”. Arizona: “Io sto dicendo la verità!”. Charlie: “Ok... ok, allora ricapitolando, lei il giorno dell'omicidio era nell'appartamento della vittima, nonché luogo del delitto, sapeva che la vittima possedeva una pistola, lei e la vittima avevate una relazione un po' problematica e mi sta dicendo che non è stata lei, giusto?”. Arizona: “Sì”. Charlie: “Poi dobbiamo aggiungere il fatto che i vicini hanno sentito delle urla e dei rumori di vario genere arrivare dall'appartamento...”. Arizona: “I rumori gli ho causati io, questo sì, è vero, Claire e io abbiamo litigato e lei si è arrabbiata, ha rotto una lampada, ha lanciato un urlo di disperazione e dopo è scoppiata a piangere, questo è tutto vero, ma il ragionamento che sta facendo lei, che le fa pensare che l'ho uccisa io... è assolutamente errato!”. Charlie: “E io dovrei crederle così, su due piedi?”. Arizona: “Esatto... non puoi basarsi soltanto sui fatti!”. Charlie scoppia a ridere: “Lei non mi piace!”. Arizona: “Peccato, perché a me lei sembra una brava e bella persona”. Charlie smette di ridere: “Credo che ci vedremo in un tribunale la prossima volta!” dice alzandosi, prendendo il fascicolo che aveva con sé e andandosene. Nell'uscire sbatte la porta.
Kim è nel bar, seduta al bancone. Mentre Jake è seduto al tavolo e sta guardando dei tipi che giocano a biliardo, Kim se ne va, senza farsi vedere da lui. Jake si rigira e si accorge che Kim non è più seduta al bancone. Esce di corsa dal locale e va a casa di Kim. Bussa alla porta. Kim apre: “Ciao Jake! Mi cercavi?”. Jake la guarda esterrefatto. Kim: “Devi dirmi qualcosa?”. Jake: “Per che cazzo te ne sei andata?”. Kim: “Per che cazzo mi hai costretto a fare una cosa che non volevo?!”. Kim gli sbatte la porta in faccia. Jake rimane fuori ad aspettare e, dopo poco, la porta si riapre. Kim: “Io non voglio...”. Jake: “Ho capito, ma...” interrompe. Kim: “NO! Lasciami parlare” lo interrompe a sua volta: “Io non voglio avere una relazione, non perché la bastonata che mi ha dato Simon, è stata dura e sofferta, ma perché... io amo te e non voglio l'amore di nessuno d'altro!”. Jake: “Vorrei poterti dare il mio amore, Kim, ma... in questo momento non posso amare”. Kim: “Non me ne frega niente se hai l'AIDS e che potrei prenderlo, anche se, vorrei farti notare, che ci sono i preservativi al giorno d'oggi e sono molto sicuri”. Jake: “Tu adesso dici così, perché credi che la tua vita giri soltanto intorno alla mia, ma una volta che io sarò morto e sappiamo tutti e due che prima o poi morirò, cosa farai se ti avrò attaccato l'AIDS? Se vorrai rifarti una vita e avere dei figli magari? O semplicemente il dolore che ti porterebbe la mia morte... vuoi che vada avanti con le ragioni?”. Kim: “No, non ce ne bisogno”. Jake: “Ok, adesso che abbiamo chiarito la situazione...”. Kim: “Io non ho detto di no” interrompe: “Non ho detto che comunque non voglio avere una relazione con te”. Jake: “Non so se voglio io... tu mi piaci... anzi, forse ciò che provo per te è un po' più forte del piacere... però, non so se voglio...”.
Charlie ritorna nella stanza dell'interrogatorio dove vi è ancora, Arizona. Ritorna con in mano il suo fascicolo. Charlie: “Ok” dice rientrando: “Forse sono stata un po' brusca e le chiedo scusa... per questo”. Si risiede. Charlie: “Possiamo ricominciare... da capo, per favore? Mi dica tutto quello che è successo quel giorno, non la interromperò”. Arizona: “Va bene. Quel giorno sono andata da Claire, verso le tre del pomeriggio, la stavo aspettando sotto casa sua e lei mi è apparsa da dietro, baciandomi il collo. Ci siamo salutate e siamo salite a casa. Appena entrate, dopo esserci liberate delle giacche e dopo che Claire ha appoggiato tutta la sua attrezzatura, perché...” deglutisce: “... era appena tornata da un matrimonio, per il quale era stata ingaggiata per, ovviamente, fare l'album di nozze, io... ho cominciato ad amoreggiare con lei... abbiamo fatto l'amore... dopo io avevo voglia di una sigaretta e lei... me ne ha dato un pacchetto... era arrabbiata e, lì, abbiamo litigato, per la prima volta, dopo lei voleva fare una doccia e io sono andata a farla con lei e... abbiamo fatto l'amore di nuovo... dopo abbiamo litigato per la seconda volta, lei ha urlato e pianto... io ho cercato di consolarla... lei mi ha detto che mi amava e che soffriva per questo. Io le ho risposto che mi dispiaceva. Verso le sette me ne sono andata”. Charlie annuisce: “Ok... avete incontrato qualcuno mentre entravate a casa?”. Arizona: “No... ANZI Sì! Me ne ero dimenticata, abbiamo incontrato la vicina di casa di Claire... come si chiamava poi?” dice pensandoci: “AH Sì! Kim... abbiamo incontrato Kim”. Charlie: “Ok... rimango della mia opinione, per cui...” dice alzandosi di nuovo: “... ci vediamo in tribunale”.
May: “Avrei voluto vederla”. Arizona: “Oh, ma tu l'hai vista... è venuta nel tuo negozio un giorno...”.
Claire entra in un negozio di fiori e, dal retro, da un arco chiuso da una tenda, entra May. May: “Salve... posso aiutarla?”. Claire: “Salve...” dice osservandola attentamente: “... ehm.... cercavo un orchidea bianca”. May: “Sì, certo... ne vuole solo una?”. Claire: “Sì, per favore...”. May va al di là del bancone, dove si trovava e prende un orchidea in mezzo alle altre varietà di fiori. Claire: “È il suo fiore preferito...”. May che stava prendendo il fiore, si blocca per un attimo e Claire rimane ad osservarla. Claire: “Qualcosa non va?”. May: “No, no” dice riprendo a fare ciò che stava facendo.
Avv. Madden: “Allora, noi sappiamo che, il giorno del delitto, lei si trovava sul luogo del delitto... Sapeva che aveva un pistola la vittima?”. Arizona: “Sì, ma non sapevo dove la tenesse”. Avv. Madden: “Mh... i vicini ci hanno detto di aver sentito delle urla, ci può dare una spiegazione?”. Arizona: “Sì, abbiamo litigato due volte quel giorno”. Avv. Madden: “Posso chiederle come mai?”. Arizona: “Perché...” abbassa il volto: “...lei voleva che io lasciassi mia moglie, cosa che però io non avevo alcuna intenzione di fare”. Avv. Madden: “Praticamente si sta auto-condannando signora Callow: ci sta dando tutte le conferme che è stata lei”. Arizona: “Non sono stata io ad ucciderla!”. Avv. Madden: “Perché?”. Arizona: “Io non l'avrei mai fatto!”. Avv. Madden: “Perché?”. Arizona: “PERCHé IO L'AMAVO!” dice scoppiando a piangere: “Io l'amavo!”. Avv. Madden: “In che senso l'amava?”. Arizona: “Nel senso vero e proprio della frase”. L'avvocato Madden la guarda con un espressione del viso ancora incerta, come se non capisse ancora cosa voglia dire Arizona. Avv. Madden: “Cosa amava della vittima?”. Arizona: “Amavo tutto di lei” dice piangendo ancora: “Amavo il fatto che non aveva un macchina perché non voleva inquinare l'ambiente, amavo le sue mani che erano molto lunghe e sottili, amavo il suo mento che era di una forma perfetta, amavo le sue orecchie che erano piccole, amavo i suoi occhi grigi, amavo il suo naso a patata, amavo la sua bocca che racchiudeva un grandissimo e bellissimo sorriso, che era in grado di ucciderti... quel sorriso... amavo il fatto che era dolce e perdutamente innamorata di me, ma non sopportavo il fatto che lei soffrisse per questo amore, che non le ho potuto dare completamente e seriamente!”.
Isobel rientra in casa con Laura. Laura torna a dormire, mentre Isobel torna in camera sua, dove Rick sta dormendo. Rick, nel sentire rientrare Isobel, si sveglia. Isobel: “Oh!” dice nel vederlo sveglio: “Scusa! Ti ho svegliato?”. Rick: “No, no non ti preoccupare”. Isobel si siede sul letto e Rick le accarezza la schiena. Isobel: “Laura si è innamorata”. Rick: “Beh... era ora! Della persona sbagliata immagino”. Isobel annuisce: “Purtroppo sì”. Rick: “Non ti preoccupare, siamo fatti per soffrire, le passerà e, un giorno, troverà qualcuno che l'amerà veramente”. Isobel: “Lo so, ma intanto lei soffre!”. Rick: “Lo so, ma... non ci possiamo fare niente, possiamo solo aiutarla e sostenerla”. Isobel si sdraia, appoggiando il viso sul petto di Rick. Rick: “Ho trovato la persona che cercavi”. Isobel: “Ah sì?”. Rick: “Il suo indirizzo te l'ho scritto su un biglietto e te l'ho messo nella tasca interna della tua borsetta”. Isobel: “Ok, grazie”.
Kim è ancora sulla porta davanti a Jake. Kim: “Entra” dice spalancando la porta. Jake entra nell'appartamento. Jake: “Cosa facciamo?”. Restano in silenzio per alcuni secondi. Jake: “Io non ce la faccio più a guardarti e basta... non riesco più andare avanti senza toccarti”. Kim si avvicina e lo bacia, prendendogli il viso. Si baciano a lungo. Jake: “Non è una buona cosa” dice interrompendo il bacio: “Non dovremmo iniziare una relazione, sapendo già che andrà a finire male”. Kim lascia il viso di lui e va a sedersi sul divano. Jake la guarda, ma Kim non guarda lui. Dopo alcuni secondi di silenzio, Kim dice: “Io questo weekend vado nella casa di campagna di mia zia... vado da sola, se tu vuoi venire con me... ne sarei davvero felice”. Jake: “Questa è la prova, vero?”. Kim: “Quale prova?”. Jake: “Per vedere se ti voglio veramente o se ti ho mentito”. Kim: “Io non la vedo così, penso che se tu dici di sì e vieni con me, possiamo iniziare una relazione e godere a pieno dei momenti che abbiamo da passare insieme, se no possiamo continuare a vivere senza questo amore, senza mai viverlo”. Jake: “Ok... vengo con te”. Kim: “Bene”. Jake: “Comunque, sembriamo dei malati di sesso!”. Kim: “Perché?”. Jake: “Perché sembra che dobbiamo farlo per forza”. Kim: “Non mi sembra, però, che c'è bisogno di appuntamenti dato che ci frequentiamo da tanto tempo ed è per questo che, secondo me, il passo successivo è il sesso”. Jake: “Non so se vengo...”. Kim: “Io parto da qui alle nove di sabato mattina, se decidi di venire fatti trovare qui sotto a quell'ora, se no...”. Jake: “Dov'è la casa di tua zia?”. Kim: “Fuori città a East Orange... in Stonebridge Road... numero 6”. Jake: “Non è lontanissima”. Kim: “No, infatti”.
Kim è sotto casa sua con una borsa in mano e si guarda in giro. Sta aspettando qualcuno. Guarda l'orologio, sono le 9.30. Va alla macchina e sale. Parte. Arriva, dopo un po', davanti a una casa, vecchia, bella e circondata dalla vegetazione. Entra con la macchina nel vialetto. La parcheggia e scende. Entra nella casa. Va a mettere la sua borsa nella camera da letto al secondo piano. Mentre sistema la sua roba, sente una porta che si apre e si chiude al piano inferiore. Corre giù e vede che dalla porta è appena entrato Jake. Jake: “Ciao”. Kim, che è sulla scala, corre giù e lo abbraccia. Kim: “Grazie per essere venuto”. Jake ha in mano delle borse. Jake: “È un piacere essere qui”. Kim si stacca e lo bacia. Iniziano ad amoreggiare. Jake: “Ho portato il preservativo!” dice interrompendo il bacio. Kim: “Anch'io!” dice sorridendo. Jake la prende in braccio e la sta portando al piano di sopra, quando, Kim, dice: “No, aspetta! C'è una camera anche a questo piano”. Jake allora la porta in essa e lì la stende sul letto. Kim inizia a spogliare Jake, mentre, lui, a sua volta, spoglia lei. Fanno l'amore. Fuori piove. Dopo, Kim è sdraiata sotto le lenzuola, nuda, appoggiata con la schiena alla testata del letto, che è davanti ad una finestra enorme. Jake, invece è a pancia in giù, si sostiene con i gomiti, ha la testa appoggiata sulla fine della testata e guarda fuori. Jake: “Piove fortissimo”. Kim: “Sì”. Jake: “E il cielo è grigio”. Kim: “Già”. Gli accarezza una guancia. Kim: “Ma il cielo non fermerà il tuo sorriso!”. Jake sorride. Fa un sorriso enorme, pieno di felicità e allegria e ha gli occhi lucidi, accesi e pieni, anche essi, di gioia. Kim continua ad accarezzarlo e, dopo poco, dice: “Sei bellissimo”. Jake: “OH! Stupendo!” dice ironicamente. Kim: “È vero! Sei bello Jake! Sei bello! E io ti amo!”. Jake: “Anche tu sei bella e anche io... ti amo... però, ho paura di farti soffrire molto... un giorno”. Kim: “Non mi interessa del giorno!” dice spingendolo per una spalla e facendolo girare a pancia in su. Si mette sopra di lui, tenendogli le braccia distese(perpendicolari al corpo), tenendogli le mani. Kim: “Non mi interessa del giorno!” dice sorridendo. Lo bacia. Kim: “Non mi interessa del giorno!” dice alzando sempre di più il tono di voce. Lo bacia di nuovo. Kim: “NON MI INTERESSA DEL GIORNO!”. Lo bacia ancora. Kim: “NON MI INTERESSA DEL GIORNO!”. Lo bacia per l'ennesima volta. Kim: “NON MI INTER...”. Jake: “HO CAPITO! Ho capito!” la interrompe: “Ho ca-pi-to!” dice ridendo. Kim sorride: “Mi interessi tu!” dice. Jake non dice niente e non riesce a guardare Kim negli occhi. Kim: “Che cos'hai?”. Jake: “Niente, niente” dice abbracciandola. Kim appoggia il viso sul petto nudo di lui. Jake: “Niente... c'è che mi interessi troppo anche tu!” dice a bassa voce, ma Kim lo sente. Kim: “Non capisco dove è il problema!”. Jake: “Non voglio che tu mi segua nel buio!”. Kim si volta e lo guarda.
Arizona è ammanettata e indossa la sua divisa da carcerata. La poliziotta che la conduce, la porta in una stanza. Qui entra e ad un tavolo ci sono sedute May e due bambine. La poliziotta toglie le manette ad Arizona. Arizona corre dalle bambine e le bambine corrono da lei. Si abbracciano. Arizona: “Ciao tesori miei! Come state?”. Una delle bambine: “Bene”. L'altra, che è più piccola, ma di poco, dice: “Sì, bene... quand'è che torni a casa, mamma?”. Arizona: “Ehm... questa è una bella domanda piccola mia!”. Arizona e le bambine si siedono al tavolo. Arizona: “Ciao” dice rivolgendosi a May. May: “Ciao”. Arizona, vedendo che May non ha intenzione di parlare molto e neanche di guardarla in faccia, si rivolta verso le bambine. Arizona: “Allora? Cosa mi raccontate voi due?”. Bambina più grande: “Ho preso dieci a scuola!”. Arizona: “Che brava la mia grandona!”. La più piccola: “Io ho preso nove!”. Arizona: “Ma ho due geniette per figlie!”. May: “Adesso, mi dispiace, però dobbiamo andare: hanno nuoto alle quattro” dice alzandosi. Arizona: “Ok”. Anche le bambine si alzano. Bambina più grande: “Ciao mamma!” dice andando ad abbracciarla. Bambina più piccola: “Ciao mamma” dice anche lei abbracciandola. Arizona: “Ciao piccoline” dice con aria esterrefatta. Le bambine se ne vanno con May.
Claire esce dal suo appartamento e va a bussare alla porta 926, l'appartamento di Juliet. Juliet apre. Juliet: “Ciao!”. Claire: “Ciao!”. Juliet: “Come stai? Vieni entra” dice spalancando la porta. Claire: “Bene” dice entrando. Claire: “Bene, tu?”. Juliet: “Sì, bene... vieni” dice incamminandosi verso la sala da pranzo. Claire la segue. Juliet: “Siediti”. Claire si siede alla tavola apparecchiata. Juliet si siede di fronte a lei. Juliet: “Allora? Cosa mi racconti?”. Claire alza le spalle: “Non lo so.... ehm... tu cosa mi racconti?”. Juliet: “Niente...”. A Claire squilla il cellulare. Claire: “Scusami”. Juliet: “Non ti preoccupare”. Claire si alza e si allontana un po'. Risponde al cellulare: “Pronto?”. Arizona: “Ciao”. Claire: “Ciao”. Arizona: “Che stai facendo?”. Claire: “Sono a cena da un'amica, tu?”. Arizona: “Niente... May e le bambine sono in vacanza dalla mamma di May e...”. Claire: “E tu perché non sei andata con loro?”. Arizona: “Perché devo lavorare e perché... ho voglia di stare con te”. Claire: “Ah...”. Arizona: “Non puoi proprio stasera?”. Claire: “Loro quando tornano?”. Arizona: “Domani sera”. Claire: “Ah... quindi sei libera solo stasera e domani...”. Arizona: “Sì, esatto”. Claire si mette una mano sulla tempia. Claire: “Adesso vedo... ti richiamo tra... due minuti”. Arizona: “Ok!”. Claire mette giù la cornetta e si volta verso Juliet. Claire: “Ehm... Juliet, non è che possiamo rimandare questa cena? C'è stato un imprevisto”. Juliet: “Era lei, vero?”. Claire: “Sì...”. Juliet: “Sì, vai pure”. Claire: “Grazie mille, ciao” dice uscendo dall'appartamento, con in mano il cellulare. Esce. Juliet comincia a urlare: “VA FAN CULO!”. Claire compone il numero, subito fuori dall'appartamento di Juliet. Arizona: “Pronto?”. Claire: “Ok...”. Arizona: “BENE! Allora ci vediamo al ristorante sotto il mio ufficio... vestiti bene!”. Claire: “Cioè?”. Arizona: “Mettiti una vestito, qualcosa di elegante!”. Claire: “Ok” dice alzando gli occhi al cielo. Arizona: “A dopo”. Claire mette giù la cornetta e entra nel suo appartamento.
Arizona è seduta dentro un ristorante molto elegante. Indossa un vestito nero fatto a tubetto, degli orecchini argento e ha i capelli raccolti. Si vede dalla vetrina del ristorante e si capisce che sta aspettando. Si sostiene il viso con la mano. Claire arriva e la guarda dalla vetrina, appunto. Claire entra. Lei, invece, indossa un vestito rosso, anche lei degli orecchini, delle perle, un paio di tacchi neri e ha i capelli sciolti tutti sulla spalla, scostati a lato. Ha in mano un capotto. Arizona la vede e le sorride. Dal labiale si capisce che dice a Claire: “Sei bellissima!” e, Claire, sempre con il labiale le dice: “Anche tu!”. Si sorridono. Claire va al tavolo di Arizona. Arizona si alza. Claire: “Ciao” dice baciandola sulla guancia. Arizona fa lo stesso, ma il suo bacio è più intenso, più profondo, come se volesse dirle: “Ti bacerei volentieri sulla bocca”. Claire le sorride. Si siedono l'una accanto all'altra, sulla panca che circonda il tavolo rotondo. Arizona: “Scusa l'improvvisata”. Claire: “Non fa niente”. Arizona: “Si è arrabbiata la tua amica?”. Claire: “No... non tanto”. Arizona: “È la tua migliore amica?”. Claire: “Più o meno... è la mia vicina di casa”. Arizona: “Ah... vorrei farti conoscere dalla mia migliore amica”. Claire: “Perché? Non sono io?”. Arizona ride: “No... e poi neanche io sono la tua!”. Claire: “Sì, è vero... però, preferisco averti come amate, che come una semplice amica!”. Arizona: “Oh... anche io!” dice sorridendo. Si sorridono a vicenda. Arriva il cameriere e ordinano, consultando il menù. Arizona: “Per me... un bistecca di manzo al sangue con dell'insalata e una bottiglia di vino bianco fermo, grazie”. Claire: “Anche per me la stessa cosa”. Il cameriere se ne va. Arizona si volta verso Claire sorridendo. Claire: “Perché ridi?”. Arizona: “Allora... intanto sto sorridendo e non ridendo e poi... non posso?”. Claire: “Certo che puoi, ma sei più sorridente del solito”. Arizona: “Sono felice di vederti! Tutto qua!”. Claire: “Anche io sono felice di vederti” dice sorridendo: “È da un po' che non ti fai sentire, né vedere!”. Arizona: “Sì, scusa, hai ragione... ho avuto un po' da fare in questo periodo”. Claire: “Sì, ok, però... perché non ti sei fatta sentire? Non hai mai chiamato!”. Arizona: “Ho avuto da fare, tutto qua!”. Claire: “Hai un'altra?”. Arizona: “No! Ma che dici!” dice con aria sconvolta. Claire: “Sicura?”. Arizona: “Sicurissima!”. Claire abbassa il viso. Arizona le fa una carezza e dice: “Hey...”. Claire: “Non puoi continuare a fare così!” la interrompe: “Non puoi continuare a fare quello che vuoi! Non puoi non farti sentire per tre settimane e poi ricomparire così! Non ti preoccupi per me, non... mi hai chiamato per dirmi semplicemente: “Hey, guarda che ho un po' da fare in questo periodo e quindi faremo fatica a vederci, però, ti prometto che tra due o tre settimane ci vediamo!”. Non lo hai fatto!”. Arizona: “Scusami, hai ragione”. Claire: “Pensavo mi avessi lasciata... pensavo fosse un modo per lasciarmi”. Arizona: “No, no” dice mettendole una mano dietro la schiena. Arizona la bacia sulla guancia: “Non è mia intenzione farlo”. Claire: “Sì, ma, la prossima volta, chiama!”. Arizona: “Lo farò, ti prometto che lo farò!”. Arizona toglie la mano da dietro la schiena. Claire: “Ok... va bene”. Arizona sorride e poi si guarda intorno. Claire: “Mi va in blackout il cervello con te!”. Arizona vede la pista da ballo. Si volta verso Claire. Arizona: “Cosa intendi dire?”. Claire: “Non capisco niente con te, non riesco a capire niente delle tue azioni, delle tue motivazioni, delle tue... di tutto ciò che ti riguarda, non capisco niente!”. Arizona: “Ti va di ballare?”. Claire: “No”. Arizona: “Io sì, quindi vieni!”. La prende per un braccio e la trascina sulla pista da ballo. Cominciano a ballare lentamente, seguendo, ovviamente, il tempo della musica. Claire: “Perché ti ho incontrata?”. Arizona: “È la vita... non c'è un perché”. Claire: “Io credo di sì, invece”. Arizona: “No, è stata fortuna o sfortuna, a seconda... di come la vedi tu”. Claire la abbraccia sempre continuando a ballare. Claire: “Non ti so dire se è stata fortuna o sfortuna.... se cambiassero alcune cose, sarebbe una vera fortuna, se invece rimangono... allora è sia una fortuna che una sfortuna”. Arizona: “Mi dispiace farti credere che sia stata una sfortuna incontrarmi”. Claire: “Perché secondo te non dovrebbe esserlo?”. Arizona: “Credo che, se ti faccio soffrire, hai tutto il diritto di pensarla come una sfortuna”. Claire: “Il problema è che non soffro e basta, mi rendi anche felice”. Dopo qualche secondo di silenzio, Claire dice, staccandosi da Arizona: “Per favore, smettiamola di ballare”. Va a sedersi al tavolo, seguita da Arizona. Claire: “Hai mai avuto una relazione con una scrittrice della quale dovevi pubblicare il libro?”. Arizona: “Sì, una volta, ma non ero ancora sposata”. Claire: “Mh... e May? Quando l'hai conosciuta?”. Arizona: “May... May... lo conosciuta al college... eravamo amiche, ma... non è scoppiato subito l'amore... è arrivato molto tempo dopo, quando io avevo già iniziato la mia carriera di editor e lei la sua di fiorista”. Claire: “Facevate lo stesso college?”. Arizona: “Sì, ma indirizzi diversi, poi una mia amica me l'ha presentata e abbiamo cominciato ad essere buone amiche, fino a quando, un giorno, ci siamo viste di un bar e... non so il perché e non so il come, abbiamo capito che ciò che provavamo l'una per l'altra non era semplice amicizia e affetto e abbiamo capito che non potevamo andare avanti continuando ad avere questo tipo di rapporto senza mai approfondirlo, perché... perché non potevamo, eravamo giovani e un po' folli e... volevamo divertirci e sperimentare... e amarci”. Claire: “E come era lei?”. Arizona: “Era... bellissima... aveva sempre acconciature strane, trecce a tutto spiano, si vestiva anni ottanta, ma con un tocco di classe e stile, le piacevano i colori...” dice sorridendo: “...anche se devo dire che questo stile è riuscita a mantenerlo... voleva avere accanto la persona che amava, voleva farsi una famiglia, voleva essere felice... e io le ho dato queste cose, anche se le sto distruggendo a sua insaputa”. Claire: “E tu? Come eri?”. Arizona: “Io? Io ero...” dice ridendo e sorridendo: “...giovane: non avevo la testa sulle spalle, ero matta come un cavallo e mi vestito cercando il più possibile di seguire la moda del momento, con abiti firmati, occhiali giusti, tutte cose di questo genere...”. Claire annuisce. Arizona: “Non avevo programmato niente della mia vita, volevo che andasse tutto come doveva andare, senza deciderlo prima o cambiarlo dopo, senza pensarci... facendo e prendendo tutto quello che mi veniva incontro... ero giovane”. Claire: “Mh... e quando tempo dopo vi siete sposate?”. Arizona: “Un anno dopo”. Claire: “Mh... e come è stato?”. Arizona: “Il matrimonio?”. Claire: “Sì, anche le sensazioni che hai provato, quando... glielo hai chiesto tu o te lo ha chiesto lei?”. Arizona: “Questa è una bella domanda... dunque...” dice riflettendoci: “...ah sì! Eravamo nel letto e...” dice soffermandosi, non sapendo bene cosa dire. Claire: “Sì, ho capito”. Arizona: “E stavamo ridendo, quando lei a detto: “Hey! Perché non ci sposiamo?”. Lo disse ironicamente e continuando a ridere e io, rimanendo seria e aspettando che lei smettesse di ridere, dissi:
“Mi sposeresti May? Mi vorresti sposare?” dissi sdraiandomi sopra di lei. Lei mi guardò attentamente dritta negli occhi e, dopo qualche secondo di silenzio, sorrise e disse: “Sì, ti sposerei”, allora io dissi: “Bene, allora... mi vuoi sposare?”. Lei sorrise di nuovo e disse: “Sì””. Claire: “E che sensazioni hai provato? Com'è che hai capito che lo volevi?”. Arizona: “L'ho capito qualche giorno prima, quando lei, stava frugando nella borsa e mi chiese se potevo tenerle per un attimo un libro che le dava fastidio all'interno della... borsa... lì capii che... la volevo mia e basta... mia, soltanto mia”. Claire: “Così? Semplicemente perché ti ha chiesto di... tenerle il libro?”. Arizona: “Sì, capii che ero disposta a tutto per lei”. Claire: “Ok... dopo?”. Arizona: “Dopo ci siamo sposate e, il giorno del nostro matrimonio, è stato il giorno più bello della mia vita: sono arrivata all'altare e, nel vederla, tutte le paure e i timori che avevo avuto fino a quel momento svanirono! Eravamo innamorate perse, l'una dell'altra”. Claire: “Ok... basta, non voglio sapere più niente, soltanto ancora una domanda voglio farti: sei ancora innamorata di lei?”. Arizona rimane in silenzio. Claire: “Il tuo silenzio è già una risposta” dice arrabbiata e andandosene.
Kirsten sta preparando una borsa, dove vi mette dentro dei vestiti in camera da letto. Chris arriva e la guarda. Dopo poco le chiede: “Quanto starai via?”. Kirsten: “Non tanto... qualche giorno”. Chris: “Hai detto che vai a Boston?”. Kirsten: “Sì, ad un convegno” dice continuando a preparare la borsa, che è appoggiata sul letto. Chris: “Però! Ti porti dietro un bel po' di vestiti per stare via qualche giorno”. Qualche secondo di silenzio, in cui Kirsten continua a mette i vestiti nella borsa, che effettivamente sono tanti. Chris: “Tornerai?”. Kirsten: “No, non credo”. Chris: “È per la mia scelta?”. Kirsten: “Sì, dici bene... per la tua scelta di non avere figli, la tua scelta nella quale non mi hai interpellata!”. Chris: “Ok... ok, sei arrabbiata e mi dispiace, ma non posso darti una cosa che sarebbe di tutti e due se non la voglio”. Kirsten: “Si chiama sacrificio, Chris... e abbiamo promesso l'uno all'altra di fare sacrifici quando siamo andati su quell'altare a prometterci fedeltà e amore per tutta la vita... abbiamo promesso di fare sacrifici... si chiama vita di coppia... questa”. Chiude la borsa e se ne va.
Isobel sta aspettando in un bar. È seduta ad un tavolo e si guarda intorno. Ad un certo punto, nel bar entra una ragazza. È Claire. Indossa una giacca nera che le arriva dalle ginocchi, una sciarpa in fantasia, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica. Claire si guarda intorno e poi, quando vede Isobel, fissa il suo sguardo su di lei. Isobel voltandosi e vedendola, fissa anche lei il suo sguardo su Claire, sorridendo.
Claire “Come ti riconoscerò?”.
Isobel: “Non ti preoccupare... mi riconoscerai!”.
Claire si avvicina a Isobel e si siede al suo tavolo. Claire: “Isobel Nison?”. Isobel: “Ciao Claire”. Claire: “Perché mi hai contattato?” dice con gli occhi che cominciano a lacrimare. Isobel: “Perché... credevo di doverti qualcosa”. Claire: “E cioè?”. Isobel: “Credo che dovevi conoscermi!”. Claire mette una mano sulla bocca. Dopo qualche secondo di silenzio, Claire: “Perché lo hai fatto?”. Isobel prende un respiro profondo.
Kim si è rivestita ed è in piedi, appoggiata allo stipite della arco che collega la camera da letto con il bagno, nella casa di sua zia. Indossa un maglietta grigia a maniche corte e le mutande. Jake è ancora nel letto. Kim: “Io... non ho paura del buio”. Jake tira un sospiro, poi dice: “Lo so... lo so”. Dopo alcuni secondi di silenzio, Kim: “Allora?!”. Jake: “Allora... non me ne frega niente che tu non abbia paura del buio, non ti trascinerò nell'oscurità con me!”. Kim: “Penso di esserci già dentro... se non lo volevi, dovevi pensarci prima di fare l'amore con te... non te ne sto facendo una colpa, ma... credo che avresti dovuto rifletterci prima”. Jake: “Quindi stai dicendo e obbligandoci a stare insieme?”. Kim: “Se è l'unico modo per essere la tua amante... sì, ci sto obbligando a stare insieme!”. Jake: “Un po' egoistico da parte tua, non credi?”. Kim: “Se è una cosa che vogliamo entrambi, no, non credo che sia un gesto egoistico! Ora, però la domanda è: lo vuoi tu?”. Jake: “Io vorrei tanto poter volerlo!”. Kim: “Jake... ti ho già detto che non è un problema, tu pensa a te e io penso a me!”. Jake: “Non posso pensare solo a me!”. Kim: “Perché?”. Jake: “PERCHé TI AMO, CAZZO! TI AMO!”.
Charlie sta camminando nel corridoio del piano dell'appartamento di Claire. Arriva davanti alla porta dell'appartamento 927, che è tutta scocciata con le tipiche strisce a righe oblique arancioni e bianche. Charlie si ferma davanti ad essa e tira un sospiro. Dopo poco si mette una mano sulla tempia. Dalla porta dell'appartamento accanto sbuca Juliet, che, rimanendo appoggiata allo stipite di essa, osserva Charlie e dopo poco le dice: “Salve detective!”. Charlie si volta, togliendosi di colpo la mano dalla tempia: “Salve”. Juliet: “È tutto ok?”. Charlie: “Sì... sì” dice un po' perplessa: “Sono solo un po' stanca”. Juliet: “Posso offrirle un caffè?”. Charlie: “Ehm... sì, grazie”. Charlie va da Juliet. Juliet, però, non si scosta dalla porta resta per un attimo ad osservare Charlie, che la guarda in modo strano. Dopo si sposta ed entra in casa seguita da Charlie, che chiude la porta. Juliet, in pigiama, va in cucina e fa il caffè. Charlie intanto si è tolta la giacca e si è seduta sul divano. Juliet arriva con la tazza di caffè. La da a Charlie. Charlie: “Grazie”. Juliet si siede accanto a lei e, per il rapporto che c'è tra di loro e per il sentirsi a proprio agio, forse si è seduta troppo vicino a Charlie. Charlie, però, fa finta di niente e beve il caffè. Juliet: “La vedo triste, detective”. Charlie: “Ah... sì?”. Juliet: “Sì” dice fissandola imperterrita, ma guardandola con uno sguardo molto malizioso. Charlie finisce il caffè di corsa e poi si alza. Charlie: “Grazie mille per il caffè... è stato un piacere... rivederla”. Juliet: “Anche per me, detective”. Charlie se ne va.
Kim: “Posso chiederti perché non lo hai fatto prima? Perché non ti sei dichiarato prima?”. Jake: “Perché... la vita è fatta di cose dette e di cose non dette e di cose che è meglio dire e altre che, invece, è meglio tenersele per sé! La vita è fatta di problemi... che sono cazzate se vuoi e sui quali sorvoliamo... tendiamo ad evitarli, invece, che affrontarli e a portarceli dietro, fino a quando non sbucano di nuovo fuori e... li evitiamo per l'ennesima volta...”. Kim: “Ti giuro che non ti seguo! Non riesco a capire per quale motivo credi che il nostro sia un problema, quando ti ho già detto espressamente e ripetutamente che non lo è!”. Alcuni attimi di silenzio. Kim: “NON PUOI SEMPRE PENSARE CHE TUTTO DEVE ANDARE MALE E NON PUO CONTINUARE A PENSARE CHE, PERCHé SEI MALATO, NON PUOI AVERE UNA VITA! NON PUOI E NON DEVI PENSARLO!”.
Isobel: “Avevo 21 anni... all'epoca e... rimasi incinta di te... per caso, senza volerlo e... quando lo dissi a tuo padre, beh.... diciamo che non la prese bene! Non volevo abortire, così decisi di farti adottare, decisi di farti avere una vita dignitosa, cosa che, però, io non potevo darti... così decisi di contribuire nel fartela avere da altre persone”. Claire: “Mia madre è morta, mi madre adottiva morta, lo sai?”. Isobel: “Sì, lo so”. Claire: “Mh... hai avuto altri figli? Ti sei sposata?”. Isobel: “Sì... sono sposata e ho due figlie”. Claire: “E quanto spesso mi hai pensata in tutti questi anni”. Isobel: “Molto spesso”. Claire: “Quanto spesso?”. Isobel: “Praticamente tutti i giorni”. Claire: “E cosa pensavi? Com'è che mi pensavi dato che non mi conoscevi nemmeno?”. Isobel: “Pensavo proprio a questo, pensavo a come potevi essere”. Alcuni secondi di silenzio. Isobel: “Ti va di conoscermi o no?”. Claire ci riflette, poi dice: “Sì... credo di sì”. Isobel annuisce: “Bene”.
Arizona è in una cucina che taglia delle verdure dietro di lei c'è May, che cuoce qualcosa ai fornelli. Tutte e due sono diverse rispetto a prima, sono più giovani e allo stesso tempo giovanili. Dopo poco Arizona smette di tagliare le verdure, si volta verso e May e l'abbraccia da dietro. May sorride. Arizona: “Ti amo”. May: “Anche io”. May si volta e le due appoggiano la fronte l'una su quella dell'altra. Si può notare che May ha una leggera pancia. Arizona gliela accarezza. Arizona: “Sai qual'è il bello dell'essere incinta e lesbica?”. May: “No” dice sorridendo. Arizona: “Che puoi fare sesso comunque!”. May ride. Arizona la bacia. May l'abbraccia, durante il bacio Arizona.
Claire apre la porta di casa sua. Indossa ancora l'abito rosso della cena. Davanti a lei si trova Arizona. Arizona: “Mi puoi spiegare cosa è successo, per favore? Perché credo di essermi persa qualcosa!”. Claire: “Tu la ami ancora, ma credo che tu faccia finta di non saperlo!”. Arizona: “Posso entrare?”. Claire: “No, per il momento no!”. Arizona ride. Claire: “Adesso perché ridi?”. Arizona: “Per il momento no? Questo vuol dire che hai intenzione di farmi entrare solo che devi fare la difficile, la diplomatica, quella a cui non sfugge niente, per questo mi tieni qui: per farmi credere che sei incazzata, quando, un po' lo sei, ma non fino infondo, perché quello che vuoi veramente è... farmi entrare e... lo sai cos'altro, perché mi ami e, anche se soffri, vuoi godere a pieno dei momenti che abbiamo da passare insieme, anche se sai che ogni volta stai male”. Claire: “Ah, è questo che pensi? Bene, allora penso che non entrerai e resterai fuori per tutto l'arco di tempo che resterai qui!”. Arizona: “Stavo scherzando, Claire!”. Claire: “PIANTALA DI SCHERZARE SU QUESTE COSE! PIANTALA DI SCHERZARE SULLE COSE PER CUI IO SOFFRO E PER LE QUALI, TU, NON SEMBRI PROVARE ALCUN MINIMO INTERESSE!”. Arizona: “Per esempio?”. Claire: “Per esempio il mio amore per te! Il nostro stare bene, anzi benissimo insieme! Fare l'amore nella doccia, nel letto, sul divano, sul tavolo... posso andare avanti all'infinito a dirti quali sono le cose belle, che mi fanno soffrire e che tu sembri non notare e non capire!”. Arizona: “Cos'è che non capisco di queste cose?” dice con tono un po' da menefreghista e lo dice come se avesse dovuto chiederlo per forza. Claire: “LA LORO BELLEZZA!”. Arizona: “Tu, invece, non capisci una cosa fondamentale!” dice tornando seria. Claire: “E sarebbe?”. Arizona: “Che ti amo! Non capisci che io ti amo!”. Claire rimane a bocca aperta. Le scende un lacrima. Dopo qualche secondo di continuo guardarsi e capirsi soltanto tramite le espressioni del viso, Claire dice: “Mi dispiace” dice abbassando il viso: “Mi dispiace”. Arizona: “Non fa niente!”. Claire, che fino a quel momento aveva tenuto la maniglia della porta per sia tenerla aperta, ma anche per avere la possibilità di chiuderla improvvisamente, rapidamente e facilmente, si sposa dalla porta, per far entrare Arizona. Arizona entra e si volta completamente verso Claire, che mentre si chiude la porta, l'abbraccia e la bacia.
Kirsten cammina per strada con la sua borsa, che ha preparato prima, a tracolla.
Kim: “Proprio per questo ti sto dicendo che dobbiamo farlo!”. Jake: “VA BENE! OK? VA BENE! SE VUOI RISCHIARE, FACCIAMOLO”. Kim sorride, poi si butta su letto e si trascina fino a sopra Jake. Lo bacia. Kim: “Grazie” dice sorridendo. Jake sorride.
Claire: “Hai quaranta due anni, giusto?”. Isobel annuisce. Claire: “E quanti ne hanno le tue figlie?”. Isobel: “La più grande, Laura, ne ha 17, mentre la più piccola, Diane, ne ha 15”. Claire: “Però! Ci hai messo poco a riprenderti dal parto!”. Isobel: “Tutto grazie a mio marito, Rick”. Claire: “Quindi state insieme da...?”. Isobel: “18 anni, più o meno... ci siamo sposati prima che nascesse Laura”. Claire: “Mh... vi amate ancora?”. Isobel: “Sì, direi di sì”. Rimangono in silenzio. Claire si guarda intorno e spesso abbassa il viso, ma non guarda mai Isobel. Isobel: “Tu, invece?”. Claire la guarda. Isobel: “Sei fidanzata? Hai una relazione?”. Claire: “Sì... sì”. Isobel: “Vivete insieme?”. Claire: “No... no”. Isobel: “Ok e...”. Claire: “Lei è sposata” interrompe. Isobel: “Lei?”. Claire: “È una donna”. Isobel: “Ah... è una donna... ok”. Claire: “Ha due bambine, ha 31 anni ed è sposata con un'altra donna... che non sono io”. Isobel annuisce, con un espressione un po' scioccata, ma allo stesso tempo consapevole. Claire: “Io la amo e lei ama me, ma...” inizia a tremarle le labbra per il pianto: “... lei non vuole lasciare la sua famiglia, lo fa per le sue bambine...”. Ad Isobel scende una lacrima. Dopo alcuni attimi di silenzio, Claire: “Non credo che altre due o altri due amanti... siano mai stati così vicini e così... distanti!”. Isobel: “Pensavo la stessa cosa quando ho visto la reazione di tuo padre, quando gli dissi che ero incinta”. Claire: “Come si chiamava?”. Isobel: “Michael”. Claire: “E come era?”. Isobel: “Ti assomigliava anche se tu mi ricordi me da giovane”. Claire: “Anche io mi rispecchio molto in te... devo dire”. Isobel: “Mi fa piacere sentirtelo dire... qual'è il tuo lavoro? Di cosa ti occupi?”. Claire: “Sono fotografa... mi ingaggiano per feste, matrimoni,... celebrazioni in generale... tu, invece?”. Isobel: “Io... io sono una manager”. Claire: “Mh... che tipo di manager?”. Isobel: “Mi ingaggiano gli attori”. Claire: “Ah! Quindi sei brava?!”. Isobel: “Penso di sì”.
Claire riapre la porta di casa sua. E trascina fuori Arizona. Indossano ancora i vestiti da sera. Claire: “Sai cosa c'è? C'è che non posso farti entrare!”. Chiude la porta. Arizona bussa dicendo: “Claire?! Claire?! Ma che ti prende, si può sapere?”. Claire: “La domanda giusta sarebbe che cosa ci prende!” dice dall'altra parte della porta. Arizona: “Ok, ok... vuoi parlare... mi fai entrare?”. Claire: “No!”. Arizona: “Ok...” dice sedendosi contro la porta: “...allora resterò qui fuori”. Claire, dall'altra parte, si siede anche lei appoggiandosi alla porta. Claire: “Da quanto tempo è che ci conosciamo, Arizona?”. Arizona rimane in silenzio. Claire: “Lo sapevo che non...”. Arizona: “Sei mesi, ventisette giorni,...”. Guarda l'orologio che ha al polso, poi continua: “...nove ore, ventiquattro minuti e nove secondi!”. Claire rimane a bocca aperta. Claire: “Non pensavo che tu lo sapessi”. Arizona: “Tu credi che io... che a me non me ne freghi niente di noi, ma... è proprio questo il problema! Puoi chiedermi qualsiasi cosa, qualsiasi cosa su di noi e io posso risponderti... posso farlo, quindi fammi qualsiasi domanda ti passi per la testa!”. Claire: “Ti credo!”. Arizona: “No, fammela lo stesso!”. Claire: “Quando è stata la prima volta che abbiamo fatto l'amore?”. Arizona: “Il 27 settembre dell'anno scorso... un'altra”. Claire: “Che giorno ci siamo incontrate? Però questo so che lo sai”. Arizona: “Fa niente, te lo dico lo stesso... il 31 agosto sempre dell'anno scorso alle 12 e 18”. Claire: “Quand'è stata la prima volta che ti ho detto “Ti amo”?”. Arizona: “Il 6 gennaio alle 9 e 4 minuti... la sera”. Claire: “Cazzo... come fai a ricordarti tutto?”. Arizona: “Perché... tutte queste date, tutte queste ore, tutti questi minuti... io li ripeto prima di addormentarmi... ho tanto il timore di dimenticarmeli e...” scoppia a piangere. Anche Claire piange, ma, a differenza di Arizona, non si fa sentire. Arizona: “Perché hai detto che avermi incontrato è sia una sfortuna che una fortuna? Perché fortuna?”. Claire: “Perché... mi fai respirare e, allo stesso tempo... mi fai soffocare, mi impedisci di respirare... ti amo, ti amo, ti amo e ti amo e... non ce la faccio più a non averti completamente ed esclusivamente... per me!”. Arizona: “Anche io ti amo!”. Claire: “Cos'è che ami di me? Se dovessi scegliere una cosa di me, quella che ami di più, quale sceglieresti?”. Arizona: “Amo le tue mani! Bacerei più le tue mani, che la tua bocca!” dice sorridendo. Rimangono alcuni attimi in silenzio, anche se Claire sta piangendo. Arizona: “E tu cosa ami di me?”. Claire: “Amo... la tua schiena... la tua bellissima e sensuale schiena, che, non appena la vedo, mi cedono le ginocchia!”. Arizona lascia cadere indietro la testa, appoggiandola così alla porta. Arizona: “Mi apri?”. Claire: “No”. Arizona: “DAI CLAIRE! APRI QUESTA CAZZO DI PORTA!”. Claire: “Non ti aprirò”. Arizona: “Porca Eva... aprimi per favore!”. Claire: “No”. Arizona: “APRIMI CLAIRE!”. Dalla porta accanto a quella dell'appartamento di Claire, esce Kim. Arizona si volta verso di lei. Arizona: “Ciao Kim”. Kim: “Ciao... Arizona... è tutto ok?”. Arizona: “Sì, scusaci...”. Claire intanto da dentro chiede: “Chi c'è? Chi c'è lì fuori?”. Arizona: “C'è Kim”. Claire in quel momento apre la porta, mentre Arizona stava parlando con Kim e le stava dicendo: “Scusaci stiamo soltanto litigando... discutendo”. Claire, appunto, apre facendo volare così all'indietro Arizona. Arizona cade per terra con la schiena. Arizona: “Aia!”. Claire: “Scusa, amore!” dice abbassandosi verso di lei. Poi esce con la testa dalla porta e saluta Kim. Claire: “Ciao Kim”. Kim: “Ciao”. Claire: “Scusa per il baccano! Stai bene?” chiede ad Arizona. Arizona: “Sì”. Kim: “Non vi preoccupate... io adesso vado”. Claire: “Ah... ok, ciao Kim!”. Kim: “Ciao”. Arizona intanto si è alzata ed è entrata nell'appartamento di Claire. Claire chiude la porta, si volta verso Arizona e dice: “No... aspetta un attimo, tu dovresti essere fuori!”. Arizona si avvicina e la bacia. Arizona: “Preferirei restare dentro!”. Claire la bacia di nuovo e comincia ad amoreggiare. Claire: “Resta, allora! RESTA!”. Cominciano a spogliarsi a vicenda.
Arizona: “Ho sbagliato... prima ho detto che era tre o quattro mesi che andava avanti la nostra relazione, invece, stava durando da molto più tempo”. Avv. Madden: “Da quanto?”. Arizona si volta verso May: “Da... circa... un anno”. Avv. Madden: “Avanti, signora Callow, sappiamo tutti qua dentro che sa esattamente da quanto tempo era che andava avanti... la sua relazione con la signorina Mathison!”. Arizona: “Ok! È vero lo so!”. Avv. Madden: “Vuole illuminarci d'immenso, allora?”. Arizona: “Adesso sarebbero nove mesi, un giorno,...” guarda l'orologio: “...quarantuno minuti e due secondi” dice abbassando il viso.
Claire e Arizona sono seminude, indossano solo la biancheria. I vestiti che avevano addosso sono per terra. Claire prende Arizona per i fianchi e la spinge contro il muro, continuando a baciarla e ad amoreggiare. Arizona toglie il reggiseno a Claire. Claire le salta in braccio e Arizona la porta in camera da letto, dove la butta su di esso. Arizona sale sul letto, mettendosi sopra a Claire. Si spogliano completamente. Fanno l'amore. Claire è sopra Arizona. Sono ancora entrambe nude. Si stanno baciando molto lentamente, ci metto alcuni secondi soltanto per toccarsi le labbra ogni volta. Arizona tiene il viso di Claire con le mani, mentre Claire ha le sue nei capelli di Arizona. Si continuano a baciare, sembra quasi che non vogliano più smettere.
Kim e Jake, hanno fatto di nuovo l'amore e sono accoccolati. Jake: “Provo una strana sensazione... in questo momento... qualcosa nella pancia”. Kim: “Si chiama felicità, Jake”. Jake: “No... si chiama Kim”.
Kirsten arriva nel suo ufficio con la sua borsa. Entra e in uno studio vi è Ruth, la sua segretaria, che compila dei documenti. Kirsten: “Ciao Ruth”. Ruth: “Salve signora Jones”. Kirsten: “Che ci fai ancora qui?”. Ruth: “Sto finendo un lavoro”. Kirsten: “Mh... ok... senti io dormirò nel mio studio, ok?”. Ruth: “Sì... le dispiace se resto qui anche io? Mi hanno sfrattata e non so dove andare”. Kirsten: “Sì, resta pure”. Kirsten va nel suo studio e appoggia la borsa sul divano. Si toglie la maglietta e rimane in reggiseno. C'è la porta aperta. Sta frugando nella borsa, quando arriva Ruth. Ruth: “Oh! Scusi!” dice uscendo. Kirsten: “Oh, no, Ruth... vieni pure... non ho vergogna, vieni”. Ruth rientra. Kirsten: “Dimmi”. Ruth: “Volevo dirle buonanotte, signora”. Kirsten: “Anche a te, Ruth” dice infilandosi una maglietta: “E, Ruth, gradirei che tu cominciassi a darmi del tu”. Ruth: “Ok, va bene... di nuovo buonanotte”. Kirsten: “Ciao”. Ruth se ne va.
Claire e Arizona sono sdraiate nel letto, sotto le lenzuola. Arizona si volta verso il comodino e guarda l'ora. Arizona: “Ora io devo andare, devo ancora finire un sacco di contratti...” dice alzandosi e rivestendosi. Claire: “Non puoi restare?”.
Kim è fuori dal suo palazzo. Ha di fronte Jake. I due si stanno baciando e abbracciando. È notte. Ad un tratto Kim se ne va con il sorriso sulle labbra.
Arizona: “È proprio colpa di questa domanda che ho quella pila di documenti da valutare, firmare, riguardare... è colpa tua se sono sulla mia scrivania. Invece di lavorare, venivo qui da te!”. Claire sorride. Claire: “Ok, allora fammi sapere quando hai finito quella pila di contratti così ne facciamo un'altra!”. Arizona ha finito di vestirsi. Sorride e poi dice: “Ciao amore”. Claire: “Ciao”. Si baciano. Arizona esce. Va all'ascensore. Quando arriva e si apre lo sportello, Arizona si trova di fronte, Kim. Arizona: “Ciao Kim”. Kim: “Ciao Arizona!”. Arizona: “È incredibile quante volte riusciamo ad incontrarci!”. Kim: “Sì” dice sorridendo e uscendo dall'ascensore. Arizona, invece, ci entra. Kim: “È stato un piacere rivederti!” dice voltandosi verso di lei. In quel momento arriva di corsa Claire, in pigiama. Claire: “Ciao Kim!” dice con il fiatone. Kim: “Ciao Claire”. Claire si volta verso Arizona. Rimangono in silenzio per un po'. Kim: “Va beh... io vado, ci vediamo”. Arizona: “Buonanotte!”. Claire: “Buonanotte!”. Kim si incammina verso il suo appartamento molto lentamente. Claire entra nell'ascensore. Si avvicina a Arizona e la bacia. Claire: “So che hai un sacco di lavoro da fare, però... “ dice tenendo il viso di Arizona con le mani: “... tua moglie non c'è e stanotte non tornerà, per cui ti vorrei chiedere di restare per stanotte... per favore, resta con me!”. Arizona: “Vorrei tanto restare, ma... non posso”. Claire rimane in silenzio, dopo poco però dice: “Ok” con tono molto deluso e triste. Esce dall'ascensore e va alla sua porta. Kim, intanto, è arrivata alla sua porta. Sta aprendola con le chiavi, quando vede Claire scoppiare a piangere, che si appoggia alla porta del suo appartamento e che si scivola lungo di essa, lasciandosi cadere per terra. Kim corre da lei: “Claire! Cosa c'è che non va?”. Claire: “Non è restata! Non è restata qui con me e... non lo farà mai! Non lo farà mai! Non avremo mai una relazione in cui ci siamo solo io e lei! Mai!”. Kim: “Dai vieni!” dice tirandola su: “Vieni con me”. La porta nel suo appartamento e la fa sedere al tavolo. Kim: “Adesso ti faccio un tè!”. Kim va in cucina e glielo prepara. Dopo dieci minuti torna da Claire con una tazza fumante, che da a Claire. Claire: “Grazie”. Kim si siede di fronte a lei. Claire: “Scusami... se ho dato fuori di matto, prima... scusa se mi sono sfogata”. Kim: “Non ti preoccupare”. Claire beve il tè. Kim: “Siete una bella coppia... tu e Arizona”. Claire: “Grazie”. Kim: “Però, ho notato, che discutete spesso”. Claire: “Sì... avremmo un po' di problemi da risolvere, che però... lasciamo da parte e andiamo avanti così, discutendo dalla mattina alla sera”. Kim: “Mh...”. Claire: “Tu? Sei fidanzata o impegnata?”. Kim: “Sì... ho un ragazzo”. Claire: “E come va?”. Kim: “Bene, a parte il fatto che ha l'AIDS”. Claire rimane sbalordita: “Deve essere parecchio difficile!”. Kim: “Infatti, lo è, però...”. Rimangono di nuovo in silenzio. Kim: “Ti vedo triste”. Claire, che aveva abbassato il viso, lo rialza e fissa Kim. Kim: “Ti osservo tanto”. Claire: “Beh... osservi bene allora”. Kim: “Credo... che io e te ci assomigliamo parecchio”. Claire: “Perché?”. Kim: “Pensiamo entrambe che il mondo ci stia crollando addosso!”. Claire: “E... non è così?”. Kim: “Speravo me lo potessi dire tu...”.
Kirsten, che ha dormito sul divano del suo studio, si sveglia. Guarda l'orologio. Kirsten: “Oh cazzo! È tardissimo”. Si alza e si veste. Corre di là, ma non c'è nessuno. Si guarda intorno. Arriva Ruth. Kirsten: “Ciao Ruth... mi sai dire dove sono tutti?”. Ruth: “Ciao... tutti chi?”. Kirsten: “I medici, i pazienti...”. Ruth: “Ehm... è domenica, non ci sono i medici e i pazienti nello studio di domenica”. Kirsten porta la mano alla tempia e, sconvolta, dice: “È DOMENICA! È vero! Me ne ero completamente scordata!”. Ruth: “Vuoi un caffè?”. Kirsten: “Ehm... sì, grazie”. Ruth entra in una stanza. Kirsten la segue. Qui vi è una piccola cucina con un tavolo e tre sedie. Kirsten si siede.
Kim: “Ritengo che tu sia molto bella...”. Claire: “Grazie... anche tu lo sei”. Kim: “Non te l'ho detto per sentirmelo dire a mia volta”. Claire: “Lo so... non sei la tipa”. Kim: “Allora, è vero?”. Claire: “Che cosa?”. Kim: “Che pensi che il mondo ti stia crollando addosso?”. Claire abbassa il viso e deglutisce, poi dice: “D'altronde, però... chi ha detto che sarebbe stato facile?”. Kim: “La vita?”. Claire annuisce. Kim: “Chi ha detto che sarebbe stata così dura?”. Claire sorride. Alcuni attimi di silenzio e poi, Claire, dice: “Non ci siamo mai frequentate io e te...”. Kim: “Già”. Claire: “Mi dispiace, perché, adesso che ti conosco, mi rendo conto che sei simpatica e mi piaci...”. Kim sorride e poi dice: “Ho notato che tu e Juliet siete molto amiche”. Claire: “Sì, diciamo di sì”. Kim: “È simpatica?”. Claire: “Sì, è molto gentile e accogliente”. Kim: “Ma?”. Claire: “Ma... non lo so”. Kim: “Non c'è un “ma”?”. Claire: “Forse c'è, ma non lo da a vedere”.
Charlie rientra a casa. Casa sua. Chiude la porta, appoggia le chiavi sul un mobile e si toglie la giacca. Si guarda intorno. Va in camera da letto e apre l'armadio. All'interno vi sono dei vestiti da uomo. Li prende tutti e li butta per terra. Quando ha svuotato l'armadio, porta, quelli sul pavimento, in salone, accanto alla porta. Torna in camera e guarda l'armadio vuoto. Inizia a piangere. Bussano alla porta. Charlie smette di piangere e va ad aprire. È Marcus. Charlie: “Marcus? Che ci fai tu qui?”. Marcus: “Sono qui per sapere delle informazioni in più sul caso di Claire Mathison, dato che, tu, non mi parli da due giorni!”. Charlie: “Entra”. Marcus entra: “Hai interrogato le vicine?”. Charlie: “Sì, mi hanno detto entrambe che Claire aveva una relazione con una certa Arizona Callow, che ho già interrogato e che dice di essere innocente, anche se si trova sul luogo del delitto, anche se aveva problemi con la vittima e anche se sapeva che la vittima aveva la pistola, però, dice di non sapere dove la tenesse”. Marcus: “Le vicine erano a casa all'ora dell'omicidio?”. Charlie: “Una sì e l'altra no... quella che era a casa ha sentito che Claire e Arizona litigavano”. Marcus: “E lo sparo l'ha sentito?”. Charlie rimane in silenzio, poi dice: “Non poteva sentirlo, la pistola aveva il silenziatore”. Marcus: “Sì, ma tu glielo hai chiesto?”. Charlie: “No...”. Marcus: “Ok... sei distratta, Charlie... dovresti prenderti qualche giorno per riposare e...”. Charlie: “E cosa, Marcus? Cosa dovrei fare, visto che sembri saperlo bene?”. Marcus: “Credo che... dovresti rifarti una vita e credo che tu debba farti aiutare”. Charlie: “Marcus, piantala per favore di fare l'amico, che mi vuole bene!”. Marcus: “È PROPRIO PERCHè NON TI VOGLIO SOLO BENE CHE TI DICO QUESTE COSE! E DEVI CAPIRE CHE, NOI DUE, SIAMO PARTNER E, CHE TU LO VOGLIA O NO, LO SAREMO PER TANTO TEMPO E, IN QUEST'ARCO DI TEMPO, IO TI VORRò BENE, TI AMERò E CI TERRò A TE!”. Charlie inizia a piangere. Dopo qualche secondo di silenzio, Charlie smette di piangere e dice: “Esci... vai via di qui”. Marcus se ne va senza farselo ripetere due volte.
Claire: “Che lavoro fai, Kim?”. Kim: “La cameriera... tu fai la fotografa, vero?”. Claire annuisce. Kim: “Anche io amo la fotografia, infatti, Jake, il mio ragazzo, se può definire così, dice che potrei fare la fotografa”. Claire: ““Perché sei insicura sul fatto che sia o meno il tuo ragazzo?”. Kim alza le spalle: “Come si fa a sapere quando lo è? Qual'è il criterio di valutazione?”. Claire: “Dipende... ehm... di solito bisogna prendere in considerazione le cose più... intime”. Kim: “Beh, allora, vediamo... abbiamo fatto sesso quattro volte domenica”. Claire: “Oh, CAZZO!” si mette una mano sulla bocca. Kim scoppia a ridere. Claire: “Scusa per il cazzo”. Kim: “Niente” dice continuando a ridere. Anche Claire ride. Dopo alcuni secondi di risate, Claire dice: “Comunque, dalle informazioni che mi hai fornito, direi che è... amore”. Kim: “Sì, lo penso anche io”. Claire: “Comunque, tornando alla fotografia...” dice sorridendo. Kim: “Dal sesso alla fotografia, mh... però, è un bel passaggio”. Claire sorride: “Hai delle foto da farmi vedere che hai fatto tu?”. Kim: “Sì, certo” dice alzandosi e andando a prenderle, in un cassetto di un mobile. Le porta a Claire. Claire le guarda e dice: “Cavolo! Sono molto belle, sai?”. Kim: “Dici?”. Claire: “Sì, sì, davvero... da quanto tempo è che le fai?”. Kim: “Più o meno, due anni, anche se non sono una professionista... non conosco bene la macchina fotografica, come oggetto e tutte le sue funzioni”. Claire: “Se ti va ti insegno...”. Kim: “Sì... grazie! Mi piacerebbe”. Claire: “Ok... quando vuoi e puoi me lo fai sapere e... ci vediamo e ti insegno, ok?”. Kim: “Ok, grazie mille!”. Claire: “Figurati, è un piacere.
Juliet va a bussare alla porta di Claire. Da dentro si sente Claire che dice: “Avanti” con di sottofondo una risata. Juliet entra e trova Claire e Kim, sedute sul divano che ridono, con in mano delle macchine fotografiche e delle fotografie. Claire: “Ciao Juliet! Come stai?”. Juliet: “Bene...”. Claire: “Conosci Kim, no?”. Juliet: “Sì...”. Kim: “Ciao Juliet”. Juliet: “Ciao... cosa state facendo?”. Claire: “Sto insegnando a Kim un po' di cose sulla fotografia”. Juliet: “Ah”. Claire: “Vuoi unirti a noi?”. Juliet: “No, grazie... vi lascio”. Claire: “Ciao”. Kim: “Ciao”. Juliet esce. Torna a casa un po' nervosa.
Charlie esce di casa e richiama Marcus. Charlie: “MARCUS!”. Marcus si ferma. Charlie: “Scusami... vieni dai...”. Marcus ritorna da lei. Rientrano. Marcus: “Ritieni che Arizona sia colpevole?”. Charlie: “Non lo so... mi sembrava sincera quando diceva che l'amava, però, era lì, aveva problemi con la vittima e... sapeva che aveva la pistola! Non capisco!”.
Kim va a casa di Jake. Quando entra, trova un uomo nel salotto di Jake. Alto, capelli brizzolati bianchi, sulla cinquantina, in forma e vestito abbastanza bene. Kim: “Salve signor Tyker!” dice chiudendo la porta. L'uomo, che stava sistemando la libreria di Jake, si volta e dice: “Ciao Kim! Puoi chiamarmi William, comunque... e puoi anche darmi del tu”. Kim: “Ok... come stai, William?”. William: “Bene, tu?”. Kim: “Bene, grazie”. William annuisce: “Jake è in camera”. Kim: “Grazie”. Kim corre in camera e salta sul letto a pancia in giù. Jake si volta verso di lei. Kim, con una faccia buffa, dice: “Ciao”. Jake: “Ciao” dice ridendo. Si abbracciano e si baciano. Jake: “Come stai?”. Kim: “Bene, tu?”. Jake: “Bene”. Si baciano di nuovo. Kim: “Come mai c'è tuo padre?”. Jake: “È venuto a salutarmi”. Kim: “Mh... è passato soltanto per quello?”. Jake: “Sì”. Kim si appoggia sui gomiti, per vedere faccia a faccia, Jake e dice: “Stai davvero bene, Jake?”. Jake: “Ehm... diciamo che sto un po' meno bene del solito”. Kim: “Diciamo... che stai più male del solito!”. Jake: “Perché devi vederla dal lato negativo?”. Kim: “Anche se la vedi dal lato positivo non è una bella cosa! Sei ammalato, Jake e, per qualsiasi dolore tu abbia, ci si spaventa... io mi spavento, perché ho paura”. Jake: “Non devi avere paura, la paura non fa mai bene!”. Kim: “Non ricominciare con questo discorso!”. Jake: “E, INVECE, IO VOGLIO RICOMINCIARE A PARLARNE! VOGLIO DISCUTERNE, PERCHé TU HAI PAURA PER ME E IO HO PAURA PER TE!”. Kim: “TU NON TI DEVI PREOCCUPARE PER ME!”. Jake: “NON CI RIESCO! OK? TI AMO E NON CI RIESCO... HO PAURA PER TE QUANDO IO NON CI SARò Più!”. Kim: “E allora? Cosa vuoi fare?”. Jake si volta a fissare il vuoto. Kim: “Non cambia niente se ne discutiamo e parliamo, non cambia la situazione”. Jake: “Vai via, Kim” dice rivoltandosi verso di lei. Kim: “Cosa?”. Jake: “Vai a farti una vita!”. Kim: “Mi stai lasciando?”. Jake: “Mi sa di sì”. Kim: “Ok”. Si alza e se ne va. Kim: “Ciao William”. Esce dal palazzo e, appena fuori, sembra non sapere dove andare. Scoppia a piangere. Torna a casa e bussa alla porta di Claire. Claire apre: “Ciao Kim”. Vede che piange. Claire: “Che cosa è successo?”. Kim: “Jake mi ha lasciato”. Claire: “Entra”. Kim entra: “Mi ha lasciato!”. Claire l'abbraccia: “Mi dispiace”. Vanno a sedersi sul divano. Si abbracciano ancora, per circa cinque minuti, poi, Kim, alza il viso e guarda Claire dritta negli occhi. Quelli di Kim sono pieni di lacrime, ma fissano Claire con estremo fascino e passione. Kim avvicina il viso a quello di Claire, appoggiando la sua fronte sulla guancia di Claire, continuando a fissarla. Claire sembra confusa. Claire: “Hai ragione quando dici che siamo molto simili”. Kim: “Lo so, lo so”.
Anche Ruth si siede, di fronte a Kirsten. Bevono il caffè insieme. Kirsten: “Come mai non hai una casa?”. Ruth: “Non me la posso ancora permettere”. Kirsten: “Mh... io ce l'ho una casa, ma c'è dentro mio marito, quindi...”. Ruth: “Mh...”. Kirsten: “Io voglio un bambino e lui no”. Ruth: “Anche io ho un ragazzo, ma... non è il mio ragazzo, cioè... non è mai il ragazzo di nessuna... non può mai avere una donna sola... e io continuo a corrergli dietro!”. Kirsten: “Smetti”. Ruth: “Ci sto provando...”. Kirsten: “Io non so cosa fare con mio marito...”. Ruth: “Sei felice con lui?”. Kirsten: “Sì, sì... almeno credo”. Ruth: “Lo ami?”. Kirsten: “Sì, credo di sì”. Ruth: “In un matrimonio non ci possono essere i “credo” o i “forse”, ogni risposta deve essere certa e sicura...”. Kirsten beve un goccio di caffè.
Kim: “Ami tanto Arizona?”. Claire: “Sì...”. Kim: “E non la tradiresti mai?”. Claire: “Non lo so... non credo di essere in grado di programmare il mio futuro”. Kim alza di nuovo il viso e guarda, di nuovo, negli occhi, Claire. Dopo poco, la bacia. Claire, dopo il bacio, tiene gli occhi chiusi. Kim: “Non dovevo farlo?”. Claire: “No...” riapre gli occhi: “...no... non è un problema”. Kim la ribacia. Claire tiene, ancora un volta, gli occhi chiusi. Kim: “Brutto? Bacio male?”. Claire riapre gli occhi: “No, assolutamente, no, anzi... se mai è il contrario...”. Kim: “Allora cosa c'è?”. Claire la guarda e la bacia. Stavolta, il bacio dura più a lungo e si prendono il viso a vicenda. Claire interrompe il bacio: “Non credo sia una buona idea”. Kim: “Mh...” dice lasciando il viso di Claire. Claire: “Insomma... tu... sei appena uscita da una relazione con un ragazzo che amavi e... che suppongo tu ami ancora... e io... io sono l'amante di una donna che amo alla follia”. Kim: “Sì, ma tutte e due sappiamo che non abbiamo possibilità con le persone che amiamo”. Claire: “Non mi interessa... riesco a passare del tempo insieme a lei... posso farci l'amore, per cui... va bene così... mi accontento di questo”. Kim: “Non ci si deve accontentare nella vita, Claire... bisogna cercare il meglio”. Claire: “Per me, questo è il meglio...”. Kim: “Ok”. Claire: “Spero... di non avere rovinato la nostra amicizia”. Kim: “No, no... forse non hai ragione, in fondo”. Claire: “Su che cosa?”. Kim: “Sul confermare il fatto che siamo simili”. Claire sorride. Kim: “Vorrei tanto ribaciarti”. Claire: “Anche io”. Si baciano di nuovo. Claire: “Non dobbiamo dirlo a nessuno”. Kim: “No, no... certo che no!”. Si baciano di nuovo. Kim: “Scusa, però, non voglio andare allo step successivo”. Claire: “Il sesso intendi?”. Kim: “Sì”. Claire: “Ok”. Kim: “Non oggi, almeno”. Claire: “Sei ancora sconvolta?”. Kim: “Sì”. Claire: “Ok... vieni qua”. Kim si avvicina e Claire l'abbraccia. Kim ricomincia a piangere. Claire le da un bacio sulla testa. Kim: “Lui... mi ha lasciato... mi ha lasciato e mi ama... e io amo lui!”. Claire: “L'amore è complicato”. Kim continua a piangere. Claire cerca di consolarla: “Dai, Kim... basta piangere”. Kim, dopo un po' smette.
Marcus si toglie la giacca. Marcus: “Ok... possiamo interrogarla... un'altra volta? Magari con la mia presenza?”. Charlie: “Sì, certo”. Marcus: “Tu, piuttosto, come stai?”. Charlie: “Sei la prima persona che me lo ha chiesto veramente”. Marcus: “Sono l'unica persona con cui hai dei contatti, per cui...”. Charlie: “È comunque un bel pensiero da parte tua”. Marcus: “Bene, come stai, allora?”. Charlie: “Sempre peggio!”.
Claire: “Non sai da quanto tempo, sogno questo momento, sogno di trovarmi in questa situazione e, da quanto tempo, penso a quello che vorrei dirti, ma...”. Isobel: “Ma adesso che ti trovi nella stessa situazione non sai cosa dire, giusto?”. Claire: “Sì”. Isobel: “Beh, non devi dirmi per forza tutto adesso... quando le cose ti vengono in mente, puoi chiamarmi e chiedermele” dice dandole il suo biglietto da visita. Claire: “Ok”. Isobel: “Ok... quindi... ci sentiamo?!” dice alzandosi. Claire: “Sì”. Isobel si avvia verso l'uscita. Claire: “Isobel!”. Isobel si volta verso di lei. Claire: “Non sparirai di nuovo, vero?”. Isobel fa di no con la testa: “Puoi chiamarmi “mamma”... se ti va”. Claire sorride. Isobel se ne va.
Claire è ancora per terra con Arizona. Claire: “Ti voglio troppo”. Arizona guarda l'orologio sulla parete. Segna le sei e quarantotto. Arizona: “Devo andare”. Si alza e va in camera da letto. Qui si veste. Claire la raggiunge e dice: “Perché te ne vai sempre?”. Arizona: “Perché non posso restare”. Arizona finisce di vestirsi. Claire: “Sempre la solita risposta”. Arizona si avvicina a Claire, con la sua borsetta in mano. Arizona: “Sempre la solita domanda”. La bacia e se ne va.
Charlie e Marcus entrano nella sala degli interrogatori. Seduta al tavolo c'è Arizona, che, quando vede entrare i due, si alza e li stringe la mano dicendogli: “Salve” e, gli altri due rispondono al saluto. Si siedo tutti al tavolo. Charlie e Marcus sono vicini, mentre Arizona è di fronte a loro. Charlie: “Signora Callow, l'abbiamo richiamata qui per risentire tutta la storia”. Arizona: “Ok...”. Marcus: “A che ora è arrivata a casa della vittima?”. Arizona: “Verso le tre del pomeriggio, l'ho aspettata fuori da casa sua”. Marcus: “Non era in casa?”. Arizona: “No, stava tornando da lavoro, era andata ad un matrimonio per fare... le foto”. Marcus: “Mh... dopo?”. Arizona: “Dopo siamo entrate a casa e abbiamo fatto l'amore, dopo... abbiamo discusso”. Marcus: “Su cosa?”. Arizona: “Lei voleva che io lasciassi mia moglie e che andassi a vivere con lei, per stare esclusivamente con lei, ma io le dissi che non potevo, non volevo farlo per la mie figlie”. Marcus: “Mh”. Arizona: “Dopo... abbiamo rifatto l'amore, dopo lei ha avuto una crisi, ha pianto e urlato e dopo me ne sono andata”. Marcus: “Che ore erano?”. Arizona: “Saranno state cinque alle sette, più o meno, perché le ho detto che dovevo andare che erano le sei e quarantotto”. Marcus: “Ok, so che sapeva che la vittima aveva una pistola”. Arizona: “Sì, ma non sapevo dove la tenesse”. Marcus: “Ok... sapeva se... aveva dei problemi con qualcuno?”. Arizona: “No”. Marcus: “Ci può dire come erano i suoi rapporti con le vicine di casa?”. Arizona: “Dunque... era molto amica di Juliet e... insegna a Kim, cose sulla fotografia... stavano diventando amiche lei e Kim, ma non credo che lo fossero già”. Marcus: “Mh... la signorina Kim Eckhart dice che si trovava a lavoro, all'ora dell'omicidio, mentre Juliet era in casa, crede che la signorina Mooelight, Juliet, avesse litigato con Claire o che tra di loro vi fossero dei problemi?”. Arizona: “No, andavano d'accordo e, se avevano dei problemi tra di loro, non lo so dire, non credo, comunque”. Marcus tira un sospiro: “Ok...”. Charlie: “Ancora una volta il dito viene puntato contro di lei, signora Callow!”. Arizona: “Io ho detto più volte che sono innocente, ora sta a voi decidere se credermi o no, però, fino quel momento, gradirei essere tratta come qualsiasi altra persona, per favore!”. Marcus: “Ok, credo che possa andare signore Callow... penso di avere tutte le informazioni che mi servono, comunque... rimanga disponibile, nel caso volessi farle altre domande”. Arizona: “Sicuramente detective”. Marcus: “Allora...” dice alzandosi: “... arrivederci”. Arizona si alza e, stringendo la mano a Marcus, dice: “Arrivederci”. Arizona se ne va. Marcus: “Secondo me è innocente”. Charlie: “O è una bravissima attrice!”. Marcus: “Potrebbe anche essere, ma siamo sicuri di volerla mandare di fronte ad una giuria, che potrebbe condannarla colpevole, sbagliando? E così facendo a nostra volta una... brutta figura?”. Charlie: “Se la sbattono in prigione, non credo che faremo una figura di merda, dato che... l'assassino non sembra intento a farsi vivo, né a farsi scoprire o aver... lasciato qualche traccia, quindi, ancora una volta, contro la mia volontà, dobbiamo dare la colpa a quella che sembra essere la più ovvia, cioè Arizona, anche se, quando ho interrogato Kim, la vicina, non mi aveva detto che Claire stesse diventando su amica e tantomeno che le insegnava a fare le foto, come se ci volesse un genio!”. Marcus sorride. Charlie sorride a sua volta. Marcus: “Incredibile, il primo sorriso dopo... parecchio tempo!”. Charlie continua a sorridere.
Kirsten: “Hai ragione Ruth... ecco perché comincio a preoccuparmi”. Ruth: “Sai ti capisco, anche io mi trovo bene, anzi benissimo con il mio finto ragazzo, ma... se non siamo felici, non possiamo andare avanti a essere infelici solo perché amiamo una persona e con lei passiamo... alcuni momenti sereni e belli. L'infelicità non ci deve essere nella vita e, se lo ce la provocano, allora bisogna eliminarli”. Kirsten: “Mh... sai credo che io andrò da mia sorella, se non ti dispiace, devo parlare con lei, perché non sta bene”. Ruth: “Ok”. Kirsten si alza: “Ok, vado”.
Kirsten bussa alla porta di una casa. Ad aprirle è una donna. Questa donna è May. May: “Kirsten, ciao! Che ci fai qui?”. Kirsten: “Ciao... posso entrare?”. May: “Certo”. Kirsten entra. May: “Allora?”. Kirsten: “Sono andata via di casa, perché... Chris non vuole avere figli e io sì”. May: “Ah”. Kirsten: “E sono qui per chiederti se posso restare qui” dice facendole vedere il borsone. May: “Certo”. Kirsten appoggia per terra il borsone e poi dice: “Comunque non sono qui per parlare di me... vorrei sapere come stai tu?”. May tira un sospiro e va in sala da pranzo. Kirsten la segue. La sala da pranzo ha le pareti grigie e sulla parete di fronte all'arco di ingresso alla stanza vi sono due porte vetrate, che si affacciano sul giardino che è verde e rigoglio. Vi è un tavolo bianco con otto sedie intorno bianche. Kirsten: “Ho fatto una pessima domanda, perché uno so come stai e due posso anche immaginarlo... cosa hai intenzione di fare? Di lasciarla?”. May si è seduta al tavolo: “Non lo so”. Kirsten: “Come non lo sai?”. May: “Non lo so”. Kirsten: “Lei ti ha tradita!”. May: “LO SO MA IO LA AMO E LEI... NON MI HA LASCIATO PER L'ALTRA... IL CHE PROTREBBE VOLER DIRE CHE LEI MI AMA ANCORA!”. Kirsten: “O potrebbe voler dire che non ne aveva il coraggio o che lo ha fatto per le vostre figlie!”. May: “POTREBBE VOLER DIRE TANTE COSE, MA...”. Kirsten: “Tu la ami ancora troppo per lasciarla...”. May: “Esatto”. Kirsten: “Però, lei ti provoca dolore e infelicità, giusto?”. May: “Sì, anche...”. Kirsten: “È la stessa cosa che provo io per Chris” dice sedendosi: “E, per il mio problema, una persona mi ha detto che, l'infelicità, nella nostra vita, non ci deve essere e che dobbiamo togliere coloro che sono la fonte di essa... bisogna eliminarli anche se li amiamo tanto!”. May comincia a piangere. Kirsten: “Una canzone dice: “Se ami qualcosa, dallo via!”... all'inizio non capivo cosa volesse dire... perché dare via qualcosa che ami e che hai, che è la tua fonte di gioia? Poi ho capito...”. Appoggia le mani e tutti e due gli avambracci sul tavolo e sporge in avanti il viso, verso May. Kirsten: “Le cose che amiamo sono spesso fonte di sofferenza ed è per questo che dobbiamo gettarle via! Poi ho pensato che le cose che amiamo ci rendono anche felici... e allora mi sono detta che... ci sono tante altre cose che ci rendono felici e basta, senza farci soffrire... poi ci ho riflettuto ancora e... ho capito che avevo pensato una cazzata, perché le cose che ci rendono felici sono sempre quelle che amiamo e quindi, come ho detto prima, ci fanno soffrire... però, nonostante tutto, in questo momento, credo ancora che ciò che dice la canzone sia giusto e vero... e cosa da farsi... però, non sempre è facile farlo... non sempre si ha il coraggio per farlo... non sempre si crede che sia la cosa giusta da fare...”. May, che aveva abbassato il viso, lo rialza, con visibile la pista lasciata dalle lacrime, sulle sue guancia. Alza il viso e, in questo percorso, incontra gli occhi di Kirsten, che, pur pieni di lacrime, si trattengono e sono sicuri e devoti a quello che Kirsten sta dicendo. May ha smesso di piangere. Kirsten: “... non sempre si pensa che la felicità si trova anche altrove... perché, se uno ha ascoltato quella canzone e se uno ha fatto lo stesso mio ragionamento... beh, allora sa che la felicità sta nelle cose che amiamo, che però ci fanno anche soffrire e che... allora, la felicità è affiancata e accompagnata dalla sofferenza... e che, per averla, bisogna fare i conti sul fatto che si sanno le cose che ho elencato prima... ora, dunque, il mio ragionamento mi porta a dire che... non si devono sapere queste cose, che non si devono sapere tante cose... il problema è che prima o poi le incontriamo... e le affrontiamo e pensiamo che dobbiamo dare via le cose che amiamo... perché, in quel momento, sono quelle che ci fanno soffrire... ma anche gioire, quindi...”. Alza le mani, verso il cielo, restando, però, appoggiata con i gomiti al tavolo. Kirsten: “... è un casino! Potrei andare avanti con il mio ragionamento, ma... dove mi porterebbe se non all'inizio?” dice riabbassando le mani. May: “Provaci lo stesso... per favore”. Kirsten: “Ti va di ascoltarmi?”. May: “Sì... sei molto interessante”. Kirsten: “Ok... beh, allora.... forse, bisogna... bisogna tenere le cose che amiamo fino a quando non iniziano a farci soffrire... fino a quando... capiamo che dobbiamo dare via le cose che amiamo perché ci fanno soffrire, per poi trovare altre cose, che ci fanno gioire e che quindi amiamo... dopo, queste nuove che abbiamo trovato, dobbiamo tenercele strette fino a quando, anche esse, cominciano a farci soffrire, per poi volerle dare via e per poi trovarne altre, che poi ci feriranno e che, quindi, fanno la stessa fine e lo stesso ciclo delle altre... quindi, forse, dobbiamo accontentarci delle cose amiamo, che abbiamo, che ci fanno gioire e soffrire, senza andare a cercarne altre... ma, sai, credo... che accontentarsi nella vita non è mai giusto... perché non cercare di meglio? Perché non cercare il meglio?... devo andare avanti?”. May annuisce. Kirsten: “Ok... però, sappiamo che il meglio sarà qualcosa che amiamo e che quindi ci ferisce! Quindi... avevo ragione. Avevo ragione nel dire che il mio ragionamento mi avrebbe portato esattamente da dove ho iniziato!”. May: “E da dove è che hai iniziato?”. Kirsten si appoggia allo schienale della sedia e dice: “Dall'ascoltare quella maledettissima e cazzutissima canzone!”. Dopo qualche secondo di silenzio, May scoppia a ridere e, dopo poco, anche Kirsten la segue.
Arizona bussa alla porta di Claire. Claire apre. Arizona: “Mi dispiace per l'altra sera, ma... sono venuta per dirti tutto... io ti amo e... quella sera me ne sono andata perché, se fossi restata, non me ne sarei mai andata! Me ne sono andata perché sapevo che, se restavo, sarei rimasta per sempre e questo non può accadere... sarebbe stato il momento cruciale, il momento del giudizio, ma io non voglio che ci sia, perché, in amore, il momento in cui si prendono decisioni deve venire spontaneamente, ma... adesso, io non posso permettermi di prendere decisioni sulla nostra storia, perché, prima di tutto, devo decidere il destino delle mie figlie, perché, purtroppo, le mamme hanno quel dovere lì... è un obbligo, perché gli viene imposto e, quindi, devono farlo lo stesso! Ora io ti sto dicendo semplicemente che, quando non dovrò più prendere decisioni per le mie figlie, potrò dedicarmi a prendere decisioni su di noi, ma, fino a quel momento, devi lasciare tutto quello che c'è tra di noi, così come è!”. Claire: “E quand'è che le tue figlie potranno prendere decisioni da sole? Quando avranno diciotto anni?”. Arizona: “Quando saranno abbastanza mature per farlo!”. Claire: “E quand'è che lo saranno?”. Arizona: “Quando decideranno per conto loro!”. Claire: “E CIOè? QUANDO DECIDERANNO O MENO DI FARE SESSO LA PRIMA VOLTA? QUANDO DECIDERRANNO SE FARE UN TIRO DELLA SIGARETTA CHE IL LORO CARO AMICO GLI HA OFFERTO? È? QUANDO, ARIZONA?”. Arizona: “Sì, proprio in quel momento, quando io non dovrò prendere decisioni per loro, quando non sarà più un obbligo per me... quando potrò rimanere accanto a loro quando prenderanno quelle decisioni, solo perché lo voglio e non perché devo dare io il consenso... solo perché vorrò esserci!”. Claire: “E come pensi di fare quando loro saranno in grado di farlo? Pensi di lasciare May e di venire da me? Beh, sai credo che le tue figlie, questa cosa non la prenderebbero troppo bene e, credo, che non ti lasceranno essere accanto a loro QUANDO DOVRANNO PRENDERE QUELLE DECISIONI! NON TI RITERRANNO COSì IMPORTANTE PER PRENDERE LA LORO DECISIONE! PERCHé SAI COSA PENSERANNO DI TE?”. Arizona: “Fermati, Claire”. Claire, invece, va avanti imperterrita: “PENSERANNO: “MA PERCHé DOVREI ANDARE A CHIEDERE UN CONSIGLIO ALLA MIA CARISSIMA MAMMA, DATO CHE... CI HA TRADITO? NON è IN GRADO DI PENSARE A COSE DEL GENERE, SONO TROPPO DIFFICILI PER LEI”. Arizona se ne va.
Kirsten: “Ok, voglio farti una proposta...”. May: “Che genere di proposta?”. Kirsten: “Che ne dici se ci aiutiamo a vicenda per togliere le fonti della nostra infelicità, insieme?”. May ci riflette un'attimo, poi dice: “Credo, invece, che sia una cosa che dobbiamo fare da sole”. Kirsten: “Sì, è vero... ma sappiamo entrambe che da sole non lo faremo mai...”. May: “Sembra che vuoi impormi di lasciare Arizona!”. Kirsten: “No, però, ritengo che possa essere la cosa giusta da fare!”. May: “COME FAI A DIRLO TU? È? COME FAI? SEI PER CASO INNAMORATA DI ARIZONA? CI HAI PER CASO FATTO DEI FIGLI INSIEME? L'HAI SPOSATA FORSE? NO! QUINDI VEDI DI PENSARE ALLA TUA DI VITA E ALLE TUE DI SCELTE, NON ALLE MIE, PERCHé FARò QUELLO CHE RITERRò GIUSTO E NON QUELLO CHE MI IMPORRAI TU!”. Kirsten: “Hai ragione... dove sono le bambine?”. May: “Sono a allenamento, staranno tornando adesso”.
Juliet apre la porta del suo appartamento. È Claire, che, senza neanche aspettare il consenso di Juliet, entra. Claire: “Credo di aver combinato un casino!”. Juliet: “Ciao anche a te!”. Claire: “Ho urlato contro a Arizona dicendole un sacco di cose brutte!”. Juliet: “Non ti preoccupare, in un rapporto di coppia, vi è sempre il momento in cui si da... fuori di matto!”. Claire: “Sì, ma io la amo! Perché mai dovrei voler offenderla?!”. Claire si siede sul divano. Juliet si avvicina: “Non è detto che tu la volessi offendere, è solo che in quel momento, non eri pienamente lucida e, questa inlucidità, ha fatto saltare fuori quelli che sono i vostri problemi di coppia e tu... glieli hai sbattuti in faccia... avevi bisogno di sfogarti, perché... senti troppa pressione sulle spalle e... vededrai che tornerà!”. Claire: “Sì, lo so... però, non dovevo dirle quelle cose!”. Juliet: “Ti avrà già perdonato!”. Claire: “Forse” dice alzandosi: “Grazie”. Esce dall'appartamento di Juliet. Juliet, durante il percorso di Claire, la guarda. Claire se ne va senza dire nient'altro. Juliet, non appena Claire è uscita, fa un gesto con le mani, battendole sulle proprie gambe, di sbalordimento.
Claire è uscita dalla casa di Juliet e mentre sta tornando a casa sua, qualcuno la chiama: “Claire”. Lei si volta e, in fondo al corridoio, c'è Arizona. Claire: “Arizona! Scusami! Scusami!”. Arizona va da lei. Claire: “Scusami, davvero”. Arizona: “Scusami anche tu!”. Si abbracciano.
Arizona e May sono l'una davanti all'altra, divise dal vetro e si parlano dalla cornetta. May: “Hai detto che l'amavi”. Arizona: “Sì”. May: “Quanto?”. Arizona: “Quanto? Tanto”. May: “Tipo?”. Arizona: “Tipo che... non sentivo più il mio cuore, quando lei c'era perché... era suo... era nel mio cuore, nella mia mente, nei miei polmoni, nel mio stomaco, nel mio fegato... nelle mie vene!”. May: “Bene!”. Qualche attimo di silenzio, poi, May, dice: “Ho visto Kirsten... dice che dovrei lasciarti...”. Arizona: “Se vuoi farlo, ne hai tutto il diritto”. May: “Ti amo ancora...”. Arizona rimane in silenzio a guardare dritta negli occhi May. May: “Io ti amo ancora!”.
Kirsten: “Io lascerò Chris... e credo che tu debba fare la stessa cosa con Arizona!”. May: “E io credo che, allora, se lascerai Chris... credo che tu non lo ami abbastanza perché non se disposta a lottare!”. Kirsten rimane in silenzio per un po', poi dice: “Ti devo confessare... che sapevo che aveva un'amante”. May si volta verso di lei sbalordita.
Avv. Madden: “Come vi siete conosciute lei e la vittima?”. Arizona: “Dal dentista... che è la sorella di mia moglie”. Avv. Madden: “Ci può dare qualche informazione in più?”. Arizona: “Ci siamo incontrate nella sala d'attesa”.
Claire è seduta su una poltrona e dalla parte opposta c'è Arizona. Claire ha in mano un libro. Arizona fissa Claire, che ogni tanto alza gli occhi velocemente, per vedere se Arizona è ancora lì, che la fissa.
Arizona: “Mi ricordo che, la prima volta che l'ho vista, stava leggendo Virginia Woolf e... io rimasi colpita da lei”.
Claire e Arizona, che sono nella sala d'attesa, si scambiano una serie di sguardi.
Kirsten: “Lasciala!”. May: “Non hai mai amato Chris veramente, vero?”. Kirsten guarda May, con un aria un po' perplessa, come se non capisse. May: “Era tutta una messa in scena per... nascondere il fatto che tu...”. Kirsten: “Che io... cosa?”. May: “Dimmelo tu cosa, Kirsten!”. Kirsten: “Ehm... vediamo... non so proprio cosa stai dicendo!”. May: “Sai dove stavo andando a parare!” interrompe. Kirsten: “Allora, dimmelo tu cosa, May!”. May: “Sei lesbica o bisessuale!”. Kirsten: “Oh, oh, oh! Cavolo! Certo che la sai girare bene la frittata!”. May: “No! La faccio bene e correttamente!”. Kirsten: “Non sono né lesbica... né bisessuale, se è questo che vuoi sapere!”. May: “Invece lo sei, solo che sei troppo fifona per ammetterlo e per ammettere il fatto che... provavi e provi una certa attrazione per Arizona!”. Kirsten: “Mi spieghi, anche se fosse così, quale sarebbe la differenza?”. May: “C'è di mezzo un omicidio, Kirsten, per cui... direi che la fa la differenza!”. Kirsten: “Sì... hai ragione, provo un certa attrazione per Arizona...”. May: “E sapevi che aveva un'amante?”. Kirsten: “Sì”. May: “E so che Arizona non ha ucciso quella ragazza e so, quindi, che l'assassino o l'assassina è ancora in giro...”. Kirsten: “Mi stai accusando?”.
Avv. Madden: “Ok, allora facciamo un riassunto di tutto” dice continuando a camminare per l'aula: “Lei si trovava a casa della vittima il giorno del omicidio, giusto?” chiede fermandosi voltandosi verso l'interrogata. Arizona: “Sì”. L'avv. Madden riprende a camminare e a parlare: “Sapeva che la vittima aveva una pistola” dice rivoltandosi verso Arizona. Arizona: “Sì”. Avv. Madden: “Aveva dei problemi con la vittima riguardanti il vostro rapporto amoroso e, il giorno dell'omicidio, ha litigato con la vittima... è esatto?”. Arizona: “Sì”. Avv. Madden: “La vittima è stata uccisa tra le sei e mezza e le sette la sera, lei se ne è andata dal luogo del delitto verso le... sei e cinquanta”. Arizona: “Sì”. Qualche secondo di silenzio e poi, l'avv. Madden dice: “Ho concluso vostro onore”. Il giudice dice: “Bene, allora adesso sarà la giuria a dover decidere il verdetto finale”. Arizona va a sedersi accanto alla sua avvocatessa. Giudice: “La giuria può assentarsi per deliberare”. Arizona si siede ed è sconvolta. I membri della giuria, che erano seduti nella tribuna accanto al banco dei testimoni, se ne vanno, uscendo da una porta dietro il banco dei testimoni.
Claire e Arizona sono nel letto, vestite, sdraiate. L'una gioca con le mani dell'altra. Si guardano dritte negli occhi.
Voce narrante di Claire di sottofondo: “Vorrei tanto poter essere libera di amarti”.
Voce narrante di Arizona di sottofondo: “Anche io”.
Tra il pubblico dell'aula si vedono May, Kirsten, Isobel e Charlie. Isobel piange. May sembra assente. Kirsten è molto attenta e Charlie è serissima.
Kim: “O mio dio!” dice sgranando gli occhi, come se le fosse venuta un illuminazione. È seduta sul divano di casa sua.
Claire è sdraiata nel letto, ma stavolta, Arizona è seduta accanto e di fronte a lei. Claire: “Diciamoci tutto l'uno dell'altra”.
Kim si alza dal divano. Kim: “Aspetta, aspetta, aspetta!” dice portando una mano alla tempia.
Arizona: “Sei bella” dice baciando una mano a Claire. Claire sorride. Arizona: “Sei fantasiosa” dice continuando a baciare la mano di Claire.
Kim comincia a saltare: “Dai, dai che ci arrivi Kim! Ragiona!”.
Arizona: “Sei triste”.
Kim: “Ci sono quasi!”.
Claire adesso è seduta di fronte a Arizona, sul letto, ma a le gambe completamente distese su di esso. Claire: “Sei bella” dice scostando indietro i capelli di Arizona.
Kim sta frugando nei cassetti del cassettone del suo salotto. Li apre e li perquisisce tutti, buttando fuori tutti i fogli, i documenti e i bigliettini da visita all'interno.
Claire: “Sei intelligente”.
Kim: “Eccoti qua!” dice prendendo un bigliettino all'interno di un cassetto.
Claire: “Sei menefreghista”.
Kim prende il telefono sul tavolo e compone un numero.
Arizona e Claire si guardano ancora, con gli occhi pieni di lacrime.
Kim è al telefono. Si sentono i dut-dut della cornetta.
Arizona e Claire si guardano ancora.
Kim: “Detective Danner?.
Charlie è al telefono per strada e dice: “Sì?”.
Arizona e Claire si guardano ancora.
Kim: “Sono Kim Eckhart, la vicina di casa si Claire Mathison... o meglio la ex vicina di casa di Claire Mathison”.
Charlie, che è ancora al telefono, rimane a bocca aperta.
Kim: “Posso vederla? Devo dirle una cosa che mi è venuta in mente”.
Arizona e Claire si guardano ancora.
Charlie: “Sì, certo, quando?”.
Kim: “Immediatamente”.
Charlie: “Ok, dove?”.
Arizona e Claire si guardano ancora.
Kim esce frettolosamente dal suo appartamento.
Charlie corre per strada.
Arizona e Claire si guardano ancora.
Charlie entra in un bar e seduta ad un tavolo c'è Kim. Va da lei e si siede. Charlie: “Allora?”.
Arizona e Claire si guardano ancora.
Kim: “Si ricorda che le ho detto che la sera dell'omicidio ho incontrato Juliet nel corridoio? Stava uscendo dal suo appartamento”.
La giuria rientra. Arizona è agitatissima, lo si capisce dai suoi occhi.
Kim: “Si ricorda che gliel'ho detto?”. Charlie annuisce.
Giudice: “Procediamo con il verdetto finale”. Arizona è a mani giunte, come se pregasse.
Kim: “Beh, vede...”.
Uno dei membri della giuria si alza.
Kim: “...mi è venuto in mente, che...”.
Membro: “Il verdetto finale per l'accusa di Arizona Callow, la quale viene accusata di aver ucciso Claire Mathison è...”.
Kim: “Juliet non stava uscendo dal suo appartamento...”.
Juliet esce da una porta di un appartamento. Si vede bene il numero dell'appartamento.
Membro: “...colpevole”. Arizona si copre il viso con le mani.
Kim: “...ma da quello di Claire!”.
In aula comincia ad esserci trambusto. Giudice: “Silenzio in aula” dice battendo il martelletto. Arizona piange. Charlie la fissa. May è sconvolta e fissa il vuoto. Kirsten si guarda intorno.
Juliet esce dalla porta numero 927.
Kim: “È uscita dalla porta numero 927! Non dalla 926!”.
Arizona piange.
Charlie: “Mi stai dicendo che non è stata Arizona, che è adesso è in prigione?!”. Kim annuisce. Charlie: “Merda!” dice battendo i pugni sul tavolo. Si alza e se ne va.
Arizona si volta verso May. Arizona: “Non sono stata io”. May la guarda senza fare un minimo cenno.
Charlie è seduta in una stanza degli interrogatori. Ad un tratto dalla porta, entrano due poliziotti, che, con la forza Juliet, che ha le manette. Juliet: “Lasciatemi!”. La fanno sedere di fronte a Charlie. I due escono. Charlie: “Perché lo hai fatto?”.
Arizona torna a casa con una sacca in mano. Entra. Corrono ad accoglierla le sue bambina. Bambine: “Mamma!” dicono correndo da lei e abbracciandola. May le raggiunge. Arizona: “Ciao Marie! Ciao Matilde!”. Si abbracciano per un po', poi May dice: “Dai bimbe, lasciate respirare la mamma, andate in camera vostra”. Le bimbe se ne vanno. Arizona: “Ciao...”. May: “Ti lascio” interrompe: “Arizona... ti lascio”.
Kim torna a casa e seduto sul divano, c'è Jake. Jake: “Ciao”. Kim: “È finita Jake... è finita”.
Kirsten torna a casa. Chris: “Ah... sei tornata... credevo non tornassi più”. Kirsten: “Sì, sono tornata” dice appoggiando per terra il borsone. Chris: “Per restare?”. Kirsten: “Sì...”.
Isobel è in giardino che piange. Arriva Rick. Isobel: “È morta... e io non ho fatto in tempo a conoscerla”.
Juliet: “Perché... lei non capiva che ero io quella giusta... non mi guardava, non mi prendeva in considerazione anche se la riempivo di attenzioni”. Charlie: “Perché ucciderla?”. Juliet: “Perché se non potevo averla io, non poteva averla nessuno. L'avrei amata così tanto, che si sarebbe dimenticata della felicità che provava prima, perché... ne avrebbe trovata una nuova!”.
Charlie entra in un bar e si siede al bancone. Ad un tratto si siede accanto a lei Arizona. Arizona: “Salve detective”. Charlie: “Oh, salve signora Callow”. Arizona: “Sono diventata signorina”. Charlie: “Ah”. Arizona: “Sa, detective, credo che io e lei ci siamo capite subito, fin dal principio, solo che non avevamo il coraggio di ammetterlo”. Charlie: “Dice?”. Arizona: “Lei è triste per qualche ragione, ma non so quale sia”. Charlie si volta verso di lei. Arizona la guarda: “Lei è molto bella... ed è molto interessante... mi è piaciuta da subito”. Charlie la guarda affascinata, come se avesse capito soltanto in quel momento che bella donna aveva davanti. Arizona: “Io amavo Claire...”. Charlie: “Anche io amavo mio marito...”. Arizona: “Ecco il pezzo mancante... immagino che anche lei sia ancora un po' scombussolata per la sua perdita, come lo sono io”. Charlie: “Sì, però, mi sento pronta a ricominciare e voglio farlo, partendo con il chiederle scusa per averla accusata da subito”. Arizona: “Non in porta”. Rimangono in silenzio per un po', poi Charlie dice: “Anche io trovo lei interessante”.
 
 
 
 
  
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