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Autore: Kuro_rin    18/09/2012    5 recensioni
[...]Improvvisamente, mentre Gajeel cercava il modo di collocarla all’interno dell’appartamento, Levy si rese conto che c’erano un sacco di cose che non sapeva sul conto del ragazzo che le stava di fronte, un sacco di storie sentite per anni e che ora, in un secondo, erano state cancellate per sempre.( come il fatto che fosse stato allevato dai lupi)
E se la verità su di lui fosse stata diversa da come tutti se l’erano immaginata? E se il suo carattere volesse solo nascondere qualcosa di più profondo?
Chi era veramente Gajeel Redfox?
Cosa succederebbe se una studentessa estremamente brillante, si trovasse a stretto contatto con un individuo che è il suo più completo opposto??
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Lucy Heartphilia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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programma tutor 14

“ Levy-chan!”

Si sentì chiamare da una voce squillante e allegra, che non sentiva da anni ma che, allo stesso tempo, le era incredibilmente familiare.

Si voltò: “ Juvia!”

Non fece in tempo a dire altro, chi si sentì prendere al collo e buttare a terra dall’eccessiva esuberanza della ragazza, con un Gajeel estremamente sconvolto, tanto da farsi comparire un gocciolone dietro la testa!

“ Levy-chaaaaan! Sei proprio tu!” disse, strusciandosi addosso alla mal capitata.

“ S-si sono io, Juvia!!”rispose imbarazzata, tentando di rialzarsi.

Juvia mollò la presa, tirandosi in piedi e portandosi dietro l’amica , prendendola per il polso: seguì qualche secondo di silenzio tra le due, mentre Levy si risistemava il vestito; alzò lo sguardo verso quella che stava di fronte a lei: “ Juviaaaaa!” urlò, prima di abbracciarle le spalle!

Il moro sospirò, spalmandosi una mano sulla faccia!

“ Non ci posso credere, che cosa ci fai qui?” chiese, scostandosi.

“Il papà di Juvia è appena tornato a casa, così, visto che è un evento raro, la mamma ha pensato di passare almeno il week-end tutti insieme: le è venuto in mente di venire qui,visto che erano anni che non usavamo la casa!”

“ Cavoli, gli zii sono qui?” chiese Levy.

“ Sono appena tornati a casa; Juvia li stava per raggiungere quando ti ha vista!” rispose lei, sorridendo vistosamente e chiudendo i pugni in aria.

Stava per riaprire bocca quando notò una figura sconosciuta alle spalle dell’amica: “ Ehm, Levy…” fece, ammiccando in quella direzione.

La ragazza si voltò: “ Oh, giusto! Juvia, lui e Gajeel; Gajeel, questa è mia cugina Juvia!” affermò, spostando la mano da una parte e dall’altra, indicando prima uno poi l’altra.

“ P-piacere…” rispose lei, leggermente impacciata, allungando la mano.

Il ragazzo si limitò ad annuire e a spostare lo sguardo su quello della sua ragazza: avrebbe dovuto saperlo che non sopportava proprio il fatto di stringere le mani degli altri; la trovava una cosa stupida e lo aveva fatto solo con quel perdente di Jet perché non aveva altra scelta!

Nonostante un velo di disagio si fosse dipinto sul volto della nuova venuta, guardare il viso sorridente e tranquillo della cugina, fece pensare a Juvia che fosse una cosa normale.

“ S-siete fidanzati?” domandò poi, con un leggero rossore.

“ Si!” rispose candida Levy, suscitando un leggere spostamento del moro che, pur di sembrare impassibile, incrociò le braccia e alzò lo sguardo al celo, al fine di evitare eccessive perdite di sangue dal naso.

“ Siete venuti qui per u-un appuntamento?”

“ Bhe…una specie!” dichiarò, ricordandosi la comitiva che si portavano appresso, “ siamo qui con degli amici!”

“ Oh, gli amici di Levy!” sentenziò sognante, provando ad immaginarsi che genere di persone frequentasse la sua adorata cugina.

“ A proposito,” intervenne Gajeel, “ non dovremmo sbrigarci a raggiungerli!”

“ E’ vero!” ammise la piccola ragazza, abbassando lo sguardo.

Erano anni che non vedeva Juvia e le sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo con lei, soprattutto per il fatto che abitavano in due città diverse, lontane centinaia di chilometri l’una dall’altra.

“ Perché non rimate qui?” propose la cugina, rivolta ai due, “ la casa di Juvia è grande, ci staremo tutti, anche i tuoi amici!”

“ Ma…non vorrei che disturbassero!” affermò Levy, convinta della sua obbiezione.

“ Non preoccuparti, anche mamma e papà saranno felicissimi di vederti e poi…a-a Juvia piacerebbe passare un po’ di tempo con te!” disse.

Levy si intenerì: quella ragazza era talmente timida e impacciata, che probabilmente aveva fatto una gran fatica a manifestare così apertamente i suoi sentimenti; era sempre stato così, anche da piccole.

“ D’accordo!” disse decisa, mentre il moro la guardava esterrefatto, “Noi raggiungiamo gli altri e li avvisiamo della tua proposta! Tu avviati e di agli zii che stiamo arrivando, ok?” concluse.

La ragazza annuì, per poi salutare in fretta e dileguarsi di corsa.

“ Che stai cercando di fare?” chiese il ragazzo, dopo qualche secondo di silenzio, mentre Levy osservava la strada lungo la quale Juvia era sparita.

“ Sono dodici anni che non la vedo, Gajeel! voglio passare un giorno insieme a lei!” fece, voltandosi e iniziando a camminare.

Gajeel la seguì: “ D-dodici anni!?” chiese allibito.

“ Quando eravamo piccole giocavamo sempre insieme,sia perché eravamo cugine, sia perché eravamo vicine di casa! Suo padre viaggiava molto per lavoro e, prima che iniziassero le elementari, lei e tutta la sua famiglia si dovette trasferire!” alzò lo sguardo verso il cielo, “ all’inizio ci tenevamo in contatto con delle lettere e delle telefonate, ma col passare degli anni, ci siamo allontanate!” nel dire ciò, una certa tristezza le sporcò il volto.

“ Ho visto mia zia e mio zio al funerale dei miei genitori,” riprese dopo poco, “ma di lei neanche l’ombra! Mia zia sosteneva che era per il fatto che avesse paura di vedermi, e che non avesse la minima idea di come comportarsi in una situazione del genere!”

“ In effetti mi sembra abbastanza strana!” sbottò Gajeel.

“ Non è strana, è solo molto riservata!” disse lei acida, alzando un dito di rimprovero verso il ragazzo.

Lui annui: “ E perché parla in terza persona?” chiese, alzando un sopracciglio.

“ Questo davvero non te lo so dire!” rispose, ridacchiando sommessamente, “ Lo ha sempre fatto e, con gli anni, ci si fa l’abitudine!” concluse.

Prima che il moro potesse aggiungere una qualsiasi altra parola, entrambi si sentirono chiamare a distanza da tutti i loro amici, già da tempo in loro attesa.

“ Era ora, cavoli!” borbottò Natsu, rialzandosi dalla banchina sulla quale si era sdraiato.

“ Scusateci, siamo stati trattenuti!” rispose la ragazza, grattandosi la nuca.

“Bhe, ora che siete qui,” proferì Erza prendendo in spalla il suo zaino, “ possiamo anche andare!”

“ Un momento!” le fece subito eco Levy.

Tutti quanti si voltarono, ormai in procinto di raggiungere il pullman in lontananza.

“ Io e Gajeel abbiamo incontrato mia cugina, mentre uscivamo dal lido!”

Sguardi interrogativi si posarono su di lei: “ erano anni che non la vedevo e così anche per lei, quindi, per stare un po’ insieme e per conoscervi, ci ha proposto di passare a casa sua la notte e di stare qui anche domani!” concluse, con un enorme sorriso a scaldarle il volto.

Gli occhi che fino a quel momento erano rimasti fissi su di lei, si spostarono con rapidità quasi irreale su Gajeel: il ragazzo li passò in rassegna uno ad uno, sospirando in fine e scuotendo leggermente la testa.

“ Ma Levy, sei sicura che veda bene?” chiese dubbiosa Lucy.

“ Lei dice che di posto a casa loro ce n’è più che a sufficienza!”

Un boato riempì il parcheggio.

“ Vuoi dire che è una specie di miliardaria!?” chiese eccitato Gray.

“ Avrà sicuramente una casa da sballo!” commentò il rosato.

“ Si, una casa da veri uomini!” fece eco Elfman, per poi beccarsi un paio di scappellotti dagli altri due ragazzi.

“ Bhe, i miei zii sono abbastanza benestanti e, in effetti, hanno parecchie proprietà,” disse la ragazza timidamente, “ ma in questa non ci sono mai stata!”

“ Aspetta, quante case ha?” chiese Gajeel, torcendo la testa verso di lei.

“ Vediamo, ne ha una in montagna, una in città, la tenuta di campagna, l’appartamento in-.”

“ Ma è allucinante!” strillò di nuovo Natsu, stringendo le mani di Levy nelle sue, mentre quest’ultima lo guardava sorpresa.

“ Stai al tuo posto, tu!” sibilò il moro, prendendolo per il collo della maglietta.

“ Andiamo, andiamo, andiamo!” ripetevano cantilenando Gray ed Elfman, roteando sul posto a braccetto.

“ Ragazzi smettetela! Non siate cafoni!” protestò la rossa, fulminando entrambi con lo sguardo.

“ Erza ha ragione, questa è pura maleducazione!” le diede corda la bionda.

“ Non è un problema,” si intromise Levy, “ i miei zii sono persone molto gentili, così come mia cugina!”

Dopo qualche minuto speso a discutere e dopo parecchi scappellotti, finalmente la comitiva si decise ad accettare la proposta.

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“ Che tipo è tua cugina?” chiese curiosa Lucy, mentre camminavano verso l’indirizzo che Juvia aveva dato alla cugina.

“ E’ una ragazza molto dolce e gentile, parecchio timida, ma davvero una brava persona!”

“ E i tuoi zii?” chiese Erza avvicinandosi.

“ Bhe, sono persone molto impegnate con il lavoro, ma davvero disponibili!” rispose la ragazza.

E lo erano per davvero! Dopo la morte dei suoi genitori, si erano subito proposti di prendersi cura di lei e di suo fratello, nonostante gli impegni e già tre figli a cui badare (di cui due già lavoratori e sposati): loro avevano rifiutato,sia perché troppo legati alla casa dove erano cresciuti, sia perché, in cuor loro, sapevano quanti sacrifici avrebbero dovuto fare! A quel tempo Yosuke aveva ventiquattro anni e, abbandonata l’università, si era messo a lavorare, con la promessa che non avrebbe fatto mancare nulla alla sua adorata sorellina e che non sarebbe mai dipeso dai suoi zii.

Suo zio Hector, il fratello di sua madre, aveva però insistito affinché contassero sempre su di loro, in caso di necessità.

“ Ehi, Levy!” la voce di Gray la riportò alla realtà.

“ Dimmi Gray!”

“ Come hai detto che si chiama tua cugina?”

“ Oh, hai ragione!” disse lei quasi con rammarico, “ Si chiama Juvia, Juvia Loxar!”

“ Quindi la parentela è da parte di tua madre!” affermò allegro Natsu, facendo sbucare la testa da dietro le spalle dell’albino.

La ragazza assentì.

Il moro stava per aprire la bocca e chiedere altro, ma dovette lasciarla in sospeso quando, quasi come un sogno ad occhi aperti, si parò davanti a loro l’enorme villa dei Loxar.

Un wow generale fece ridacchiare di gusto Levy che, nonostante non avesse mai visto la casa estiva dei suoi zii, conosceva bene il lusso a cui erano abituati.

“ Coraggio, andiamo!” disse decisa, prima di allungare il passo al di là della strada.

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Era già quasi ora di cena quando la ciurmaglia suonò il campanello, in attesa di entrare in quella reggia da capogiro.

Aprì loro un signore altro, sulla cinquantina, con un vistoso smoking nero: aveva occhi piccoli e scuri, un naso leggermente aquilino e il mento pronunciato, il tutto incorniciato da ispidi capelli brizzolati.

“ Desiderano?” chiese piano.

Per poco a Natsu non scappò una risata, vista la pomposità che si presentava davanti, alla quale non era per niente abituato.

“ S-salve, sono Levy McGarden e saremmo-.”

“ Oh certo,” la interruppe l’uomo, “ i signori vi attendono!” detto questo, lasciò libero il passaggio e fece loro segno di seguirli.

Lucy tirò un leggero sbuffo sulla testa del rosato, nel tentativo di sgridarlo il più silenziosamente possibile.

I sette percorsero un lungo corridoio, prima di essere introdotti in un luminoso soggiorno: la stanza era davvero grande, con una serie di preziosi arazzi e dipinti appesi alle pareti; al centro vi erano un largo divano imbottito e ricamato a mano color panna,e quattro poltrone dello stesso material disposte tutt’intorno, con un ampio tavolino di vetro a concludere il quadro.

Il maggiordomo chiese loro di attendere un attimo e, non appena fu uscito, fu il caos generale.

“ Sembra di essere tornati nell’ottocento!” commentò sognante Lucy.

“ E’ davvero bellissimo qui!” le fece eco Erza.

“ Che fico, che ficooo! Ogni vero uomo che si rispetti abiterebbe in una casa simile!” sentenziò Elfman.

“ Chissà la cena…” disse estasiato il rosato.

“ R-ragazzi…” tentò di calmarli, inutilmente, la piccola blu.

“ Sono completamente pazzi!” commentò a bruciapelo Gajeel, mentre poggiava un braccio sulla testa di Levy.

La manfrina degli ospiti fu interrotta quando sentirono la porta aprirsi. Entrarono uno dopo l’altro lo zio, la zia e Juvia.

Quest’ultima rimase al quanto scossa dalla presenza di così tante persone tutte in una volta e, preso un profondo respiro, si avvicinò sorridendo, suscitando un leggero smarrimento da parte di tutti i ragazzi, fatta eccezione per Gajeel.

Levy corse velocemente a salutare lo zio Hector e la zia Elisabeth, chiedendo perdono per il disturbo e assicurando che nessuno di loro avrebbe causato problemi: non diedero gran ché peso alle parole della nipote e, dopo essersi presentati ai suoi amici e aver ricevuto da parte loro un inchino e un nome, si spostarono nella stanza accanto, aspettandoli per la cena.

Così, rimasti soli, Levy presentò alla cucina i suoi amici: “ ragazzi, questa è mia cugina Juvia!” disse allegra.

“J-Juvia è felice di conoscervi!” rispose lei timidamente, abbassando lo sguardo.

“ Loro sono Lucy,” la bionda le strinse la mano sorridendo, “ Erza,” così fece anche la rossa, “ Natsu,” che rispose con un sonoro yo, “ Elfman,” che si inchinò a baciarle la mano, “ Gajeel che hai già conosciuto,” il quale assentì in silenzio, “ e Gray!” che come ultimo le sorrise, porgendole la mano.

“ D-direi che possiamo andare!” assentì sbrigativa, prima di voltarsi verso la sala da pranzo, seguita a ruota da tutti, ormai affamati, vista l’ora.

Tuttavia, Gray rimase impalato, con ancora la mano stesa davanti a lui e la bocca semi-aperta per la sorpresa: perché aveva sorriso e stretto la mano a tutti( va bhe, Gajeel no), tranne che a lui?

“ Non le piaaaci!” lo canzonò il rosato, prima di dileguarsi oltre la porta, evitando un pugno in piena faccia.

La cosa non quadrava: cos’è, forse aveva la faccia da stronzo? Non riusciva davvero a capire che cosa avesse potuto mai fare per assicurarsi l’antipatia di una ragazza appena conosciuta!

Aveva sempre avuto successo con le donne. Molto più di Natsu, o di qualsiasi altro nella scuola.

Come mai allora, era stata così schiva con lui? Levy lo aveva detto che era timida, ma con gli altri si era sforzata; perché con lui era stato diverso?

Si tormentò per tutta la cena, mentre osservava Juvia con astio, cercando di carpire in qualche modo i pensieri che l’avevano animata, mentre si era rifiutata, volontariamente, di stringergli la mano.

E così fu anche dopo, mentre chiacchieravano tutti insieme seduti sul balcone: timidamente la vedeva rispondere alle domande di tutti, meno che alle sue; si accorse che, addirittura, non osava guardarlo negli occhi e, nonostante il suo sguardo ( ormai da allucinato), fosse costantemente fisso su di lei, non azzardava a muoversi.

Quando poi alla sera, steso sul letto, non riuscì a prendere sonno, animato dai suoi pensiero, decise che sarebbe stato saggio fare un giro e prendere un po’ d’aria.

Facendo piano per non svegliare Natsu, il moro uscì nei buoi corridoi di quel palazzo, alla disperata ricerca di un bagno.

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“ Cavolo!” borbottò,“ Questi corridoi si assomigliano tutti!”

Fatto ancora qualche giro alla ceca, il ragazzo si accorse di essere ritornato al punto di partenza, cioè al corridoio dove si trovavano le due stanze che avevano offerto a loro ragazzi.

Facendo saltare lo sguardo prima avanti, poi alle sue spalle, il ragazzo sospirò, arrendendosi all’evidenza che non aveva la più pallida idea di dove andare.

Finché, quasi come un fantasma, non intravide in lontananza la fonte dei suoi tormenti notturni!

“ Juvia!” la chiamò  piano, cercando di non svegliare mezza casa.

La ragazza sobbalzò per la sorpresa, voltando lo sguardo in direzione della voce: una smorfia di terrore le si disegnò sul volto, vedendolo arrivare.

Tentò di andarsene in fretta, ma si sentì prendere per il polso.

Sentendola gemere, Gray mollò la presa, scusandosi per i suoi modi così bruschi e improvvisi.

“ Ascolta io…” tentò di dire il ragazzo.

“ S-scusami, ma Juvia vorrebbe a-andare a dormire!” disse, puntando lo sguardo a terra.

Questo era veramente troppo!

“ Io davvero non capisco!” questa volta il tono del moro era leggermente più alto, “ perché ti comporti così solamente con me?”

la ragazza alzò lo sguardo verso quello di lui, spaventata e decisamente imbarazzata.

Per la prima volta, Gray poté notale il colore blu indaco dei suoi occhi, e non solo: prima non se ne era accorto, perché preso dai suoi dilemmi, ma Juvia era davvero graziosa.

Aveva i capelli corti fino alle spalle, leggermente mossi sulle punte, e una frangetta che andava a decorarle il viso in modo incantevole: in più, con quegli occhi spaventati, le guance color porpora e il viso illuminato dalla luna che penetrava dalla finestra, il ragazzo constatò che non solo era graziosa, ma decisamente molto bella.

In silenzio, ancora attendeva una risposta.

“ Perché fai così? Forse, non ti piaccio per niente?” domandò alzando ancora la voce.

Lei non rispose, ma si limitò a distogliere lo sguardo.

“ Allora?” questa volta urlò, prendendola la spalla.

Per tutta risposta, la ragazza gemette rumorosamente, per poi scostarsi e correre via urlando per tutto il corridoi.

“ Aspetta!!” gridò allora di rimando il ragazzo che, però, fu fermato dall’improvviso spalancarsi di due porte.

Natsu alla sua desta, Elfman e Gajeel alla su sinistra, con un paio di cuscini per ciascuno, lo guardavano con rabbia, seppur intontiti dall’ora tarda.

“ No…d-dai ragazzi non-.”

Fu interrottò da una raffica di cuscini.

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Correndo verso la sua stanza, Juvia aveva il cuore che le batteva a mille, il fiato corto e le gote in fiamme.

Una volta raggiunta la porta, si fermò un attimo per riprendersi, constatando che le gambe avevano iniziato a tremarle, così come le mani.

Lo sapeva, lo sapeva benissimo che così con poteva comportarsi, ma davvero non riusciva a farci niente: era sempre stato così quando si trattava di ragazzi e, più in particolare, con quelli che le piacevano.

Ogni volta che li sentiva parlare, o li guardava dritti negli occhi, perdeva ogni controllo e reagiva di conseguenza.

Con Gray era stata la stessa cosa: quando Levy glielo aveva presentato, il suo cuore aveva perso un battito e la sua mente era esplosa; e infatti, aveva fatto esattamente come tutte le altre volte, ovvero si era intimidita e aveva perso ogni lucidità.

Col tempo, aveva imparato a stare a debita distanza dai ragazzi che davvero sentiva di amare, a far finta che quasi non ci fossero, per evitare scene come quella a cui, purtroppo, aveva assistito il povero Gray.

Stava per girare la maniglia ed entrare quando, lo sentì di nuovo.

“ Juvia, aspetta!!”

Si voltò: l’aveva seguita? Nonostante gli avesse urlato in faccia, e lo avesse trattato come un maniaco, l’aveva seguita?

“ Io…volevo…volevo chiederti scusa!” disse ansimando.

“ P-perché Gray sta chiedendo scusa a J-Juvia?” domando, tornando a guardare il pomello.

“ Volevo scusarmi per il modo in cui mi sono comportato prima, non dovevo aggredirti a quel modo!” rispose, poggiando una mano dietro la nuca e arrossendo.

“ N-non devi…” disse piano lei.

“ Invece si che devo,” disse, “ non avevo il diritto di accusarti a quel modo di una cosa così stupida!” concluse con foga.

La ragazza si irrigidì: non doveva, lui non doveva chiederle scusa, era lei che…

“ P-perdonami!” disse in un sussurro.

“ Come?”

“ Non è colpa tua, é…è Juvia che deve c-chiedere scusa per come si è comportata! Tu piaci a Juvia, per questo Juvia non voleva stare vicino a te!” tuonò.

L’aveva detto tutto d’un fiato, senza pensarci troppo, con le lacrime che avevano iniziato, inevitabilmente, a bagnarle il viso ormai paonazzo.

Quando poi si rese conto di aver urlato qualcosa di così imbarazzante, si tappò rapida la bocca con entrambe le mani, senza muovere di un solo millimetro il suo sguardo, ancora fisso sulla maniglia.

“ I-io ti…piaccio?”

E di nuovo, la sola risposta che ebbe fu un acuto grido da parte della ragazza, mentre si allontanava correndo.

Il moro rimase fisso per qualche attimo, senza avere la forza di muovere un muscolo, o di emettere alcun tipo di suono: aveva appena detto che…che le piaceva?

Improvvisamente, sentì di nuovo un tonfo provenire da entrambe le parti dello stretto corridoio: Levy da una parte e Lucy ed Erza dall’altra, con un bicchiere d’acqua in mano ad ognuna, lo guardavano nervose.

“ M-mi disp-.”

Fu interrotto da una doccia ghiacciata.

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Bene, bene, bene…questo capitolo è decisamente più lungo di quanto mi aspettassi!!

E va bhe, sono fatti vostri!! Muahahahahahahahah…cmq, come avete potuto notare, in questo capitolo ho aggiunto qualche particolare sulla storia di Levy, tirando in ballo zii e cugini immaginari; ho reso la nostra Juvia un pochiiiiiino diversa dal normale, sia come persona, sia nei confronti di Gray che, in questo caso, si vede costretto ad intervenire!! Povero caro *W*

Inoltre, me la sono immaginata con i capelli corti, così come ce li aveva appena entrata a Fairy Tail…non so, mi sembrava più carina.

In fine, vi mando un bacione e ringrazio di cuore tutti quelli che mi seguono! Siete davvero preziosi e mi commuovo sempre tanto quando vedo aumentare il numero di chi segue le mie storie TT^TT

Potete lasciare un commento se vi va, giusto per farmi sapere che cosa ne pensate!!

Uno smack, Kuro_rin.

p.s ringrazio tanto Mokona_( spero sia giusto il nome) che non credevo apprezzasse tanto le mie storie e che,devo dirlo, è una grandissima scrittrice!

  
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