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Autore: Saara Kurenai    19/09/2012    1 recensioni
Mara Kuran è la prima. La sua colpa è stata dar vita a degli esseri mostruosi, sanguinari: i vampiri. Nessuno sa della sua esistenza nè del suo peccato, nessuno tranne Kaname Kuran. Ora, questo segreto sarà rivelato e l'intera società vampiresca cadrà nel caos. Una nuova minaccia metterà a rischio la sicurezza degli umani, dei vampiri e della stessa famiglia Kuran. Ma c'è qualcosa che il nobile Kaname teme ancora di più: perdere di nuovo una sorella e l'amante che ha atteso per dieci lunghi anni
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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“Aidou”  disse Kaname non appena ebbe varcato l’alto cancello della  dimora.

“Si, nobile Kaname?”

“Starò via un po’ di tempo. Prenditi cura della mia Yuuki, l’affido a te”

“La proteggerò a costo della mia vita, Kaname –sama” rispose prontamente Hanabusa accompagnando la promessa ad un inchino e posando con elegante disinvoltura una mano sul cuore.

“So che lo farai” disse Kaname, dopo di che, scomparve nel vento.

Aidou si rialzò lentamente e si portò di nuovo la mano sul petto, come per ricordare a se stesso l’importanza del giuramento appena pronunciato, poi si diresse verso la casa, pronto ad attendere al compito al quale il suo padrone lo aveva destinato. Guardò in alto, in direzione della grande villa e delle stanze da letto: da una di queste, al secondo piano, Yuuki lo stava fissando e piangeva.



Quando Kaname riaprì gli occhi, non si trovava più all’esterno della propria casa, ma di fronte all’ingresso di un’alta e cupa cattedrale gotica; tutt’attorno all’edificio, l’erba alta si protendeva verso il cielo con le sue dita filamentose, cercava di divorare mattone per mattone la chiesa deserta e le dava un’aria ancora più sinistra e abbandonata. Il cielo plumbeo era tempestato di lampi e fulmini e un  gran vento portava con sé grida lontane, lamenti inverosimili che si disperdevano in tutte le direzioni.  Il vampiro si guardò attorno, per capire dove la scia di sangue che aveva percepito annusando la  lettera l’avesse condotto, ma l’oscurità più nera inghiottiva il mondo circostante, impedendogli di comprendere dove fosse. La luna svaniva a intervalli regolari dietro una fitta coltre di nubi, privando quel posto di ogni luce. Si volse  nuovamente verso la cattedrale. “Hai scelto un bel posto e l’hai fatto svanire nel buio…” pensò. Kaname varcò la soglia semiaperta e lasciò che le tenebre lo ingoiassero, perché i suoi occhi di vampiro non erano ciechi in quell’oscurità. Uno spesso strato di polvere si era accumulato su ogni cosa, candelabri, panche, altarini, dovevano essere decenni che nessuno entrava la dentro ,umano o immortale che fosse.
Percorse la navata principale a lunghi passi e raggiunse il grande altare in pietra che in passato aveva dominato come un masso gigantesco centinaia  di  teste di fedeli che ora che non esistevano più. Kaname era già stato in una chiesa come quella, sapeva che nelle chiese più antiche, a volte, veniva costruito un secondo piano sotterraneo, per ripararsi da attacchi esterni o per proteggere qualcosa di sacro e prezioso. Prezioso… D’un tratto, la sua attenzione fu catturata da un minuscola macchia sul pavimento: una goccia di sangue rappreso. Come c’era finita lì, proprio vicino… Kaname si inginocchiò e vide che la macchia era stata deformata da uno spigolo dell’altare come se qualcuno avesse  rimosso l’enorme  tavolo  e l’avesse  poi rimesso al suo posto. “Lazzaro si nasconde sotto la pietra allora” disse quasi ridendo.
Fece qualche passo  indietro e concentrò una piccola quantità del suo potere nella sua mano e la puntò verso la pietra, che, quasi istantaneamente, si sbriciolò e diventò sabbia  finissima.  Come aveva immaginato, un varco si apriva sotto il punto dove pochi attimi prima vi era l’altare e delle scale buie conducevano a un luogo segreto sotto la chiesa. Kaname non indugiò oltre e a passi lenti iniziò a scendere  gli scalini, immergendosi nelle tenebre nascoste della cattedrale.


 
Durante le assenze di Kaname, Yuuki, alla quale  tutto era permesso fuorchè uscire dalla villa,  sfogava  tutta la sua frustrazione sul povero Aidou, costringendolo  a prendere il thè con lei con indosso i vestiti del nobile Kaname –convincere Hanabusa si rivelava sempre un’impresa- e a leggerle numerosi libri in inglese, francese, tedesco, a volte persino in latino, lingue che Aidou aveva imparato dopo anni di studio e che, invece, all’orecchio attento di Yuuki sembravano canzoni d’altri tempi, su mondi e personaggi lontani. In fondo, Aidou non era male, era un ottimo precettore, un ottimo ascoltatore e un buon amico. Sentiva, nonostante tutto, che lui condivideva una parte della sua ansia, della sua tristezza e sperava con tutto il cuore che un giorno avrebbe condiviso i propri pensieri con lei; qualche volta era successo, le aveva confidato la sua agitazione quando, dopo la morte di Shizuka, Kaname sembrava voler nascondere qualcosa di importante e lei lo aveva ascoltato con pazienza, come si fa con i bambini piccoli, e gli aveva consigliato di aver fiducia nel suo signore e amico.

“Sai, Aidou…” iniziò Yuuki, la testa appoggiata ad un bracciolo della poltrona della piccola biblioteca-rifugio nella quale avevano passato tutto il pomeriggio.

“Si, Yuuki-sama?”

“Non avrei mai pensato che un giorno avrei sentito così tanto il bisogno della tua compagnia” rispose la ragazza socchiudendo appena gli occhi. C’era una nota strana nella sua voce, pensò Aidou, era così malinconica…

“Yuuki… Non dovete dire così. E’ vero, il maestro  Kaname mi impone di stare con voi e sono felice di svolgere questo compito, ma in fondo rendere felice la sua nobile compagna è un onore ancora più grande per me”

“Sono contenta” disse lei.

“Non dovete riempire la vostra mente di pensieri tristi. E soprattutto non dovete  piangere, voi, una Purosangue”

Yuuki si mise a sedere composta, si stropicciò  un poco gli occhi, asciugando le lacrime, e sorrise ad Hanabusa.

“Posso chiederti un favore?” chiese lei dopo qualche istante di silenzio.

Aidou, che era seduto elegantemente su una poltrona di fronte alla vampira, si alzò in piedi e si pose in ginocchio di fronte a Yuuki, a testa bassa. Con la grazia e il rispetto che era solito mostrare al cospetto del suo nobile fratello, appoggiò una mano sulla spalla sinistra per poi farla scivolare più in basso, all’altezza del cuore. Era a sua completa disposizione, Yuuki lo sapeva; avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, se solo lei glielo avesse ordinato.
La ragazza si alzò lentamente e si inginocchiò davanti a lui, gli era così vicina che avvertiva distintamente il suo profumo, un  delicato aroma di menta si mescolava a quello più penetrante e  violento del sangue  e Yuuki percepiva già in sè il cambiamento: i muscoli si irrigidivano, il suo sangue sembrava ribollire in sé stesso, sempre più caldo e palpitante, la gola si faceva più secca e la sete più forte. Le sue mani tremanti trovarono il viso di Aidou, lo alzarono con delicatezza e lo guidarono più vicino al suo viso. Il loro sguardo si incontrò: faccia a faccia, Yuuki riusciva a specchiarsi nei suoi occhi, di un azzurro così freddo e limpido che le ricordavano solo i ghiacciai eterni, mentre lui, riflettendosi nei suoi, doveva avere l’impressione di annegare in un lago di sangue. “Concedetemi questo onore, se posso” le disse Hanabusa guardandola dritto negli occhi, ma Yuuki era sorda alle sue parole, d’un tratto era come se per lei il mondo avesse smesso di girare e, rivolto a lei, urlasse la parola  “sangue!”. Le sue mani si spinsero dietro la testa del vampiro e le dita si intrecciarono ai capelli dorati di lui, gli inclinò la testa leggermente all’indietro, lasciando esposto il collo; Yuuki vi si buttò sopra, inspirò profondamente e lasciò che i suoi canini vi affondassero dentro.
  
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