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Autore: _Mrs Wellsaid_    19/09/2012    8 recensioni
Una fermata, poi le nostre vite si separeranno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Serena, che mi ha convinto ad avere fiducia in questa storia e che ha reso possibile la nostra Larry.

A Jessica e Ilaria, che conosco da relativamente poco, ma che amo relativamente tanto.

A te, che hai aperto questa One Shot, sappi che stai per leggere una parte di me.


METRO.

Una fermata e poi le nostre vite si separeranno.




Le ruote cigolano, la metropolitana si ferma.
Le porte si aprono, la gente entra ed esce.
E’ un attimo, decine di vite si incrociano nello stesso punto, per poi riprendere il loro corso, come se niente fosse accaduto.


Sono sempre stata affascinata dal fatto che alcune persone si conoscano da una vita e nemmeno si salutino, mentre nella metro decine, centinaia di persone accaldate dal sole, bagnate dalla pioggia londinese o semplicemente inumidite dalla nebbia mattutina che avvolge la città già brulicante di vita, siano costrette a convivere nello stesso spazio ristretto.

Quel giorno, un banale giorno di autunno, salii come al solito sul vagone che mi avrebbe portato a Notting Hill, il quartiere del mercato, quello dei riccastri, quello dove chiunque abbia visto l’omonimo film s’immagina un’enorme portone blu e Hugh Grant che saluta amabilmente, o per me solamente il quartiere dove lavoro tutto il giorno in uno dei numerosi e pittoreschi negozietti. Paga quasi inesistente, per altro.
Gli stivaletti di pelle marrone scivolano a contatto col pavimento gommato delle porte automatiche, i capelli si sono increspati per l’umidità e fra poco ricomincerà a piovere ma non m’interessa, perché sono persa nei miei pensieri mentre la voce di Ed Sheeran risuona nelle cuffiette.

Oxford Circus.

Le porte si aprono, nuove vite entrano.
Una signora con le borse della spesa.
Un uomo che batte nervosamente le dita della mano destra contro il manico della valigetta che tiene in mano.
 E poi un ragazzo.
Si è appena seduto, sta leggendo un messaggio, ecco, sorride, mostrandomi da lontano le sue fossette.
Infila le mani fra i ricci color cioccolato e li smuove leggermente, distrattamente.
Distratto da qualcosa che non riesco a leggere nel suo viso.
Nei suoi occhi c’è l’acqua del Tamigi il primo giorno di primavera, quando il sole fa capolino dalle nuvole e intiepidisce l’aria.
Occhi che pensano, Occhi che osservano.
Occhi che d’un tratto incontrano i miei.

Abbasso lo sguardo.
Come sarà il suo?
Infastidito?
Disinteressato?
Trovo il coraggio di guardare il riccio di nuovo.
Anche lui mi sta studiando.
Occhi che colgono i particolari del mio viso, delle mie dita che d’un tratto non battono più il tempo, ma che si stringono con forza al lembo del maglione, cercando una sicurezza che non possiedono.
L’unica che hanno è quella di deludere.
Deludere tutti, non essere abbastanza.
Occhi che si aprono in un sorriso, labbra che si curvano.
In su.

Inspiegabilmente, anche io sto sorridendo.
Non riesco a smettere.

Bond Street.

Non voglio distrarmi.
Non voglio perdermi nemmeno un secondo di lui.
Osservo la borsa che ha poggiato di lato al sedile. E’ una custodia.
La custodia di una chitarra. C’è scritto Harry.
Quegli occhi hanno un nome.
Si morde il labbro inferiore in un modo che scopro di amare. Gli dà un’aria di bambino, insicuro e spaesato.
Ma lui non è spaesato. Sa precisamente dov’è .
Sa precisamente dove deve andare.
O forse lo crede.
Forse quell’aria è solo una copertura, una sorta di muro che lo distanzia da tutto, ma non da sé stesso. Il suo più grande nemico.
Ciò da cui vorrebbe allontanarsi più che da ogni altra cosa.
L’io con cui deve fare i conti ogni volta che rimane solo con i propri pensieri, senza distrazioni che lo possano far stare bene, che lo possano far sentire apprezzato, appagato.

La manica della sua camicia si sposta proprio mentre si scosta il ciuffo con le dita.
Intravedo una scritta.
I can’t change.
Non è immune al giudizio della gente.
Non sa perché lo odiano.
Non può cambiare sé stesso.
Magari non vuole nemmeno cambiare, ma non sa quello che realmente desidera, perché è tutto così confuso, offuscato dalle parole della gente.
Il mondo gli ha concesso delle possibilità, ma non sempre queste si sono rivelate quel che lui pensava fossero.
L’ha vissuto sulla sua pelle .
L’ha visto con i suoi occhi.
Occhi che pensano, Occhi che mi osservano, che mi scrutano dentro.
Occhi che si riflettono nei miei.
Occhi che si confondono con i miei.
Occhi che sembrano voler parlare.

Occhi che vorrebbero raccontare la propria storia, le proprie paure, il bisogno di una spalla a cui appoggiarsi e su cui chiudere gli occhi quando i problemi sembrano impossibili da affrontare, o semplicemente quando siamo stanchi di affrontarli.
Occhi in cui non riesco più a leggere quando le porte automatiche si aprono per l’ennesima volta.

Nuove vite che si incontrano. Ma che probabilmente non si incontreranno mai più.
I suoi occhi non ci sono più.
I nostri occhi non si incontreranno di nuovo.
La vita ci ha separato. Magari per sempre.
La nostra storia finisce ad una fermata della metro.



Angolo Autore

Saaaaaaalve :33 
Come va la vita? A me mica tanto bene, se uso il tempo che dovrei impiegare per mettermi avanti con lo studio a scrivere One Shot su cui lavoro da maggio, ma che puntualmente lascio da parte.
Poi, chi sa come, un giorno le riscrivo da capo e in due ore le finisco :')  ( and if you know what  I mean, you know che la One Shot in realtà è una, solo questa ahahahah)
Anyway, grazie a chi ha commentato , a chi ha messo la mia storia nelle preferite, seguite e da ricordare :3
Mhhh, ora credo che tornerò a vedere LWWY per la millesima volta :')
Ciao figoni!  
                        Well :)

  
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