Caffè
Erano appena le sei.
Albeggiava, su Inazuma Cho,
e la luce si ostinava a cercare di passare attraverso le tapparelle abbassate
della cucina.
Il caffè era pronto, l’aroma
aleggiava per tutta la stanza.
Shuuya non amava particolarmente il caffè, anche se ogni giorno si ritrovava puntualmente a
farlo. Si spostò dal tavolo al fornello accesso, versandosi una tazza scura,
arricciando il naso all’odore forte che gli salì alle narici.
-Gouenji?-
la voce di Endou, che se ne
stava impalato in mezzo alla cucina, il petto scoperto e i pantaloni di un
pigiama troppo largo che strusciavano sul pavimento, lo fece voltare. Aveva i capelli fuori posto, lo sguardo appena assonnato ma
comunque vigile. Piccoli segni scuri si intravedevano
sul petto e sul collo.
Shuuya sorrise debolmente –Buongiorno.- ignorò la
stretta che gli aveva morso lo stomaco quando l’altro
l’aveva chiamato già per cognome –Ho
fatto il caffè.- il suo sguardo indugiò in quello del
castano, che rimase in silenzio per qualche secondo.
-Non bevo caffè.- rispose quindi, distogliendo gli
occhi, evidentemente a disagio.
Constatare che quello fosse il disagio di una persona che si sentiva in colpa e
non quello di una persona in imbarazzo fece male al biondo, che tornò a girarsi
verso il fornello –Non lo sapevo.- si giustificò –Altro?-
-No, grazie.-
Un uccello, da qualche parte fuori casa, cantò. Quando cessò, non si udì altro
rumore che quello della tazzina di Shuuya che veniva poggiata sul tavolo. L’uomo si mise a sedere e prese
a seguire il contorno del bicchiere con l’indice, socchiudendo appena gli
occhi.
Percepiva la tensione di Endou
anche da quella distanza, e se lo immaginò dritto e teso come una corda di
violino.
-Gouenji…-
la voce del castano proruppe quasi lamentosa. Dispiaciuta, colpevole.
-Non devi dire niente.- lo interruppe il padrone di
casa, scuotendo il capo. Non alzò lo sguardo, pronunciare quelle parole era
abbastanza difficile, non sarebbe stato in grado di
sostenere gli occhi dell’altro.
Quando Endou parlò ancora, evidentemente dopo aver compreso
per bene cosa gli avesse detto il biondo, il suo tono di voce parve sollevato
–E’ sbagliato.- ricamò sopra, come a dare una qualche motivazione,
un’attenuante alla pateticità di quel discorso –Non sarebbe dovuto
succedere.- aggiunse, acquistando sicurezza man mano che continuava.
Shuuya sorrise amaramente, quindi alzò la testa –Hai ragione. Non eravamo in noi.- diede
spago, tornando a sorridere appena, come se stessero parlando di uno scherzo
–Come se non fosse successo.- concordò, leccandosi il labbro,
ammiccando.
Vide i muscoli del petto di Endou
rilassarsi, la sua espressione farsi appena più serena –Giusto.- disse,
annuendo, rispondendo al sorriso.
Parlò di nuovo dopo qualche altro secondo di silenzio –Devo
andare.- indugiò appena –Natsumi mi aspetta.-
Il biondo fece finta di nulla, e diede all’altro la comprensione che cercava
–Certo. I tuoi vestiti sono ancora in camera mia.- freddo come se stesse
discutendo di lavoro. Osservò impassibile il compagno annuire e sparire nel
corridoio che portava alla stanza da letto, quindi si lasciò andare ad un
sospiro. Si passò una mano tra i capelli e strinse le labbra.
Si alzò e tornò, sempre con la tazzina in mano, verso il fornello, per
impedirsi di guardare Endou andarsene da casa sua.
A testimoniarlo bastò il rumore che fece la porta dell’appartamento quando si
richiuse.
Rimase da
solo.
Non
poteva biasimarlo, Shuuya. Endou era un uomo sposato ed amava sua moglie. Non
aveva diritto di lamentarsi. In fondo, aveva ottenuto quello che voleva; una
sola notte, per placare il desiderio di lui che aveva
sin da ragazzo. Si chiese se l’avesse mai chiamato per nome
prima di quella volta, dove l’aveva urlato. Se avesse
mai provato qualcosa per qualcuno diverso da lui. Da
quando fosse diventato un così bravo attore.
Ripercorse a ritroso i ricordi della nottata passata, uno ad uno, quindi decise che sarebbe stato meglio dimenticarli,
perché non avevano alcun senso.
Relegò il dolore e la delusione da qualche parte nel suo cervello, non potendo
dimenticare anche quelli, e riformattò il cervello di
modo da poter fare come se nulla fosse.
Lui era Gouenji
Shuuya, il migliore amico di Endou Mamoru. Non poteva
aspirare ad altro. Anche se era amaro da mandare giù.
Guardò la tazzina di caffè che aveva ancora in mano.
Gouenji Shuuya odiava il caffè.
La portò alle labbra e la bevve tutta d’un sorso.
*
Salve a tutti!
Eccomi qui con un’altra fic! Questa volta ci sono Gouenji ed Endou. Allora,
premetto che scrivere dei personaggi di Inazuma cresciuti nel GO mi fa male, ma questa fic l’ho in mente da troppo.
Ricordo che, appena cominciato a vedere Inazuma, non
contando
Questo perlomeno per quanto riguarda Inazuma Eleven.
Nel GO, vederlo cresciuto (per quanto lo consideri ancora per lo più asessuato)
e soprattutto sposato (per me è stato
uno shock. Al di là di Natsumi
o Fuyuka, non penso siano stati “errori” di Endou o simili, è il solo fatto che si sia sposato mi ha
lasciata sconvolta. Personalmente l’avrei preferito da solo,
lo avrei trovato più credibile. Ma a parte ciò), mi ha fatto un minimo
pensare a lui come uomo xD
Ed è tornato l’amore per
Bhè, che dire, spero che la fic vi sia piaciuta!
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito,
inserito tra le preferite/ ricordate la mia precedente fic Bromance?. Grazie mille <3
Alla prossima fic!
Greta.