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Autore: Ser Balzo    20/09/2012    8 recensioni
Un giovane, una vecchia casa. E lei. Riuscirà Richard a entrare lì dentro e uscirne vivo? O la curiosità finira per ucciderlo?
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cancelletto si aprì con un cigolio lamentoso. Per la prima volta, Richard vedeva la proprietà che gli era stata donata in eredità dalla sua vecchia zia Eveline. La casa era cupa, un’antica villetta con le pareti di legno scuro, quasi bruciacchiato. L’erba del giardino era incolta, e un albero secco e senza foglie si stagliava davanti alla facciata.

Un posto decisamente inquietante, lontano da tutto e da tutti. 

Richard osservò le finestre, annerite dallo sporco e dal tempo. Le passò in rassegna distrattamente, per vedere se c’era qualche vetro rotto da riparare. Il suo sguardo corse rapidamente da un vetro all’altro, poi improvvisamente sì bloccò.

Che cosa...

Riportò lo sguardo a quella finestra del secondo piano, con il cuore che martellava furiosamente nel petto.

Nessuno.

« Signor Murdoch » chiese al vecchio e grassoccio custode, che era con lui. « Mi sa dire di che camera è quella finestra? »

Il custode seguì il braccio del giovane. « Aye, mister Fearful. Quella era la camera della signora Hobbston, signore. La sua stanza da letto. »

« Signor Murdoch » proseguì Richard « lei svolge adeguatamente i suoi doveri, non è così? »

Il custode lo guardò in cagnesco. « Aye, sir. Vigilo sulla proprietà. »

Richard sostenne il suo sguardo « Quando ha controllato l’ultima volta la casa? »

« Ieri, sir. Durante il mio solito giro. »

« Intendo all’interno, mister Murdoch. Da quanto non entra lì dentro? » disse Richard, indicando la catapecchia.

Poi, successe qualcosa che non sarebbe dovuta accadere.

Il vecchio custode sbiancò.

Fu un attimo, un momento in cui perse il controllo, e altrettanto velocemente riuscì a recuperarlo.

Ma per una frazione di secondo, Richard aveva avuto dinanzi a se’ un uomo spaventato a morte.

« Io... è dalla morte della signora Hobbston, signore. Non c’era più bisogno di me lì, signore. »

« Questo lo dice, Murdoch » rispose duro Richard. Ma quell’attimo di terrore negli occhi del custode lo spinse a non continuare a redarguire il custode. « Qualche vagabondo potrebbe essersi introdotto nella casa, approfittando del suo stato di abbandono. Dobbiamo controllare. » E detto ciò, riprese a camminare, diretto verso l’ingresso.

« ... mister Fearful? »

Richard si girò, perplesso. Il custode era rimasto fermo.

« Mister Fearful. Io... io non entro lì dentro da anni, ma... posso assicurarle » deglutì, le mani che tremavano leggermente « posso assicurarle che nessuno è entrato lì dentro, da quando miss Hobbston è morta. »

« E come mai, mister Murdoch? » sibilò Richard. Quell’uomo era spaventato, si vedeva. Ma se prima la cosa lo aveva intenerito, ora cominciava a spazientirsi.

Si può sapere di che diamine hai paura?

« Allora, mister Murdoch? Perchè non è entrato nessuno? »

Il vecchio custode rimase in silenzio. I pugni serrati nelle mani, lo sguardo basso.

« Mister Murdoch, le ho chiesto una cosa. Mi vuole rispondere? »

Silenzio.

Richard si avvicinò al custode a passi lenti.

« Mister Murdoch, basta con queste scenate. Mi vuole rispondere? »

Silenzio.

« Mister Murdoch, la prego mi risponda. »

Silenzio.

« Mi risponda! »
Qualcosa scese dal volto del custode. Lacrime.

« IDDIO SANTISSIMO, MI RISPONDA! » strillò Richard.

« LEI! E’ STATA LEI! »

Richard rimase di stucco.

Lei?

« E’ lei, lei non fa entrare nessuno... » piagnucolò l’uomo. Era scosso dai singhiozzi. Richard era esterrefatto. « Lei... mi guarda... » 

Il vecchio custode lo fissò. Gli occhi erano spalancati, vitrei.

Mio Dio, quest’uomo è terrorizzato a morte.

Si avvicinò, toccando l’uomo sulla spalla.

« Senta, per favore... Si calmi. Va tutto bene. Non c’è nessuno, qui. Ok? Solo io, e lei. Faccio un bel respiro... Ecco, così. E ora mi dica: chi è questa lei? »

Il custode lo guardò stralunato. « Io... non lo so. Lei è qui... da tanto. La signora Hobbston... lei non ci credeva. Ma... dormiva sempre con una luce accesa. Ma un giorno... il blackout. E il buio. Il buio... buio... »

Uno schiantò risuono dietro di loro.

Richard si girò di scatto, perdendo qualche chilo durante il gesto.

Un ramo secco era caduto da un albero e si era schiantato a terra.

Uno schifo di ramo!

Irrazionalmente, sentì un gran sollievo avvolgerlo.

Si era fatto impressionare da quel folle. Avrebbe scritto a suo padre, e l’avrebbe fatto rimpiazzare.

« Senta, signor Murdoch. Siamo nel Diciannovesimo secolo: le storie di fantasmi sono ormai superate. Superstizioni ridicole e bigotte » concluse. « Ora, per favore, vogliamo proseguire? »

Avanzarono nel vialetto. Le piante morte del giardino gemevano e sussurravano, mosse dal vento.

Forse quel maledetto idiota l’aveva impressionato, ma mentre avanzavano, Richard era certo che il sussurro delle piante crescesse di volume. Prima più lentamente, poi sempre più forte, sempre più insistente. Per un attimo, Richard parve comprendere cosa dicevano i sussurri.

Vvvviiiaaaaaa...

Vaiii viaaaaa...

Richard pestò un ramo secco, e i sussurri svanirono. Scacciò via gli inquietanti pensieri che gli affollavano la mente e continuò a camminare, ostentando sicurezza.

Dopo quella che gli parve un’eternità, arrivò alle scalette dell’ingresso.

Richard si voltò verso il signor Murdoch: l’aveva seguito, ma era diventato più simile ad uno spettro che al burbero custode che l’aveva rudemente accolto. Era pallido, sudato e i suoi occhi saettavano a destra e a manca.

« Si sta facendo buio » disse, senza staccare gli occhi dalla porta. 

« Tenga, le servirà. » 

Gli ficco bruscamente in mano la lampada ad olio che aveva fino ad allora tenuto in mano e se ne andò, camminando il più in fretta possibile. Richard ebbe la netta impressione che se non ci fosse stato lui a guardarlo sarebbe corso via a gambe levate.

Rimasto solo, squadrò la porta d’ingresso.

Bene, ora a noi due.

Salì i gradini e infilò la chiave nella toppa. 

Improvvisamente, ebbe la netta sensazione che qualcuno lo stesse guardando.

Oh, andiamo.

Aprì la porta. Una vecchia stanza d’ingresso si stagliò dinanzi a lui. Tutto era nero, vecchio e ammuffito.

Buon Dio, zio George non mentiva quando diceva che zia Eve aveva uova di pipistrello al posto del cervello. Ma in che diavolo di posto viveva? C’è più allegria in un dannato...

Fu un attimo, abbastanza lungo per permettere al cervello di registrare l’informazione, ma troppo breve per affermare con certezza di aver visto quello che aveva visto.

Lei.

Un volto, scarno e bluastro, faceva capolino dalla penombra. Lì, in alto, sul pianerottolo. Due orbite vuote lo fissavano con odio.

Poi, rapidamente come era apparso, il volto sparì.

Richard fece due passi indietro, varcò la porta, fece qualche passo, si voltò e con grande tranquillità lanciò la lampada ad olio dentro la casa. 

Vaffanculo, puttana. E vaffanculo al diciannovesimo secolo!

Con tutte le ragnatele, le tenede, le stoffe e il legno di cui era imbevuta, la casa prese fuoco come un fascio di erba secca e cominciò ben presto ad ardere come una torcia.

Brucia, stronza, brucia.

In piedi nel cortile,  Richard guardò la casa ardere, tremare e poi cedere su se stessa gemendo, crollando in un mare di scintille e cenere.

Solo allora si permise di respirare.

Scusami, zietta cara. Ma col cazzo che ci entravo, lì dentro.

 

  
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