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Autore: FairyFrida    20/09/2012    6 recensioni
1996, Chichester | Fred/Hermione | Commedia |
«Fa molto caldo qui, non è vero?» disse quindi sventolandosi con la carta dei tramezzini e sperando intensamente che Fred abboccasse al suo bluff.
«No, in effetti, non è affatto vero» ridacchiò Fred. «A che stavi pensando?»
Hermione imprecò mentalmente. Non era riuscita a dissimulare il suo imbarazzo e lui era stato subito pronto a farglielo notare.

[ Seconda classificata e vincitrice del Premio Giuria al contest "Fred, ti presento Hermione" indetto da ElyTheStrange sul forum di EFP ]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Walkin’ around ~ a Muggle date





Per Cri.
Sappi che ho deciso che l’avrei scritta per te
nell’esatto momento in cui mi hai detto del contest di Ely.
Per te non potevo che scrivere una storia su Fred.
Te la dedico con tutto il cuore,
sperando che ti piaccia - e chissà, forse, un giorno,
avrai anche una vera MS.
Grazie, per
tutto.







3 gennaio 1997 - Camera con le pareti gialle, 7 St. John’s Street, Chichester, West Sussex

Se quello fosse stato anno normale, un anno come lo erano stati tutti i precedenti, in quel preciso istante sarebbe stata ad Hogwarts.
Avrebbe mangiato toast e bacon a colazione, si sarebbe rintanata in sala comune a leggere e poi, , forse si sarebbe lasciata convincere a uscire per una battaglia a palle di neve con Harry e Ron. E di sicuro si sarebbe infradiciata la divisa, e allora avrebbe passato la serata davanti al camino aspettando che si asciugasse. E Harry e Ron avrebbero giocato a scacchi, e gridato, molto, e lei per una volta avrebbe chiuso entrambi gli occhi e avrebbe lasciato che si divertissero come svagati studenti del primo anno.
Ma quello non era affatto un anno normale, e lei avrebbe fatto meglio a smettere di pensare a come avrebbero potuto essere, quelle vacanze di Natale ad Hogwarts, perchè lei a Hogwarts non c’era, e questo era un fatto che niente e nessuno avrebbe potuto cambiare.
Cercando di ricomporsi e di fingere che quei pensieri non l’avessero nemmeno attraversata, Hermione voltò pagina, e la carta frusciò con un’armonia così familiare e rassicurante che per un attimo la riflessione appena fatta sembrò davvero non avere avuto nessun influsso su di lei. Ma non aveva nemmeno iniziato il secondo paragrafo che quel nome ritornò prepotentemente a pulsarle in mente, impedendole di continuare. Hermione sospirò e qualcosa si attorcigliò dentro di lei, lì, nella sua cavità toracica.
Si era promessa che per tutta la durata delle vacanze avrebbe cercato di allontanarlo da ogni cosa facesse, dicesse, pensasse, e, beh, per i primi giorni ce l’aveva fatta discretamente: c’erano stati la Vigilia, il giorno di Natale, il tema di Pozioni da fare, i capitoli di Storia della Magia da leggere; e poi Capodanno, Trasfigurazione da studiare e gli esercizi di Aritmanzia da risolvere. Insomma, in un modo o nell’altro era riuscita a tenersi occupata, eppure, eppure quel nome premeva.
Ron.
E, sì, Hermione si era improvvisamente resa conto che se quell’anno non fosse stato così ingiustamente sbagliato in quel momento non sarebbe stata a scuola, ma alla Tana. E questo pensiero faceva immensamente più male. Certo, Hogwarts era in un certo senso il suo ambiente naturale, c’erano la Biblioteca, la sala comune, le aule; eppure la casa dei Weasley aveva quel qualcosa di accogliente che nessun altro edificio con quattro mura avrebbe potuto eguagliare.
Ma lei non ci sarebbe mai più stata, alla Tana, e tutto per colpa di quell’imbecil-
Il suono inaspettato del campanello la distolse dalla proficua e catartica attività dell’inventare insulti efficaci per Ron Weasley.
Infastidita dall’interruzione, Hermione cercò un segnalibro, lo infilò tra le pagine, chiuse il volume e si accinse a cercare le pantofole, probabilmente finite sotto la poltrona per colpa di Grattastinchi; ma dietro la porta d’ingresso doveva esserci un individuo decisamente impaziente, perchè il trillo acuto non accennava a smettere.
«Arrivo! Un momento solo!» gridò quindi Hermione, nonostante si trovasse al secondo piano e quindi fosse improbabile che lo scampanellatore agonistico avesse potuto sentirla.
Nel frattempo, mentre lei nell’ordine era inciampata nell’ultimo gradino delle scale, aveva perso la ciabatta sinistra ed era scivolata sul tappeto del soggiorno, il suono del campanello si era trasformato in un’allegra marcetta dal ritmo incalzante.
Finalmente Hermione raggiunse la porta, così trafelata da dimenticare di controllare dallo spioncino chi si sarebbe trovata di fronte dopo aver abbassato la maniglia.
«Mi stupisco di te, Granger, non dovresti essere così scortese con i tuoi ospiti!»
Hermione spalancò gli occhi: uno dei gemelli Weasley se ne stava mollemente appoggiato allo stipite della porta, il caratteristico sorriso sghembo stampato in volto, e come se fosse la cosa più naturale del mondo la stava rimproverando per non avergli aperto subito la porta.
Stava delirando, non c’era dubbio. Si posò una mano sulla fronte sperando di sentire la pelle scottare, così avrebbe avuto una giustificazione sensata per aver scambiato il postino con uno dei gemelli.
«Stai per svenire?» le chiese divertito e per nulla preoccupato il suo interlocutore notando il suo gesto. «Sapevo di suscitare questo genere di reazioni in numerose ragazze, ma sapere che ho un certo effetto anche su di te, Hermione... oh, questa è davvero una piacevole sorpresa!»
«Che... che cosa ci fai qui, uhm, George?» balbettò Hermione sconcertata, ignorando volutamente il suo ultimo commento.
«Sono Fred» sospirò lui con aria divertita. «George aveva da fare in negozio, non è potuto venire»
«Non è... potuto venire?»
Hermione aggrottò le sopracciglia, sicura che le stesse sfuggendo qualcosa, e qualcosa di fondamentale. Perchè mai, per Merlino, i gemelli Weasley avrebbero dovuto farle visita?
«Oh, sì, avevamo delle consegne da fare proprio in questa strada. Linea di Accessori Scudo contro Malefici Minori: Cappelli, Mantelli, Armature - poco comode, in effetti, ma molto efficaci -, ginocchiere da Quidditch, cose così, insomma. Ti ho già detto che vanno moltissimo? Non quanto la Polvere Buiopesto Peruviana, però! Quella ha già raggiun-»
«Fred» lo interruppe Hermione cominciando a spazientirsi perchè stava cambiando discorso. «Non ci sono famiglie magiche in questa strada»
«Sì, invece. Proprio in quella casa là» confermò Fred indicando un punto imprecisato in fondo alla strada. «E, beh, mentre ero qui mi sono detto: “Perchè non fare un salto dalla cara vecchia Hermione per vedere come stanno andando le vacanze?”»
Ma Hermione di quel sorrisetto malizioso proprio non riusciva a fidarsi. Cara vecchia Hermione? Lei non era mai stata così intima con i gemelli da potersi meritare un aggettivo tanto confidenziale. Decisamente, stava succedendo qualcosa.
«E di grazia, Fred, come avresti fatto a trovarmi?» domandò quindi con aria sempre più scettica.
«Uhm, papà deve aver chiesto l’indirizzo ai tuoi genitori; sai, per una questione di posta babbana che non è mio interesse approfondire» le rispose Fred allargando ulteriormente il suo sorriso storto. «Comunque» proseguì poi con aria pimpante, «ti andrebbe di fare un giro?»
Hermione pensò che la questione stava davvero rasentando il limite dell’assurdo se Fred Weasley la stava addirittura invitando a uscire, ma poi le balenò in mente l’alternativa. Restare in casa a deprimersi e a farsi del male da sola incoraggiando pensieri che non avrebbero più dovuto sfiorarla. In fondo, non vedeva l’ora di svagarsi per accantonare almeno per un po’ l’immagine di Ron avviluppato a quell’oca giuliva di Lavanda. E poi cosa ci sarebbe stato di male? Fred non si sarebbe rivelato un altro McLaggen e magari lei sarebbe anche riuscita a divertirsi.
Così Hermione mise da parte tutte le stranezze che aveva notato fino a quel momento e che decisamente non quadravano, e decise di accettare.
«D’accordo, devo giusto passare in libreria a comprare un saggio di cui ho bisogno. Aspettami qui un attimo» gli rispose quindi, tornando in casa per cambiarsi le pantofole e per recuperare il cappotto. Dall’ingresso le giunse la voce stupefatta di Fred.
«Hermione, hai accettato di uscire con me solo per un libro? Non cambi davvero mai, eh?»
«Sì, cerco di fare del mio meglio» ribatté lei già di ritorno con un sorrisetto ironico in bella mostra sul viso, bardata con sciarpa e berretto.
«Sai di zia Muriel?» le chiese Fred, le mani in tasca, mentre lei chiudeva il portone.
«No! È successo qualcosa di grave?»
«Oh, no» ridacchiò lui mentre si incamminavano verso il centro della città. «Ha avuto un incontro troppo ravvicinato con un Ashwinder e le sono andati a fuoco i capelli. Un’immagine raccapricciante, per Bill che l’ha trovata ad allungarsi sotto una poltrona mentre cercava di congelare le uova!»1
«Non c’è niente da ridere, Fred» lo ammonì Hermione. «Gli Ashwinder possono essere pericolosi se non si è in grado di gestirli. Non per niente secondo la classificazione ministeriale sono creature di categoria XXX - ovvero trattabili da un mago capace -, e tua zia è anziana, poteva andarle a fuoco la casa!»
Fred strabuzzò gli occhi.
«Hermione, è di zia Muriel che stiamo parlando! Sarebbe stata una liberazione per tutti, non fa altro che insultarci ogni volta che ci vede, quella vecchia racchia»
Hermione preferì non ribattere più. Da quel poco che le aveva raccontato Ron, zia Muriel non sembrava un concentrato di simpatia e affabilità - anche se ciò non toglieva che augurarle la morte era decisamente poco sensibile.
«E tu? Parenti fastidiosi come la vecchia megera?» le chiese Fred incuriosito, cercando di cambiare discorso. «Non so niente della tua vita babbana!»
«Oh, non c’è molto da dire» sospirò Hermione tenendosi sul vago.
Ma la sua riluttanza a parlare cedette quasi subito, e presto si ritrovò a raccontare a Fred del noioso pranzo di Natale che quell’anno aveva condiviso con l’intero parentado. Gli descrisse i suoi cugini, così affiatati, e i suoi zii che non perdevano occasione di decantare i meriti scolastici di questo o di quel figlio. Gli confessò quanto si sentisse esclusa, lei che era via dieci mesi all’anno e che d’estate non usciva praticamente con nessuno.
«Ti assicuro che anche tu, se fossi stato al mio posto, avresti trovato più piacevole e stimolante la compagnia del cocker anziano e rachitico di mia nonna» terminò Hermione con aria abbattuta. Improvvisamente si chiese perchè stesse raccontando tutte quelle cose a Fred. Harry e Ron non erano nemmeno a conoscenza del fatto che lei avesse dei cugini, e lei confidava a Fred che si sentiva come un’Avvincino fuori da un acquario nella sua stessa famiglia.
«Cancella tutto quello che ho detto, tanto lo so che ti sto annoiando...»
Ma Fred era scoppiato a ridere già da qualche secondo. Doveva aver trovato divertente il pensiero di lei che ripassava le formule di Aritmanzia ripetendole a un povero cane che la vita aveva già sicuramente sottoposto a numerose prove - e senza dubbio quella di una ragazza che gli riferiva incomprensibili equazioni doveva essere stata una delle più assurde.
«No, affatto» la tranquillizzò Fred quando si fu calmato. «Anzi, conoscere i segreti e le debolezze dell’avversario è una delle mie strategie vincenti preferite. Ora sono in grado di ricattarti, ti conviene stare all’erta»
Il tono serio con cui Fred lo disse allarmò non poco Hermione, ma poi lui scoppiò a ridere praticamente subito e Hermione trasse un lungo sospiro di sollievo. Non sarebbe mai riuscita a capire quando Fred e George scherzavano e quando facevano sul serio.
«Beh, non che la mia Vigilia sia stata tanto migliore» annunciò Fred dopo un po’. «Celestina Warbeck tutta la sera. Quando mamma ha cominciato a riesumare gli anni in cui lei e papà erano giovani e innamorati abbiamo raggiunto il culmine dell’imbarazzo. Meno male che Ginny è capace a giocare a Spara Schiocco: ci ha dato del filo da torcere e George ha vinto con onore. Tu sai giocare a Spara Schiocco, Hermione?»
Lei scosse il capo, e in quel momento si accorse che Fred stava cercando di consolarla.
In una maniera non proprio palese, certo, ma in ogni caso non si sarebbe mai aspettata qualcosa di troppo sentimentale da Fred Weasley; e il fatto di volerla informare che neanche le sue vacanze erano andate così bene solamente per tirarla un po’ su già la riempiva di gratitudine nei suoi confronti. Inoltre non poté fare a meno di notare che Fred aveva accuratamente evitato di pronunciare il nome di Ron, facendole sorgere così svariate domande, la più importante delle quali avrebbe voluto sapere quanto Fred avesse capito di lei.


Quaranta minuti dopo - Centro di Chichester

«E qui di fianco c’è la libreria» annunciò Hermione mentre Fred osservava attentamente la vetrina di un negozio di elettrodomestici. «Se vuoi aspettarmi qui, io faccio presto»
«Oh, no» ribatté Fred ridacchiando. «Non sia mai che non mi possa vantare con George di essere entrato in un negozio babbano di libri...»
Hermione lo osservò divertita, e improvvisamente si ritrovò a pensare che Fred non era poi così male. Non ricordava di aver mai riso così tanto in un solo pomeriggio, e se quando aveva accettato di uscire il suo obiettivo era quello di svagarsi, beh, grazie a lui e alla sua allegria senza limiti c’era davvero riuscita.
«Su, andiamo, non vedo l’ora di osservare il tuo habitat naturale» sghignazzò Fred avviandosi verso il piccolo dehors dove stavano in bella vista gli espositori carichi di riviste. «Uhm, come funzionano queste tessere?» chiese incuriosito prendendo un cartoncino che da un lato riportava la foto della cattedrale.
«Sono cartoline» gli spiegò Hermione. «Si mandano agli amici quando si è in vacanza; è una specie di ricordo della città che si sta visitando. Dietro ci puoi scrivere un pensiero, o puoi anche solo firmarti, se vuoi; poi segni l’indirizzo, ci applichi il francobollo e la imbuchi»
«Sembra divertente» commentò Fred facendo ruotare la rastrelliera. «Tu vai pure dentro, io intanto ne cerco una per George»
«Okay» acconsentì Hermione mentre le porte automatiche della libreria si aprivano per lasciarla entrare.
La vista di decine di scaffali ordinatamente riempiti di libri e il profumo della carta nuova e dell’inchiostro la fecero sorridere istintivamente: avrebbe trascorso ore in quel negozio, e mai si sarebbe stancata. Ma poi il pensiero di Fred che la stava aspettando le ricordò che aveva a disposizione poco tempo, così si diresse subito nel reparto in cui avrebbe trovato il saggio che stava cercando.
Mentre scorreva l’ordine alfabetico secondo cui erano disposti i volumi, un occhio le cadde sulla vetrina che dava sulla strada, e di conseguenza su Fred alle prese con la complicata scelta delle cartoline - a quanto pare era indeciso fra tre, e continuava a riguardarle senza riuscire a decidersi. Prima che potesse accorgersene, Hermione si ritrovò a provare tenerezza per Fred. Per Fred che la stava portando in giro, che la stava facendo divertire, che l’aveva accompagnata in libreria - in libreria! -; per Fred che ora stava comprando delle cartoline per il suo gemello.
Hermione sorrise di sé per aver avuto questo strambo pensiero - che prontamente attribuì allo strano effetto che senz’altro le procurava vedere Fred nella sua città babbana - e continuò la sua ricerca.

Aveva già il saggio - Guida metodologica alla traduzione di testi narrativi - in mano ed era ferma davanti alla sezione dei Classici per tenersi aggiornata su quanti ne avesse già letti e su quanti ancora mancavano alla sua personale libreria, quando un braccio le cinse la vita.
«Allora, Granger, pensi di metterci ancora molto?»
La voce di Fred così vicina fece sussultare Hermione, e il contatto inaspettato tra i loro due corpi la fece arrossire non poco.
Un campanello d’allarme cominciò a suonare debolmente nei meandri più lontani e nascosti della sua mente: da quando le sue guance si coloravano perchè Fred la sfiorava? Se mai, la causa del suo imbarazzo per un eventuale contatto fisico era sempre stato Ron: i gemelli non le avevano mai procurato nessuna particolare reazione.
«Se dobbiamo montare una tenda, dillo» continuò Fred, che a quanto pare non si era accorto del suo rossore. O forse l’aveva evitato di proposito, forse aveva capito anche lui che c’era stato un errore.
Perchè ci doveva essere un errore, lei non poteva sentirsi così per un braccio di Fred Weasley appoggiato casualmente sulla sua vita. Che cosa le stava succedendo?
«Oh, no, scusami» borbottò Hermione cercando di riassumere almeno un po’ del suo solito autocontrollo. «Ora vado a pagare e ce ne andiamo, okay? Hai preso la cartolina?»
Fred le sventolò davanti l’immagine di un edificio in mattoni la cui entrata era dipinta di un bel verde trifoglio; dall’insegna - “George & Dragon Inn” - Hermione lo riconobbe come uno dei pub più frequentati del centro città. «Perchè non hai scelto quella con il Market cross2? Era molto più caratteristica» osservò mentre estraeva dal portafoglio un biglietto da venti sterline. «Su, da’ qua»
«Ehi, cosa credi, che abbia aspettato tutto questo tempo con le mani in tasca?» le chiese Fred indignato. «Ho già pagato, e ho anche comprato una ventina di francobolli, sai per sicurezza»
Hermione fu a lungo combattuta tra chiedergli da quando teneva soldi babbani oltre a galeoni, falci e zellini, e fargli notare che di francobollo ne sarebbe bastato uno, non venti; ma poi non fece nessuna delle due domande e si diresse senza ulteriori esitazioni verso la cassa.

Quando le porte si aprirono, furono investiti da una ventata d’aria gelida che condensò il respiro di Fred in una nuvoletta bianca. Stava debolmente iniziando a nevicare.
«Che ne dici se andiamo a bere qualcosa nel pub della tua cartolina?» propose Hermione. «Non è molto lontano, e così puoi dire a George che ci sei stato davvero»
«Buona idea» approvò Fred. «Ho proprio voglia di una Burrobirra»
«Fred...»
«Lo so, lo so» sbuffò lui spazientito, «niente Burrobirra. Sai, Hermione, non è molto divertente uscire con te, non stai mai al gioco»
«Se solo provi a nominare una qualche bibita magica, Fred Weasley, ti affatturo all’istan-»
«Aha! Non si usa la magia nei pub babbani, Hermione, quante volte te lo devo dire?» esclamò trionfante Fred dandole una spintarella, che ovviamente la fece scivolare sulla fanghiglia di polvere e neve sciolta ormai presente su tutti i marciapiedi. «E attenta a dove metti i piedi, è parecchio scivoloso qui. Non si direbbe, vero?» ghignò poi.
«Non è divertente» borbottò Hermione reggendosi ad un lampione.
«Oh, non ci credo. Secondo me invece te la stai spassando» osservò Fred. «Con me, poi, non puoi che divertirti, dico bene?»
Hermione emise un grugnito che sperò fosse eloquente, anche se in verità dentro di sé non poté far altro che dargli ragione.


Dieci minuti dopo - George & Dragon Inn, centro di Chichester

Fred stava consultando la carta delle birre, e il suo dito che scorreva sulla superficie plastificata produceva uno strofinio particolarmente fastidioso alle orecchie di Hermione.
«Potresti smetterla, per cortesia?»
«Uh, sei nervosa?» le chiese lui sollevando lo sguardo dal menù; dopo averla studiata un po’ assunse un’espressione sorpresa. «Hermione, sei davvero nervosa!»
«Sciocchezze» lo liquidò lei sporgendosi oltre il tavolino nel tentativo di avvistare un cameriere non impegnato. «Sono solo indecisa su cosa ordinare, tutto qui»
«Io prenderò una St. Peter's Best Bitter» annunciò Fred pronunciando il nome della birra con lo stesso tono pomposo che avrebbe usato Percy. «Chissà se sarà davvero buona come pretende questo Peter»
Questo commento strappò a Hermione l’ennesima risata della giornata, e l’atmosfera si rilassò un po’. Fred non solo aveva ragione, ma ci aveva preso in pieno: trovarsi seduta in un pub in sua compagnia aveva agitato Hermione non poco, perchè aveva reso di nuovo vivo in lei il ricordo de I Tre Manici di Scopa, del gusto della Burrobirra, e - inutile respingerlo - il ricordo di Harry e Ron e delle risate insieme a loro che non sarebbero più tornate. E poi, beh, poi c’era quello.
C’era quell’anomalo sentimento che da quel pomeriggio aveva iniziato a provare per Fred, quello strano insieme di affetto, di gratitudine, di stima, e, sì, di attrazione fisica - anche questo ormai non aveva più senso cercare di negarlo, perchè era maledettamente vero. E in quel momento, mentre lui, ignorando volutamente la sua richiesta di poco prima, continuava a lisciare la superficie del menù con il dito, in quel preciso momento Hermione si accorse per la prima volta delle sue mani. Erano belle e grandi, e le dita affusolate; il suo pensiero corse immediatamente a come sarebbe stato bello sentirle tra le sue, le dita intrecciate e la stretta calda e sicura.
Appena si rese conto su che cosa stava fantasticando, Hermione distolse lo sguardo da Fred e avvampò immediatamente, fingendosi interessata al parquet appena lucidato.
Fortunatamente una delle cameriere si avvicinò al loro tavolo, togliendola dall’impiccio di trovare una scusa valida per le sue guance arrossate.
Fred ordinò la birra che aveva scelto, mentre lei chiese un cappuccino. Aveva deciso che a partire da quel giorno la sua priorità assoluta consisteva nel mantenersi sobria davanti a Fred Weasley, perchè da ubriaca avrebbe senz’altro perso la padronanza delle sue azioni, e lei voleva evitare a tutti i costi spiacevoli situazioni imbarazzanti. Se lui avesse cercato di baciarla, ad esempio, lei sarebbe riuscita ad opporsi, cosa che dubitava sarebbe stata capace di fare in preda ai fumi dell’alcol. Il pensiero di un eventuale bacio tra lei e Fred, però, la fece di nuovo imporporare visibilmente.
«Fa molto caldo qui, non è vero?» disse quindi sventolandosi con la carta dei tramezzini e sperando intensamente che Fred abboccasse al suo bluff.
«No, in effetti, non è affatto vero» ridacchiò Fred. «A che stavi pensando?»
Hermione imprecò mentalmente. Non era riuscita a dissimulare il suo imbarazzo e lui era stato subito pronto a farglielo notare.
«Ai libri che stavo guardando oggi prima che tu mi interrompessi» fu la risposta, e Hermione si accorse immediatamente che quella scusa non avrebbe retto, perché Fred Weasley non era stupido. Si sarebbe accorto di tutto e l’avrebbe presa in giro a vita, oltre ovviamente a confessarle senza alcun genere di scrupolo che lui la trovava una sciatta ragazza da biblioteca e che non provava per lei alcun genere di sentimento. Si era appena firmata la sua condanna da sé.
«Sai, Hermione» iniziò Fred, il solito ghigno in bella mostra, «un ragazzo mi ha pagato per portare fuori una ragaz-»
«Sei stato pagato?» gridò Hermione, interrompendolo brutalmente. «Sapevo che c’era sotto qualcosa, tu non mi avresti mai invitata a uscire!»
La birra che la cameriera aveva da poco posato sul tavolo barcollò, e alcuni avventori si voltarono verso di loro; ma ad Hermione non importava. Non le sarebbe importato nemmeno se al posto di quella anziana signora che la osservava con una chiara espressione di disapprovazione ci fosse stata la professoressa McGranitt, perchè niente era più doloroso che sentirsi tradite una seconda volta nel giro di poche settimane. Si era fidata di Fred, della sua proposta di uscire così apparentemente candida - e già aveva avuto il presentimento che non avrebbe dovuto abbassare la guardia, ricordò con amarezza -, di lui che sceglieva le cartoline, di lui che entrava in libreria per lei, di lui che l’aveva fatta ridere tanto, e che non aveva pronunciato nemmeno una volta il nome di Ron.
«Sei stato pagato» sussurrò, di nuovo. E questa volta non c’era più traccia di rabbia nella sua voce, ma solo di delusione e di pura rassegnazione.
«La tua indole da professoressa non decade mai, non è così? Se solo mi lasciassi finire di parlare, e non mi interrompessi ogni volta, Hermione!» ribatté Fred notevolmente spazientito. «Sì, sono stato pagato per portare fuori una ragazza splendida, solo che ho fatto un pasticcio: mi sono innamorato di lei3. Allora? Come la mettiamo?»
Il primo, istintivo pensiero di Hermione fu di emanare un decreto che vietasse la possibilità di provare due emozioni così intense una dopo l’altra - di sicuro non sarebbe mai riuscita a riprendersi dallo shock di una delusione colossale immediatamente seguita da una dichiarazione così esplicita. La seconda cosa che le premeva sapere a tutti i costi era il nome di quel ragazzo che aveva pagato Fred per uscire con lei - sicuramente, rifletté Hermione, c’entrava una qualche scommessa di pessimo gusto tra amici; doveva forse sospettare di Lee Jordan? E infine, Fred si era davvero innamorato di lei? O stava continuando a recitare una parte che qualcun altro aveva scritto per lui?
Ma tutto quello che riuscì a dire prima di alzarsi e di lasciare una manciata di sterline sul tavolo fu: «Sei proprio uno stronzo»; poi, dopo aver rivolto a Fred uno sguardo sofferente, uscì dal locale.
La neve scendeva in mulinelli serrati, e Hermione percepì distintamente i fiocchi gelidi sciogliersi sulle sue guance e unirsi alle lacrime che iniziavano a scendere dai suoi occhi.
Avrebbe potuto continuare a gridargli addosso, avrebbe potuto tempestarlo di domande e di acide insinuazioni, avrebbe potuto fingere indifferenza, e invece aveva fatto la scelta più codarda: era scappata. Da tutto: da Fred e dalla possibilità che lui si fosse davvero innamorato, e da lei stessa, perchè una parte di lei ancora rigettava i sentimenti che, prepotenti, le stringevano il cuore.
La porta del locale si aprì e si richiuse dietro di lei, e dei passi le si avvicinarono cauti.
«Sai, avevo preteso quei soldi per pagare qualcuno che oggi mi sostituisse in negozio, ma poi ho capito che non li volevo, non per uscire con una ragazza» le disse Fred, porgendole un astuccio di legno lucido.
Hermione lo prese con una certa diffidenza, che però sparì completamente non appena premette il gancio sul lato e vide la lunga piuma nera e oro che aveva già notato tempo prima nella vetrina di Scrivenshaft.
«È... per me?» chiese esitante, osservando Fred di sottecchi - stava cominciando a vergognarsi profondamente per essere fuggita in quel modo davanti a lui.
«Per chi altri? Vedi altre streghe qui intorno?» le domandò Fred con un sorriso che Hermione trovò bellissimo senza saperne il motivo. «A parte la famiglia magica che abita nella tua strada, beninteso»
«Non c’è nessuna famiglia magica, non è vero? E nemmeno una qualche consegna a domicilio da fare per conto del negozio...»
«Beccato» ammise Fred immergendo le mani nelle tasche. «Tutta una montatura per vedere te, Hermione». Evidentemente si stava aspettando una sua qualche reazione, perchè dopo nemmeno un paio di secondi le chiese: «Allora, non arrossisci più?»
«Chi è che ti ha pagato?» sospirò lei, ormai decisa a finire quel giochetto una volta per tutte. Pensò confusamente che se Fred non era davvero innamorato di lei poteva anche tenersela, quella piuma.
«Harry» dichiarò lui. Hermione sentì crollarle il mondo addosso per l’ennesima volta: che c’entrava Harry ora? Ma Fred non le diede il tempo di aprir bocca. «Era preoccupato per te. Aveva paura che tutta sola a casa per le vacanze di Natale avresti potuto deprimerti, sai per la questione di» e qui abbozzò una smorfia che a Hermione non passò inosservata «Ron. E così ha chiesto a me e George se potevamo venirti a trovare, sai, per farti divertire un po’ e farti dimenticare almeno per un giorno quel cerebroleso di nostro fratello»
Erano passati parecchi giorni dall’ultima volta che qualcuno aveva pronunciato quel nome davanti a lei, e Hermione si accorse con stupore che molte cose erano cambiate da allora.
Perchè il nome di Ron faceva un po’ meno male ora che i suoi pensieri erano rivolti per la maggior parte ad un altro nome, quello di Fred. Era... strano, perchè improvvisamente parte dell’irritazione che provava nei confronti di Ron sembrava essersi affievolita, mentre contemporaneamente era aumentato quel sentimento che provava per Fred, qualcosa che non sapeva ancora bene come definire - attrazione? Particolare simpatia? E poi c’era Harry, e Hermione ringraziò Merlino di aver messo sulla sua strada un amico - un fratello - come lui, che si preoccupava per lei a tal punto da metterle i gemelli alle calcagna.
«A che pensi?»
La voce di Fred la distolse bruscamente dalle sue riflessioni, riportandola alla realtà, che comprendeva solo loro due. Niente Ron, Harry, galeoni e piume nere e oro. E, molto stupidamente, Hermione percepì improvvisamente l’importanza di chiarire una cosa ben precisa.
«Non puoi comprarmi una piuma ogni volta che ti comporti male, sai?4»
Fred le dedicò un sorriso sghembo e poi scoppiò a ridere.
«Avevo un po’ di soldi in più, ricordi? Harry sarà contento di sapere che ti ho comprato una piuma nuova con le sue falci!»
«Allora» disse Hermione, e prima di parlare di nuovo trasse un lungo respiro. «Ti sei davvero... innamorato... di me?»
«Oh, beh, ho detto “innamorato” prima? Affascinato, invaghito... insomma, mi piaci, Hermione, ha così importanza il termine che ho usato?» le disse Fred, prima di scostarle una ciocca di capelli e di baciarla sulle labbra, così, senza preavviso.
Quando si scostò, Hermione gli dedicò un’espressione stranita, poi sussurrò:
«Fred, hai bevuto il mio cappuccino?»
«Uhm, sì. Mi dispiaceva lasciarlo lì a raffreddarsi, visto che tu eri uscita. Però ad essere sincero mi sono chiesto come fai a bere brodaglie simili, perchè - lascia che te lo dica - quel rappuccino faceva davvero schifo!»
Hermione scoppiò a ridere, di una risata contagiosa che fu subito seguita da quella di Fred.
«Lo vedi che ti diverti con me?» disse lui prendendole una mano. «Su, vieni dentro; devo ancora scrivere la cartolina per George, e tu devi aiutarmi con i francobolli»
«Con il francobollo» gli sorrise Hermione, le dita magneticamente allacciate a quelle di Fred. «Ne basta uno»











~





1: Cito dall’Harry Potter Wiki: “Un Ashwinder è un tipo di serpente che si genera quando un fuoco magico viene lasciato bruciare senza sorveglianza. Si tratta di un serpente di color verde pallido, con occhi rossi. Si leva dai tizzoni di un fuoco non custodito e scivola via nelle ombre dell'abitazione in cui si trova. Dopo aver trovato un luogo buio, depone le uova e s'incenerisce. Le uova di Ashwinder sono bollenti e color rosso brillante; se non vengono trovate, dopo pochi minuti possono dare fuoco al luogo in cui si trovano.
2: Questo è il Market Cross di Chichester (dietro tra l’altro si intravede la Cattedrale); questo è invece il George & Dragon Inn.
3: Citazione dal film “Le dieci cose che odio di te”. Si tratta del prompt che ha ispirato la storia.
4: Altra citazione dallo stesso film. Patrick regala a Kat una chitarra con i soldi con cui era stato pagato, qui ho ricalcato la scena sostituendo però la chitarra con una piuma. Anche la risposta di Fred («Avevo un po’ di soldi in più, ricordi?») è ricalcata su una battuta di Patrick.







Frida’s corner
Questa storia ha avuto una lunghissima genesi, tra la mia ispirazione che ogni tanto spariva, Cri che mi ha dato un sacco di consigli nonostante fosse convinta che la storia fosse ambientata a Maranello, e Cat che mi ha supportata con il titolo. Era da qualche tempo che non scrivevo più su Hermione e Fred, e in alcuni momenti sono stata colta dal tipico panico checosafarebbeFredWeasleyinquestasituazione, però alla fine sono soddisfatta - anche perchè non ho mai scritto una OS così lunga e sono molto fiera di me stessa per esserci riuscita senza mollare tutto :’)
La storia è stata scritta per il contest di ElyTheStrange “Fred, ti presento Hermione”, conquistando il secondo posto e aggiudicandosi anche con mia somma commozione il Premio Giuria *_*
Come spero avrete capito (c’è chi non l’ha fatto ♥), la storia è ambientata al Sesto Anno di Hermione, e l’intera storia si basa sul fatto che quell’anno Hermione ha trascorso le vacanze di Natale a casa sua, visto che dopo la litigata con Ron non aveva nessuna voglia di presentarsi alla Tana.
E ora i ringraziamenti. A Cri, perchè anche se la dedica l’ho scritta praticamente tre mesi fa, continua ad essere valida, e perchè quel tutto di cui ti ringrazio sopra continua a riempirsi di cose che abbiamo fatto, facciamo e faremo insieme. A Cat, che è mia sorella e che è sempre tanto cara e mi supporta sempre. E a Marti, perchè fare piani con lei è entusiasmante e perchè anche lei ha scritto di Hermione e Fred (qui). E basta, direi, mi sono già dilungata abbastanza. Ah, i pensieri poco pudici di Hermione sulle mani di Fred non sono altro che una citazione pari pari della passione smisurata che abbiamo io e Cri per le mani di Oliver Phelps *_*

Grazie a chi ha letto. ♥♥♥
Frida

   
 
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