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Autore: adamantina    20/09/2012    8 recensioni
Aelic, uno dei giovani capi del movimento ribelle dei Free Changelings, è stato catturato. Nella sua lotta disperata per mantenere segreti che, se rivelati, potrebbero mettere in pericolo la sua intera razza, avrà un alleato inaspettato, un saggio gatto mannaro.
“Do you know what's worth fighting for?
When it's not worth dying for?”
Genere: Drammatico, Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Titolo: What's worth fighting for
Autore: adamantina
Fandom: Originale
Introduzione: Aelic, uno dei giovani capi del movimento ribelle dei Free Changelings, è stato catturato. Nella sua lotta disperata per mantenere segreti che, se rivelati, potrebbero mettere in pericolo la sua intera razza, avrà un alleato inaspettato, un saggio gatto mannaro.

Do you know what's worth fighting for?

When it's not worth dying for?”
Rating: Arancione
Generi: Fantasy, Drammatico
Avvertimenti: One-shot, Slash, Songfic, Non per stomaci delicati, Violenza
Note : Tutte le citazioni ad inizio paragrafo, così come il titolo, sono tratte dalla canzone “21 guns” dei Green Day, non prese in ordine. Per il resto... ho preso in prestito l'idea dei gatti mannari da Christopher Paolini, l'autore del Ciclo dell'Eredità, ma la storia è ambientata ai giorni nostri, una sorta di “urban fantasy”, se vogliamo. Credo sia tutto, buona lettura!

 

Classificatasi seconda allo Spargilacrime Contest indetto da LadyEloise e quarta all'Imprisionment Contest indetto da visbs88.

 


WHAT'S WORTH FIGHTING FOR



One, twenty-one guns

Lay down your arms, give up the fight



Quando era stato trascinato nella cella, Aelic aveva lottato con ferocia per liberarsi.

I suoi ricordi erano sfocati, ma era certo di essersi dibattuto con tutte le sue forze. Forse aveva anche ferito alcuni nemici; non ne era certo. In ogni caso, aveva combattuto per riacquistare la libertà.

Avrebbe pagato con la vita per avere la possibilità di fare lo stesso ora. Invece era costretto ad aspettare, legato al muro come una bestia, che succedesse qualcosa. Strinse le mani a pugno, osservando con rabbia i segni rossi lasciati dalle unghie sui palmi.

Si alzò e le catene tintinnarono, ricordandogli minacciosamente la loro presenza. Erano lunghe circa un metro, fissate alle sue caviglie tramite pesanti bracciali di ferro ben saldati, e congiunte, all'altro capo, al muro. Un altro paio di catene giaceva lì accanto, agganciato più in alto, probabilmente per legargli i polsi, ma per ora non lo avevano utilizzato.

Aelic percorse lentamente il perimetro della cella, una mano premuta contro il muro in mattoni che si interrompeva solo per dare spazio ad una porta in legno massiccio, naturalmente chiusa, e ad una piccola finestra rettangolare dotata di sbarre sul lato opposto. Aelic raggiunse quest'ultima e si sollevò sulle punte dei piedi per guardare fuori.

Il panorama desolante della periferia della città si estendeva a vista d'occhio: case, strade, fabbriche, tutte dipinte in cupe totalità di grigio. Nessuno era passato di lì da quando era arrivato lui. Quanto tempo era passato da allora? Aelic aveva perso i sensi, perciò non poteva saperlo con sicurezza, ma pensava che forse trascorso almeno un giorno intero: la notte era scesa di nuovo.

Ventiquattr'ore durante le quali nessuno si era fatto vivo per parlargli né per dargli da mangiare.

Aelic sospirò e affilò lo sguardo, cercando di distinguere più nettamente i profili delle case, sperando di ricavarne un qualche indizio su come contattare qualcuno, o perlomeno su dove si trovava. Non servì a nulla. Stava per tornare a sedersi, quando un'ombra sfrecciò davanti alla finestra. Aelic trattenne un'esclamazione di sorpresa e fece un passo indietro.

Non successe nulla. Trascorso qualche secondo, si fece coraggio e si riaffacciò. Di fronte alle sbarre era accovacciato un gatto. Era un animale stupendo: non troppo grande, ma flessuoso, dal lucido manto nero come l'inchiostro e i grandi occhi gialli con le pupille allungate fisse su di lui. Aelic quasi sorrise di fronte alla propria stupidità: spaventarsi così solo per un gatto! Osservò l'animale con curiosità.

-Ehi, bestiola- mormorò. -Cosa ci fai in un posto sperduto come questo?-

Il gatto inclinò leggermente la testa.

-Bestiola- commentò. -Sembra che, dopotutto, non ci sia molta differenza tra voi e gli umani.-

Aelic sussultò e sgranò gli occhi. Sapeva dell'esistenza dei gatti mannari, ma non gli era mai capitato di vederne uno dal vivo, e certamente non si aspettava di trovarne uno proprio lì.

-Io... mi dispiace- gracchiò. -Non intendevo... non pensavo...-

Il gatto mosse la coda e Aelic tacque.

-Pare che tu sia prigioniero, mutante- disse.

-Non chiamarmi così- replicò Aelic, una nuova durezza nella voce. -Non lo sono più di quanto tu non sia un animale da compagnia.-

-Eppure, le ali sulla tua schiena sembrano provare il contrario.-

La voce del gatto era bassa e fluente, ogni sillaba allungata e arrotolata. Ad Aelic ricordò una canzone, o forse una poesia.

Una mano gli corse istintivamente alla propria schiena, da cui si dipartivano due ali sottili, trasparenti e quasi impalpabili.

-Sono un changeling- precisò Aelic.

-E tuttavia, anche questo è un nome che vi fu affidato per disprezzo da coloro che credevano che foste folletti sostituiti ai bambini umani- gli fece notare il gatto.

-Questo è il nostro nome, ora. Qual è il tuo, gatto mannaro?-

-Mi chiamo Swaimbel. E tu, piccolo changeling?-

-Aelic.-

-Pare che tu sia prigioniero, Aelic- ripetè il gatto.

-Sì, me n'ero accorto.-

Aelic potè quasi giurare di aver visto l'equivalente felino di un sorriso attraversare per un attimo il muso di Swaimbel.

-Fai attenzione, changeling. Costoro non fanno parte di quella piccola parte di umani dotati di buon cuore.-

Prima che Aelic potesse aggiungere altro, Swaimbel si voltò e scomparve con pochi salti rapidi.

Il ragazzo rimase solo, passandosi una mano tra i capelli scuri e riflettendo su quello strano incontro.





Do you know what's worth fighting for?

When it's not worth dying for?



I suoi aguzzini si fecero vivi il giorno seguente. Aelic, seduto a terra, si irrigidì nel sentire la porta aprirsi e si alzò lentamente, spalle al muro, per fronteggiarli.

Erano due uomini e una donna. Aelic riconobbe solo uno dei tre -un uomo alto e massiccio, vestito con jeans e canottiera bianca, dai capelli rasati e le braccia tatuate, che era stato tra quelli che lo avevano catturato.

L'altro uomo era più esile, ma, per qualche ragione, spaventava Aelic molto di più. Indossava un completo blu scuro e occhiali squadrati; aveva l'aria di essere quel tipo di persona abituata ad ottenere tutto e subito, pronta a qualunque cosa pur di raggiungere i suoi scopi.

La donna, infine, era alta e sottile, con lunghi capelli biondo scuro leggermente mossi che ricadevano sul tailleur elegante.

Fu lei la prima a parlare. Fece due passi verso Aelic e lo osservò, critica.

-Mutante- disse. -A giudicare dall'aspetto e dall'apertura alare, non deve avere più di diciotto anni. Porta il marchio dei Free Changelings sul braccio, con tre stelle intorno: significa che è uno dei pezzi grossi ...uno dei fondatori, forse. Tre stelle è il grado massimo che si possa ottenere.-

-Abbiamo fatto pesca grossa, quindi- commentò pacatamente l'uomo più basso. -Qualcos'altro?-

-Non senza sapere il suo nome. Se ve lo fate rivelare, posso indagare e scoprire qualcosa di più.-

-D'accordo. Grazie, Leanne, ti terremo informata.-

La donna fece un cenno con il capo, si voltò e uscì dalla cella.

-Bene, mutante- disse l'uomo più basso, rivolgendosi direttamente ad Aelic, -Forse è il caso di fare le presentazioni. Io sono Felix Taylor e questo è Rupert Cotton, detto Iron. Vuoi dirci come ti chiami?-

Aelic tacque.

-Sì, lo sospettavo- sospirò Felix. -Meglio così. Renderai tutto più divertente. Quello che vogliamo da te sono informazioni. Essenzialmente sui cosiddetti Free Changelings, i mutanti liberi. Siete piuttosto evasivi, eh? Capita così di rado di catturarne uno vivo.-

-Perchè?- chiese Aelic, parlando per la prima volta.

Lo schiaffo violento che lo colpì in viso lo colse di sorpresa.

-Qui le domande le faccio io- precisò Felix, mentre Rupert abbassava la mano. Aelic, portandosi una mano al viso dolorante, intuì perchè lo chiamavano Iron. -Mettiamo le cose in chiaro. Non hai il diritto di parlare se non interpellato. Devi rispondere alle mie domande, a tutte le mie domande, senza esitare, altrimenti ti tireremo fuori le risposte. Alla fine parlerai, ma fidati se ti dico che sarà molto meno doloroso rispondere subito. Ci siamo capiti?-

Aelic non rispose. Quando la mano di Iron lo colpì per la seconda volta, era preparato, ma non per questo fece meno male.

-Ho detto, ci siamo capiti?- ripetè Felix, gelido.

-Sì- borbottò Aelic.

-Bene. Allora, mi pareva di averti chiesto il tuo nome.-

Aelic pensò rapidamente. La donna -Leanne- aveva detto che, sapendo il suo nome, avrebbe potuto informarsi su di lui. Essendo uno dei capi fondatori dei Free Changelings, possedeva moltissime informazioni compromettenti che, se rivelate, avrebbero svelato l'ubicazione delle loro sedi, la loro diffusione, i loro contatti politici. Non poteva dire nulla. Si fece coraggio e tacque.

Iron lo schiaffeggiò di nuovo, ma Aelic non aprì bocca.

Iron insistette, colpendolo più volte, finché Aelic non sentì la testa girare e il sangue colargli dal naso e dalla bocca. Ma Iron non si fermò. Sotto lo sguardo attento di Felix, gli sferrò un calcio in pieno stomaco, facendolo cadere in ginocchio, e poi continuò imperterrito a picchiarlo.

Fu Felix a fermarlo, qualche minuto dopo. Aelic era immobile a terra, rannicchiato su se stesso, dolorante.

-Allora?-

-Aelic- sussurrò il changeling, arrendendosi, gli occhi chiusi.

Felix e Iron uscirono senza aggiungere altro.

Aelic si mosse piano, ogni parte colpita che doleva, il volto una maschera di sangue. La parte peggiore, però, era il confronto diretto con la realtà. Si era illuso di poter tacere, di poter difendere i segreti dei Free Changelings a costo della vita, ma non era preparato a quello. Si sentì stupido, ingenuo e inerme, e gridò di frustrazione nel rimettersi seduto.

-Non proprio quello che ti aspettavi, eh?- commentò una voce in tono casuale.

Aelic alzò lo sguardo verso la finestra e scorse gli occhi gialli di Swaimbel.

-In realtà, è esattamente quello che mi aspettavo- replicò piano.

-Pensi che finirai per tradire i tuoi compagni?- si informò Swaimbel con curiosità.

Aelic chiuse gli occhi e si premette i palmi delle mani contro le palpebre. Non rispose.

-Quanti anni hai, changeling?- domandò ancora il gatto mannaro.

-Diciotto- replicò Aelic.

-Sei giovane. Poco più di un cucciolo.-

-Questo cosa dovrebbe significare?-

-I tuoi lo capiranno, se parlerai.-

Aelic riaprì gli occhi e fissò Swaimbel con rabbia.

-Non parlerò- disse con fermezza. -Custodisco segreti che, se rivelati, metterebbero in pericolo i Free Changelings e tutta la mia razza. Se venissero trovati, sarebbero sterminati. Non c'è spazio per la pietà.-

Swaimbel si alzò e si stirò, allungando le zampe scure di fronte a sé.

-Stai crescendo in fretta, cucciolo- disse.

Quindi, con un movimento agile, saltò sul tetto basso e scomparve.

-Non parlerò- ripeté Aelic tra sé, strofinando le mani sui lividi che si stavano formando.





Does the pain weigh out the pride?

And you look for a place to hide?



-Dove vi nascondete?-

Un sibilo acuto, lo schiocco della frusta, la corda contro la pelle, il dolore bruciante.

-In città?-

Sibilo, schiocco, dolore.

Silenzio.

-In periferia?-

Un altro colpo, un altro grido strappato.

-Chi vi ospita? Chi vi dà i mezzi per stampare i vostri maledetti opuscoli?-

La frusta sulla schiena, le labbra serrate per non far uscire risposte, ma solo grida occasionali.

-Chi scrive quegli articoletti da quattro soldi? Quella manciata di cazzate sulla libertà e l'uguaglianza?-

Un sorriso tirò le labbra secche. Questa era facile.

-Io- disse Aelic.

Un colpo, più forte, cancellò il suo sorriso.

-Tu, eh? Complimenti, una vera opera d'arte. Dove stampi i volantini, mutante?-

Nessuna risposta. Un altro colpo.

Gli sembrava che andasse avanti da ore. In realtà aveva tenuto il conto, in un angolo della sua mente, ed era arrivato a ventitrè. Solo ventitrè. Sembravano molto di più. Ogni colpo bruciava come l'inferno e lo portava più vicino alla soglia dell'incoscienza, quel traguardo tanto ambito che gli avebbe permesso di scivolare nel buio e dimenticare, per qualche minuto o qualche ora, la realtà che lo circondava.

Le domande di Felix si fecero più serrate, i colpi più frequenti. Aelic perse il fiato e la voce, rimase fermo, gli occhi serrati, il corpo in fiamme.

Era arrivato a trentasette quando le sue gambe cedettero. I suoi polsi erano cinti da un anello di ferro e le sue spalle si tesero quando venne a mancare l'appoggio a terra. Aelic si ritrovò appeso per i polsi, i legamenti delle spalle tesi allo spasimo. Tentò di risollevarsi, ma un'ennesima frustata lo colse impreparato. Finalmente, il dolore ebbe la meglio e Aelic scivolò nell'incoscienza.

Non durò a lungo.

Pochi minuti, poi riaprì gli occhi. Felix e Iron se n'erano andati. I suoi polsi erano di nuovo liberi; il suo volto premuto contro il pavimento di pietra gelida, sporco di sangue.

Le ali, che durante la tortura si erano tenute alte e tese per evitare di essere colpite dalla frusta, si avvolsero attorno al suo corpo, chiudendolo in un bozzolo quasi confortevole. Aelic deglutì per mandare giù il groppo che gli stringeva la gola. Non avrebbe pianto.

Quando alzò lo sguardo, non fu stupito di vedere Swaimbel fuori dalla finestra.

I loro occhi si incrociarono, quelli gialli del gatto mannaro con quelli azzurri del changeling. Aelic non disse nulla.

-La mia razza ha un gran numero di leggende e di miti affascinanti- disse Swaimbel. -Ti va di ascoltarne uno?-

Aelic non aveva neanche la forza di sorprendersi. Le sue ali si avvolsero ancora più strettamente attorno a lui, come per proteggerlo; annuì in silenzio.

-Viveva, un tempo, nella lontana terra d'Egitto, un gatto di nome Jien- cominciò Swaimbel, la sua voce bassa e intensa. -Egli era un gatto selvatico, fiero e libero, e disprezzava fortemente coloro della sua specie che accettavano di vivere al fianco degli esseri umani.

-Un giorno, Jien, vagabondando per il deserto, incontrò una splendida gatta dorata. Jien non amava la compagnia e decise di non avvicinarsi. Poi, però, udì un grido lacerante. La gatta era stata punta da uno scorpione.-

Aelic seguiva la storia con attenzione, grato che qualcosa lo distraesse dal dolore che provava. Swaimbel si accovacciò a terra e riprese:

-Jien non esitò nel correre a soccorso della gatta. Uccise lo scorpione con gli artigli affilati e succhiò via il veleno dalla zampa ferita della gatta. Questa, guarita, all'improvviso cambò fattezze. Crebbe e assunse apparenza umana, eccetto per la testa, che rimaneva quella di uno splendido felino.

-“Gatto Jian” disse, “Senza saperlo, hai appena salvato la vita alla dea Bastet. Accetta, perciò, la mia ricompensa.” Jien chinò umilmente il capo di fronte alla dea, ed ella compì una magia su di lui, trasformandolo in una nuova creatura. Jien aveva ancora l'apparenza di un gatto, ma era dotato di una grande saggezza, di un indomito spirito libero, di un cuore buono e di facoltà magiche donategli alla dea Bastet.

-Egli, inoltre, scoprì di poter parlare la lingua degli uomini; sfruttò questo dono nel migliore dei modi possibili, intervenendo nelle lotte umane solo quando esse minacciavano l'esistenza della sua stessa specie, con parole sagge indirizzate a portare la pace; e aiutando gli esseri meritevoli grazie ai doni che aveva ricevuto dalla dea. Così nacquero i gatti mannari.-

Aelic osservò Swaimbel.

-È una bella storia- concesse.

Il gatto mannaro agitò la coda.

-Riposati, piccolo changeling- disse. -Tornerò presto.-

Aelic, stremato, obbedì. Sognò le terre d'Egitto e la dea Bastet.





Your faith walks on broken glass

Nothing's ever built to last

You're in ruins



Aelic doveva ammettere che Felix era un uomo dalle mille risorse e dalla grande fantasia. Aveva trovato un gran numero di idee diverse per farlo parlare, torture sottili e pesanti. Aelic avrebbe voluto avere la certezza dei propri ideali, fermo su di essi, tanto da non poter essere smosso, ma la verità era un'altra.

-Credi davvero che questo abbia senso? Stai soffrendo per nulla, Aelic. I tuoi compagni lo farebbero per te?- La voce di Felix era calma e convincente, ferma. -Non c'è motivo di tacere. Li troveremo, e allora? Tanto prima o poi ci riusciremmo comunque. Li consegneremo alla giustizia, e non saranno più costretti a vivere nell'oscurità, nascondendosi come scarafaggi. Verranno proposti loro lavori utili, le loro capacità saranno sfruttate a scopi sociali.-

-Li torturerete- sussurrò Aelic, seduto a terra, le ginocchia contro il petto. -Li ucciderete se non faranno ciò che ordinate. Non avranno la libertà di scegliere cosa fare delle loro vite.-

-Danni collaterali- tagliò corto Felix. -Allora, parla, mutante. Dove si nascondono i tuoi amici?-

Ma Aelic non parlò, anche se la sua fede cominciava a vacillare. Era convinto, pienamente convinto, di ciò che aveva appena detto a Felix, ma sapeva che l'uomo aveva ragione.

Prima o poi li avrebbero trovati comunque. E allora cosa sarebbe cambiato se Aelic avesse parlato oppure no?

I suoi pensieri furono interrotti dalla mano di Iron, che afferrò la sua. Aelic alzò lo sguardo, colto alla sprovvista.

-Cos'è, vuoi chiedermi di sposarti?- domandò, riuscendo a tirare fuori una briciola di sarcasmo dalla propria mente annebbiata.

Poi, tutto esplose in una nuvola di dolore accecante: Iron gli aveva afferrato il dito indice e glielo aveva spezzato di netto. Aelic gridò, tentando di divincolarsi, di liberare la propria mano dalla presa ferrea di Iron, ma riuscì solo a farsi ancora più male.

-Allora? Dove sono?-

Aelic tacque, le spalle che si alzavano e si abbassavano al ritmo del suo respiro accelerato, il cuore che batteva a mille, la mente confusa.

Iron gli prese il dito medio e ruppe anche quello, con un gesto rapido e deciso. Aelic urlò ancora, e continuò quando, impietoso, il suo aguzzino prese a muovergli le due dita rotte, causandogli dolori lancinanti.

Eppure non parlò.

Quando Swaimbel arrivò, stagliandosi come sempre all'improvviso contro il fondale grigio della periferia, poco dopo che Felix e Iron se n'erano andati, e gli spinse con il muso una minuscola pagnotta di pane raffermo attraverso le sbarre, facendola cadere a terra nella sua cella, Aelic non riuscì neanche a trovare la forza di strisciare per raggiungerla.

-Perchè?- chiese con voce roca, alzando gli occhi sul gatto mannaro. -Perchè lo fanno?-

-Gli umani sono esseri crudeli, Aelic- replicò pacatamente Swaimbel.

-Non abbiamo fatto nulla. Loro... quando avevo dodici anni sono scappato. Avevano appena ucciso i miei genitori davanti ai miei occhi. Ho trovato... altri come me. Una banda di fuggiaschi. Abbiamo lottato... per anni abbiamo accolto e aiutato quelli come noi. Abbiamo cercato appoggi... scritto, fatto interviste, campagne... E tutto mi ha portato a questo. Cosa sarebbe cambiato, se non avessi fatto niente di tutto ciò?-

Swaimbel emise quello che, per un gatto, doveva essere un sospiro.

-Sono un animale saggio, changeling, ma non possiedo le risposte che cerchi- disse. -Tuttavia, posso dirti una cosa. Cosa saresti adesso tu, se non avessi lottato?-

Aelic ci pensò per un istante.

-Sarei come loro- rispose sottovoce.

Swaimbel piegò la testa.

-Mangia quel pane, cucciolo. Intanto io ti racconterò un'altra storia, se hai voglia di ascoltarla.-

Aleic raggiunse la pagnotta e la mangiò con voracità. Felix gli aveva portato del cibo una sola volta da quando era arrivato, anche se aveva regolarmente dell'acqua. Il suo stomaco si contrasse quasi dolorosamente, non più abituato a ricevere cibo.

-Piano- lo rimproverò Swaimbel, per poi cominciare a raccontare. -Mille e mille anni fa, nella lontana Cina, viveva una gatta molto saggia...-





When it's time to live and let die

And you can't get another try

Something inside this heart has died



La scena si ripeté per molti giorni di seguito, di cui Aelic perse il conto. Felix e Iron venivano spesso da lui, sperimentavano qualche nuova tecnica per tentare di portarlo allo sfinimento e di farlo parlare, e poi se ne andavano, sconfitti. Allora compariva Swaimbel, che, se poteva, gli portava del cibo, e gli raccontava sempre nuove leggende che riuscivano a distogliere la sua mente dalla situazione attuale per qualche minuto.

Un giorno, però, qualcosa cambiò.

Quando Felix entrò, era visibilmente furioso.

-Quei brutti bastardi- sibilò in faccia ad Aelic. -Tutta la città, stamattina, era inondata di questi.-

Gli lanciò contro un volantino, che Aelic osservò. Gli sfuggì un mezzo sorriso.

Al centro c'era il logo dei Free Changelings, lo stesso che lui aveva tatuato sul braccio, sopra ad esso la scritta “La libertà è uguale per tutti” e, in fondo, la data della manifestazione successiva, che si sarebbe tenuta l'indomani.

-Come puoi immaginare, io non c'entro nulla- commentò Aelic, provando un certo orgoglio per l'opera dei suoi compagni, ma allo stesso tempo una grande malinconia. La vita continuava anche senza di lui, là fuori, e i Free Changelings non avevano bisogno di lui per sopravvivere e continuare a lottare... Questo se, naturalmente, nessuno avesse rivelato a gente come Felix dove si trovavano.

-Dove diavolo si nascondono?- urlò Felix, strappandogli il volantino di mano. -Devo saperlo! Voglio trovare i loro meschini rifugi e dare fuoco a tutto!-

Aelic non aprì bocca.

-Molto bene- disse Felix, deciso.

Iron, come seguendo un piano prestabilito, si affrettò a legare i polsi di Aelic al muro. Si assicurò che fossero ben saldi, quindi strappò quei pochi brandelli di camicia che ancora gli restavano addosso. Aelic si irrigidì nel sentire qualcosa di freddo appoggiarsi su una scapola.

E poi la lama affondò nella giuntura che collegava la sua ala alla schiena.

Aelic urlò, trafitto da un dolore insopportabile, peggio di qualunque altro avesse mai provato. La lama proseguì imperterrita, tagliando pelle e ossa e muscoli senza troppa difficoltà, vista la sottigliezza delle ali. La sua schiena si inarcò, cercando di sottrarsi al contatto tremendo con la lama.

Aelic gridò, cercò di dimenarsi, di divincolarsi, ma non ottenne nulla. I legamenti furono implacabilmente recisi, mentre un dolore inconcepibile gli annebbiava la mente e lo faceva andare a fuoco. Quando vide l'ala cadere a terra, separata dal proprio corpo, Aelic fu sul punto di svenire. Avrebbe vomitato, ma il suo stomaco era vuoto.

-Allora? Parlerai, mutante?- ringhiò Felix.

Ma Aelic non capiva più nulla, non vedeva altro che quella parte di sé accartocciata sul pavimento, insanguinata, e sentiva il vuoto doloroso e assurdo che gli aveva lasciato sulla schiena.

Iron passò all'altra ala. A metà del lavoro, per sua fortuna, Aelic perse i sensi.

Quando li riacquistò, desiderò tornare nel buio.

Il dolore era mille, diecimila volte peggio di ogni altro. Sentiva che gli mancava qualcosa di fondamentale, e ricordò le notti passate con le ali avvolte attorno al corpo per proteggerlo. Ora non c'erano più. Aelic tremò violentemente.

Qualcosa dentro di lui, oltre che fuori, si era spezzato.

Quando Swaimbel arrivò, parve capirlo immediatamente. Invece di restare accucciato fuori dalla finestra, con un movimento sinuoso si strinse per passare attraverso le sbarre e saltò all'interno della cella. Aelic battè le palpebre, confuso.

-Se potevi entrare, perché non l'hai mai fatto?- domandò debolmente, la voce appena un sussurro.
-Perché sono un gatto selvatico. Non volevo rischiare di essere rinchiuso- replicò Swaimbel.

-E perchè sei entrato ora?-

-Per te.-

Il gatto raggiunse il suo corpo accoccolato a terra e si premette contro il suo petto nudo, arrotolandosi al suo fianco come per proteggerlo, come per supplire alla mancanza delle ali.

-Niente storia, stasera?- chiese Aelic sottovoce, gli occhi chiusi.

-Se vuoi posso raccontarti quella di un piccolo changeling molto coraggioso che ha rischiato la vita per salvare i suoi amici- soffiò Swaimbel, strofinando la testa contro il petto di Aelic.

-Oh, è la mia preferita.-

Non dissero altro, ma ben presto Aelic, le mani aggrappate alla soffice pelliccia di Swaimbel, iniziò finalmente a piangere.





When you're at the end of the road

And you lost all sense of control

And your thoughts have taken their toll

When your mind breaks the spirit of your soul



Aelic si svegliò il mattino seguente perchè qualcosa lo aveva appena colpito sulla testa.

Stordito, cercò di mettersi a sedere, ma, non appena si mosse, un dolore lancinante gli percorse la schiena, togliendogli il fiato. Tossì ed ebbe un fremito.

Dopo un secondo, decise di limitarsi ad alzare la testa. I suoi riflessi erano lenti, la sua mente ottenebrata, ma riconobbe subito la persona che lo aveva colpito con un sassolino.

-Liam?- sussurrò, incredulo.

-Oh, grazie al cielo- replicò il visitatore fuori dalla finestra, visibilmente sollevato. -Pensavo fossi morto.-

-Non ancora.-

Aelic guardò Liam che cercava di lavorare sulle sbarre con una pesante lima di metallo. Era uno dei suoi più grandi amici, uno dei pochi che lo avevano affiancato nella creazione dei Free Changelings. Era alto e sottile, con una massa disordinata di capelli rossi e un paio di ali verdiazzurre che parevano quasi scintillare, riflettendo il sole del mattino. Aelic provò una fitta di malinconia e di invidia, ma queste furono presto rimpiazzate dalla consapevolezza che Liam era davvero venuto a salvarlo. Tra poco sarebbe stato libero.

-Muoviti, Liam!- sibilò qualcuno da lontano.

Aelic riconobbe immediatamente la voce.

-Lou?- domandò. -C'è anche lei?-

-Certo- ribattè velocemente Liam, sfregando la lima sul ferro con tanta forza da sprigionare scintille. -Siamo accorsi qui subito, non appena quel gatto mannaro è venuto a chiamarci.-

-Gatto... mannaro?- ripetè Aelic.

-Già. Un animale stupendo. Ha detto che sapeva dove ti tenevano nascosto. In realtà, Corey pensava si trattasse di una trappola, ma io e Lou abbiamo insistito per venire a controllare.-

Aelic ricordò il tepore del corpo di Swaimbel rannicchiato contro il suo, il senso di protezione che gli aveva trasmesso, e sperò ardentemente di poterlo rivedere e ringraziare.

Poi la sbarra cedette, Liam la afferrò prima che potesse cadere a terra e saltò nella cella.

-Avanti, andiamo- lo esortò.

Aelic prese fiato e si mise seduto. La sua schiena protestò con forza, tanto che iniziò a girargli la testa e dovette mordersi il labbro per non urlare.

-Scusa- disse a mezza voce a Liam. -Dammi solo un secondo...-

-Aspetta, ti aiuto- disse Liam, premuroso, e lentamente Aelic si mise in piedi.

Serrò gli occhi per un momento, cercando di mantenersi dritto sulle proprie gambe.

-Dovrai darmi una mano a salire- commentò.

Liam annuì, poi processò la richiesta. I suoi occhi corsero alla schiena di Aelic e si rese conto di cosa mancava.

-Oh, Dio- invocò sottovoce. -Cosa ti hanno fatto?-

Aelic scosse la testa.

-Aiutami a uscire- disse solo.

Liam esitò, quindi fece un fischio. Lou, una changeling bionda e solare, si presentò subito alla finestra. Liam aprì le ali, mise con cautela le braccia attorno ad Aelic e li sollevò entrambi con fatica. Lou si sporse attraverso le sbarre e aiutò Aelic ad uscire.

Quando furono tutti e tre fuori, Aelic si concesse di guardarsi intorno. Erano in periferia, come già sapeva, ma non distinse altri punti di riferimento. Si rese conto di essere libero, ma l'informazione faticò a penetrare nella sua mente annebbiata. Istintivamente, tentò di aprire le ali per volare via, per allontanarsi il più possibile da quel posto infernale, ma ovviamente non ci riuscì. I muscoli che un tempo avevano retto le ali si contrassero e gli trasmisero un dolore infernale che lo colpì dritto al cervello.

Sentì Liam afferrarlo al volo per impedirgli di cadere, ma nulla potè evitare la sua perdita di sensi.

L'ultima cosa che vide prima di scivolare di nuovo nel buio, confortato, almeno stavolta, da mani amiche, fu un lampo nero -la coda di un gatto- e due occhi gialli che lo guardavano con preoccupazione.





Did you try to live on your own

When you burned down the house and home?

Did you stand too close to the fire

Like a liar looking for forgiveness from a stone?



Aelic era seduto a cavalcioni su un muretto e guardava l'orizzonte con occhi vacui. Si trovava nella piccola zona all'aperto che sovrastava il rifugio sotterraneo dei Free Changelings: poco più di un giardino, protetto da qualche albero e popolato di sedie e panchine spaiate. Un tappeto insospettabile di foglie ricopriva l'accesso alla scala che conduceva al rifugio.

Il suo sguardo vagava per la città. Sapeva che almeno una decina di chilometri lo separavano dal luogo dov'era stato tenuto prigioniero, ma la periferia della città era praticamente sempre identica a se stessa.

Erano passati poco più di cinque giorni da quando Liam e Lou erano arrivati in suo soccorso, e aveva passato i primi tre del tutto incosciente, sottoposto alle cure dell'unico medico del loro gruppo. Questi aveva tentato di rimediare ai danni provocati da Felix Taylor e Rupert “Iron” Cotton, ma non aveva potuto compiere miracoli.

La mano destra di Aelic era bendata, due dita steccate; tutto il suo corpo coperto di lividi. Ma era la schiena ad essere nelle condizioni peggiori: era coperta da cicatrici (trentotto, per l'esattezza, gli aveva comunicato cupamente il medico, e Liam era impallidito, ma naturalmente Aelic lo sapeva già, perchè aveva tenuto il conto) e, all'altezza delle scapole, spiccavano i due moncherini delle sue ali.

Aelic era uscito quel giorno per la prima volta, sentendo il bisogno di scappare dalle preoccupate attenzioni dei suoi compagni. Aveva scoperto di dover cercare un nuovo equilibrio quando camminava, perchè era scomparso il leggero peso delle ali a cui era abituato. Inoltre, ogni movimento continuava a provocargli fitte lancinanti, per quanto attutite dalla (poca) morfina che i Free Changelings erano riusciti a procurarsi al mercato nero e gli avevano somministrato.

Quando il ragazzo comparve, per poco Aelic non cadde dal muro. Riuscì a tenersi in equilibrio e si mise subito sulla difensiva.

Era poco più alto di lui, sottile, con i capelli nerissimi. Ma Aelic riconobbe i suoi occhi: gialli, con le pupille verticali, come quelli di un gatto.

-Swaimbel?- mormorò, incredulo.

Il ragazzo, con un'agilità straordinaria, saltò sul muro e si sedette al suo fianco.

-Mi hai riconosciuto- commentò.

Aelic annuì.

-Sei... diverso. Ma questo aspetto ti dona, credo.-

Swaimbel sorrise, mettendo per un istante in mostra i piccoli denti leggermente appuntiti.

-Ti ringrazio, changeling.-

-No, sono io che ringrazio te- replicò con serietà Aelic. -Per tutto quello che hai fatto. Non mi hai abbandonato e sei andato a chiamare i miei amici. Grazie. Ti devo la vita.-

Il ragazzo si strinse nelle spalle.

-Ho fatto solo il mio dovere di bravo gatto mannaro- disse allegramente.

-Come li hai trovati?-

-La mia razza conosce molte cose, anche se non ha l'abitudine di parlarne ai quattro venti.-

Aelic guardò Swaimbel di sottecchi. Rimasero in silenzio per un po'.

-Ho pensato di andarmene- disse infine Aelic. -Avevo già quasi organizzato un piano... volevo scappare da questa città e non farvi mai più ritorno, magari vivere isolato da qualche parte sulle colline. Ho sentito dire che ci sono dei changeling fuggiaschi, lì.-

-Ma non lo farai- affermò con calma Swaimbel, ricambiando il suo sguardo con tranquillità.

-No- confermò il ragazzo con un sospiro. -Ho riflettuto su quello che mi hai detto... Cosa sarei adesso, se non avessi lottato?- Aelic fece una pausa, quindi concluse: -Perciò no, non me ne andrò. Resterò qui e continuerò a lottare per i Free Changelings. Stamperò volantini, organizzerò manifestazioni, cercherò contatti con i politici.. e forse, un giorno, qualcosa cambierà.-

-È questo che mi piace di voi umani- commentò Swaimbel. -Nonostante tutto, continuate sempre a sperare.-

-Io non sono umano- gli ricordò Aelic.

-Non più di quanto io sia un animale da compagnia, giusto?-

Aelic rise per la prima volta da molti giorni. Swaimbel lo guardò, sorridendo a sua volta, quindi si sporse verso di lui. I loro visi si trovavano a pochi centimetri di distanza.

Aelic sentì il battito del proprio cuore accelerare.

-Lascia che io faccia un'ultima cosa per te, Aelic- mormorò Swaimbel.

Aelic, ammutolito, assentì con un cenno.

I suoi occhi si chiusero quando le labbra morbide di Swaimbel si posarono sulle sue. Mentre approfondiva il bacio, Aelic sentì una mano del gatto mannaro appoggiarsi sulla sua schiena, ma, lungi dal fargli male, gli infuse un calore tenue che parve scacciare via il dolore delle ferite che ancora lo tormentava.

Quando alla fine si separarono, i loro respiri erano rapidi, i loro occhi, appena riaperti, allacciati. Swaimbel sorrise e si allontanò da lui, saltando giù dal muro.

-Addio, piccolo changeling- disse, e in un attimo era scomparso, lasciando, al suo posto, un elegante gatto nero che gli diede le spalle e svanì tra le case.

-Addio- rispose sottovoce Aelic, confuso, la mente e il cuore in subbuglio.

Scese a sua volta dal muretto e fece per rientrare nel rifugio, quando qualcosa lo fermò.

Il dolore alla schiena era scomparso. La sua mano corse alle scapole, e incontrò una superficie leggera e quasi impalpabile.

Le sue ali.

Aelic sentiva ancora la presenza delle cicatrici alla base di esse, così come quelle che gli sfregiavano la schiena, ma il dolore se n'era andato, e le ali... le ali erano ricomparse.

Ricordò le parole di Swaimbel, il suo racconto, narrato quelli che sembravano secoli prima:

Egli, inoltre, scoprì di poter parlare la lingua degli uomini; sfruttò questo dono nel migliore dei modi possibili, intervenendo nelle lotte umane solo quando esse minacciavano l'esistenza della sua stessa specie, con parole sagge indirizzate a portare la pace; e aiutando gli esseri meritevoli grazie ai doni che aveva ricevuto dalla dea. Così nacquero i gatti mannari.”

Un sorriso increspò le labbra del changeling.

-Grazie- disse ancora, prima di scomparire nel rifugio sotterraneo per continuare la lotta per la libertà della sua razza.



One, twenty-one guns

Throw up your arms into the sky, you and I






   
 
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