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Autore: Achamo    20/09/2012    2 recensioni
Scrutavo con occhi felini nelle tenebre di nebbia che mi avvolgevano credendo di trovare una via di fuga e riflettendo con le iridi la scarsa ed immaginaria luce.
Buio.
Riempivo e svuotavo avidamente i polmoni di aria fredda e rarefatta, che pesante mi penetrava gli organi umidi e spugnosi.
Mi ero persa nei miei stessi incubi.

Benvenuti nei miei incubi...
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Death Mancino




Scrutavo con occhi felini nelle tenebre di nebbia che mi avvolgevano credendo di trovare una via di fuga e riflettendo con le iridi la scarsa ed immaginaria luce.
Buio.
Riempivo e svuotavo avidamente i polmoni di aria fredda e rarefatta, che pesante mi penetrava gli organi umidi e spugnosi.
Mi ero persa nei miei stessi incubi.
Tremavo e sentivo il sangue pulsare forte nelle mani e alla testa.
Nero.
‘Benvenuta, questa è l’oscurità della Valle della Disperazione e il mio nome è Death Mancino’. Una voce sibilante mi frantumò il fiato per la paura, tetra e vagabonda come la Morte.
‘Senti questo suono viscido?’. Smisi di respirare per alcuni istanti, sufficienti per permettermi di ascoltare la strana e debole pulsazione che faceva vibrare l’aria.
‘Non sai che cosa sia, vero?’. No, non capivo di cosa si trattasse. Palpitava flebile e morente, ma non conoscevo il soggetto.
Una strana sagoma di nera fuliggine apparve dalla nebbia del mio incubo mostrandomi il suo sorriso raccapricciante e dai mille denti bianchi e acidi come lame di spade. Portava un cilindro bianco sul quale poggiava delicatamente un garofano vermiglio. Gli occhi iniettati del fluido metallico vitale che mi fibrillava nel petto e la camicia immacolata e sporca di rosso cremisi, come la cravatta curata elegantemente. Nel pugno stringeva un cuore fumante e gemente sangue.
‘U-un cuore  …?’. Sospirai appena presa dal terrore.
‘BUGIARDA!’. La sua voce stridette sui miei timpani.
‘Questo è il tuo cuore, quello che devi suturare …’. Mi gettò ai piedi l’organo che stringeva nella mano destra, facendolo rotolare ed avvolgere in polvere e sporcizia che rivestiva il pavimento del mio sogno. Lo raccolsi con disgusto: era avvolto da peli e capelli neri aggrovigliati tra loro in un grumo di sangue marcio, la polvere lo rivestiva con una sottile peluria simile alla pelliccia dei ratti di fogna e alcune fastidiose mosche presero a ronzare attorno all’organo morente.
‘Che significa?’. Domandai sorpresa e disgustata a Death Mancino.
‘Sutura il taglio!’. Ordinò con voce profonda.
‘Non c’è nessun taglio!’. Ribattei contrariata.
‘Ne sei sicura?’. Alle sue parole mi assalirono mille ed incomprensibili dubbi; sentivo il respiro pesante come un globo di ferro puro. Strinsi il cuore tra le mani, insudiciandomi di sangue raggrumato la parte delle unghie leggermente distaccata dalle carne, e lo girai più volte finché non trovai uno squarcio dal quale il sangue sgorgava copioso nel suo metallico e nauseante odore.
-Un taglio!- Pensai stupidamente.
Guardai la figura che mi sorrideva affascinata dalla mia reazione.
Era sadico dentro. Viveva dell’orgasmo dell’istante in cui la mia paura prese a distruggermi i pensieri.
‘Con cosa dovrei suturarlo?! Non ho né ago né filo’. Suggerii al mostro.
Chinò il capo e si sfilò dal cranio l’elegante cilindro, ne strappò il fiore e me lo lanciò con fare enigmatico.
‘Garofano: passione pungente’. Le sue parole mi lasciarono dubbiosa. Come potevo cucire con un garofano?!
‘Le sofferenze amorose ti rendono più realista!’. Sentenziò con voce tranquilla e gelida.
Mi punsi l’indice della mano destra dopo aver raccolto il garofano dal suo gambo di smeraldo.
-Come può avere delle spine?!- No! Un garofano non aveva spine, ma quando lo osservai aveva perso il suo splendido colore scarlatto e lentamente cadevano gocce di sangue cremisi dalla piccolissima ferita sul dito. Non lo portai alla bocca come facevo da bambina.
‘L’amore ti può uccidere con un’estenuante stillicidio’. La voce di quella figura sadica mi raggelava le pupille, mentre una malsana paura mi scosse le membra.
Caddi sulle ginocchia, come se le ossa fossero evaporate in un solo istante, e lasciai cadere il  disgustoso cuore che stringevo e il fiore che mi stava uccidendo. Osservai incredula la ferita allargarsi e il sangue sgorgare in spruzzi cocenti, simili ai distruttivi vulcani delle falde sottomarine.
Death Mancino mi si avvicinò godendo di libidine nel vedermi annaspare l’aria.
‘Ascolta dolcezza, quando arriverai nella Terra dei morti, salutami un caro collega.’. Le sue parole erano la sentenza definitiva che spettava alla mia vita.
‘Salutami il Cupo Mietitore’. Scivolai a terra con il volto e gli occhi vitrei.
Non ero stata capace di suturare il mio stesso cuore.

A tutti è dato amare, ma in pochi possono sopravvivere dalle ferite che questo verbo procura. Io ero una di quelle persone.



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Achamo & il suo inutile monologo…
”Storia partecipante al contest di LleRory".

   
 
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