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Autore: telesette    20/09/2012    2 recensioni
Neanche il tempo di finire la frase, la poverina si ritrovò a sbattere il muso contro qualcosa di morbido e duro allo stesso tempo. Purtroppo per lei, invece di Holly, il primo ad uscire era stato uno spilungone abbronzato di sua conoscenza... e guarda caso aveva battuto la faccia proprio sui solidi pettorali di marmo del robusto Mark Lenders.
[ fanfiction creata e sviluppata, dietro suggerimento della scrittrice Gina Ciriegi su Facebook ]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kojiro Hyuga/Mark, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fischio d'inizio...

La partita cominciò in modo apparentemente normale.
Holly ricevette la palla da Paul e si portò all'attacco, subito seguito a ruota da Mark e dagli altri.
Come d'accordo, i difensori italiani si misero a marcare Hutton, in attesa del segnale convenuto con il loro capitano. Holly proseguì nella sua corsa, ignaro dello sporco gioco che avevano in mente gli avversari, e a un certo punto passò la sfera per Lenders alla sua sinistra.

- Tua, Mark!

Lenders ricevette il passaggio, preciso come sempre, e guadagnò ancora qualche metro per portarsi in area di tiro.
Da che erano stati scelti entrambi per giocare in nazionale, nel tempo lui e Holly avevano seppellito parte degli antichi rancori. Certo non giocavano più per una questione di competitività, anche se la sfida personale tra loro era ancora aperta, e insieme avevano maturato un vero gioco di squadra. La squadra andava oltre gli interessi personali, lo stesso Mark se ne era convinto, di conseguenza anche il suo gioco aveva subito un importante cambiamento.
Sarebbe sempre rimasto fedele e grato ai preziosi insegnamenti di Jeff, senza dimenticare la forza e lo spirito che avevano fatto di lui un cannoniere temibile, ma ora giocava anche per gli altri e non solamente per sé stesso.
Eppure mentre correva Mark ripensò agli allenamenti durissimi, gli stessi allenamenti che lo avevano visto padroneggiare il suo Tiro da Tigre; tutto il sangue e le lacrime versate, necessarie a trasformare i fallimenti in successi, e allo stesso tempo si chiese se sarebbe mai riuscito a prendersi la sua tanto sospirata rivincita con Holly.
Oliver Hutton, il beniamino degli stadi, l'idolo del calcio giapponese...
Perché non riusciva a dimostrare di essere forte quanto lui, se non addirittura di più?
Non era certo la determinazione che gli mancava, e in quanto a forza fisica gli era nettamente superiore, eppure Holly aveva sempre una marcia in più rispetto a tutti gli altri.

- A te, Danny - gridò, passando rapido la sfera al compagno.

Mellow scartò un paio di avversari, fintando un passaggio per Harper, invece ripassò a Mark in modo perfetto. Holly sfrecciò accanto a Lenders, dicendosi pronto a ricevere, e questi valutò se effettuare o meno il passaggio.
L'orgoglio gli suggeriva di ignorare Hutton, segnando invece direttamente la prima rete, ma subito scartò quella ipotesi.
Tante volte aveva riflettuto su quale fosse la differenza fondamentale tra lui e Hutton e, per quanto gli seccasse ammetterlo, la più evidente era senza dubbio il carattere: Holly metteva sempre avanti la propria squadra e i compagni, sacrificando perfino sé stesso se necessario, mentre Mark giocava principalmente per dimostrare di essere sempre e comunque il più forte.
Poteva correre e segnare mille e mille volte, sfondando le reti come se fossero di carta velina, ma non poteva ignorare di far parte comunque di una squadra.
Hutton questo lo sapeva.
Per un attimo Mark strinse i denti ma, ingoiando il suo disappunto, scelse di dominare il suo orgoglio e giocare così nell'interesse di tutta la squadra. Subito allungò la sfera per Hutton e, così facendo, riuscì a scorgere qualcosa di strano con la coda dell'occhio.
I difensori che stavano marcando stretto Hutton, dopo essersi scambiati un muto cenno col capo, puntavano entrambi lo sguardo non sul pallone... bensì sulle caviglie di Holly!
Mark intuì istintivamente il pericolo che il compagno correva, fremendo di rabbia al pensiero di ciò che quelle sporche carogne avevano in mente di fargli, e in un attimo gli tornò alla mente ciò che Hutton gli aveva detto qualche tempo addietro...

***

- Tornerò a giocare Mark, te lo prometto!

Mark annuì serio.

- Non vedo l'ora che tu torni in campo, Hutton... E soprattutto non vedo l'ora di batterti, così da prendermi finalmente la rivincita che mi spetta!

Holly sorrise, guardandolo fieramente e con sincero orgoglio.

- E' stata dura riprendermi dall'infortunio alla gamba, e ci vorrà ancora tempo perché possa rimettermi completamente, ma quando sarò in piena forma accetterò con piacere la tua sfida!
- Sarà il nostro duello definitivo, Hutton - sottolineò Mark, serrando il pugno davanti a sé. - Non voglio batterti al minimo delle tue capacità, voglio che tu sia pienamente in forze quel giorno!

***

Il pensiero che Hutton fosse costretto ad un altro grave infortunio, persino peggiore dell'ultimo, metteva a rischio la possibilità per Mark di sfidarlo lealmente in futuro.

- Non posso accettarlo - mormorò. - La nostra sfida è troppo importante, Hutton: sei tu il mio avversario, l'avversario che sogno di sconfiggere, e non posso rinunciare ad affrontarti... Non posso!

In quel preciso momento l'arbitro voltò lo sguardo nella direzione opposta all'azione e, come d'accordo, i due italiani puntarono i tacchetti in direzione della gamba di Hutton.
Dalla cima degli spalti, anche Patty si avvide di ciò che stava accadendo con il cuore in gola.

- Holly - gridò. - Attento !!!

Improvvisamente però, con una mossa del tutto inaspettata, Mark spinse via Hutton appena in tempo per risparmiargli il terribile fallo... purtroppo però i tacchetti affondarono duramente nel polpaccio sinistro di Lenders, facendolo urlare dal dolore in modo agghiacciante.

- Mio Dio - fece Holly, resosi finalmente conto della situazione. - Mio Dio... Mark!
- Dannazione - imprecò il capitano italiano. - Quell'imbecille ha rovinato tutto!

Accadde tutto nello spazio di pochissimi istanti.
Il dolore per la sua gamba ferita, il pallone fermo a mezz'aria, e l'incapacità di stare in piedi...
Mark si sentì crollare inevitabilmente al suolo, come una tigre ferita a morte.
Tuttavia qualcosa dentro di lui gli impediva di cedere.
Qualcosa che lui conosceva bene: la volontà di reagire nonostante tutto!
Il pallone stava ricadendo proprio davanti a lui, come al rallentatore.
Che cosa avrebbe fatto Holly al suo posto?
L'arbitro non si era ancora accorto del fallo intenzionale, e non aveva ancora interrotto l'azione, di conseguenza poteva ancora cogliere al volo quell'occasione e segnare perlomeno una rete a quegli schifosi vigliacchi.
Ma non ne aveva la forza.
La gamba sinistra era immobile, come un pezzo di carne martoriata, e non poteva appoggiarvisi per effettuare il tiro.
Poi all'improvviso gli occhi del ragazzo mandarono un vivido lampo di illuminazione.
Aveva ancora una possibilità di effettuare quel tiro, anche se remotissima, ma doveva tentare assolutamente.
Non poteva lasciarsi andare proprio adesso, uscendo dal campo ferito e sconfitto, non poteva darsi per vinto in questo modo.

- Non... Non è ancora finita - esclamò, stringendo i denti.

Ciò detto, puntando il braccio al suolo, Mark interruppe la caduta e si diede lo slancio per sollevarsi all'altezza della sfera. Il pallone era proprio in corrispondenza della sua gamba destra e, sforbiciando lateralmente a mezz'aria con l'unica gamba sana, Mark sferrò un calcio poderoso con uno schianto impressionante.
A causa dello sforzo disumano, i muscoli e le vene fecero affluire ancora più sangue, filtrando fiotti rossastri dalla gamba ferita e peggiorando ulteriormente la situazione, tuttavia Mark eseguì il tiro con tutto sé stesso.

- Non sarò meno da te, Hutton - ripeté mentalmente a sé stesso, concentrando tutta la forza che aveva in corpo. - TIRO DA TIGRE !!!

Il pallone si accese di una luce accecante, schizzando come una saetta in direzione della porta avversaria.
Il portiere italiano si tuffò a braccia aperte ma, passando oltre le sue mani, la sfera si infilò nella rete e la sfondò completamente. Come un proiettile impazzito, proseguì dunque la sua corsa e andò a conficcarsi nel muro sotto gli spalti, sbriciolando il cemento come se fosse sabbia.
Tutti osservarono attoniti l'accaduto, incapaci di proferire parola.
Solamente il fischio dell'arbitro interruppe il silenzio sceso improvvisamente sullo stadio: il Giappone era in vantaggio, e la rete era stata realizzata su un tiro micidiale di Mark Lenders!

 

( continua col prossimo capitolo )

   
 
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