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Autore: Hotaru_Tomoe    05/04/2007    2 recensioni
Las Vegas: Sara Sidle riflette sulla sua vita attuale, su un amore solo sfiorato che non si realizzerà mai.
New York: Mac Taylor non riesce a staccarsi dalla voragine del World Trade Center, dalla voragine che Claire ha lasciato nel suo cuore.
E’ ora di voltare pagina.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Mac Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La detective scese di corsa le scale dell’ufficio, cercando con gli occhi il suo capo. Lo vide al di là della porta a vetri d’ingresso, fermo sul marciapiede: aspettava un taxi.
Accelerò per raggiungerlo, aprì la porta nel momento esatto in cui un taxi accostava al marciapiede. Stava per chiamarlo, quando sentì la destinazione comunicata all’autista “Al World Trade Center.” E si bloccò.
Forse Danny aveva ragione, non era quello il momento giusto per parlargli di cosa aveva scoperto, di come si sarebbero chiuse le indagini: quello che stava andando a Ground Zero non era l’ispettore capo Mac Taylor, ma un uomo profondamente ferito, che aveva perduto la donna che amava. E se, a distanza di tanti anni, la ferita bruciava ancora così, l’amava davvero tanto.
“Ed io non sono certo la persona più adatta per consolarlo o per stargli vicino.”
Stava per rinunciare, quando qualcosa dentro di lei si ribellò: sì certo, la Sara Slide di Las Vegas avrebbe fatto proprio così, avrebbe rinunciato e sarebbe andata a casa. Così nulla sarebbe cambiato. Ma non era forse venuta a New York per dare una svolta alla sua vita, per smetterla di essere così passiva e rinunciataria? E poi lo voleva. Voleva aiutare Mac a superare il suo dolore, voleva potergli dire che si può ricominciare. E’ dura, ma ce la si può fare.”
Vide un’auto gialla in lontananza, alzò il braccio e gridò “Taxi!” con molta decisione.
La radio diffondeva le note di “Let it be” dei Beatles. Sara sorrise e chiese al tassista di portarla al World Trade Center.
Da quando si era trasferita a New York quella era la prima volta che era a Ground Zero di notte. Regnava un silenzio innaturale nel grande cantiere, innaturale per quella città così frenetica e rumorosa. Ma lì, i rumori tacevano.
E il silenzio era assordante.
Scorse Mac Taylor appoggiato alla rete metallica che delimitava il cantiere, un braccio davanti alla fronte. Sara gli si affiancò e lui la guardò sorpreso: non si aspettava proprio di vederla lì. Stava per dire qualcosa, ma Sara lo precedette “So perché è crollato il palazzo.”
Mac si staccò dalla rete e indicò una panchina poco distante “Vieni, sediamoci.”
“Un mese fa, in cima alla stessa strada di quel palazzo, è stata demolita una vecchia fabbrica di vernici, chiusa dagli anni ’60. E’ stata fatta saltare con la dinamite e prima non è stata sgombrata. Molto probabilmente nei sotterranei c’erano ancora materie chimiche residue che con l’esplosione sono colate nella vecchia rete fognaria, che quella fabbrica utilizzava per lo smaltimento dei reflui. Ho controllato le mappe catastali: la rete fognaria passava da nord a sud da quella fabbrica dritta sotto al nostro palazzo. Le piogge dei giorni scorsi hanno spostato quelle sostanze che hanno intaccato le fondamenta del palazzo, dove gli operai ancora non erano arrivati a lavorare. Ho trovato molte tracce di sostanze chimiche corrosive. Era solo questione di tempo prima che crollasse.”
“Un incidente.”
“Già.”
Mac alzò lo sguardo verso il cielo, dove una pallida mezzaluna faceva capolino tra la foschia notturna. “Sei stata brava.”
Sara si strinse nelle spalle, ma Mac le posò una mano sul braccio “No, non dire che hai fatto solo il tuo lavoro. Non devi sminuirti. Nonostante tutta la pressione che vi ho messo addosso, nonostante tutte le teorie strampalate che vi facevo verificare, tu non ti sei allontanata dallo spirito del lavoro della polizia scientifica. Hai lasciato parlare le prove e loro ti hanno condotto alla verità. Io invece volevo che ci fosse un colpevole, perché…”
“… perché ne avevi bisogno. – concluse la donna – una morte così assurda è ancora più dolorosa senza un perché. Volevi un finale diverso questa volta.” Poi tacque, non sapendo che altro aggiungere, ma Mac la sorprese “Ti va di andare a bere qualcosa? Un caffè.”
“Tu l’hai capito, vero? Che ho problemi con l’alcol.”
“Quando capita che usciamo insieme, non prendi mai nemmeno una birra, con la scusa che devi guidare. Anche quando prendi la metropolitana. Posso chiederti come hai cominciato?”
“Beh, a dire il vero sono stata molto fortunata, ho solo sfiorato il vero alcolismo. L’ho fatto per una delusione d’amore. C’è chi si attacca al frigorifero, io mi sono quasi attaccata ad una bottiglia. Ero innamorata del mio capo, a Las Vegas, ma tra noi non è mai nato nulla. Mi ero convinta che fosse colpa mia, che ero sbagliata, che in me c’era qualcosa che non andava… e così…”
“Mi dispiace che tu abbia sofferto.”
“Però è una storia chiusa. Ho voltato pagina.”
Mac si alzò e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. Sara posò la sua mano sul suo palmo, pensando che sarebbe stato un contatto breve. Invece lui non la lasciò andare. Si voltò un’ultima volta a guardare il cantiere alle sue spalle e poi la donna al suo fianco “Penso che anche per me sia giunto il momento di girare pagina.”
Claire sarebbe sempre rimasta nel suo cuore, indelebile. Ma così come le macerie delle Torri Gemelle erano state portate via, così come in quel luogo presto sarebbero sorte altre costruzioni, per la rpima volta quella sera Mac Taylor sentì che era giunto il momento di staccarsi dal passato. Perché per quanti rimpianti potesse avere, per quanto si rimproverasse per non averla potuta salvare, Claire non sarebbe più tornata. Il passato non può essere cambiato.
Ma il futuro, quello deve ancora essere scritto. Una donna venuta da lontano, dal sorriso dolce, una donna fragile, ma allo stesso tempo forte, gli aveva fatto capire che era possibile andare avanti, ricominciare.
Cambiare.
Non avrebbe gettato via quella opportunità.
Mentre si incamminavano verso una caffetteria, ad una folata di vento gelido, i due si strinsero l’uno all’altra.


FINE



Ce l’ho fatta. Questa fiction è rimasta a lungo tempo on hiatus per una classica e banale mancanza di ispirazione. Non sapevo più come finirla, avevo quasi pensato di mettere mano al quarto capitolo e finirla lì, poi dopo quasi un anno, il blocco è passato.

Far mettere subito insieme Mac e Sara mi sembrava troppo azzardato, così ho solo accennato l’inizio della loro storia, di due persone ferite, ma che hanno saputo superare il passato.

Comunque ho imparato una cosa: mai iniziare a scrivere una storia se non si è certi di poterla finire! Diventa una cosa stressante, hai l’assillo ogni volta che apri Word “Oddio, ho quella fiction da finire.” XD
   
 
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