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Autore: kagome123    21/09/2012    4 recensioni
Sono passati 15 lunghi anni da quando Inuyasha, Kagome e i loro figli sono rimasti bloccati nel presente a causa dell'inaspettata chiusura del pozzo mangia ossa; ora Inuki e Kaori, ormai adolescenti, vivono, insieme alla loro famiglia, una vita normale tra i banchi di scuola. Ma le loro giovani vite saranno sconvolte da un avvenimento improvviso... Ed ecco voi il sequel di "Una nuova avventura"!! Nuove avventure e nuovi personaggi vi attendono. Cosa aspettate? Leggete e commentate numerosi!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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capitolo 29
Capitolo ventinovesimo: Rivelazioni pericolose





“Allora siete pronti per questa nuova avventura, ragazzi?” Domandò eccitata Kagome, sistemando le ultime cose nella borsa gialla della figlia.

“Fhè! Io ancora non capisco per quale motivo non possiamo andare con loro. Questo è un periodo morto per la mia compagnia. Non avrei alcun problema a prendere un po’ di giorni di ferie.” Commentò seccato Inuyasha, incrociando le braccia e prendendo posto sul bordo del pozzo.

“Non preoccuparti, papà. Sapremo cavarcela.” Disse Inuki con indosso un kimono di colore azzurro e nero, intento a sistemare l’arco e la faretra sulle spalle.

“E poi grazie ai nuovi abiti di Hinezumi che ci hai fatto confezionare dal vecchio Totosai e al potere di Tessaiga saremo molto più forti.” Continuò Kaori mostrando, orgogliosa, la spada del padre tra le mani e sfoggiando il nuovo yukata di colore rosa.

 “Lo so questo… però… non è sufficiente a farmi smettere di preoccupare.” Disse.

Udite quelle parole, Kagome si portò vicino al compagno.
“Andrà tutto bene, Inuyasha. Ne sono più che certa.” Disse, rassicurandolo.

“La divina Kagome ha ragione, vecchio mio. Ormai dobbiamo lasciare spazio alle nuove generazioni.” Disse Miroku, apparendo improvvisamente dal nulla.

Inuyasha si abbandonò ad un rumoroso sospiro.
“Era ora che arrivaste. Si può sapere che fine avevate fatto?” Chiese, osservando l’amico avvicinarsi al pozzo in compagnia dei figli e della moglie.

Un grosso gocciolone si disegnò sulla testa del monaco.
“Sono sicuro che ciò che sto per dirti non ti piacerà.”

Ma prima che l’uomo avesse il tempo di concludere il discorso, la figura Sesshomaru apparve davanti agli occhi sconvolti di tutti i presenti.

“È trascorso molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Non è forse così, Inuyasha?” Disse con tono freddo e altezzoso.

 Inuyasha cambiò radicalmente espressione.
“Cosa ci fai qui, dannato?” Ringhiò.
 
“Suvvia, Inuyasha. Ti sembra questo il modo di accogliere tuo fratello maggiore?”

Inuyasha ringhiò più forte.
“Rispondi alla domanda, altrimenti...”

“Altrimenti cosa, inutile hanyou?”

Non riuscendo più a trattenersi, Inuyasha, recuperata Tessaiga da Kaori, si gettò contro il fratello con tutta la forza che aveva in corpo.

Il demone maggiore, estratta Tenseiga, contrastò quel colpo, catapultando il povero mezzo demone a parecchi metri di distanza.
“Sempre debole come al solito, uhm?”

“TACI, BASTARDO!” Urlò, rimettendosi subito in piedi e riprendendo ad attaccarlo.

Ma prima che potesse farlo, una donna gli si parò davanti, bloccandolo.

“Smettetela di combattere, vi scongiuro!” Urlò disperata.

Kagome, che si trovava ancora vicino al pozzo, non impiegò molto a comprendere chi fosse.
“Rin-chan. Sei proprio tu?” Azzardò, facendo qualche passo in avanti.

“Kagome-sama! Fateli smettere, vi supplico!” Continuò tra le lacrime.

Ma prima che qualcuno potesse fare qualcosa, Sesshomaru le fu accanto, posandole dolcemente una mano sulla testa castana.
“Se è questo ciò che desideri, lo farò, koi.” Disse, riponendo subito nel fodero la spada e inginocchiandosi accanto a lei.

Un silenzio imbarazzante si impadronì di quel luogo fino a quando un bambino dai lunghi capelli argentati fece la sua comparsa.

“Hiromaru. Cosa ci fai qui? Ti avevo detto di rimanere vicino ad Ah-Un con tua sorella.” Disse con tono severo.
 
“Non potevo, padre. Io e Setsuna abbiamo sentito l’odore del vostro sangue e abbiamo iniziato a preoccuparci.” Rispose, mostrando la sorellina tra le sue braccia, una bambina dai capelli castano chiaro, gli occhi color nocciola e le orecchie canine leggermente reclinate verso il basso, che lo guardava con la stessa espressione preoccupata.

Gli occhi ambrati e sorpresi del demone maggiore si spostarono su un profondo taglio all’altezza del braccio destro.
“Capisco.” Commentò semplicemente, toccando appena la ferita con le dita artigliate.  

Inuyasha sbatté più volte gli occhi, cercando di mettere a fuoco quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi.

“Credimi, papà. È proprio quello che sembra.” Disse Inuki, apparendo improvvisamente accanto a lui e spostando il suo sguardo sul piccolo Hiromaru che scodinzolava felice accanto al padre.

“Ma… ma… quello è Sesshomaru! Non… non è possibile che…”

“Siamo rimasti sorpresi anche noi quando l’abbiamo incontrato.” Continuò Kaori, avvicinandosi anche lei.

 “Avete incontrato vostro zio e non ci avete detto nulla?!” Urlò isterica Kagome, sorpresa e sconvolta per quello che aveva appena udito.

 I due fratelli si guardarono, imbarazzati.

“Quindi i vostri genitori non sanno nemmeno che Sesshomaru ha combattuto contro Kaori la prima volta che ha perso il controllo?” Chiese Miroku, prendendo la parola anche lui.

“Quel dannato ha fatto… COSA?!”

“E per quanto ancora avevate intenzione di tenercelo nascosto?!” Urlò Kagome, arrabbiata.

“L’abbiamo fatto solo per non farvi preoccupare, mamma.” Si affrettò a rispondere Kaori.

“E poi zio Sesshomaru, agendo in quel modo, ha salvato tutti da morte certa.” Continuò Inuki.

“Lasciamo perdere i particolari, Inuki. Tu stai bene, piccola mia?” Incalzò Inuyasha, preoccupato come non mai.

“Non dovresti preoccuparti così tanto, mio caro Inuyasha. Tua figlia si è rivelata essere un’ottima combattente, forse persino migliore di te!” Intervenne il demone maggiore, sorprendendo tutti i presenti.

“Zitto, dannato. O ti ammazzo senza pensarci due volte.” Ringhiò.

“Oh, davvero? Provaci se ne hai coraggio.”

Kagome e Rin si portarono davanti ai rispettivi compagni, bloccandoli prima che potessero fare qualcosa.

“Perché invece di combattere non diciamo loro il vero motivo per cui siamo venuti qui, Sesshomaru?” Disse Rin.

A quelle parole il demone maggiore si placò all’istante e Rin, rassicurata da ciò, poté finalmente riprendere la parola.

“Poco tempo dopo che Inuki e Kaori hanno lasciato il nostro palazzo, sono iniziate ad accadere cose alquanto strane. All’inizio non vi abbiamo dato importanza ma, man mano che i giorni passavano, è stato impossibile ignorarle.”

“Cosa intendi dire, Rin-chan?” Domandò Kagome, curiosa.

La giovane donna rivolse lo sguardo in direzione del compagno, insicura su come continuare.
“Secondo voi è possibile estrarre energia dal corpo di un demone fino ad ucciderlo?”

“Estrarre energia?” Ripeté Miroku, sorpreso da quella domanda.

“In pratica mi stai dicendo che laggiù, tra le montagne, ci sono decine di corpi di demoni senza vita e a cui hanno completamente tolto la linfa vitale?” Domandò Inuyasha.

“Esattamente. In tutta la mia vita non avevo mai visto nulla di simile. È strano, non trovate?”

“Non molto visto che si tratta della stessa cosa che stava per accadere ad Inuki e Kaori durante il nostro ultimo combattimento.” Disse Shiro, prendendo improvvisamente la parola.

Rin si portò le mani alla bocca.
“Oh Kami! Ma quando…?”

“È successo poco più di un mese fa. Fortunatamente sia io che mia sorella siamo riusciti a bloccare questo processo, evitando di venire uccisi.” Spiegò Inuki.

“Ma… ma… come è possibile tutto ciò?”

“Devi sapere Rin-oneesama che dietro tutti questi strani avvenimenti c’è un demone fabbro molto potente in grado di creare dal nulla sfere dai poteri più disparati.” Disse Ikkuko.

“Non conosciamo ancora la sua identità ma sappiamo che sta usando dei particolari frammenti di colore nero conficcati nelle carni di molti suoi sottoposti per immagazzinare energia e creare così una nuova e più potente Shikon no Tama. Se quel giorno disgraziatamente si fosse impadronito anche della nostra, a quest’ora il suo piano malvagio sarebbe già concluso.” Commentò Kaori.     

“Allora il motivo per cui abbiamo visto tutti quei corpi può essere soltanto uno.”

“Quel demone non ha ancora rinunciato ad impossessarsi dei vostri poteri.” Completò il demone maggiore, anticipando la compagna e fissando i due giovani hanyou di fronte a lui.

Inuyasha e Kagome si guardarono, preoccupati.

“Siete sempre sicuri di voler intraprendere questo viaggio da soli? Considerando le potenzialità e il numero illimitato di demoni al suo servizio, non impiegheranno molto ad individuare la vostra posizione.” Disse Inuyasha, serio in volto.

Ci furono alcuni minuti di silenzio poi Inuki prese la parola.
“Forse ho qualcosa che potrebbe renderci praticamente invisibili.” Commentò mentre iniziava a frugare tra le tasche del suo zaino.

Gli sguardi di tutti i presenti si spostarono sul ragazzo dal capelli color ebano il quale ora teneva in mano due piccoli cristalli colorati.

Kagome sgranò più volte gli occhi.
“Oh Kami. Ma quelli sono…”

“Cristalli d’aura. Li ho trovati per caso qualche tempo fa nella tua vecchia borsa gialla, mamma.”

“Di cosa si tratta?” Domandò Kaori, osservandoli e annusandoli.

“Questi cristalli sono in grado di nascondere la presenza di un demone o di un mezzo demone, come nel nostro caso, agli altri. In questo modo i nemici non sono in grado di individuarti molto facilmente.” Spiegò Kagome. “Ma non sono sicura che possano esservi utili. Questi particolari cristalli reagivano all’aura maligna di Naraku.” Continuò, insicura.

“Non preoccuparti, mamma. Sono riuscito a modificarli.”

“A modificarli? In che senso?” Chiese la donna, sempre più confusa.

Il mezzo demone ridacchiò.
“Si tratta un esperimento ancora in fase di studio ma dovrebbero funzionare senza problemi. Prova a prenderne uno, Kaori.”

Kaori fece come le era stato detto e il cristallo cambiò subito colore.

“Mamma, papà e anche voi Shiro, zio Miroku ,zia Sango e zio Sesshomaru, perché adesso non provate ad individuare l’aura demoniaca di Kaori o la mia?” Chiese.

I sei diretti interessati chiusero subito gli occhi, cadendo in un profondo stato meditativo.
Non impiegarono molto a comprendere che Inuki era riuscito nel suo intento.

“Ma… ma… questo è meraviglioso! Inuki, sei un genio!” Urlò euforica Kagome prima di abbracciare forte il figlio.

“Modestamente.” Commentò il giovane in questione, portandosi imbarazzato una mano dietro alla nuca.

Inuyasha non poté fare altro che sorridere. Suo figlio non smetteva mai di sorprenderlo.

“E bravo il mio fratellino!” Disse Kaori spettinando scherzosamente i capelli del fratello e abbracciandolo anche lei. “In questo modo potremo muoverci tranquillamente per tutto il Paese senza preoccuparci d’altro!”

“Io non sarei così tranquillo, Kaori. Quei cristalli nascondono si le vostre auree demoniache ma lasciano del tutto visibile quella spirituale di tuo fratello. Mi dispiace fare da guasta feste ma… dovremmo comunque stare attenti.” Disse Shiro.

Kaori sbuffò, seccata.
“Visibile o no, quei dannati cercano due umani e due hanyou. Tenendo sempre con noi i frammenti, ai loro occhi risulteremo quattro semplici persone che vanno a zonzo per il Giappone.”

“Voi fate in modo di non perderli, ok?” Azzardò Ikkuko.

“Ci proveremo.” Commentarono i due fratelli.



Il sole era già alto nel cielo quando il gruppo di amici raggiuse la catena montuosa dell’Ovest. Fortunatamente il fedele sottoposto di Miroku, Hachi il procione, aveva acconsentito a dare loro un passaggio, evitando così ai quattro ragazzi di dover rifare nuovamente tutto quel percorso a piedi.

“Grazie Hachi per tutto quello che hai fatto per noi. Te ne saremo per sempre debitori.” Disse Shiro, chinando leggermente il capo.

“Di nulla, signorino Shiro. Ricordatevi che sono sempre a vostra disposizione. Nel limite del possibile, ovviamente!”

I quattro si abbandonarono ad una rumorosa risata.

“Mi raccomando, ragazzi. State attenti!” Urlò prima di sparire tra le nuvole.



I primi dieci giorni di viaggio trascorsero tranquillamente. Solo un paio di piccoli demoni avevano avuto la sfortuna di trovarsi sul loro cammino e non avevano impiegato molto a liberarsene.
Calata la sera, avevano deciso di accamparsi vicino ad una sorgente d’acqua calda nascosta in una radura tra i campi.

“Se osi sbirciare, ti ammazzo!” Urlò Kaori, immersa fino al collo nelle limpide e calde acque della sorgente insieme ad Ikkuko e con le orecchie ben tese a qualsiasi intrusione.

“Non preoccuparti, sorellina. Lo controllo io.” Rispose Inuki, fissando il giovane monaco seduto accanto a lui.

Shiro emise un rumoroso sospiro di rassegnazione.
“Ma perché devo essere sempre io il cattivo? Proprio non capisco perché Kaori non si fidi ancora di me!”

“Beh, considerando quello che successe l’ultima volta che ci siamo trovati a fare il bagno in una sorgente termale, è più che normale che si comporti così.” Spiegò il mezzo demone, incrociando le braccia.

“Ma… ma… è successo tanto tempo fa! Sono cambiato da allora!” Si affrettò a rispondere, cercando avvalorare la sua tesi.

Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Inuki.
“E allora perché sono già due volte che ti becco a sgattaiolare in direzione delle sorgenti?”

“Mi stavo solo sgranchendo le gambe, Inuki. Nulla di più!” Disse facendo il finto tonto e fischiettando come un ebete.

Il mezzo demone lo guardò con occhi simili a due fessure.

“E poi, se vuoi proprio saperlo, ho già fatto il bagno insieme a tua sorella. Quindi…”

Ma prima che potesse terminare la frase Inuki lo afferrò per la maglietta.
“Tu hai fatto… COSA?”

“È successo qualche mese fa, quando ho viaggiato da solo insieme a lei. Non temere: quella volta nessuno dei due sapeva della presenza dell’altro ed era buio. Non ho visto nulla. Diversamente da quello che può sembrare, mi sono comportato da vero gentiluomo.”

Un ringhio furente uscì dalle sue labbra.
“Lo spero per te, amico.” Disse, guardandolo con occhi di fuoco.

Shiro deglutì più volte.
‘Forse è meglio non raccontare TUTTO quello che accadde quel giorno o questa è la volta buona che Inuki mi uccide.’ Si ritrovò a pensare, bianco in volto.



Il sole non era ancora sorto quando l’intero gruppo fu messo in allerta da un rumore sospetto.

“Credo che abbiamo compagnia.” Disse la sterminatrice, portando una mano sull’Hiraikotsu e l’altra sul corpo di Kirara la quale, nella sua forma demoniaca, ringhiava furente verso un preciso punto della radura.

Shiro, Kaori e Inuki si portarono subito in piedi, mettendosi sulla difensiva.

In pochi istanti furono circondati da una dozzina di mostruosi e giganteschi Oni blu.

“Avete osato entrare nel nostro territorio e per questo pagherete con la vostra vita!” Urlò con voce spettrale uno dei demoni per poi mettersi in posizione d’attacco.

A quelle parole un ghigno cattivo si disegnò sul volto della giovane mezzo demone.
“Oh, davvero?” Disse, estraendo lentamente Tessaiga dal fodero.

“Non sapete che non bisogna mai sottovalutare il proprio nemico?” Continuò Ikkuko con tono di sfida.

I dodici demoni ruggirono, arrabbiati e spazientiti.
“Allora fateci vedere quanto valete, mocciosi!”

“Non aspettavamo altro.” Dissero i quattro per poi buttarsi a capofitto in quella nuova battaglia.

Quindici minuti più tardi la maggior parte dei demoni era già stata mandata a tappeto, mandando in fumo ogni più loro rosea aspettativa.

“Ma… ma… ma come è possibile?! Sono soltanto dei mocciosi!” Urlò uno, appoggiandosi alla corteccia di un albero e tremando come una foglia.

Un nuovo attacco scagliato da Kaori fece volare gli ultimi Oni rimasti, catapultandoli nel fiume poco distante e ponendo fine al combattimento.

“Uh-uhhhhhhhhh! Ce l’abbiamo fatta, ragazzi!” Urlò euforica la mezzo demone mentre riponeva la spada all’interno del fodero.

“È stato un piacevole divertimento. Dopo tutti questi giorni passati a camminare, ci voleva proprio.” Disse Shiro, alzandosi in piedi e ripulendo il suo abito monacale dalla polvere.

“Puoi dirlo forte, fratellino!” Ribatté Ikkuko, posando al suolo la sua gigantesca arma e sistemandosi i lunghi capelli.

Inuki imitò la sorella, emettendo anche lui un urlo in preda all’euforia.

Ma mentre i ragazzi festeggiavano, uno degli Oni si dirigeva, a loro insaputa, verso il nascondiglio del loro più grande nemico.  

“Mio signore! Mio signore! Porto grandi notizie!” Ansimò, avanzando nella grande caverna illuminata a giorno dalla lava che scorreva instancabile nei numerosi passaggi scavati nella roccia.

Matsunaga si voltò appena, irritato da quella presenza.
“Spero per te che si tratti di ottime notizie o non vivrai abbastanza per vedere nuovamente la luce del sole.”

Il demone deglutì più volte, bianco in volto.
“Ho scoperto dove si trovano i due hanyou che state cercando.” Disse subito, senza troppi giri di parole.

L’anziano fabbro si girò di scatto.
“Ne sei proprio certo?” Chiese, facendo qualche passo nella sua direzione.

L’Oni annuì più volte.
“Poche ore fa io e il mio branco abbiamo combattuto contro di loro e abbiamo avuto la peggio. Io fortunatamente sono stato scaraventato nel fiume e sono riuscito a raggiungervi.”

“Se sono qui come è possibile che io non riesca a percepirne la presenza?! TU STAI MENTENDO!” Ruggì, visibilmente spazientito da quella situazione.

“Questo perché sono in possesso di particolari cristalli d’aura in grado di nasconderli!”

A quelle parole Matsunaga cambiò radicalmente espressione.
“Cristalli d’aura?”

“Proprio così, mio signore.”

Il demone anziano si portò una mano al volto, pensieroso.
‘Allora è per questo motivo che per tutto questo tempo non mi è stato possibile individuarli’ Si ritrovò a pensare, sorpreso da quella situazione.

Ci furono alcuni minuti di silenzio poi il fabbro prese nuovamente la parola.
“Hai fatto un ottimo lavoro, schiavo. Ora sparisci prima che cambi idea e ti uccida senza pensarci due volte.”

L’Oni fece come gli era stato detto, sparendo velocemente da quel luogo.

“Siete pensieroso, mio signore?” Domandò un uomo misterioso, apparendo come per magia accanto all’anziano demone.

“Oh, sei tu mio caro Hibuza. Diciamo solo che il mio piano si sta rivelando essere più complicato del previsto.”

“Siete ancora preoccupato per quei due piccoli mezzi demoni?”

“Sai benissimo che ho bisogno del loro potere per completare il mio piano ma… per mia sfortuna sono sorti nuovi problemi che mi impediscono di impossessarmi della loro essenza.”

“È per via di questi cristalli d’aura, dico bene?”

Il demone annuì.
“Finché saranno in loro possesso sarà impossibile per me o per uno qualsiasi dei miei sottoposti individuarli con facilità.”

 “Dovete sapere, mio signore, che questi particolari cristalli sono in grado di funzionare SOLO se messi nelle mani di un demone o, nel nostro caso, di un mezzo demone.”

“Spiegati meglio, Hibuza. Lo sai che detesto i tuoi enigmi.”

Un sorriso cattivo apparve sul volto del demone misterioso.
 “Permettetemi di prendere parte al vostro piano Matsunaga-sama e sono più che sicuro che non ne rimarrete deluso.”

I due demoni si guardarono per parecchi istanti poi quello più anziano riprese la parola.
“Chi mi assicura che il tuo piano andrà a buon fine?”

“Nessuno. Dovete soltanto fidarvi di me.”

Matsunaga lo guardò nuovamente, sempre più curioso.
“E va bene. Ma ricorda: mi servono vivi.”

“Non temete. Non verrà torto loro un capello, mio signore.” Disse per poi sparire da quel luogo così come era venuto.



 




 
 






 


 

   
 

   
 
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