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Autore: Silviuz    06/04/2007    9 recensioni
Cosa succederà dopo Twilight? Edward riuscirà a conciliarsi con sé stesso e far diventare Bella come lui?
Dopo la fine del terzo anno alla Forks High School, tre mesi estivi attendono i protagonisti. Ma siamo sicuri che sarà una vacanza rilassante e senza problemi?
Ecco a voi le vicende che affronteranno ancora insieme tutti i Cullen ed Isabella Swan. Nuovi personaggi, ricordi delle vite passate dei Freddi, l'arrivo dei vampiri 'carnivori', guai ed imprevisti. Il tutto mischiato con il sentimento, il romanticiscmo, l'amore e l'amicizia.
Ecco a voi un breve riassunto di 'Eclissi', la mia nuova FanFiction appena sfornata. Spero che vi piacerà e vi auguro ovviamente una buona, buonissima lettura ;)!
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eclissi

Fanfiction ispirata a Twilight. Tutti i personaggi appartengono a Stephanie Meyer.

Finalmente, dopo aver letto in sole sei ore - senza staccarmi - il libro che desideravo leggere da giorni, ho deciso di pubblicare una FanFiction finalmente a capitoli. Considerando il fatto che la scriverò in parallelo con 'I'm not a murderer' (Categoria: Harry Potter) non prometto di essere SpeedyWoman negli aggiornamenti. Comunque, spero vi piacerà. Mille grazie a tutte coloro che hanno recensito la mia prima One-Shot su Twilight. Buona lettura.

 

 

 Gli sfiorai il viso. - Stammi a sentire. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta? -

- Si, mi basta -, rispose, sorridendo. - Mi basta, per sempre -. E mi sfiorò di nuovo il collo con le labbra fredde.

(Twilight, Stephanie Meyer).

 

Capitolo Primo: Gita inattesa.

Finalmente era terminato anche il terzo anno del Liceo, quello era l'ultimo giorno di scuola. Anni di studio mi erano alle spalle e chissà quanti ancora davanti ai miei occhi. Era finito. Capitolo chiuso. E terminai il mio primo anno a Forks, dove mi ero trasferita. Se ripenso al mio trasferimento posso sicuramente dire che mi cambiò definitivamente la vita. La vita è fatta di scelte, e quella fu la più azzeccata che feci. Se non mi fossi trasferita non avrei mai conosciuto Edward Cullen. Ed io la mia vita, senza di lui, proprio non me la immagino. Lui, il mio protettore, il mio angelo custode, la mia vita. Ne ero follemente innamorata, da... sempre. Da quei primi giorni in cui la mia infatuazione per lui era diventata insostenibile, da quando andava in astinenza di lui se non lo vedevo comparire a pranzo in quella mensa malandata.

Sorrisi, mentre guardavo fuori dalla finestra della casa di Charlie. Edward era lì, in piedi vicino la sua macchina argentata, sempre perfettamente lucida, senza l'ombra di una macchia. E lui? Lui era ancora più perfetto di quel veicolo. La pelle chiara priva di imperfezioni era ben riparata a Forks, lontana dall'inesistente sole. I capelli del color del bronzo venivano scompigliati dal venticello che tirava ed il suo fisico scolpito era fermo, appoggiato alla macchina, immobile, come solo lui sapeva stare.

- Bells, ti aspetta Edwin.. - disse distratto Charlie, mentre passava vicino alla porta socchiusa della mia stanza, lanciandomi un'occhiata. Mi voltai, sorridendogli con dolcezza, mentre mi destavo dall'ondata di pensieri che mi aveva colpita. Presi una felpa (marrone) al volo e mi precipitai giù per le scale, dopo essermi fermata un attimo sulla cima di queste per ricordargli il nome del mio ragazzo. (-Edward, papà..-)

Aprì la porta di casa e quasi sussultai, ritrovandomi davanti Edward, in tutta la sua fulminante bellezza. Come sempre fui troppo presa a guardare la perfezione del suo viso per far caso al suo abbigliamento.

- Sei rimasta impalata alla finestra? - domandò inarcando beffardo un sopracciglio. Non gli sfuggiva mai nulla a quel maledetto ragazzo. Accennai un sorriso, mentre sentivo le mie guance diventare rosse. Ormai c'ero talmente abituata a quei rossori!

- Io... - boccheggiai, mordendomi poi il labbro inferiore, stizzita. - E' colpa tua. - decretai infine, con un tono fintamente irritato. Scoppiò in una risata fragorosa, una delle sue risate. Quelle che facevano tremare anche la terra. Non disse nulla e fummo vicino alla Volvo. Mi aprì la portiera, come faceva ormai di consuetudine, ed io salii nella macchina, allacciandomi le cinture. Ok, i mesi passavano, ma Edward quando guidava era sempre il solito. Andare a centoventi per lui significava essere una tartaruga. Per me invece equivaleva ad un giro sulle peggiori montagne russe. Ed il bello era che, nonostante le mie suppliche, lui non decelerava mai. A meno che non cominciassi a strillare come una di quelle vecchiette impazzite, con la differenza che io non avevo un bastone per picchiarlo con forza.

Aspettai che anche lui si sistemasse nell'auto-vettura, chiudendo senza minimo sforzo lo sportello e mettendo in moto la macchina. Mi girai nella sua direzione, guardandolo quasi a volerlo supplicare di non guidare a quella velocità ma lui rise.

- Non ti farei mai del male, Bella. - Me l'aveva ripetuta un migliaio di volte quella frase. Ormai la sapevo a memoria e ne avevo pure la prova. Edward Cullen non mi avrebbe mai fatto del male, a qualsiasi costo avrebbe rischiato pur di difendere la mia vita.

Negli ultimi tempi, Edward aveva anche migliorato il suo auto-controllo in mia presenza. In realtà più che altro, si era talmente abituato al mio odore che non aveva più tante difficoltà. Passavamo tre quarti di giornata insieme e, spessissimo, mi faceva anche compagnia di notte, quando non dormiva e passava ore a fissarmi, immersa nei sogni più belli che avessi fatto da anni.

Tanto per cambiare, mentre il mio cervello era altrove, il mio sguardo era fermo sui suoi lineamenti, sognante. Edward ridacchiò, riportandomi alla realtà. Arrossii ancora, girando la testa per guardare fuori dal finestrino. Eravamo parcheggiati davanti scuola. Da quanto tempo? Quanto tempo ero rimasta a fissarlo?

- Mi ero.. imbambolata.. - ammisi, senza guardarlo negli occhi. Rise di nuovo di gusto, posando una mano sulla mia, stringendola piano sul sedile. Come sempre rabbrividii a quel contatto gelato, sentendomi in realtà bruciare dentro.

- Tanto per cambiare, vero? - ridacchiò, mentre l'altra mano giocherellava con le chiavi della Volvo. Bofonchiai qualcosa, guardando poi la scuola. Vidi vicino l'ingresso Mike, Jessica, Angela e tutti gli altri, che di tanto in tanto mi guardavano. Non ero molto affiatata con loro come i primi giorni, nell'ultimo periodo avevo sempre mangiato con Alice, Emmet, ed ovviamente con Edward. Avevo ancora dei problemi con Rosalie, che continuava ad evitarmi, voltandomi sempre le spalle. - Non cambierai mai.. - disse scuotendo la testa, guardandomi divertito.

- Questo dipende da te. - A quelle parole lo sguardo di Edward fu indecifrabile. Aveva probabilmente capito che mi riferivo alla mia vampirizzazione. Argomento da lui evitato parecchie volte.

- Bella. - mi ammonì, appena irritato, aggrottando le sopracciglia. Sbuffai silenziosamente, giocherellando con le dita delle sue mani.

- Ti ricordo che ho scommesso su Alice. - Gli ricordai, accennando un sorriso, che non tardò a scomparire senza lasciare tracce.

- Ed io ti ricordo che non mi piace parlare di questo. - proferì indifferente. Distogliendo lo sguardo dai miei occhi scuri, per guardare distratto la Cabriolet rosso fuoco di Rosalie, che era appena arrivata a scuola. - Non roviniamoci l'ultimo giorno con queste inutili discussioni. Ti prego. - aggiunse, lasciandomi una delicata carezza fra i capelli, quasi a volersi scusare per il tono usato prima.

- Scusami. - mormorai, annuendo. Già, in realtà neanche io avevo la minima idea di rovinarci quel sedici giugno. La fine dell'anno più bello di tutta la mia vita.

- Fa niente. - sorrise con dolcezza, facendo mostra dei denti bianchissimi, che aiutavano quel sorriso ad essere un'arma letale per i miei neuroni. Si avvicinò piano, posando le sue fredde labbra sulle mie, donandomi un breve bacio. Poi si allontanò, e con un'occhiata di scherno guardò Tayler che era rimasto pietrificato a quel bacio.

- Andiamo? - domandai con un filo di voce, dopo aver dato una breve occhiata all'orologio. L'ultimo giorno era quello meno interessante, non si faceva assolutamente nulla. Non c'erano lezioni, interrogazioni, niente di niente. Si stava dove più si voleva, a chiaccherare, ridere, scambiarsi affettuose attenzioni.

- Vuoi veramente entrare? - mi chiese sorpreso, inarcando entrambe le sopracciglia. Mi ero quasi dimenticata che stavo seduta affianco ad uno che saltava a proprio piacimento le lezioni. Che dimenticanza terribile! Mi guardò in un modo che mi fece scuotere meccanicamente la testa. Probabilmente aveva già un'idea di divertimento per quell'ennesima giornata piovosa. - Dai, Isabella, per una buona volta non fare la secchiona - mi stuzzicò divertito, lasciandomi in leggerissimo pizzico su un braccio.

- Isabella Swan -marcai al meglio il nome- entrerebbe immediatamente, - feci una piccola pausa, sostenendo il suo sguardo. - ma Bella se ne andrebbe via senza troppe suppliche. -

- Quindi, Bella... verresti con me a fare un po' di... shopping a Seattle? - mi stupii. Mi sarei aspettata non so... una proposta tipo 'Trekking', 'Partita a Baseball' o quant'altro. Ma mai del semplice shopping con lui!

- Come la metti con il sole? - feci alzando lo sguardo al cielo. Okay, okay. Fui subito costretta a riabbassarlo con le sue risate da sottofondo. Non c'era nessun sole, non a Forks almeno.

- Ci sono stato cinque minuti prima di venirti a prendere, diluvia. Non corro rischi. - mi tranquillizzò, rubandomi dalle mani le chiavi che gli avevo preso pochi istanti prima. Rimise in moto l'auto, guardandomi divertito.

- Certo, per te andare a Seattle e tornare è una passeggiata... è come dire 'Ohi aspetta, vado a prendere il latte e torno'... una pass... - non riuscii a terminare ciò che avevo cominciato a blaterare senza sosta, che posò un indice sulle mie labbra, intimandomi di stare per una buona volta in silenzio. Sbuffai ancora.

- Andiamo o no a Seattle? - chiese fermamente, spostando poi il dito, in modo da permettermi di parlare. Incrociai le braccia al petto, mettendo prontamente su il broncio. Invece di farlo sentire 'in colpa' lo feci ridere ancora.

- Non ho scelta tanto. - dissi irremovibile, anche se in realtà mi stavo trattenendo dal tornare la solita Bella.

- Infatti. Perciò andiamo. - La Volvo partì veloce dal Parcheggio della Forks High School, lasciando allibiti alcuni compagni che, probabilmente, avevano avuto la stessa idea per passare quella fredda giornata di giugno. - Sei arrabbiata? - mi chiese dopo un po', mentre lasciavamo alle nostre spalle quella inutile cittadina, sfrecciando a chissà quanti chilometri orari. Non lo sapevo neppure io a che velocità andavamo, dato che evitavo sempre di guardare il tachimetro della macchina.

- No. - risposi semplicemente. Non ero affatto arrabbiata, possibile che non avesse capito che era tutta una messa in scena? - Però potrei diventarlo... per l'amor di Dio, rallenta! Piove anche! Potremmo sbandare o non so cosa! - Scese a centocinquanta chilometri, guardandomi ancora, senza volgere lo sguardo alla strada.

- Sembri una di quelle vecchie zitelle dei film che vi piacciono tanto a voi mortali. - commentò ridendo sotto i baffi. Bastardo che non era altro! Però quella volta non riuscii a recitare la parte della ragazza ferita e scoppiai a ridere anche io, guardandomi per un attimo le mani.

- Ok, ok... - alzai le mani, come a voler dire che mi arrendevo. Ed infatti lo facevo. Non sarei mai riuscita a cambiare il modo di guidare di quel pazzo scatenato. - ... la smetto. Però vorrei tanto parlare con colui che ti ha dato la patente! Sarebbe da mettere in carcere! -

- Avevi detto che la smettevi! - scosse la testa, volgendo un'occhiata alla strada, continuando a sfrecciare tra le macchine, che di tanto in tanto suonavano irritate i clacsson. - E comunque il vecchio Carlisle me l'ha procurata senza problemi, quindi dovresti mettere ai ferri proprio lui... se ci riesci ti giuro che ti venererò come una dea! - Io strinsi i pugni, come sempre aveva vinto lui! Ah, che monotonia!

- Non lo fai già? - chiesi maliziosa.

- Beh si... - disse vago, portando un braccio intorno alle mie spalle, in una delicata carezza, come sempre. - La Dea più rompiscatole che ci sia! -

- Ti piace prendermi in giro? -

- Da morire. Guarda, tra poco saremo alla nostra meta. - Guardai i pannelli di indicazione. Seattle distava ancora tanto! Lì capii, non mi stava portando a Seattle! Un tuono, seguivo da lampo, mi fece tremare e cercai la sua mano libera -dato che si ostinava a guidare con una sola mano- e poi lo guardai in cerca di spiegazioni. Colse il mio sguardo e sorrise.

- Dove andiamo? -

- Loch Castle. - Rabbrividii e lui a quella reazione mi sorrise incoraggiante. Loch Castle non era il Castello anticamente abitato dai vampiri? Sembrò quasi che lesse i miei pensieri e annuì. - Si, Bella. E' il Castello dei Vampiri... solo che non ce ne sono più. Ricordati che in questa zona ci sono solamente i Cullen. Ci sono stato stamattina per un ulteriore controllo. -

- Non eri a Seattle? -

- Quanto sei credulona, Bella! - mi scompiglio i capelli, girando poi a destra, prendendo l' A09, che ci avrebbe portati verso la campagna. Loch Castle era anche una meta turistica, quindi non ci sarebbero stati problemi ad andarci.

- Io ti credo sempre. - mormorai imbronciata, dopo quello scherzetto.

- Ti amo. - Quando mi diceva quelle parole mi faceva sempre svenire, o quasi. Fortunatamente quella non fu una di quelle volte in cui ebbi un mancamento.

- Anch'io. - sussurrai, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare contro il sedile. Se non avessi guardato la strada forse non mi sarei accorta della velocità a cui andava.

 

Perdonatemi se questo capitolo è così breve, ma non avevo troppo tempo a disposizione per scriverlo. Direte voi: potevi continuarlo un altro giorno. Sfortunatamente l'ispirazione mi è venuta tutto d'un tratto, quindi...

Comunque vi auguro una buona lettura ;). Spero di leggere vostre recensioni. Grazie mille a tutti.

Kisses,

Silvia.

  
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