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Autore: ChiaKairi    21/09/2012    6 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12. Lost in You
 

Conosco questa stanza.
Ci sono cresciuto.
È la mia prigione.
Forse tutto ciò che ricordo, è stato solo un sogno e io non mi sono mai mosso di qui. Nulla è cambiato.
E invece è cambiato tutto.
Perché questo dolore che provo non può essere solo frutto di un sogno.
E poi lui… lui è così vero.
Così vero che mi viene da piangere.
Non voglio sentire più niente.
 
Aveva sperato, aveva assaggiato la vita… l’amore.
Non era servito. Forse era meglio così.
Per lui. Per Minho.
Forse era troppo.
Sono stanco.
“Lo so, figlio mio…”
Il Maestro gli accarezzò un fianco nudo, poi gli baciò la schiena, dolcemente.
“Adesso sei al sicuro. Dimmi solo una parola, e io farò in modo che tu non debba mai più soffrire. Farò ciò che vuoi.”
Minho.
Le lacrime scorrevano lungo le sue guance, ma lui non poteva vederlo. Gli dava le spalle. Lo sentiva mentre iniziava a baciargli le spalle, il collo.
“Sì.”
“Bene. Allora vieni qui.”
Il Maestro lo fece voltare. Taemin chiuse gli occhi. Non voleva vedere la sua faccia, come ultima cosa.
Minho.
Ho paura.
“F… farà male?”
“No.”
Bugiardo.
“Rilassati ora.” Sentì le sue mani che lo stringevano in vita, tirandolo più vicino. “Sei solo mio.”
Solo suo. Per sempre.
Non voglio più pensare.
Sapeva, che sarebbe finita così. Era pronto.
“Per sempre.”
 
 
“No light, no light in your bright blue eyes,
I never knew daylight could be so violent.
A revelation in the light of day…
You can’t choose what stays and what fades away.
And I’d do anything… to make you stay.
No light, no light…
Tell me what you want me to say.”*
 
 

Minho era solo, nella sua stanza, riverso sul letto.
Quell’incrinatura nella sua concentrazione… era perché stava aiutando Onew a tenere a bada Jonghyun e Kibum, mentre lui veniva a cercare Taemin. Li aveva tenuti separati apposta.
E ancora una volta, aveva vinto.
Kibum era devastato.
E Minho lo capiva perfettamente.
Aveva lasciato che Jonghyun lo riportasse a casa, di peso. Voleva tentare di farlo calmare.
Minho non parlava più, solo qualche cenno del capo, sì, no, va bene…
Sentiva il vuoto attorno a sé.
Nessuna presenza.
Si alzò e frugò nell’armadietto del bagno.
Prese due pastiglie per dormire, non sapeva nemmeno se erano scadute o cosa, chissà da quanto tempo erano lì…
In quel momento provava una voglia tremenda di infilarsi un ago nel braccio e… no, basta adesso.
Devo dormire, o impazzirò.
 
Jonghyun e Kibum erano in piedi, nel buio della loro stanza. Le spalle del ragazzo biondo erano scosse da profondi tremiti. Jonghyun non sapeva come fare, per aiutarlo.
“Mi dispiace. Quel bastardo… ma non finisce qui!” sentiva le dita di Kibum che gli graffiavano la schiena. “Lo riporteremo indietro, vedrai. Hai capito? Kibum, ascoltami… te lo riporto indietro. Promesso.”
“È la fine. Io non ce la faccio, Jonghyun. Io, se lui…”
“Shh! Zitto! Chiudi quella bocca, per una buona volta. Sta zitto.”
“Jonghyun… ti amo.”
Il ragazzo gli prese il viso tra le mani e gli baciò via le lacrime che gli rigavano le guance, poi gli scostò i capelli dal viso e lo baciò sulle labbra.
“Giuro che te lo riporto. Fidati di me.” Kibum annuì, e i suoi occhi felini lo trapassarono.
Facciamo l’amore.
Facciamo l’amore, facciamo l’amore…
Ci pensò intensamente, sperando che lui potesse sentirlo. Lo baciò ancora, mentre tremava. Lasciò che le sue mani scendessero lungo la schiena di Kibum, fino ai fianchi. Lui gli allacciò le braccia al collo.
“Jonghyun…”
“Mm…”
“Facciamo l’amore.”
“Sì.”
Con tutta la delicatezza di cui era capace, lo sollevò e lo portò a letto. Continuarono a baciarsi, sempre con più foga, mordendosi le labbra e respirando l’uno l’aria dell’altro. Non si staccarono nemmeno per spogliarsi della camicia, e poi dei pantaloni.
Mani ovunque, Dio, scotti.
Jonghyun torreggiava su di lui, i loro bacini e i loro petti che si univano. Lo schiacciò sotto il suo peso e Kibum gemette.
Gli prese i polsi e glieli alzò sopra la testa, continuando a muoversi sinuoso.
Non pensare a niente, a niente.
Non era mai stato così eccitato con nessuna ragazza. Solo il pensiero di farlo ancora con lui…
Gli baciò il collo, succhiando forte con le labbra carnose, poi scese più giù, fino ad un capezzolo, e glielo morse.
“Ah!”
Continuò ad accarezzarglielo con movimenti circolari, mentre con la bocca scendeva invece verso il suo addome piatto, che si contraeva a causa dei sospiri e della tensione. Gli baciò l’ombelico e poi iniziò a fare scorrere le mani lungo tutto il suo torso, fino ad afferrargli i fianchi. Lo fece inarcare contro di sé e scese più giù, per accarezzargli i glutei.
Infilò due dita sotto l’elastico dei boxer e glieli sfilò, poi riprese a baciargli l’addome. Le mani di Kibum si strinsero attorno ai suoi capelli, mentre lo spingeva più in basso.
Iniziò a mugolare mentre lo accarezzava nella sua parte più sensibile, prima solo con le mani, poi con la bocca.
Dimentica tutto, ci sono solo io adesso.
Sentendo i suoi fianchi spingersi verso l’alto e il suo respiro farsi più veloce, sempre più veloce, Jonghyun si staccò e risalì, per tormentargli le labbra.
Si allontanò solo un momento, per estrarre una bottiglietta dal comodino e cospargersi una mano di lubrificante. Tornò a baciarlo, mentre con un dito, lo penetrava.
Kibum gemette, strinse i denti e gettò il capo all’indietro quando sentì un secondo dito insinuarsi dentro di lui. Jonghyun si avventò sul suo pomo d’Adamo, sentendo il suo petto che si alzava ed abbassava ad un ritmo frenetico.
“Jonghyun…”
Lentamente, sfilò le dita e il corpo di Kibum si rilassò sul letto.
“Guardami.” Gli sussurrò. Quello aprì gli occhi e si baciarono di nuovo, a lungo, dolcemente. Poi Jonghyun scese sul suo collo. “Andrà tutto bene… ti fidi di me?” lo sentì che annuiva.
Si alzò e i loro petti si staccarono, mentre Kibum lo guardava. Jonghyun gli aprì le gambe e prese a baciargli l’interno coscia, mentre lo accarezzava.
Altri sospiri.
“Basta…” sussurrò improvvisamente Kibum, gli occhi lampeggianti di desiderio. Si mise a sedere per un attimo e lo prese per i capelli, ritrascinandolo giù con sé. Ora entrambi faticavano a respirare.
Kibum fece sì che le loro fronti sudate si scontrassero, e richiuse gli occhi, tenendolo fermo. Jonghyun sentiva il suo respiro spezzato sul viso.
“Posso?” gli chiese. Kibum lo baciò, e Jonghyun capì che era un sì.
Piano, spinse in avanti il bacino ed entrò, lentamente.
Sentì Kibum mugolare nel bacio, sempre più disperatamente, fino a che il ragazzo non poté che staccarsi per riprendere fiato. Gettò nuovamente la testa sul cuscino, prima da un lato, poi da un altro, delle nuove lacrime che gli sfuggivano dagli occhi serrati.
Jonghyun sentiva che sarebbe impazzito, da tanto era piacevole stare lì dentro. Si costrinse a non muoversi, sentendo i mugolii del ragazzo sotto di sé. Gli asciugò le lacrime con la bocca.
“Ora passa, ora passa… respira.”
E Kibum lo fece, profondamente, tentando di distendersi. Jonghyun fece una spinta di prova, e lui gemette, mentre lo sentiva aprirsi come burro al sole.
Non poteva più aspettare. Gli aprì di più una gamba, spingendola contro il materasso, e Kibum gridò. Poi iniziò a spingere, le loro fronti sempre unite.
“Ah… E’ bellissimo.” Gli disse, la vista sfocata, mentre non poteva fare altro che immergersi in quel calore. Kibum si morse un labbro, fino a che il suo corpo non si curvò verso l’alto, gli occhi spalancati e la bocca che emetteva un gemito più alto. Jonghyun capì di aver trovato il punto giusto e continuò a colpirlo lì, beandosi dei suoi lamenti, sempre più acuti. Sentì le sue mani arpionargli le spalle ampie, scorrere veloci su tutta la sua schiena fino a stringergli i glutei, per tenerlo più vicino, più in profondità, solo un altro po’… quel gesto gli fece perdere la testa. Lo prese per i fianchi e aumentò il ritmo, mentre Kibum tremava sotto di lui.
“J… Jongh… ah… non così for… ah!”
Lo sentì stringersi, mentre il suo addome si contraeva. Gli bastò toccarlo una volta, e sentì le pareti di Kibum avvolgerlo ancora di più, mentre percepiva le onde di piacere che facevano vibrare il suo intero corpo.
E anche per Jonghyun fu troppo. Si morse le labbra e affondò il capo sul petto di Kibum, mentre si riversava dentro di lui.
Calma il respiro, calmalo o il cuore scoppierà.
Nessuno dei due osò muoversi, per parecchi minuti. Poi sentì le mani di Kibum sul petto.
“Jonghyun… pesi…” si morse un labbro.
“Scusa.” Aveva lasciato il corpo di Kibum forse un po’ troppo in fretta. Ricadde al suo fianco, sbattendo le palpebre.
Poi si voltò e lo vide completamente abbandonato sul letto, il viso girato sul cuscino e i capelli sparsi. Lo prese per la vita e lo fece voltare, dolcemente. Lui si lasciò stringere, si abbandonò alle sue carezze mentre il respiro tornava regolare.
“Stai bene?” gli chiese Jonghyun, scostandogli la ciocca di capelli biondi dal viso. Kibum emise un sospiro profondo contro il suo petto. “Va un po’ meglio adesso?” sentì le labbra di Kibum baciargli poco sotto l’attaccatura del collo ed ebbe un brivido. Gli affondò una mano nei corti capelli della nuca e lo accarezzò.
“Ti amo.” Gli ripeté Kibum. Era ancora scosso da leggeri spasmi, a causa dell’intenso piacere appena provato.
“Ti amo anche io.”
“Questo non è solo l’impeto del momento, vero?”
“No, non lo è.”
“Meno male. Perché io ti ho amato dalla prima volta che ti ho sentito.”
“E fortuna che l’hai fatto.” Kibum sorrise.
“Se dici che me lo riporterai, io ti credo. Non mi deludere.”
“No, vedrai. Non ne ho nessuna intenzione.”
Perché voglio che tu sia felice.
Voglio che tu sia mio.
 
Corri.
Corri con tutto la forza che hai in corpo, fino a quando non senti i polmoni scoppiare e i muscoli bruciarti fino a non poterli più muovere.
Senti il peso del tuo corpo, senti il peso nel tuo cuore.
Ma tu sei troppo veloce, troppo veloce e corri.
Gli occhi bruciano, il mare è fastidioso. Continua ad andare e venire, andare e venire, tranquillo, sempre tranquillo, non si cura di niente e di nessuno, nemmeno di te, che invece non sai più come fare.
Corri, corri come il vento, corri. Fino a quando le ginocchia non ti cederanno.
Fa male, fa male ma è questo che vuoi.
La corsa non è abbastanza, sei troppo abituato, ci vuole qualcosa d’altro. Fermati, un impeto.
Togliti le scarpe, la camicia, getta tutto via.
Riprendi a correre, questa volta verso il mare, caldo. Il sole ha battuto tutto il giorno ed ora l’acqua è tiepida, quasi fastidiosa.
Prendi fiato e nuota, nuota più veloce che puoi.
Ora sì che i muscoli, bruciano, ora sì che fa male. Torna indietro, o poi non ne avrai più la forza. Mancano pochi metri. Stringi i denti. Rallenta. Sprofonda, lasciati andare.
È buio sotto al mare, è buio fuori dal mare.
Ti lasci cullare, ma le tue ginocchia toccano ben presto il fondo. Alzi il capo e tossisci, tossisci a lungo. Sei a riva ormai. Ancora qualche metro, carponi e poi ti sdrai sulla sabbia, a pancia in su, la bocca spalancata e i polmoni che gridano aria, aria…
Una mano sul viso.
Non correre più.
Non correre più.
 
Cosa dovrei fare io adesso.
Dimmelo, dimmelo tu.
Non ti sento da nessuna parte e ho paura.
Ho paura che proprio ora che la mia vita iniziava a prendere senso, tutto stia per sgretolarsi di nuovo.
Ora che pensavo di aver trovato la cura
Sto per avere una ricaduta, Taemin. E Jonghyun non basterà, non questa volta.
Solo ora che non ci sei, capisco.
Mi manchi.
Ma non il Taemin dagli occhi azzurri, no…
Mi mancano gli occhi nocciola.
Quelli sì, Dio li cerco ovunque e mi sembra che mi manchi l’aria.
E infatti mi manca, stando qui sdraiato come un corpo morto ad aspettare l’alba.
Rimanere senza la tua presenza, è devastante. Proprio ora che non c’è, me ne rendo conto.
E non so che fare.
Se voglio che il mio mondo non vada ancora una volta alla deriva, ho bisogno di te.
Credevo di essere guarito, credevo di potercela fare… 
Che stupido.
Ha ragione, non mi importava niente di nessuno.
Una vita vuota e silenziosa, questa sarebbe stata la mia se tu non fossi arrivato a occupare quell’immenso spazio nella mia anima.
Non capivo niente, ora capisco tutto.
Ciò che cercavo, era qualcuno con cui condividere me stesso, con cui poter essere me stesso.
Cercavo te, e quando ti ho conosciuto nemmeno me ne ero reso conto.
Jonghyun mi ha salvato dalla droga e dal dolore, tu hai salvato la mia anima dalla solitudine.
E io ora salverò te.
È il minimo che posso fare.
E ci metterò tutto me stesso.
Finalmente, qualcosa che conta davvero.

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Salve ragazzi!
Ho deciso di aggiornare, così ci togliamo questa parte un po' triste e andiamo avanti.
In questo capitolo c'è anche un po' di erotismo (quello serio XD) quindi spero non vi infastidisca.
Il titolo non è un gran che, ma comunque è preso dall'omonima canzone di Red.

*Questo è preso da una canzone di Florence + The Machine, intitolata 'No light'.
La traduzione (tradotta da me) è questa:
'“Niente luce, niente luce nei tuoi luminosi occhi blu,
non ho mai saputo che la luce del giorno potesse essere così violenta.
Una rivelazione nello splendore del giorno…
Non puoi scegliere cosa rimane e cosa svanisce.
E farei qualsiasi cosa… per farti restare.
Niente luce, niente luce…
Dimmi cosa vuoi che io dica.”
Bye!

  
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