Idiota. Povera idiota che sono
stata. Come tutte le
altre. Mi considera esattamente come tutte le altre. E di conseguenza
merito di
essere presa in giro così. Stupida io e l'insensato
desiderio femminile di
essere speciali. Pazienza. Che posso farci? Ho perso due anni di
amicizia con
un bastardo ignobile. E ormai non posso tornare indietro, giusto?
Perché
diavolo non l’ho capito prima? Avrei dovuto immaginarlo. Lo
sapevo come le
trattava le ragazze, lo sapevo bene. Speravo solo di contare qualcosa
in più
per lui. Speravo che in due anni qualcosa si fosse creato tra di noi.
Speravo
che la nostra amicizia fosse vera. Mi sbagliavo. Su tutto, a quanto
pare. E va
bene, basta saperlo. Prendo il cellulare, cancello il suo numero dalla
rubrica.
Tanto non mi chiamerà. Lo elimino da ogni ricordo, ogni
pensiero non sa più di
lui. Dilan per me non esiste più.
Parcheggio la R1, la mitica.
Fedele, lei non mi
tradisce. Lei resterà sempre al mio fianco. La R1,
l’unica vera certezza
della mia vita. Perché col tempo l’ho imparato,
che delle persone ti puoi
fidare ma non troppo. Delle moto invece sì.
Entro in casa, raccolgo la posta
dalla cassetta, due
bollette e una pubblicità. Fantastico. Le lancio sul tavolo
e mi fiondo in
bagno. Ho bisogno di una doccia, devo togliermi quel profumo dai
vestiti, dai
capelli, dalla pelle. È il profumo di qualcuno che non
esiste più. Lascio che
l’acqua mi scivoli addosso, resto in attesa di qualcosa che
so non arriverà. Mi
lavo i capelli, insapono ogni angolo del mio corpo e poi via tutto. Il
sapone
scivola per terra formando un cumulo di schiuma. Afferro
l’accappatoio e esco
dalla doccia. Vado in stanza, mi vesto e asciugo i capelli con una
salvietta.
Poi la vedo. Una foto. Io e un tizio. Quel tizio non esiste
più. La tolgo dalla
cornice e la spezzo in due. Dopo di che ne butto una parte nel cestino
accartocciandola per bene e torno in bagno per finire di asciugarmi.
Non faccio in tempo a infilare la
presa del phon che
il suono del citofono invade la casa. Chiedo chi è urlando
dal bagno. Mi
risponde una voce conosciuta: Andy.
Esco dal bagno e lo trovo seduto
sul divano, come se
fosse casa sua. Infondo un po’ lo è. Passa qui il
90% delle sue giornate quindi
è come se fosse inquilino ad honorem.
- Perché diavolo hai
suonato se hai le chiavi? -
- Per avvisarti che Andy era qui
–
- Ti aspettavi il tappeto rosso e i
petali di rosa, Mr Terza Persona? –
- Hey, ma lo sai che non sarebbe
una cattiva idea? –
- Ma piantala. Piuttosto che ci fai
sveglio a
quest’ora? È
un record per te –
- Mio padre vuole assumermi nella
sua ditta. Dice che è
stufo di vedermi bighellonare tutto il giorno –
- E tu hai intenzione di accettare?
–
-Sono costretto, altrimenti mi
taglia i viveri. Comincio
tra un ora –
- Sono scioccata. Mai mi sarei
aspetta un tale cosa da
Andy, il re del cazzeggio menefreghista–
- Donna, tu hai poca fiducia nel
sottoscritto. Io farò
grandi cose da mio padre –
- Sì? E dimmi, in che
cosa consisterebbe il tuo lavoro? –
- Devo, insomma, devo incollare i
feltrini alle sedie, svuotare i cestini, pulire il pavimento –
Non posso fare a meno di scoppiare
a ridergli in faccia.
Ride anche lui cosciente della sua tragica situazione. Mi siedo accanto
a lui
accendendo la television4 su mtv. Ci vuole un po’ di musica
per ravvivare
questa mattina.
- Poi ieri sera sei andata da
Dilan, no? –
- Andy, Dilan
è morto! –