«Sei un cretino», fu la spiccia osservazione che la ragazza si curò di pronunciare tornando indietro per raggiungerlo non appena si era accorta che il suo compagno aveva avuto necessità di fermarsi per un malore fisico. «Ringrazia che questa non è una missione della massima priorità, se no stavamo freschi.»
   Accovacciandosi sui talloni, i gomiti poggiati sulle cosce, Shikamaru preferì riempirsi i polmoni d’aria piuttosto che scomodarsi ad alzare lo sguardo su di lei. Non che Temari avesse torto, anzi; tuttavia sapeva dimostrarsi petulante come al solito. Un po’ come tutte le donne, insomma.
   La sentì muoversi accanto a lui e con la coda dell’occhio notò che si accomodava sul ramo su cui si era fermato, proprio al suo fianco. Avrebbe ricominciato a fargli la ramanzina? Scommise con se stesso di sì.
   «Non sei uno scemo», si contraddisse Temari quando fu seduta. Ma poi si corresse. «Voglio dire: lo sei, ovvio, ma non posso credere che tu lo sia fino al punto da non aver previsto un effetto collaterale del genere.»
   Ne avrebbe avuto ancora per molto? Shikamaru temette sul serio di doverla ascoltare a lungo.
   Un sospiro arrivò alle sue orecchie, mentre le sue iridi scure iniziavano a seguire il ritmico, infantile movimento dei piedi della ragazza che, sospesi a mezz’aria, dondolavano spensieratamente. «Non credi sia il caso di smettere?»
   Forse avrebbe davvero dovuto farlo. Aveva iniziato a fumare per ricordare il suo maestro, scomparso tragicamente tempo prima, e in effetti adesso non era del tutto certo che, tra tutte le azioni che potesse compiere in suo onore, avesse scelto la più sensata. Si era dunque dimenticato di usare il cervello a discapito del cuore e dei sentimenti?
   Quel pensiero lo seccò. Si portò una mano alla testa e si grattò la nuca, poco sotto l’attaccatura della disordinata coda in cui era solito acconciare i capelli. Era davvero stato un errore di valutazione. E adesso, mentre cercava di riprendere fiato, non poteva che ammetterlo apertamente almeno con se stesso.
   Spostò di nuovo lo sguardo, questa volta volgendo leggermente il capo nella direzione della ninja della Sabbia che lo stava fissando con aria incuriosita, il mento poggiato su una mano, il gomito sull’altro palmo. Rimasero in silenzio per qualche attimo, poi Temari parlò.
   «Dammelo.»
   Di nuovo a Shikamaru si fermò il respiro.
   L’espressione imbarazzata del suo volto dovette essere parecchio eloquente, perché, indignata, la ragazza lo colpì forte sulla schiena, facendogli perdere l’equilibrio. Il giovane precipitò giù dal ramo, ma ebbe comunque la prontezza di riflessi necessaria per cadere sulle gambe.
   «Ma sei impazzita?!»
   «Così impari a fraintendere le mie parole!»
   Temari piombò di fronte a lui come un avvoltoio e piantò gli irritati occhi verdi nei suoi. Shikamaru comprese che forse era meglio non ribattere che l’equivoco era stato causato dal suo parlare poco chiaro.
   La vide allungare una mano nella sua direzione. «Forza, poche storie», iniziò con voce perentoria la ragazza. «Dammi il pacchetto e facciamola finita.» Lui fece una smorfia e Temari corrucciò maggiormente le sopracciglia chiare. «Smettila di fare il bambino. Se non me lo dai…» Si interruppe e aggiunse: «…e mi sto sempre riferendo al pacchetto», precisò per evitare nuovi fraintendimenti, «giuro che ti mollo qui e proseguo da sola.»
   «Non scherzare, senza di me non ce la faresti.»
   «Tu credi? Beh, se così fosse, mi avrai sulla coscienza.»
   Shikamaru sbuffò. Rovistò nella tasca dei pantaloni e ne trasse un pacchetto di sigarette. Se lo rigirò fra le dita per qualche istante, forse per dirgli addio, forse per riflettere su qualcos’altro. Alla fine, però, preferì obbedire e glielo lanciò.
   Temari lo afferrò al volo. «Lo riavrai alla fine della missione. Forse.»
   Stupito da tanta magnanimità, poiché convinto che lei lo avrebbe sequestrato a vita, l’altro si permise di inarcare un sopracciglio. «Forse?»
   La ninja della Sabbia scosse le spalle. «Dipende da te. Se farai il bravo.»
   Il giovane si massaggiò le palpebre con pollice e indice, avvertendo il principio di un lieve cerchio alla testa: sembrava davvero di stare a sentire sua madre. «Lascia perdere, buttalo via», si arrese, infine, preferendo, per una volta, darle ascolto. «Tanto, se continuo così, finirò davvero per non riuscire a portare a termine neanche una missione di basso livello. Rischierei di diventare lo zimbello di tutti: il ninja senza fiato.»
   Sorridendo divertita, Temari si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla spalla, come a volersi congratulare per quella saggia decisione. «Prometto che non racconterò a nessuno che hai fatto cilecca, stavolta.»
   Di nuovo Shikamaru fece una smorfia. «La finisci di parlare per doppi sensi? È seccante.»
   Quasi non finì di dirlo che il pacchetto di sigarette gli tornò indietro, andando a cozzare violentemente contro la sua fronte, proprio fra gli occhi. «To’», si sentì dire con voce vibrante di rabbia. «Fumatele tutte e crepa.»