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Autore: SnowWhiteQueen    06/04/2007    3 recensioni
Sibilla Cooman è sempre stata così, oppure ci è diventata dopo un incontro particolare?
Rivisione del passato di Sibilla Cooman, perché non sempre i personaggi sono come si vedono esternamente...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero vi piaccia questa mia interpretazione di Sibilla Cooman.

***

Sibilla Cooman era sempre stata strana. Non aveva amici, non aveva un ragazzo, non aveva una famiglia che si potesse considerare normale, non aveva i soliti sogni delle ragazzine della sua età. Non giocava con le bambole, ma non giocava nemmeno con i soldatini.

Era strana, passava intere ore davanti a delle sfere di cristallo o davanti a tazzine da tè. E questo era il motivo delle prese in giro da parte dei suoi compagni di scuola.

Che scuola, poi.

Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria più prestigiosa di Inghilterra, se non di tutta l’Europa. E lei aveva avuto il “privilegio” di essere ammessa.

Privilegio, puah!

Secondo lei non era un privilegio essere ammessa ad Hogwarts, era una cosa più che normale.

Sei una strega, vai ad Hogwarts; non sei una strega? Non vai ad Hogwarts. Per lei era facile capirlo, per la sua famiglia no.

Si ricordava ancora la madre quando aveva ricevuto la lettera, quando aveva undici anni. E come faceva a scordarsi la sua faccia?

Era prima passata dal bianco al rosso, le sopracciglia alzate fino ad avere un’espressione di totale idiozia, che il padre dovette interpretare come un’espressione dolce. Ma di dolce in quella stanza c’era solo lo zucchero nel suo tè.

E da quel giorno sua madre non si era data pace: compra quello, compra questo, compra quell’altro, rivedi qui, rivedi lì… dopo una settimana avevano dovuto portare Sibilla al San Mungo, per un gran mal di testa cronico.

E da lì la madre si era un po’ calmata. E meno male, sennò al San Mungo non ci doveva andare per il mal di testa, ma per qualcosa di molto più grave, di questo era certa.

E da lì era cominciata la sua tortura: la scuola, ma la scuola è la tortura di tutti. Ma per lei di più, perché tutti i professori le erano contro, tranne la più orribile, antipatica, racchia, professoressa della scuola: Adrienne Boulanger. Ma che ci vuoi fare? La vita va così, è il fato, e non si può cambiare, perché se si potesse cambiare, a quest’ora lei non era un alunna di Hogwarts, ma era felicemente diplomata, con un buon lavoro, e perché no, anche un bel marito e dei figli.

Stava camminando nei corridoi della Scuola, e come al solito aveva la testa in ben altre faccende. Altro che il compito di pozioni che aveva fatto due ore prima e di cui ogni singolo studente del quinto anno si stava preoccupando.

O meglio, non ogni singolo, perché c’erano molti Serpeverde che stavano rintanati in angoli bui a fare solo loro sapevano cosa con qualche altra studentessa.

Poi c’erano i Tassorosso, studiosi come al solito, rintanati in Biblioteca; e così anche i Grifondoro.

I Corvonero invece stavano quasi tutti nel loro dormitorio ad inventarsi chissà cosa.

E’ vero che anche lei era una Corvonero, ma lei era strana, diversa.

Quel pomeriggio si doveva andare ad Hogsmeade, ma una serie di sfortunati eventi avevano fatto annullare la gita, con lo scontento di almeno tre quarti della popolazione della Scuola; ma per lei andava bene anche così, dopo tutto se anche non fosse stata annullata, lei ci sarebbe andata da sola. Come al solito.

“Cooman, signorina Cooman!” si sentì chiamare da una voce gracchiante, davvero fastidiosa.

“Sì” sibilò girandosi, altamente seccata, verso la fonte del suo fastidio.

Adrienne Boulanger, insegnante di Divinazione di Hogwarts, totalmente negata per la sua materia, totalmente negata in tutto, effettivamente. E confermando le idee di Sibilla, la professoressa, tentando di fare un gesto sbrigativo con la mano, beccò un’armatura che si sfracellò al suolo.

“Non si preoccupi, faccio io” disse Sibilla, pensando che forse se faceva lei, la Boulanger non avrebbe fatto altri danni.

“Grazie, Cooman. Ti ho chiamato per dirti che oggi deve andare ad Hogsmeade” disse la professoressa, con lo stesso tono in cui uno dice che manca il sale in un cibo.

“Professoressa, ma non si ricorda che la gita è stata annullata?” fece presente Sibilla. Quella era la conferma dei sospetti di mezza scuola, su cui si diceva che la Boulanger aveva l’Alzehimer, dato che si scordava sempre tutto.

“Cooman, non mi prenda in giro. Lo so che la gita è stata annullata, ma a me servono delle foglie da tè per il prossimo compito, e siccome sono di vitale importanza e lei ha gusti sublimi mi chiedevo se mi potesse fare questo favore” spiegò la professoressa.

Ci mancava questa! Pensava intanto Sibilla Cooman guardando fuori dalla finestra: nevicava, pioveva e per di più c’era una nebbia che impossibilitava la vista.

“Ma certo professoressa!” esclamò con un sorriso talmente falso che sembrava essersi fatta una plastica facciale riuscita male, ma molto male.

“E’ inutile che fa quei sorrisi di convenienze, tanto lo so che non le va, ma siccome sono la sua professoressa lei farà quello che le ho detto!” disse calma la Boulanger, prima di andare via.

Quella professoressa era proprio strana! Ma la cosa più brutta era che tutta la scuola paragonava lei, Sibilla Cassandra Cooman, alla professoressa. Cosa impossibile, dati i pensieri con un minimo di logica della prima e le teorie totalmente fuori luogo della seconda.

Dicevano che lei era lunatica, suscettibile e stramba.

Beh, forse lo era veramente, ma non sopportava di essere paragonata a qualcun altro. Lei era lei, e su questo non ci pioveva, o almeno per lei non ci pioveva, per gli altri sì, e pure troppo.

“Sibilla, guarda che non si può uscire! Che vuoi fare? La cattiva bambina…” la schernì una sua compagna di stanza, mentre si preparava per uscire ed andare a comprare quelle maledette foglie da tè per quella maledetta racchia.

“Sì, voglio proprio fare la cattiva bambina” asserì lei. Tanto con certe persone non si poteva dire nient’altro.

“Oooh!” esclamò quell’altra prima di uscire di corsa dal dormitorio, probabilmente per dire alle sue amiche oche la notizia scoop del giorno. Che poi scoop non era, e nemmeno notizia chissà quanto inaspettata, ma il cervello delle oche era ancora ignoto ai comuni mortali.

Si mise la divisa blu-argento e scese in Sala Comune, dove come al solito venne additata da tutti i compagni.

Scese per la scale e uscì al freddo e al gelo.

Dopo molte avversie riuscì ad arrivare alla tanto agoniata meta, cioè Hogsmeade.

Ma la cosa brutta era riuscire a trovare il negozietto nella nebbia che invadeva le strade, che fossero ampie o strette, la nebbia regnava incontrastata sul paesino, e non era per nulla una cosa bella o degna di nota; ma si sa, quando si è di cattivo umore anche una cosa insignificante diventa degna di nota.

Non ci si vedeva nulla, il buio più totale, appunto, il nulla.

E forse per destino, forse per caso, inciampò su un oggetto non bene identificato e cadde a faccia in giu. O meglio, non cadde, perché due braccia possenti la tennero in piedi. Due braccia calde e confortanti, due braccia che erano fatte per abbracciare.

“Ti sei fatta male?” domandò il proprietario delle braccia.

“No, grazie a lei” e fece un sorriso impacciato, vedendo la bellezza del volto di quel ragazzo, che aveva si e no 25 anni.

Aveva i capelli castani e due occhi color miele, e come il miele erano dolcissimi, sprizzava tenerezza dappertutto.

“Ma non ti preoccupare. Ma piuttosto, cosa ci fa una studentessa così carina in giro per Hogsmeade in una giornata come questa?” chiese offrendo un braccio per farla mettere bene in piedi.

Lei arrossì a quelle parole e rispose: “Devo comprare delle foglie del tè per la mia insegnante di Divinazione…”.

“Ah! Quindi andiamo dalla stessa parte! E poi la tua insegnante non è mica Adrienne Boulanger?” domandò indagatore lui.

“Sì… ma perché?” rispose Sibilla, incamminandosi con lui verso un punto imprecisato alla sua destra.

“Perché è mia madre” disse lui semplicemente.

Sibilla Cassandra Cooman per poco non inciampò. Un essere come lui, bello, gentile, dolce, figlio di una racchia come la sua professoressa. Ma si era impazzito il Mondo?

“Cosa?!” quasi urlò lei.

“E’ mia madre ed oggi la sono andato a trovare” piegò lui con pazienza, e poi aggiunse: “ah! Mi chiamo Etienne, piacere”.

“Io sono Sibilla, piacere mio” si presentò lei impacciata.

E così si chiamava Etienne, un nome così musicale, armonioso…

“A che anno sei di scuola?” interruppe il corso dei suoi pensieri il diretto interessato del suo corso di pensieri.

“Al quinto” si riscosse Sibilla.

“Senti, prima di andare a comprare le cose per mia madre, ti va di prendere un caffè?” la invitò Etienne gentilmente.

“Ehm… cosa? Un caffè? M…ma cer…certo!” sorrise lei imbranata.

Ma perché quando c’era qualcuno con un minimo di cervello e di bellezza nei paraggi lei si dovesse sempre mostrare strana?

Forse perché lei era strana, effettivamente, tutti glielo dicevano sempre.

E così si incamminarono verso I tre manici di scopa, ancora pensando che Etienne e la Boulanger non avevano niente in comune.

Ma dopo tutto, anche lei e la professoressa non avevano niente in comune, ma tutti sostenevano il contrario.

Erano proprio somiglianze improbabili.

***

Spazio autrice: leggendo la fan fiction di Bad_Devil, "Everything can be changer", mi è venuto in mente che Cassabdra era qualche parente di Sibilla Cooman, e mi è sorta una domanda: com'era il passato della professoressa di Divinazione?

E allora eccomi qua con una nuova fan fiction, che siccome è venuta lunga, l'ho divisa in due parti.

Spero vi piaccia, fatemi sapere!

Baci a tutti,

Julya

  
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