Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Artemisia17    21/09/2012    2 recensioni
Opera altamente demenziale, scritta in un momento di disperazione per l'inizio della scuola. La mia mente sadica ha pensato, e se i nostri beneamini vanno a scuola anche loro? Beccato che lì gli inverni durino anni. Buona lettura.
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Robb sentì un brivido di terrore frustargli l’animo. Possibile ? Non sapeva se essere più preoccupato per la futura visita al bordello o di cavalcare.
Perché per il primo giorno Dany aveva scelto degli animali facili e mansueti.
Droghon lo guardava sornione mentre si stava distrattamente togliendo dei brandelli di tessuto dalla bocca con un pino, alias stuzzicadenti.
Non che quello prima di lui se la fosse cavata meglio. Un piccolo Frey, chiedere quale è impossibile, aveva tentato di salirgli in groppa.
Risultato: un paio di costole rotte e mantello sbriciolato tra le mascelle del poderoso animale. Gli era andata di lusso.
Il piccolo lupo cercò di muoversi vero di lui. Immediatamente gli occhi gialli lo fulminarono divertiti. Chissà cosa gli passava per la testa. Probabilmente un qualcosa come, toh un nuovo panino, sembra più cicciottello del primo. Oppure, toh ne arriva un altro, e questo come lo concio? Quasi per rispondere alle sue supposizioni, il drago si avvicinò all’erede di Grande Inverno. Robb si pietrificò all’istante. La belva cominciò ad annusarlo con curiosità. Il vento caldo rischiava di farlo cadere ogni momento.
Robb sperava di avere un cattivo odore. Dietro di sé, sentì i commenti e le scommesse dei suoi compagni.
Con un grugnito si accorse che Theon aveva scommesso contro di lui. Solo Arya e Jon avevano esitato un pronostico neutro, una gamba o un braccio spezzato. “ Grazie tante” pensò irritato il bambino, che begli amici. L’animale smise si annusarlo e aprì le maestose mascelle. Robb si ritrovò a fissare tutti cento denti che sembravano intenzionati a maciullarlo.
Sarebbe morto. Addio papà. Addio mamma. Vi voglio bene. Anche se mi avete lasciato qui. Addio Vento Grigio. Sei stato un buon metalupo. Lascio le mie biglie  a Arya, i miei soldatini a Jon e le mie riviste osè a Theon. So che saranno contenti. Addio. A tutti, ma non ad Arianne. Va bhe sì, anche ad Arianne, decise in un momento di generosità.
Il drago aprì le fauci di tutta la loro apertura, il doppio del bambino. Un sonoro e puzzolente rutto lo fece volare per una decina di metri. Robb sentì l’odore di tutto il contenuto dello stomaco. Un maiale, forse un paio di cavalli, qualche pezzo di tessuto. Una risata di gruppo si levò dal bunker in cemento armato. Robb tentò di rialzarsi schifato. Meglio rompersi un braccio che farsi ruttare in faccia da un drago. Intanto una figura minuta e cavalleresca si frappose tra il bambino e il drago cattivo. Rickon sguainò la piccola spada in legno, puntandola contro il drago.
“ Stai lontano dal mio fratellone, brutto cattivo.” Urlò con la sua inconfondibile voce bambinesca il più piccolo di casa Stark.
Droghon si avvicinò incuriosito a quella piccola figura che lo apostrofava con termini così lusinghieri per un drago del suo rango. Era un drago reale, intendiamoci. Continuando a rimproverare il mostrò, Rickon gli si avvicinò ancora di più, non badando alle urla spaventate dei suoi compagni. A dire il vero nessuno, né i compagni, né la belva, avevano capito il senso dell’arringa ma lo diceva con così tanta convinzione e impegno che nessuno aveva il cuore di fermarlo, men che meno il soggetto della sua predica. Con un ultimo balzo finale, estasiato pure lui dal suono dal suono della sua stessa voce, conficcò la spadina di legno nella gengiva del dragone.
La foresta trattenne il respiro. Rickon resosi finalmente conto di aver appena infastidito un mostro millenario, ritrasse la spadina di legno, portando con sé un pezzo di mantello. Droghon lanciò un ruggito misto dolore e sollievo. Alla fine quel dannato pezzo di mantello si era tolto! Che mal di denti!
Il drago guardò il soggetto dell’azione benefica.
Non aveva mai incontrato un suo corrispettivo femminile. Danaerys gli aveva pazientemente spiegato che ben presto sarebbero arrivati altri draghi, tra cui ci sarebbero state anche della femmine. Il mostro dei cieli non era mai stato molto contento di questa idea. Già le femmine umane erano insopportabili, pensa le draghesse!
Ma sapeva che quando due draghi volavano molto in alto insieme, nascevano dei draghetti. Ovviamente Droghon non ne aveva mai visto uno.
Ma pensava che dovesse somigliare a quel cosetto paffuto, con un simpatico cucciolo di lupo come peluche. Si avvicino felice al salvatore, che dalla sua parte non sembrava più così tanto sicuro di sé. Rickon, abbandonata la spadina, si strinse a sé il peluche, protettivo. L’animale annusò pensosamente il bambino, indeciso se dovesse covarlo o se sapesse già volare. Alla fine decise che era già un draghetto formato, solo un po’ gracile. Lo avrebbe fatto mangiare lui.
Droghon prese delicatamente il cucciolo tra le mascelle e con un poderoso colpo d’ali si libbrò in volo. Rickon non sembrava dispiacersi di questa decisione, più impegnato a osservare le scaglie nere del muso, con una distaccatezza, che si potrebbe definire o eroica oppure da idiota.
Gli allievi della prestigiosa scuola guardarono spaventati la belva che volava verso Est mentre Rickon li salutava, facendo ben attenzione di non perdere il suo metalupo per la strada. Proprio in quel momento Danaerys Targaryen, nata dalla tempesta e madre dei draghi, tra cui di uno che si era appena macchiato del reato di rapimento di minore, fece la sua entrata in scena. Non era difficile immaginare dove fosse stata in tutto quel tempo. Drogo la seguiva come un piccolo cagnolino fedele e alle occhiate interrogative dei bambini annuiva, come per dire, sì, sì avete capito bene, avete visto quanto sono virile?
Dany aveva il vestito e i capelli tutti scompigliati, gli occhi che brillavano.
“ Va bene, ragazzi, la lezione è finita. Oggi il folletto era assente a causa in un piccolo intervento estetico, per cui quando lo vedete ditegli che sta molto bene. Povero caro, già era nano e adesso è anche senza naso, oopps … non dovevo dirlo … ma tanto lo capivate. È proprio vero che le sfighe non arrivano mai da sole.” Disse mettendosi la felpa, con la gigantografia del Trono di Spade e la scritta: “ Legittima erede. È mio.” e guardando innamorata il suo cucciolone alto un metro e novanta e puzzolente per quaranta. Nonché il suo bambino mai nato. E il piccolo Mormont che tentava di guardarla sopra la Muraglia Cinese del marito, lanciandole sporadiche scuse per il tradimento.  
“ Certo che sono proprio ipocriti, i professori” sussurrò Jon al fratello.
“ Sì, ma non è una novità. Andiamo da nostro padre. Hai firmato l’assicurazione sulla vita?” chiese interessato il bambino, dribblando Arianne che gli stava vendendo incontro, e avviandosi verso la foresta di sopravvivenza. Da come potete intuire dal nome, ben pochi ne riemergevano.
 
  
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