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Autore: _fedss    21/09/2012    21 recensioni
Sono passati cinque anni da quel giorno.
Cinque anni dalla fine di quell'incubo e dall'inizio del grande dolore.
Cinque anni e Richard Castle ancora non riesce a darsi pace.
Continui incubi e tormenti popolano le sue notti.
Si sente seguito, spiato.
Ma non da poi tanta importanza ai suoi timori.
Ormai la donna che ama non c'è più.
E se non fosse così?
Se l'incubo non fosse ancora finito?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Everything is dark. It’s more than you can take.

 
 
 
La mamma stringe il figlio forte ma delicatamente, come se fosse la cosa più fragile del mondo. Il papà non riesce a guardare la scena quindi si avvicina alla sua fidanzata, in silenzio, per non rovinare quel bel momento.
 
«Mamma... sapevo che saresti tornata! Papà diceva di no, ma io lo sapevo!» le dice il bambino, continuando a baciarle ogni centimetro di pelle del viso. Gli occhi, le guance, gli zigomi... la sta riempendo di baci!
 
«Roy mi fai il solletico!» dice lei ridendo fra le lacrime. Si alza con il bambino in braccio che poggia la sua fronte su quella della madre.
 
«Non andartene mai più, capito?» le dice serio guardandola fissa negli occhi. Lei annuisce e gli stampa un altro bacio sulle labbra, poi lo fa scendere dalle braccia ma lui rimane avvinghiato alla sua gamba.
 
Kate guarda Castle ma lui non accenna a voler incrociare il suo sguardo. Fissa ancora l'altra donna mora, forse a volerle chiedere scusa con gli occhi.
 
«Ciao Martha» dice poi la detective alla donna dai capelli rossi. L'attrice le corre incontro e l'abbraccia forte, Roy stringe anche una gamba della nonna, adesso.
 
«Tesoro... sono così contenta che tu sia tornata...»
 
«Grazie di tutto, Martha. Grazie per avermi aiutato» le dice Beckett, stringendola ancora. Quando si allontanano l'una dall'altra, Kate è in imbarazzo. Tutte le attenzioni sono su di lei e Melanie non la guarda con buon occhio.
 
«Io... io penso di dover andare...» sussurra abbassando la testa e andando a guardare il figlio. Lui stringe la presa più forte, non vuole lasciarla. Lo prende in braccio e gli bacia la fronte.
 
«No mamma» dice lui. «Sei tornata, zia Mel può andare via. Dormiva da noi solo perché non c'eri tu...» Questa frase esce innocentemente dalla bocca dal bambino, ma tutti si gelano sul posto.
 
Rick guarda Melanie, il suo sguardo è di fuoco. Poi Kate, lei non alza gli occhi, è in imbarazzo. Roy ride, pensa di aver detto una cosa divertente. Martha sorride, lei la pensa come Roy James!
 
«Ehm, no Roy James, zia Mel rimane...» Castle si avvicina alla donna e le toglie il bimbo dalle mani, il piccolo lo guarda male. «La mamma va a dormire a casa sua, la vedrai domani, va bene?»
 
Il piccolo Castle mette il muso e assume un'aria da cucciolo bastonato. Se potesse, abbasserebbe anche le orecchie. Kate lo guarda, sposta lo sguardo da lui al padre. Sono due gocce d’acqua. Stessi occhi, stesso colore di capelli, stesse espressioni. Non può resistergli.
 
«Roy, la zia Mel rimane qui per sempre, capito?» Le fa uno strano effetto dover dire queste parole, le fa anche male, ma non può non farlo. Con suo sommo dispiacere, suo figlio deve capire che la mamma e il papà non torneranno più insieme. «Domani andiamo a trovare il nonno insieme, va bene?»
 
A solo il sentire pronunciare nonno, il sorriso torna sul bel faccino di Roy. Si allunga e, dalle braccia del padre, da un bacino sulle labbra della madre. Poi scende giù e corre verso le scale. Prima però, si ferma davanti alla zia Mel.
 
«Scusa zia, sono contento che tu rimani» le dice. Lei sorride compiaciuta. «Ma avrei preferito la mamma!» ammette. Questa volta è Kate a sorridere e Roy James scappa verso la sua camera con un espressione furba stampata sul viso.
 
I bambini sono la bocca della verità.
 
 
Due settimane dopo, le cose sembrano inizino ad andare per il verso giusto. O almeno quasi.
 
Kate Beckett ha ripreso possesso del suo vecchio appartamento, ha ricominciato a lavorare al dodicesimo distretto e la verità sul sindaco di New York, anche chiamato drago, ha fatto in poco tempo il giro del continente. Tutte le persone coinvolte sono state arrestate e giustizia è stata fatta alle povere vittime innocenti, come Johanna Beckett.
 
Richard Castle ha sempre più dubbi sul suo imminente matrimonio ma non lo da a vedere. Un giorno si e uno no, porta suo figlio a casa della madre, giocano insieme e a volte è rimasto anche a cena con loro. Non hanno mai ripreso il discorso lasciato a metà. Rick non le ha ancora chiesto scusa per la sua sfuriata e, soprattutto, non le ha fatto sapere che anche lui la ama, ancora.
 
Roy James non sembra dia peso a questa situazione ma, il suo rapporto con Melanie, è cambiato. Le dimostrazioni di affetto tra lui e la donna sono finite. Tutto d’un tratto, ha capito il motivo per cui il papà e la mamma non possono tornare insieme. È piccolo, ma sveglio.
 
Melanie stessa, invece, è molto infastidita dalla presenza di Kate nella loro vita. Fa trascorrere a Rick il minor tempo possibile con l’ex fidanzata e, raramente, li lascia da soli. Vuole sposare Richard Castle. A tutti i costi.
 
Alexis e Martha, sembrano le uniche che, forse, hanno capito i dubbi che tormentano Castle. Così, quel pomeriggio, portano Melanie a fare shopping, dando l’opportunità allo scrittore di lasciare il bambino dalla mamma e poterle parlare.
 
 
Quando arrivano davanti all’appartamento della casa della detective, Rick si accuccia fino ad arrivare all’altezza di Roy e gli fa segno di avvicinarsi.
 
«Roy James, perché quando entriamo non vai subito a giocare in camera tua? Mamma e papà devono parlare…» Il bambino annuisce tutto contento e abbraccia il padre che ricambia prontamente.
 
«Prima posso darle un bacio?» Questa volta è il grande Castle ad annuire. «Tu e la mamma state per fare pace?» Gli occhi di Richard sbrilluccicano emozionati, lo spera tanto. Non risponde alla domanda, scompiglia i capelli al figlio e si alza. Poi, suona il campanello.
 
La Kate che va ad aprire la porta è in tenuta da casa. Sempre bellissima agli occhi di Castle. Sorride raggiante quando nota che Melanie non è con loro. Roy James le salta in braccio, le stampa un bacio sulla guancia per poi riscendere subito e correre verso la sua cameretta. La donna lo guarda confusa, sorride ancora e si rivolge all’uomo che è rimasto di fronte a lei.
 
«Vuoi entrare?» gli chiede.
 
Lui annuisce e passa accanto a Kate. Il suo solito profumo di ciliegie lo invade. Si sente a casa, quando è con lei. Si dirige in cucina. Si siede su uno sgabello mentre Beckett inizia a preparargli un caffè. Non c’è bisogno di chiederglielo, sa che lo vuole. Sa che quando sono insieme, il caffè è d’obbligo.
 
«Kate…»
 
«Mhh?» risponde distratta. Ha capito che è arrivato il momento di parlare. Ma è così doloroso guardarlo negli occhi con la consapevolezza che non ricambia più i suoi sentimenti… quando sente che lui non accenna a proseguire, prende la parola. «Allora… manca quasi un mese, sei agitato?»
 
«No» scuote la testa. «Ci sono passato già due volte, non ho paura…» Si alza e le si avvicina. Nota che continua a maneggiare la stessa tazzina senza fare realmente nulla, quindi, poggia una mano su quella di lei e le blocca i movimenti. Kate sussulta, non si era accorta della vicinanza dello scrittore.
 
Incrocia le dita con quelle di lui. Guarda le loro mani unite. Non ha mai visto una cosa più perfetta di quella. Quando sente una mano di Rick sul fianco, si volta e lo fissa negli occhi.
«Scusami» riesce solo a sussurrare, lasciando sfuggire una lacrima al suo rigido controllo. Castle gliela asciuga velocemente, non volendola vedere più piangere. Accosta la bocca al suo orecchio e, dopo averle baciato teneramente il lobo, dice:
 
«Scusami tu, Kate. Non dovevo aggredirti così. Ho capito che l’hai fatto per me, per Roy, per noi! Ti amo ancora Kate… ma ho sofferto tanto… sono stato così male… E Melanie mi ha aiutato…» Inizia ad allontanarsi e lei, impaurita, agisce d’impulso.
 
Lo bacia.
 
Gli afferra il viso con le mani e poggia le labbra sulle sue. Non delicatamente. Vorace. Le vorrebbe mangiare. Quando sente che lui non ricambia, gli morde il labbro inferiore, lo tira fino a fargli male. Rick si scosta di scatto e la guarda, lei abbassa il capo mortificata.
 
«Scusa, io non…»
 
Non le da il tempo di finire. Afferrandola per le spalle, la spinge contro la parete. Gli prende il viso con le mani e la bacia con passione, con foga. La costringe ad aprire le labbra con le sue. Quando le loro lingue si incontrano, sente quei brividi che tanto gli erano mancati. Ha così un buon sapore. Proprio come lo ricordava.
 
Scende sul suo collo, le succhia la pelle con avidità. I gemiti di Kate lo spingono a proseguire fino a quando l’immagine del sangue trovato in quello stesso appartamento, si insinua prepotentemente nella sua testa.
Si scosta di scatto passandosi le mani sul viso.
 
«Rick… cosa è successo?» gli chiede lei avvicinandosi. Lui si allontana ancora di più, andando a sbattere contro il frigorifero. Prova ad accarezzargli il viso ma lui continua a scostarsi. «Rick! Ti prego…»
 
«No, Kate… No! Non posso fingere che non sia successo nulla! Io…» Parla mentre si muove a scatti, confuso, agitato. Si passa continuamente le mani sul viso, scompigliandosi i capelli. «Devo andare via… tu mi confondi… I-io… Io mi devo sposare!»
 
Beckett allontana le mani, come avesse preso una bruciatura. Quelle parole le fanno male.
 
«Castle, ti prego! Come fai a non capire che lei non è la donna giusta per te? Avevi detto sempre, Rick... avevi detto sempre!» urla fra le lacrime.
 
«Non rinfacciarmelo, Kate! Non rinfacciarmelo!»
 
I toni di voce si alzano e anche il piccolo Castle può sentire la sfuriata dei suoi genitori dalla cameretta. Non vuole che i suoi litigano, non gli piacciono le persone che urlano e si danno contro, soprattutto se si tratta della mamma e del papà.
 
Si tappa le orecchie fino a quando la porta di casa viene sbattuta così forte che nemmeno le sue manine possono nascondere il suono.
 
Si alza e silenziosamente va in cucina, si avvicina alla mamma che sta piangendo. Rimane in silenzio. Gli piace il silenzio, è di sicuro meglio delle urla.
 
Le poggia una mano sulla schiena, si deve alzare in punta di piedi per arrivarci perché lei è seduta su uno sgabello. Si tiene le mani tra i capelli e continua a singhiozzare fino a quando non sente il tocco innocente del figlio scuoterla.
 
Con la manica si asciuga il naso e gli occhi, si abbassa per prenderlo in braccio. Sempre senza dire una parola, Roy, si accoccola sul petto di Kate. Stringe forte la mamma per trasmetterle un po' di calore.
 
«Ti voglio bene, mamma!» sussurra.
 
 
 
«Ciao Melanie...»
 
«Richard!» la donna urla al telefono. «Che fine hai fatto, questa notte non sei tornato a casa!» È infuriata. È sicura che dietro l'assenza del marito ci sia la bella detective.
 
«Scusami... avevo bisogno di pensare e... scusami» dice sconsolato. «Puoi andare tu a prendere Roy da Kate? Io devo fare delle cose e...»
 
«Certo, nessun problema» sogghigna. «Ma dove sei adesso?» Castle non risponde. «Richard, dove sei?» Il suo tono non ammette il silenzio come risposta, così l'uomo si affretta a parlare. Melanie potrebbe ucciderlo anche attraverso il telefono.
 
«Sono al fiume! Te l'ho detto, avevo bisogno di riflettere e...»
 
«Su cosa stai riflettendo?»
 
«Su... su noi» ammette infine. Si sente così in colpa ma... ma proprio non può sposarla! Ha ragione Kate, lei non è la donna giusta per lui!
 
«E quali sono le tue conclusioni?» continua il discorso la ragazza. Chi la vede potrebbe pensare che sta per avere un infarto. È rossa dalla rabbia, le vene le pulsano sul collo. È tutta colpa di Kate Beckett!
 
«Melanie, siamo al telefono» prova a spiegarle Rick, più calmo. «Ne parliamo a casa. Adesso potresti andare a prendere Roy James, per favore?»
 
«Certo!» Attacca il telefono indignata senza neanche salutarlo.
 
È tutta colpa di Kate Beckett e deve fargliela pagare!
 
Con un ghigno malefico stampato in volto entra nella macchina. Quell'idea perversa che pochi giorni fa le era saltata in mente, ora come ora, non le sembra tanto male. Pensandoci bene, potrebbe anche farla pagare alla detective e allo scrittore. Si, è decisamente quello che ci vuole.
 
Mette in moto e sfreccia. Direzione: casa Beckett.
   
 
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