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Autore: MariD96    21/09/2012    2 recensioni
"Così tutti sapevano come mi comportavo ma nessuno sapeva il motivo per cui lo facevo, perché ero sempre triste e perché preferivo stare da sola.
Nessuno conosceva la mia vera storia, cosa era successo 8 anni fa."
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Chi è Ellie?- eravamo seduti sul divano in silenzio.
-come fai a conoscere Ellie? -non gliene avevo mai parlato.
- Mentre ti spalmavo la crema ho visto che dietro il collo hai un tatuaggio con scritto "Ellie"
- Ellie è mia sorella, era mia sorella.

Abbassai la testa, il suo nome era Leila ma da quando ero piccola non riuscendo a pronunciarlo la chiamavo "Ellie" per abbreviare.

- ah, scusa.- sembrava mortificato per la domanda che mi aveva fatto.

Adesso oltre a me e al tizio che me lo aveva fatto anche justin sapeva dell'esistenza di quel tatuaggio segreto, ma non mi dava fastidio.
Dopo un po' di tempo in silenzio mi feci coraggio e dissi:

- grazie.
- per cosa? Ieri notte? L'avresti fatto anche tu con una persona in difficoltà.
- sorrise.
-no, grazie per tutto.
- tutto cosa?-
ora era confuso, non si rendeva conto del bene che faceva.
- mi fai sorridere e questo è già tanto, mi ascolti, ti interessi davvero a me e sei l'unico. Non smetterò mai di ringraziarti, mi fai sentire sempre protetta e non ho paura di niente quando sono con te. Ti voglio davvero tanto bene Justin.

Non l'avevo mai detto a nessuno perché non avevo mai provato quella sensazione.

- al contrario tuo, quando sono con te ho paura che ti possa succedere qualcosa, per questo ti voglio aiutare e ti assicuro che ci riuscirò perché ci tengo a te. Ti voglio bene anche io Linz.
-nessuno me lo aveva mai detto dopo... quel giorno... grazie.


Mi abbracciò forte e dopo essersi sciolto dall'abbraccio mi chiese preoccupato

- che significa che hai già ucciso 6 persone?

Feci un grande sospiro.

- Justin, quando mi affeziono ad una persona quella muore..

Mi salirono le lacrime agli occhi.

-no non voglio sapere più niente.

Si alzò per andarsene.

-è già successo con..
-basta Linz, così ti farai ancora del male! Stai piangendo, non me lo dire ok? -
mi interruppe.
- siediti.

Lo fece con aria rassegnata.

- sono morti mia madre, mio padree mia sorella per primi, dopo qualche anno un giorno sono tornata a casa e ho trovato mio zio Lucas morto su una poltrona, lo chiamavo e lo scuotevo come se stesse dormendo poi capii cosa era successo. Lea crede che sia colpa mia perché ho portato sfortuna nella sua casa e lo credeva anche Ronnie, per questo mi hanno reso la vita impossibile. Poi è morta una mia amica, ci tenevo a lei è stata vittima di overdose da droga, mi manca era l'unica che mi potesse capire almeno un po'. Infine è morto il mio ragazzo per una rissa, lui mi amava davvero e per certi aspetti tu e lui vi assomigliate tanto. Vi prendete cura di me mi volete aiutare...- rimasi un momento in silenzio poi aggiunsi - ho passato tanti lutti, dono stanca di vedere la vita spezzata delle persone attorno a me e ho paura che tu possa essere il prossimo.
-peccato che io non credo alla sfortuna e alla superstizione e tu non hai mai fatto del male a loro.

E se Jason lo avesse picchiato? Mi venne in mente quello che mi aveva detto Meg qualche giorno prima "Jason ti vuole per sé e tu stai con Justin, chi non fa quello che dice Jason finisce male in un modo o nell’altro quindi.. so che voi due piccioncini avrete ancora poco tempo per essere felici e contenti." e mi vennero i brividi, ero davvero preoccupata per lui. In quel momento mi pentii di avergli chiesto di dormire un'altra notte in quella casa. Capii cosa era l'unica scelta giustamente da fare pensavo di farlo già da tanto tempo ma non avevo abbastanza coraggio.

- guardati justin, tua madre e tuo padre sono persone importanti e rispettabili, un giorno potresti diventare come loro e fare una vita felice, come puoi se tutti credono che tu sia un ragazzo come me? Tua madre ha ragione, non dovremmo più essere amici.

Questo era l'unico modo per allontanarlo da me.

-no Linz, io non voglio essere come loro. Cosa vuoi per cena?
-Justin non cambiare discorso, è importante. Meglio che non ci facciamo più vedere in giro insieme.


Mi alzai velocemente per andarmene ebbi un momento di esitazione perché mi faceva male ancora la schiena, corsi in camera di Justin in lacrime perché la parte egoista di me avrebbe voluto restare con lui, presi il borsone abbassandomi piano piano quando mi girai per raggiungere la porta vidi Justin in piedi lì davanti che bloccava il passaggio.

-no, questa volta non ti lascio andare via come ho fatto in spiaggia perché so che non torneresti, quel giorno avevo sbagliato io ma oggi è solo una tua fissazione, tu non mi farai del male stando con me.

Mi avvicinai a lui per passare ma mi bloccò dalle spalle inclinò la testa e posò le sue labbra sulle mie. Ebbi un momento di confusione poi realizzai cosa era successo lasciai cadere il borsone a terra strinsi le mie braccia attorno al suo corpo e risposi al bacio, quello era mille volte meglio di dormire accanto a lui ma era terribilmente sbagliato.
Mi liberai non so con quale forza di volontà.

- no, justin non mi puoi fare questo.

Corsi via dalla stanza piangendo e mi chiusi nella prima stanza che trovai, un bagno.
 Come potevo piacergli? Lui mi serviva per sorridere, questa relazione ci avrebbe rovinato, era già tutto perfetto prima.
Ma un'altra parte di me sapeva che non avrei mai amato qualcuno quanto amavo Justin e quando ero con lui mi sentivo una ragazza davvero fortunata.
Forse dovevo comportarmi da egoista e diventare la sua ragazza ma non volevo esporlo al pericolo dopo tutto quello in cui mi aveva aiutato.
 
Sentii bussare.

-Linz? Mi apri?

Andai ad aprire.
Lui entrò, si chiuse la porta alle spalle e si sedette vicino a me sul bordo della vasca.

-perché non mi dici la verità per cui non vuoi più stare con me? Non può essere per mia madre, perché sarebbe una ragione davvero poco valida. Ti annoi e non mi vuoi più bene vero?
- Justin io..
-tu..?


Non volevo dirgli della faccenda di Jason quindi rimasi un po' in silenzio per elaborare la mia scusa.

-come pensavo.

Si alzò deluso e si avvicinò alla porta.

-justin aspetta.
-non importa non dobbiamo per forza passare del tempo insieme, possiamo anche fare come quando non ci conoscevamo ancora.


In quel momento capii cosa fosse giusto fare. Lo raggiunsi, lo costrinsi a girarsi verso di me tirandogli un braccio e lo baciai.
Lui sorrise poi aprì la porta ed uscimmo insieme.
 
**
 
- Linz, tra poco ti devo cambiare le garze e mettere la pomata, non stai un po' meglio rispetto a stamattina?
-noooo
-come no?
-si, sto meglio ma non voglio cambiarmi le garze, mi fai male quando mi passi quell'acido sul braccio.
- quello è solo disinfettante. -
si mise a ridere, poi tornò serio.
- ti posso chiedere una cosa? sei felice di essere la mia ragazza? Preferivi prima?
- preferisco adesso, ma mi devi promettere che se ci sarà una ragazza migliore di me e meno problematica non mi abbandonerai e resteremo almeno amici.
- ma io voglio solo te.
- potresti cambiare idea, promettilo.


mi prese una mano e se la mise sul cuore.

-lo prometto.-poi sorrise. -farei qualunque cosa per farti stare meglio.
- qualunque cosa? Allora perdona tua madre e torna da lei.
- non posso farlo.-
il sorriso sparì dalle sue labbra si alzò dal letto sul quale eravamo coricati e uscì dalla stanza.
 
Io avevo perso mia madre e lui non aveva ancora capito l'importanza della sua, non capiva come era terribile perdere un genitore. Avevo intenzione di ricongiungerli prima che fosse troppo tardi e magari mi sarei sentita meno in colpa per la morte della mia amica. Lei aveva cominciato a drogarsi dopo aver litigato irreparabilmente con sua madre.
 
**

Mi avvicinai alla porta, per entrare in macchina e tornare a casa.

-prima di partire ti voglio far sentire una cosa. - sorrise, mi prese per un braccio e mi trascinò in un salone poi si sedette su uno sgabello di fronte a un antico pianoforte e iniziò a suonare una melodia stupenda. Dopo un po' iniziò anche a cantare.

"across the ocean, across the sea strartin to forget the way you look at me now.
Over the mountains and across the sky need to see your face and need to look in your eyes.
Through the storm and through the clouds
Bumps on the road and upside down now.
I know it's hard baby to sleep at night but don't worry 'cause everything is gonna be alright"


Continuò con la strofa successiva, mi fece venire i brividi era la canzone perfetta per me, chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare dalle note e dalla sua fantastica voce, volevo che quella canzone non finisse mai mi dava tanta forza perché sapevo che tutto sarebbe andato bene.
Dopo qualche minuto la canzone finì e tornai alla realtà.

- ti piace? -mi chiese.
-Justin è meravigliosa. La adoro. Non sapevo sapessi suonare il piano e cantare.
- ho imparato perché mia madre crede che io abbia bisogno di una formazione classica, mi voleva far imparare anche il violino ma non lo sopporto, preferirei una chitarra.- disse sconsolato.
- e lei non vuole?
- no, nella mia famiglia suonano tutti il piano e il violino quindi io devo essere come loro.
- abbassò il volto e si rattristò. Gli accarezzai la schiena lui alzò la testa con le lacrime agli occhi gli sorrisi, ricambiò. Poi mi fece alzare e andammo in macchina. Gli doveva mancare tanto la madre.
 
**

Arrivammo la sera tardi ed entrammo in casa. Nel salone trovammo Ronnie e Lea che guardavano un programma in televisione.
Ero molto preoccupata e sapevo che ci sarebbe servito un miracolo per convincerla a far rimanere justin.

- Elisabeth, sei tornata.

Chiuse la tv e si alzò di scatto. Era abituata a vedermi andare a casa dei miei amici la notte quindi non si era preoccupata.

- e vedo che sei ancora con lui..
- può dormire qui? - dissi con un filo di voce chiudendo gli occhi pensando che mi volesse picchiare.
invece rispose calma -va bene ma vedete di non fare chiasso e se tu Linz mancherai anche a solo uno dei tuoi doveri lui se ne andrà, chiaro?

Annuii meravigliata. Chi era lei e che cosa ne aveva fatto di mia zia? Si era comportata troppo bene per le mie aspettative.
Decisi di salire in camera prima che potesse ritornare in sé e cambiare idea.
Ci chiudemmo dentro e dopo poco sentimmo bussare.

- sono io Ronnie, avevi detto che mi avresti spiegato.

Aprii senza esitazione e lei si sedette sul letto.

-volete che me ne vada? Volete parlare da sole? - disse justin.

Ronnie scosse la testa.

-allora Linz? Eravate insieme perché stavate facendo sesso o cosa?

Le spiegai tutto quello che era successo. Del litigio tra justin e la madre e della mia decisione di ospitarlo.

- ti devo credere? - chiese con aria diffidente.

Annuii.

-perché a scuola non si dicono belle cose su voi due.
-lo sappiamo- disse seccato Justin. Ancora non aveva imparato a sorvolare sui commenti negativi.
-perché Lea è così.. Strana?
- quel giorno quando ve ne siete andati le ho parlato e ora sembra più buona nei tuoi confronti.

Aveva fatto addirittura questo per me? Avrei dovuto ringraziarla ma rimasi in silenzio a ragionare, non mi aveva mai aiutata così tanto in tutta la mia vita.
Si alzò pensando che non le volessi piu parlare e si avviò verso la porta mentre stava uscendo justin disse al mio posto

- grazie. 

**


Il giorno dopo a scuola dovemmo riaffrontare la solita vecchia vita, in quei due giorni che eravamo mancati erano iniziate a girare voci assurde su di noi ad esempio alcuni pensavano che ci eravamo ritirati perché io ero incinta e mi vergognavo a farmi vedere, addirittura camminando per il corridoio la gente mi faceva le congratulazioni e io li ignoravo. Altri erano convinti che, stanchi delle loro critiche, avevamo deciso di cambiare scuola e trasferirci in un altro paese, un ragazzo ci venne incontro e chiese "cosa vi ha spinto a tornare negli USA?".
Adesso anche io non li sopportavo più ed ero davvero stanca delle loro critiche, avrei davvero voluto parlare al preside e chiederglieli di convincerli a farli smettere ma lui come ogni insegnante non mi avrebbe creduto. Ad eccezione del signor Collins che essendo a conoscenza delle cattive dicerie a scuola su di me mi parlava sempre come un padre e cercava di darmi buoni consigli. Quel giorno non aspettavo altro che rifugiarmi nel suo ufficio e avere la mia ora di pace.
Mentre ero immersa nei miei pensieri una voce mi portò alla realtà e fece fermare sia me che Justin.

- allora? Ancora vivi voi due? Strano.

Era Meg, ferma nel corridoio proprio davanti a noi con il suo solito corteo di ragazze che la seguivano come leccapiedi.
Non volevo che justin scoprisse in quel modo che Jason era intenzionato a farlo fuori.

- chi ci dovrebbe uccidere scusa?- chiese Justin.
-come non lo sai? Beh non spetta a me dirtelo.

Mi lanciò un'occhiata e Justin mi guardò con aria interrogativa poi aggiunse:

- te l'ha fatto lui quella ferita al braccio?

Lo faceva per provocarmi.

-lui chi? - chiese ancora più confuso Justin.
- Come siete i due piccioncini della scuola e non vi confidate queste cose? Linz, allora non sei davvero una brava ragazza.

Disse lei con una finta aria di disapprovazione, io abbassai la testa Justin mi guardò e disse a Meg a denti stretti:

-vedi di andartene se non vuoi finire male, è una cosa che generalmente non dico alle ragazze ma tu non sei una ragazza, sei una vipera.
- vipera io? Non conosci la persona che ti sta accanto, sa che sei in pericolo e non fa nulla per aiutarti. -
poi si girò verso di me -vero Linz?

Rimasi in silenzio perché era vero, lui era in pericolo a causa di Jason, anzi noi eravamo in pericolo a causa di Jason, lo sapevo da tanto tempo e non gliel'avevo mai detto. Se gli fosse successo qualcosa era colpa mia e mi sarei sentita ancora peggio di quando erano morti i miei genitori, mia sorella, mio zio, la mia amica e Mike.
Lui si avvicinò a me mi mise un braccio intorno al fianco con aria protettiva e gli disse:

-non dire sciocchezze e sparisci.
- non ho paura di te, ho già chi mi protegge.


Si incamminò nel corridoio e andando via disse con un sorriso:

-congratulazioni per il bambino.

Ci mancava poco che Justin le saltasse addosso ma io lo presi per un braccio e lui si trattenne.

-di chi stava parlando? Chi mi vuole fare del male? Cosa non mi hai detto Linz? - mi chiese con aria accusatoria appena Meg ci ebbe distanziati.
Forse era arrivato il momento di parlargli e dare una risposta alle sue domande, ma non in quel momento a scuola.

-non ne ho idea. - risposi mentendo così bene che lui ci credette subito e aggiunse:
- quella ragazza è pazza, deve andare a farsi curare, seriamente.

Poi mi mise un braccio attorno al collo e mi accompagnò fino a davanti la porta dell'ufficio di Collins, mi lasciò entrare e si incamminò verso la sua classe.

- Ah, Linz perché non ti sei fatta vedere in questi giorni? Che fine hai fatto?

Si sedette alla sua solita poltrona e io mi stesi sul mio solito divanetto.

- non sono stata in città.
- ti sei divertita?
-si.-
mi scappò un sorriso pensando alla premura di Justin, al bacio e alla canzone che aveva scritto per me.
- mmm, ti vedo felice a cosa devo questo? Al ragazzo con cui ti vedo sempre insieme?

Arrossii e annuii.

-aaah che bello, sono felice. Credo che ti stia aiutando lui più di quanto lo faccia io. - incurvò le labbra in uno dei suoi soliti sorrisi sinceri. -allora? Mi vuoi raccontare qualcosa o chiedere qualcosa?

Scossi la testa, non che diffidassi di lui ma non mi andava di parlare, preferivo sentire la sua voce ma mi fece un'altra domanda.

- come reagisci alle critiche dei compagni?

"Sono stanca" pensai ma gli chiesi:

- perché mi odiano?
- Non ti odiano, sei la ragazza più desiderata della scuola. I maschi ti trattano così perché credono di poter conquistarti e le femmine vorrebbero essere come te, fai cadere tutti ai tuoi piedi, sei misteriosa, bella, nessuno conosce la tua storia e per questo inventano tutte quelle bugie su di te. Ti invidiano.
- no loro non mi invidiano, mi odiano.
- ti sbagli, anche Meg ti posso assicurare che pagherebbe per essere al tuo posto.


Meg che voleva essere al mio posto? Assurdo lei era bellissima, perfetta, il capo delle cheerleader.

- voglio che smettano.
- devi parlare con loro o con i professori, fare in modo che ti credano e farti valere. Non puoi subire tutto ciò che ti capita.


Non la avrebbero mai smessa, non ero mai riuscita con un discorso a convincere qualcuno di qualcosa, loro ci provavano gusto a farmi soffrire non avrebbero di certo smesso per pietà.
Dopo un po' che rimasi in silenzio lui chiese:

-cosa hai fatto al braccio se posso sapere?
- ho.. Mi sono..

Chiusi gli occhi e mi feci coraggio. - mi sono tagliata, con un coltello da cucina.
- perché?
-ero triste e mi ha fatto stare meglio.


Non gli avevo mai confidato nulla ma sapevo che di lui mi potevo fidare inoltre non l'avrebbe potuto dire a nessuno a causa della privacy dottore-paziente.

- e chi ti ha medicato? Tu?
-no, Justin. Lui mi ha fermato, avrei fatto di peggio altrimenti.
- lui ti vuole molto bene, non lo lasciare mai.


Gli uscì una lacrima si alzò e se ne andò dicendo -torno subito.
Ma perché piangeva sempre? Gli facevo tanta pena? Ero una paziente come le altre, perché mi trattava in modo diverso?
Dopo qualche minuto tornò.

- allora? che dicevamo?- sorrise, questa volta non sembrava sincero.
- ma lei piange con tutti i pazienti?
- no, solo quelli a cui sono davvero affezionato. La tua storia mi fa commuovere.


Non sembrava sincero, c'era qualcos'altro sotto, magari Lea lo pagava per piangere così che capissi che io ero nata per far state male le persone.
  
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